Il 5 Dicembre 2002 rilascia testimonianza l’Avv. Pietro Fioravanti presso la Questura di Firenze.

Questa la testimonianza: Fioravanti Pietro testimonianza 05.12.2002

Trascrizione:

Il giorno 5 del mese di dicembre dell’anno 2002, alle ore 17,00 negli Uffici della Squadra Mobile della Questura di Firenze, avanti ai sottoscritti Ufficiali ed Agenti di P.G. Dr. Michele Giuttari Dirigente della Squadra Mobile di Firenze, Ispettore Capo Michelangelo Castelli e Ass. Capo BORGHI Alessandro, è presente il nominato in oggetto, il quale viene sentito come persona informata sui fatti nell’ambito del procedimento penale nr. 3212/96 RGNR della Procura della Repubblica di Firenze e n. 17869 RG Mod. 44 della Procura della Repubblica di Perugia.

D: Cosa ci sa dire su una ipotizzabile significato esoterico o magico dei duplici omicidi di Firenze, considerando anche che, tra i motivi d’appello alla sentenza di condanna di Pacciani ha fatto riferimento, peraltro al primo punto a “rituali satanici”?

R: Ho trattato quel tema dopo essermi documentato anche contattando alcuni esperti, ma soprattutto dopo averne parlato con il mio cliente. Mi avevano colpito in particolare alcune affermazioni che il Pacciani faceva parlando dei delitti, per i quali era imputato, quali ad esempio “queste storie sono minestre del diavolo”, oppure quando riferiva i discorsi che sentiva fare nell’ambiente di Mercatale dove a suo dire si parlava di esoterismo e di sette. Devo precisare che Pacciani non parlava di esorcismo ma usava la parola “magia”, proprio tantissime volte. Ricordo bene che mi parlava del collegamento di 10 omicidi di prostitute, avvenuti in Toscana ed Emilia e dei 7 delitti di Firenze, tutti a suo dire di matrice demoniaca e satanica. Ricordo anche bene che, proprio in relazione hai delitti di Firenze, Pacciani mi diceva che si trattava di delitti “Studiati a tavolino” e che dentro la storia di questi delitti era “dentro lo spirito guida”, intendendo per spirito guida la magia. Ricordo altresì bene che il Pacciani mi parlava delle sue frequentazioni con il mago Indovino e con altro mago più esperto, che io in un secondo momento ho ritenuto di identificare in tale Verdino (NdR. Manolito), che ho avuto come cliente per averlo difeso per un furto di un tappeto in una chiesa di Sesto Fiorentino. Dico questo perché ne ebbi conferma dallo stesso Verdino che, quando seppe che io ero anche difensore di Pacciani, non si fece più vedere. Anche un’altra persona che mi aveva parlato delle riunioni magiche nella casa di indovino, chiedendomi che lo difendessi in un processo, quando seppe che avevo difeso il Pacciani, non si fece più vedere. Si trattava della prostituta che poi venne a testimoniare nel processo contro Vanni ed i suoi compagni, tale Ghiribelli, che mi contattò in un arco di tempo collocabile tra la fine del processo Pacciani e l’inizio di quello dei suoi compagni. Tornando alla notizia che avevo appreso, ricordo bene che Pacciani mi parlò del farmacista di San Casciano, il cui nome è Calamandrei, come persona interessata a questi discorsi di magia, chiaramente facendo riferimento hai delitti del “mostro”, nonché di un medico di Firenze “che non era buono a trombare” (NdR. probabilmente Gian Eugenio Jacchia) e che faceva l’ortopedico e qualche altro personaggio “più fine”, almeno così da lui definito. Pacciani insisteva molto sul tema della magia, tanto che poi suora Elisabetta gli portò un libro di satanismo. Ricordo anche che Pacciani mi parlò di V.V. dove mi disse aveva lavorato per un certo periodo di tempo e poi aveva litigato con le proprietarie perché queste volevano che lui tagliasse i papaveri senza toccare l’erba. A proposito di questa villa, ricordo che mi disse di aver sentito parlare, in quell’ambiente, dello scrittore Bevilacqua, che, da quello che lui sapeva, era stato per molto tempo in quella villa ed era innamorato della figlia della proprietaria. Ricordo che mi disse che Bevilacqua, quando faceva il cronista, aveva paura di vedere i cadaveri. Da come mi faceva questi racconti ebbi anche la netta sensazione che il Pacciani abbia parlato direttamente con il Bevilacqua. Sempre in relazione al motivo d’appello “Rituali satanici” oltre che da Pacciani ebbi notizie anche da altri direttamente o tramite loro scritti, che sostanzialmente mi fornirono una conferma. Tra questi ricordo il giornalista Giorgio Medail, il quale aveva scritto sul mostro di Firenze, ricollegando a questa vicenda, “come diversivo” le due stragi dei treni 904 e dell’altro che non ricordo la sigla e che comunque avvenne sulla tratta Firenze Bologna. Ricordo anche il defunto avvocato Santoni Franchetti, che parlò di magia e di soggetti psicotici e non psicopatici, come sostenuto dagli inquirenti, nonché di uomini incappucciati, come di uomini incappucciati ne aveva parlato Francesco Vinci nella sua perizia dell’agosto 1983. Ancora in relazione al significato magico dei delitti, ricordo un altro fatto che ritengo possa interessarvi e voglio raccontarvi. Poco prima che incominciasse il processo Pacciani e quindi prima del 19.04.1994, per due volte ricevetti in studio le telefonate di una donna, qualificatasi come Marisa da Massa, la quale, dopo essersi accertata che ero il difensore di Pacciani, mi iniziò a parlare di magia e di festini che si facevano nel territorio di San Casciano. Mi spiegò che era lei a procurare le ragazze vergini che dalla Garfagnana poi si recavano in questa villa. Mi spiegò anche che una di queste ragazze era rimasta in cinta e che, come riparazione, al genitore era stato donato un podere in Garfagnana. Dalla voce, questa donna poteva avere 40/45 anni. Nei discorsi che mi fece mi parlò per l’appunto di riti di magia legati agli omicidi del mostro di Firenze e mi spiegò che il Pacciani c’entrava con questa storia e riordinava la villa dopo che avevano fatto i festini. Non mi fece i nomi dei partecipanti a questi festini ma mi disse che vi era qualche avvocato e qualche giudice, concludendo che comunque erano persone importanti. Invitai la donna a venire nel mio studio, ma lei non si è fatta vedere. Ricordo che il Pacciani mi parlò degli Hare Krhisna, dove mi disse era andato a fare dei lavori per i quali veniva pagato anche bene. Mi spiegò che a lui piaceva molto il pane che mangiavano quegli adepti e che gli regalavano. Su questi discorsi connessi alla magia seppi che una persona che doveva saperne tanto era un frate cappuccino che però è morto di aids a Grosseto, durante la celebrazione del processo a carico di Pacciani. Non ho altri ricordi in questo momento ma posso affermare che con Pacciani ne abbiamo parlato tantissimo di magie in riferimento ai delitti del mostro di Firenze. Voglio consegnarvi una fotocopia di una lettera “anonima” consegnatami da Pacciani per il Dottor Perugini; consegna che io in effetti realizzai ma poi seppi che il Dotto Canessa non l’aveva ricevuta per questo motivo ho portato la copia della lettera che vi consegno.

D: Ha riferimenti più precisi su questa villa dei festini?

R: Ricordo che io feci questa stessa domanda alla signora Marisa, che mi rispose che si trovava vicino a una chiesa sconsacrata e comunque nel territorio di San Casciano. Non mi forni altri particolari, né mi ha più richiamato. Voglio aggiungere un particolare: all’epoca ritengo di aver avuto il mio telefono sotto controllo, anzi ne sono certo, tanto che sono in possesso del brogliaccio delle intercettazioni ed andando a controllare questo brogliaccio non ne riscontrai le due telefonate avute con la signora Marisa. Questo mi sembrò strano ed ancora oggi mi sembra strano.

D: E’ in possesso di notizie sulla morte del medico Narducci sul Lago Trasimeno?

R: Me ne ha parlato il Pacciani, invitandomi a fare indagini. Mi diceva che si trattava di un ginecologo che era di una famiglia importante di Perugia e che quella morte andava chiarita perché sarebbe andato “a suo vantaggio”. Mi ha invitato più volte ad indagare ed ad andare a Perugia. Ricordo che mi disse che questo Narducci aveva una villa, forse a Vicchio o nella zona di san Casciano, in affitto e ricordo pure che Pacciani collegava la morte di questo Narducci all’uccisione di un conte, fatta passare come un incidente di caccia. Si trattava della morte del Conte Corsini. Pacciani si lamentava del fatto che non avessero fatto indagini sulla morte di queste due persone ed in particolare sulla morte del Narducci. Ricordo anche che Pacciani mi evidenziò la stranezza del fatto che il Narducci, al quale era stata messa una pietra al collo per ucciderlo aveva un motoscafo, anzi le sue parole erano “un gommone a motore” con poca benzina, sufficiente per l’andata ma non per il ritorno. Più volte si domandava perché avessero interrotto le indagini su questo caso che lui ricollegava alla vicenda del Mostro di Firenze. Ho avuto l’impressione che il Pacciani conoscesse personalmente il Narducci, ma non mi spiegò i dettagli di questa conoscenza.

D: In che epoca il Pacciani le parlò del Narducci?

R: Dopo il gennaio 1993. In pratica dopo il secondo arresto e quando ancora c’era l‘Avvocato Ventura. Devo dire che Pacciani con me aveva un rapporto professionale davvero particolare, tanto che per darvi un’idea se un sabato non riuscivo ad andare a trovarlo, chiedeva subito notizie a suor Elisabetta e il lunedì successivo mi scriveva talvolta mandandomi un telegramma.

D. Della morte del conte Corsini quando gliene parlò Pacciani?

R: Sia nello occasioni in cui mi parlò del Narducci e anche in epoca antecedente. Anche la morte del Conte Corsini si ricollegava ai delitti del Mostro di Firenze e secondo lui era una persona che ne sapeva molto.

5 Dicembre 2002 Testimonianza di Pietro Fioravanti

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