Jacchia respinge i sospetti ‘Non ho mai conosciuto Narducci’
Stupito di essersi ritrovato indagato per favoreggiamento dei mandanti del mostro di Firenze nell’ inchiesta collegata alla morte del medico perugino Francesco Narducci. A parlare è il professor Gian Eugenio Jacchia, 70 anni, ex titolare della cattedra di clinica ortopedica al Cto di Firenze, da venerdì scorso indagato per favoreggiamento dei presunti mandanti dei duplici delitti delle coppiette dopo essere stato sentito, il 12 novembre, come persona informata sui fatti. «Mai conosciuto Narducci, al ritorno dall’ interrogatorio mia moglie mi ha detto che quel medico aveva sposato la figlia di una mia amica di infanzia, che ho incontrato di nuovo per caso due-tre anni fa. In casa mia trovate azioni per 35 miliardi? Magari. Ne avrò al massimo per 60-70 milioni di vecchie lire».Di quell’ incontro in mare Gian Eugenio Jacchia ricorda soprattutto la barca d’ altura della sua amica di gioventù, che per caso aveva appena ritrovato dopo trent’ anni. Era un Magnum. Sarà successo due-tre anni fa. Lui, l’ anziano ortopedico fiorentino trasferitosi a Porto Santo Stefano, era in yacht. Su un altro yacht pure lei, gentildonna dell’ aristocrazia perugina, madre della vedova di Francesco Narducci, l’ endocrinologo umbro sulla cui morte, avvenuta nel lago Trasimeno nell’ ottobre 1985, indagano il pm di Perugia Giuliano Mignini e quello di Firenze Paolo Canessa accostandola in qualche modo ai delitti del mostro di Firenze. Jacchia e la nobildonna si riconobbero e si abbracciarono amichevolmente. Scattarono foto ricordo. Quelle foto sono finite in mano agli investigatori che da mesi cercano collegamenti tra Narducci da una parte e dall’ altra amici e colleghi fiorentini. Bastano ad ipotizzare rapporti tra l’ endocrinologo umbro e l’ ortopedico toscano? «No, certo, abbiamo altro» si limitano a far filtrare gli inquirenti, che hanno perquisito e indagano Jacchia per favoreggiamento dei mandanti dei delitti del mostro. «Mai conosciuto Narducci, con questa storia non c’ entro, aspetto di sapere chi e come avrei favorito» replica tranquillamente Jacchia. «L’ unico legame è appunto quell’ amicizia giovanile con la sua ex suocera, incontrata quel giorno di qualche anno fa». Le due procure hanno fatto perquisire le abitazioni di Firenze, Fiesole e Porto Santo Stefano del settantenne ortopedico fiorentino, che nel 1997 patteggiò una pena di due anni per molestie sessuali ad alcuni pazienti e che esclude la perquisizione anche della sua abitazione a Cortina. «Erano in sette, mi hanno disfatto le case. Sobbalzavano ogni volta che trovavano numeri telefonici con prefisso 075, quello di Perugia. Normale, le scuole ortopediche di Firenze e Perugia hanno rapporti stretti da sempre, ho relazioni con molti colleghi umbri. Hanno portato via di tutto, dagli estratti dei conti correnti sulla scrivanie alle foto e agli strumenti della barca che avevo in garage». Qualcuno ha parlato di titoli azionari per miliardi di vecchie lire, forse addirittura 35 miliardi. «Magari» sorride Jacchia. «Sono fantasie. Con la liquidazione ho comprato azioni per poco più di 100 milioni, in due anni ho perso il 58 per cento, mi saranno rimasti titoli per 60-70 milioni di lire. Non capisco. Nei giorni scorsi mi ha chiamato la squadra mobile come persona informata sui fatti. Pensavo a qualche strascico di vecchie storie, lamentele di pazienti, ma mi sono trovato davanti al capo della mobile Michele Giuttari e ho capito che doveva essere una cosa importante. Mi ha chiesto a bruciapelo cosa pensassi dell’ indagine sul mostro. Ho risposto: “E’ iniziata come una tragedia, sta finendo in buffonata”. Lui si è offeso. E nei giorni successivi mi hanno perquisito e indagato per favoreggiamento dei mandanti del mostro. E’ una cosa fuori dal mondo».
MAURIZIO BOLOGNI