Firenze, processo legato alle indagini sul mostro Accusò Vigna di «coprire» i sardi, pittore condannato a tre anni
FIRENZE. Tre anni di reclusione per Gianfranco Mandelli, il pittore bolognese ritenuto colpevole di aver calunniato l’ex procuratore di Firenze Piero Luigi Vigna (nella foto) accusandolo falsamente di aver depistato le indagini sul «mostro» di Firenze per favorire alcuni personaggi sardi. Mandelli, 70 anni, arrestato nel marzo scorso a Monzuno, nel Bolognese, è stato condannato dal gip Antonio Crivelli al termine di un processo abbreviato. Il pm Paolo Canessa ne aveva chiesto la condanna a quattro anni e mezzo di reclusione. L’imputato, ammalato piuttosto seriamente, non era presente all’udienza. Mandelli aveva ripetutamente accusato Vigna di aver «coperto» e aiutato, fra il 1989 e il 1992, alcuni membri di famiglie sarde implicate in varie vicende, fra cui anche quella dei delitti del «mostro» di Firenze, accettando da loro anche soldi. Il pittore aveva cercato di dare spessore alle sue dichiarazioni _ finite anche su un settimanale _ sottolineando il fatto che era legato da tempo a una famiglia sarda che si era stabilita nel Bolognese, a Monzuno, e che aveva rapporti stretti con gli ambienti sardi al centro delle indagini sui delitti delle coppie. La magistratura bolognese aveva ritenuto completamente infondate le sue accuse a Vigna e in conseguenza a Firenze era stato aperto a suo carico un procedimento penale per calunnia in concorso con ignoti. Gli inquirenti fiorentini erano convinti infatti che qualcuno avesse spinto il pittore a lanciare pubblicamente quelle accuse contro Vigna. Su questo aspetto della vicenda le indagini sono ancora in corso.
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