Il 4 Dicembre 2002 rilascia testimonianza Alberto Buini, vicino di casa dei Narducci a San Feliciano rispetto il procedimento N.17869/Ol R. G.N.R. mod. 44.
Testimonianza rilasciata dinanzi al Pubblico Ministero Dr. Giuliano Mignini sost, assistito dal M.llo A. s UPS Angelo De Pascalis, addetto al Nucleo Operativo del Comando Provinciale di Perugia.
Questa la testimonianza: Buini Alberto 04.12.2002
Questa la trascrizione:
L’anno 2002, il mese di dicembre, il giorno 04, alle ore 18,00, nel procedimento suindicato, in Perugia presso la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Perugia, dinanzi al Pubblico Ministero Dr. Giuliano Mignini sost, assistito dal M.llo A. s UPS Angelo De Pascalis, addetto al Nucleo Operativo del Comando Provinciale di Perugia, è comparso il signor BUINI Alberto, in altri atti generalizzato;
Il Pubblico Ministero procede, quindi, ad esaminare la persona informata sui fatti in ordine alle circostanze per cui è procedimento.
DOMANDA:- Conferma le precedenti dichiarazioni e ha qualcosa da aggiungere?
RISPOSTA:- Confermo quanto ho già dichiarato, in particolare che il corpo del Narducci fu ritrovato con pesi al collo e comunque con pesi addosso. Questo era quello che tutta la gente del paese di S. Feliciano diceva. Dicevano anche che, nella barca trovata la sera fra 1’8 ed il 9 ottobre 1985, c’erano parecchie scatole di barbiturici vuote e qualche indumento. Ciò mi venne riferito da Emma Magara, la mia donna di servizio che era anche la domestica della famiglia Narducci, nel corso di una cena nella sua casa di S. Feliciano, il giorno del ritrovamento del cadavere o poco dopo, alla presenza anche dell’allora Capitano dei CC Di Carlo, del marito di Emma e dei loro figli. Ricordo che il particolare dei pesi al corpo (collo e fianchi) e addirittura di una catena, era dato per pacifico da tutti i presenti, anche dal Capitano Di Carlo che non smentì mai il particolare. Dato che io avevo sentito in paese che il Narducci poteva essere coinvolto nella vicenda del cosiddetto “mostro di Firenze”, perché così tutti dicevano in paese, ne parlai anch’io a cena. Alle mie parole che ripeto oggi con sicurezza, il Capitano Di Carlo non disse nulla, mentre Emma e gli altri sembravano increduli di fronte alle chiacchiere che circolavano. Il marito di Emma mi aveva anche detto, il giorno dopo la scomparsa, che il giovane Narducci aveva lasciato un biglietto dentro la villa di S. Feliciano, biglietto che lui aveva preso e consegnato al professore Ugo. Ricordo che si parlò di questo biglietto nei giorni della scomparsa di Francesco perché vedevo Emma ed i suoi familiari quasi quotidianamente e loro ne parlavano in continuazione.
Aggiungo che, recentemente, il Colonnello Di Carlo, che è mio amico, mi telefonò poco dopo la mia audizione chiedendomi che cosa avessi riferito al Magistrato ed io gli risposi che avevo detto solo la verità. Il colonnello Di Carlo mi è sembrato un po’ contrariato.
Ricordo che durante un’altra cena, a casa mia, che si tenne o il lunedì o il martedì successivi al ritrovamento, avvenne un fatto molto strano e cioè che, mentre prima tutti dicevamo le cose che ho riferito e tutti parlavano del ritrovamento del cadavere di Narducci come l’ho descritto, avvenne qualcosa, non so se una telefonata o comunque una comunicazione improvvisa, che impose il silenzio sulla vicenda e a quella cena non parlò più nessuno del caso Narducci. Alla cena parteciparono quasi tutti coloro che avevano organizzato le operazioni di
recupero del cadavere.
DOMANDA:- Ha mai sentito parlare di dubbi sulla identità del cadavere?
RISPOSTA:- No, allora si dava per scontato che il cadavere rinvenuto fosse quello di Francesco Narducci?
DOMANDA:- Ha mai sentito parlare di un appartamento che il Narducci avrebbe avuto nei pressi di Firenze?
RISPOSTA:- Ho saputo che il Narducci frequentava assiduamente un gruppo di tre o quattro amici, tutti figli di professionisti benestanti di famiglie perugine i quali si comportavano con aria di supponenza. Mi pare che queste cose mi siano state riferite dal dirigente di banca Lucio Pareli con il quale mi sono ritrovato a parlarne di fronte ad un articolo di giornale. Ciò avvenne poco dopo la mia audizione
Chiuso alle ore 18,55.
Dichiara di avere appreso dalla sua domestica Emma Magara, che è anche la moglie del defunto Luigi Stefanelli, che è il custode della villa Narducci (mentre la donna vi svolge spesso lavori domestici), che quest’ultimo, recatosi nella villa verso le 14 dell’8 ottobre 1985, per depositare del legname, aveva preso una lettera lasciata dal gastroenterologo, che lo Stefanelli aveva consegnato al Prof. Ugo Narducci il giorno dopo. Vedi l’informativa: 29 giugno 2004 Informativa stato indagini Perugia Pag.2
e ancora:
“Confermo quanto ho già dichiarato (vedi 14 maggio 2002), in particolare che il corpo del Narducci fu ritrovato con pesi al collo e comunque con pesi addosso. Questo era quello che tutta la gente del paese di S. Feliciano diceva. Dicevano anche che, nella barca trovata la sera fra l’8 ed il 9 ottobre 1985, c’erano parecchie scatole di barbiturici vuote e qualche indumento. Ciò mi venne riferito da Emma Magara nel corso di una cena nella sua casa di S. Feliciano, il giorno del ritrovamento del cadavere o poco dopo, alla presenza dell’allora Capitano dei CC Di Carlo, del marito di Emma e dei suoi figli. Ricordo che il particolare dei pesi al corpo (collo e fianchi) e addirittura di una catena, era dato per pacifico da tutti i presenti, anche dal Capitano Di Carlo che non smentì mai il particolare. Dato che io avevo sentito in paese che il Narducci poteva essere coinvolto nella vicenda del cosiddetto “Mostro di Firenze”, perché così dicevano tutti in paese, ne parlai anch’io a cena. Alle mie parole che ripeto oggi con sicurezza, il Capitano Di Carlo non disse nulla, mentre Emma e gli altri sembravano increduli di fronte alle chiacchiere che circolavano… Aggiungo che, recentemente, il Colonnello Di Carlo, che è mio amico, mi telefonò poco dopo la mia audizione chiedendomi che cosa avessi riferito al magistrato ed io gli risposi che avevo detto solo la verità. Il Colonnello Di Carlo mi è sembrato un po’ contrariato. Ricordo che, durante un’altra cena a casa mia, che si tenne o il lunedì o il martedì successivi al ritrovamento, avvenne un fatto molto strano e cioè che, mentre prima tutti dicevamo le cose che ho riferito e tutti parlavano del ritrovamento del cadavere del Narducci come l’ho descritto, avvenne qualcosa, non so se una telefonata o una comunicazione improvvisa, che impose il silenzio sulla vicenda e a quella cena non parlò più nessuno del caso Narducci. Alla cena parteciparono quasi tutti coloro che avevano organizzato le operazioni di recupero del cadavere.” Vedi Nota Finale Gides 4 aprile 2007 Pag. 49/50