Il 6 novembre 2002 rilascia la sua testimonianza Lorenzo Bruni.
Questo uno stralcio della testimonianza:
“…. Domanda:- “Lei conosceva Francesco Narducci e si ricorda quali erano le sue caratteristiche fisiche?” Risposta:- “Si, lo conoscevo di vista. Ricordo che era un uomo alto circa mt.1.85, taglia atletica e piuttosto snello, aveva i capelli di colore castano chiaro.”
Domanda:- “Com’era il cadavere ripescato?” Risposta:- “Era gonfio specie nell’addome e nel volto dove presentava delle macchie scure, ricordo che aveva i capelli neri e stempiati.”
Si dà atto che il P.M. mostra al Maresciallo Bruni Lorenzo, la foto tratta dalla documentazione fotografica elaborata dalla dottoressa Carlesi nella quale il cadavere dell’uomo ripescato risulta pienamente visibile nella sua interezza anche se ripreso posteriormente, nonché le foto del capo dell’uomo riesumato a Pavia. Vengono mostrate anche le foto nnr. 42 e 43 del fascicolo fotografico della Questura di Perugia.
Domanda:- “La stazza dell’uomo ripescato, corrispondeva a quella del Narducci Francesco?” Risposta:- “La stazza era diversa nel senso che il cadavere ripescato appariva molto più corpulento rispetto al Narducci in vita che mi sembra perfettamente corrispondente alla foto nr. 42 che mi viene mostrata. Preciso che non ho avuto il tempo di osservare bene il cadavere. Preciso anche in ogni caso che il colore dei capelli del cadavere di cui alle foto a colori che mi vengono mostrate mi appare molto più chiaro rispetto a quello del cadavere ripescato.”
Domanda:- “Il cadavere presentava qualche ematoma in corrispondenza del collo?” Risposta:- “Io non ho visto nulla ma ripeto che non ho potuto esaminare con attenzione il cadavere” Viene mostrata a questo punto la foto 4 – 4A, raffigurante una donna con maglietta a strisce orizzontali, pantaloni bianchi ed occhiali scuri, alla sua sinistra un Maresciallo Maggiore dell’Arma e alla sua destra un signore anziano.
Domanda:” Riconosce i personaggi della foto?” Risposta:- “Si, da destra nell’ordine è raffigurato il sottoscritto, la d.ssa Seppoloni ed il dr. Trippetti Alessandro” Domanda:- “Ricorda altro oltre a quello che ha già dichiarato al Ten. dei CC. Morra ed al M.llo Gravili.?” Risposta:- “Confermo quanto integralmente quanto già dichiarato al Ten. Morra Antonio e al M.llo Gravili.”
Domanda:- “Ha mai parlato del ritrovamento del cadavere con l’allora Capitano Di Carlo?” Risposta:- “Si mi è capitato di recarmi alla compagnia CC di Perugia dopo qualche mese e di aver chiesto al Capitano Di Carlo come mai non fosse stato mandato il fotografo sul pontile ed il Capitano mi rispose, scrollando le spalle e invitandomi a lasciar perdere dato il tempo trascorso.”
Domanda:- ” Si sono verificati casi di scomparsa di persone o trafugamenti di cadaveri nella sua giurisdizione nel periodo in cui lei era comandante di Stazione?” Risposta:- “No, non mi risulta.”
Domanda:- ” Le è mai capitato in quel periodo di vedere dei cadaveri con un telo ai fianchi?” Risposta:- “No, mai.”
Si dà atto che alle ore 17,15 interviene il Ten. Antonio Morra, Comandante del Nucleo Operativo dei CC di Perugia.
Domanda:- “Ha mai sentito parlare di una setta della Rosa Rossa.?” Risposta:- “Si, ne ho sentito parlare solo ultimamente ma solo attraverso gli articoli stampa.”
Domanda:- ” Chi ha individuato le persone che dovevano identificare il cadavere ripescato?” Risposta:- ” Non ricordo anche perché c’erano molte persone sul pontile tra cui magistrati come il dottor Alfredo Arioti, all’epoca Sost. Proc. Generale, il Procuratore Nicolò Restivo e il Questore Trio, ed io mi sono limitato a scrivere il verbale sotto dettatura della dottoressa Seppoloni che a sua volta sembrava ricevere istruzioni da qualcuno che le stava vicino.”
Domanda:- “Il giorno del rinvenimento del cadavere ha parlato con il magistrato di turno?.” Risposta:- ” No, perché sono arrivato a posteriori dopo essere stato chiamato dal Capitano Di Carlo. Una cosa che non riesco a capire è perché la denuncia di scomparsa non sia stata fatta a noi Carabinieri ovvero presso il Comando CC. di Magione ma alla Questura.”
A.D.R.:- “Io allora non mi posi tanti interrogativi perché erano presenti le massime Autorità locali. Null’altro ricordo.”
Domanda:- “Ricorda chi disse di riconoscere nel cadavere ripescato il Narducci.?” Risposta:- “Era stato il capitano Di Carlo ad ordinarmi di andare sul pontile di S. Arcangelo perché era stato ripescato il cadavere del Narducci e sul posto le Autorità presenti e molti di quelli che erano sul pontile facevano le condoglianze ad un giovane che seppi poi essere il fratello del morto.” Voglio aggiungere un particolare che ricordo con precisione. In caso di qualsivoglia decesso mi sono sempre avvalso del fotografo del Reparto Operativo o in mancanza di fotografi presenti in loco. Dopo la stesura del verbale fatto unitamente alla dottoressa Seppoloni a cui veniva detto precisamente cosa scrivere e non ricordo da chi, già a quel punto mi parve strano che si trattasse un rinvenimento di cadavere con quelle procedure così anomale. In particolare la mancata presenza di un fotografo mi sorprese ed allora chiesi al Capitano Di Carlo di farlo intervenire come ho sempre fatto e come prevedono le procedure. La risposta che ebbi dal mio superiore fù la seguente:- NON PREOCCUPARTI TANTO SI TRATTA DI UN ANNEGAMENTO E POI CHE TI IMPORTA CON TUTTE QUESTE AUTORITA’ PRESENTI SUL POSTO TI PREOCCUPI TU CHE SEI L’ULTIMA RUOTA DEL CARRO. Ho insistito ancora con il Capitano a fronte di quella risposta ma non ebbe nessun esito la mia richiesta in quanto il mio superiore fece ancora una volta spallucce e tronco il discorso. A distanza di un mese dissi la stessa cosa all’ Ufficiale sottolineando che sui giornali erano uscite notizie alquanto inquietanti, alludenti a possibili coinvolgimenti del morto nella vicenda del cosiddetto “mostro di Firenze”. La risposta è stata sempre uguale in quanto mi disse di non preoccuparmi e di non pensare a queste sciocchezze. Concludo dicendo che non mi è più capitata una cosa del genere. Aggiungo inoltre, che recentemente sono venuto a conoscenza del fatto che il Dr. Seppoloni Alessandro era molto amico del Prof. Ugo Narducci con il quale aveva frequentato insieme l’università, almeno così mi è stato riferito…..”.
Vedi: Nota Carabinieri 27 giugno 2007 pag. 123/124