Il 1 aprile 2003 rilascia testimonianza Giuseppe Piferotti.

Questa la testimonianza: Piferotti Giuseppe 01.04.2003

Questa la trascrizione:

N.17869 /2001 R. G. notizie di reato – Mod. 44
Procura della Repubblica
presso il Tribunale di Perugia
(Perugia, Via Fiorenzo di Lorenzo n. 24/26, tel. n. 075/54491)

VERBALE DI ASSUNZIONE DI INFORMAZIONI (ari 362 c.p.p.)

Il giorno 01 aprile 2002 alle ore 17.00, in Perugia, e/o Procura, in Via Fiorenzo di Lorenzo n. 24/26, dinanzi al Pubblico Ministero Dr. Giuliano Mignini sost, assistito dal Car. Se. Danilo Paciotti, alla presenza del Dr. Michele Giuttari dirigente della Squadra Mobile di Firenze e del Sovr. Della P.S. Michele Natalini, è comparso il sig. PIFFEROTTI Giuseppe il quale, richiesto/a delle generalità, risponde: ” Sono Giuseppe PIFFEROTTI, nato a Perugia il 21.10.1944 ivi residente in via delle Cove nr. 12 tel. xxxxxxxx”.

Il Pubblico Ministero, visti gli artt. 197, 197 bis, 198, 199, 200, 201, 202 e 203 c.p.p., richiamati dall’art. 362 c.p.p. e ritenuto che non sussistono le ipotesi di cui agli artt. 197, 197 bis, 199, 200, 201, 202 e 203 c.p.p., ricorda alla persona informata sui fatti che ha l’obbligo di rispondere secondo verità alle domande che le saranno rivolte e di non tacere circostanze conosciute e la informa che le false informazioni al Pubblico Ministero sono punite a norma dell’art. 371 bis c.p.p. Il Pubblico Ministero procede, quindi, a esaminare la persona informata sui fatti in ordine alle circostanze per cui è procedimento.

• Domanda: ” Conferma le dichiarazioni rese in data 28.02.2003 alla P.G.?”
• Risposta: ” Si, le confermo.”
• Domanda: ” Da quanto tempo presta servizio al Policlinico di Perugia.?”
• Risposta: ” Mi trovo al Policlinico di Perugia con la qualifica di infermiere dal 1964. All’epoca del mio ingresso il reparto si chiamava “Cllnica Medica” e nell’ambito della stessa in un’ala dello stesso istituto si trovava la sezione di Gastroenterologia.
All’epoca in cui il prof. Francesco Narducci prestava servizio al policlinico, non vi era un autonomo Istituto di gastroenterologia, ma quest’ultima rientrava nella Clinica Medica della quale direttore era il Prof. Paolo LARIZZA.

• Domanda: ” Chi erano i medici e gli infermieri che si occupavano di Gastroenterologia?”
• Risposta: ” Ricordo che c’era il prof. Antonio Morelli, il prof. Francesco Narducci, e Prof.ssa Pelli Maria. Questi erano i medici strutturati del reparto. Poi vi era il dr. Ferruccio Farroni che faceva la specializzazione a Gastroenterologia, ma aveva anche un ambulatorio come medico generico, mi pare nel centro città. Gli specializzandi erano i dottori Manuela Gaburri, Bassotti e forse il dr. Cassetta.

• Alle ore 17.15 interviene la Dr.ssa Laura Pagliacci Reattelli nominata C.T. che viene autorizzata ad assistere all’esame a norma dell’art. 359 2 comma c.p.p.

….riprende il sig. Pifferotti ” Preciso che io, in quel periodo, vale a dire nel periodo in cui il prof. Narducci scomparve, mi trovavo nell’ambulatorio della Gastroenterologia. Per quanto riguarda gli infermieri oltre agli altri già nominati in sede di s.i.t. non ricordo altro personale paramedico stabile nel reparto. Posso dire però che si sentiva dire che la dr.ssa Bruna Raspa andava a lavorare nell’ambulatorio privato del prof. Francesco Narducci”
• Domanda: ” Come era l’orario di lavoro di quest’ultimo?”
• Risposta: ” II professore veniva in ospedale verso le 08.30 e se ne andava di regola verso le 14.00, perché finiva il turno lavorativo degli infermieri.”
• Domanda: ” Quindi di regola il prof. Narducci di pomeriggio e la sera non era al lavoro in policlinico?”
• Risposta: ” Normalmente no, ma non posso dirlo per conoscenza diretta in quanto io, dopo le 14.00, non ero in ospedale. Io terminavo il mio lavoro alle 14.00 del venerdì e tornavo in ospedale il lunedì mattina. Il prof. Narducci, il sabato, veniva per le visite dei degenti e se ne andava verso le 11.00. La domenica ovviamente, salvo i periodi di guardia e reperibilità, il prof. Narducci non era in ospedale.”
Domanda: ” Con quale frequenza mensile il prof. Narducci effettuava il turno di guardia o reperibilità il sabato o la domenica?”
Risposta: “Non lo so dire, ma dato che i medici dell’istituto di Clinica Medica erano molti e si scambiavano facilmente i turni l’uno con l’altro, credo che l’impegno fosse sporadico. In particolare credo che il prof. Narducci facesse due o tre guardie al mese di cui forse una il sabato o la domenica. Preciso che le guardie iniziavano dalle 20.00 alle 08.00 del mattino, per i giorni infrasettimanali e dalle 14.00 del sabato alle 08.00 del lunedì. E’ possibile, però, che il turno del fine settimana se lo dividessero, facendo uno il sabato e l’altro la domenica. Si trattava quindi di un impegno molto sporadico. So comunque che molti medici tornavano in ospedale di pomeriggio o di sera per necessità di studio.
Domanda: ” Si ricorda di periodi di assenza dei medici della Clinica Medica ed in particolare del prof. Narducci ? ”
Risposta: “Posso dire che i medici andavano a congressi nazionali e internazionali e a convegni locali e potevano assentarsi. Normalmente i congressi nazionali avvenivano nel mese di settembre e si svolgevano di norma il venerdì, sabato e domenica.”
Domanda: “Ha notato cambiamenti di umore nel prof. Narducci negli ultimi mesi di vita?”
Risposta: “No, non mi sono accorto di cambiamenti particolari, anche se devo precisare che a quei tempi non vi era nn rapporto di particolare confidenza tra medici e infermieri; però il prof. Narducci era molto affabile tanto che lo si vedeva spesso al bar con infermieri.”
Domanda: ” Ricorda cosa indossava l’ultimo giorno che lo ha visto? Si ricorda se portava la fede nuziale?”
Risposta: ” Non ricordo di preciso. Per quanto riguarda la fede, mi pare che Narducci non la portava sempre.”
Domanda: “Cosa ricorda dell’ultimo giorno?”
Risposta: “Mi ricordo che feci con lui l’ultimo esame endoscopico della mattinata in un ambulatorio dove si facevano le manometrie e occasionalmente le coloscopie. Questo ambulatorio era vicino alla stanza degli infermieri dove c’era il telefono che era separato da un ambiente o due. Mi pare che il paziente fosse un uomo di circa 55/60 anni. L’uomo era sedato ma non so se con il valium o la meperidina o con entrambe le sostanze come avveniva normalmente ”
Domanda: ” Dove veniva custodita la meperidina?”
Risposta: “Veniva custodita in un armadietto metallico chiuso a chiave che veniva tenuta da noi infermieri. L’armadietto si trovava nella sala risposte che non era quella dove ci /trovavamo per l’esame.” .
Domanda: ” Cosa accadde dopo? “

Risposta: ” Verso la fine dell’esame, e cioè all’incirca un po’ prima dell’orario di chiusura, qualcuno chiamò a voce il prof. Narducci, invitandolo ad andare al telefono che era nell’attigua stanza degli infermieri. Il prof. Si allontano e dopo pochi secondi tornò portando a termine l’esame. Mi salutò come tutti i giorni forse dicendomi “ciao”. La mattina dopo al bar del ospedale venni a sapere di ciò che era successo e cioè che il professore era scomparso. In giro c’era molta preoccupazione perché si sentì dire che era stato visto allontanare con la sua barca al lago e molti pensarono che fosse successa una disgrazia o nella peggiore delle ipotesi suicidio senza però poter dare una ipotesi a quest’ultima tesi. Durante i giorni della scomparsa si sentiva parlare delle ricerche.”
Domanda: ” A quali studi si stava dedicando in quel momento? “
Risposta: “Non so di preciso so solo che era considerato nn ottimo medico. “
Domanda: “Si ricorda di viaggi che faceva negli U.S.A.? “
Risposta: “Ricordo di aver sentito dire che era andato negli U.S.A. per motivi di lavoro. So che il prof. Morelli c’era stato per più di un anno. Mi pare di ricordare che nel periodo della scomparsa era previsto un congresso. Ricordo che nell’imminenza dei congressi, i medici, specie se dovevano fare degli interventi, studiavano lungamente anche insieme e mi pare che il Narducci al convegno di Colombella dovesse tenere un intervento.”
Domanda: ” Ricorda se nei periodi della scomparsa i prof.ri Morelli, e Fammi mancarono dall’istituto?”
Risposta: “MI pare che il Morelli e il Farroni, coinvolti emotivamente più di altri per quanto successo si interessarono alla sorte di Francesco e si assentarono qualche volta dal lavoro.”
Domanda: “Dove aveva lo studio il prof. Narducci? “
Risposta: ” II prof. Aveva lo studio nell’ambiente dove facemmo l’ultimo esame, non ricordo se li avesse anche il telefono. “
Domanda: “Chi aveva le chiavi dello studio del professore? “
Risposta: “Tutti gli infermieri dell’ambulatorio fra cui anche io. “
Domanda: “Cosa c’era nello studio del professore? “
Risposta: “C’era la scrivania con dei tiretti che non ricordo se fossero chiusi a chiave, ma non mi sembra, poi vi erano due mensole a muro con qualche volume, un attaccapanni e il lottino per gli esami “
Domanda: “Come seppe del ritrovamento del corpo del professore? “
Risposta: “Io ero conoscente di uno dei pescatori che ritrovarono il corpo riconosciuto per quello del prof. Francesco Narducci. Si trattava di un certo BUDELLI, morto circa due anni fa. Mi ricordo che mi raccontò che mentre andava a stendere o ritirare le reti, vide una sagoma galleggiare e chiamò chi di dovere. Non ricordo quando fui informato del ritrovamento del cadavere e in particolare non ricordo se lavoravo o ero a casa. Non ricordo neppure quando fui chiamato. Non ricordo neppure se mi chiamarono o, recatemi al lavoro in ospedale, mi fecero presente che era stato trovato il cadavere. Ricordo di essermi recato allora al lago una sera con dei colleghi del piano di sopra quasi sicuramente infermiere delle quali non ricordo il nome, una sera, di non so quale giorno. Partimmo con una macchina e ci volle molto per trovare questo posto. Ricordo che eravamo all’imbrunire e andammo in una casa isolata sulla costa del lago Tradimento. Mi pare che salimmo due gradini, entrammo in un salone, così mi pare, dove era sistemata la bara. Mi sembra che la casa fosse in collina, ma non ricordo assolutamente come fosse fatta. Mi pare che in questo salone ci fosse una parete con un camino. Mi sembra che il camino fosse davanti all’ingresso cioè di fronte alla bara e al salone si accedeva facendo un paio di scalini.
Domanda: “Ricorda se entrato nella casa è sceso per delle scale?
Risposta: “No, mi pare che entrammo a livello del salone “
Domanda: “Ricorda se c’era una terrazza?”
Risposta: “No, non lo ricordo. “

Domanda: “Chi vi ha accolto in casa?. ”
Risposta: “La porta era aperta e non ci ha accolto nessuno. Ricordo che intorno alla bara vi erano alcune persone che non conoscevo, comunque non c’erano ne il prof. Ugo Narducci ne il dr. Pier Luca. ”
Domanda: “Come era quella casa? ”
Risposta: “Mi pare che fosse costituita da un piano e un semi interrato.”
Domanda: “Come siete arrivati alla casa? ”
Risposta: ” Ricordo che qualcuno che era alla guida dell’auto, aveva chiesto ad altre persone che erano state a visitare il cadavere, dove si trovasse. Ricordo anche che la persona che ci aveva informati ci aveva detto che il corpo di Francesco si trovava nella villa di alcuni amici di famiglia nei pressi del Lago Trasimeno. Mi ricordo che, mentre stavamo per arrivare, il lago ce lo avevamo di fronte e tra questo e noi vi fosse la villa. Mi pare che prima di arrivare siamo saliti e poi discesi ”
Domanda: “C’era un cancello intorno alla casa? ”
Risposta: “Non ricordo. ”
Domanda: “C’erano altre case intorno? ”
Risposta: “Mi pare che intorno non vi fossero case. ”
Domanda: “Cosa dicevate in macchina durante il tragitto? ”
Risposta: “Parlavamo della tragica fine del prof. e cercavamo di seguire la strada per il ritrovamento di questa casa che ci era stato detto essere stata messa a disposizione della famiglia Narducci da un amico e che si trovava sulla costa del lago. ”
Domanda: “Come era la bara e il cadavere.? ”
Risposta: “Mi pare che la bara fosse aperta. Il cadavere era un po’ cianotico e gonfio. Il cadavere era vestito come di norma si vestono i defunti. Mi pare che avesse giacca e cravatta, ma non ne sono sicuro. Escludo però che fosse vestito in maniera stravagante con golf, maglioni o magliette. ”
Domanda: ” II cadavere era molto gonfio? ”
Risposta: “Si, era gonfio. I capelli erano biondi e sfrontati, era molto gonfio rispetto al normale. Non posso dire se fosse riconoscibile o meno, però mi avevano detto che era il corpo di Francesco Narducci e così pensai che lo fosse e non mi sono posto problemi di riconoscibilità. ”
Domanda: “Quanto siete rimasti lì? ”
Risposta: “Siamo rimasti circa 5 minuti anche perché non conoscevamo nessuno. ”
Domanda: “Torno a chiederle come fosse vestito”
Risposta: “Ribadisco che era vestito in modo normale, come si veste un cadavere e per me ai morti vengono indossati abito scuro con camicia giacca e cravatta. Non aveva golf o maglioni e se li aveva erano scuri e comunque non indossava nessun capo di abbigliamento strano per un cadavere. ”
Domanda: “Cosa successe dopo la morte di Francesco Narducci? ”
Risposta: “Ricordo che un giorno tornato a casa mi telefonò un signore di Firenze che mi chiese di poter parlare con me. L’uomo di dette nome cognome e numero di telefono. Io gli chiesi spiegazioni su cosa volesse da me in quanto voleva venire direttamente a casa mia per parlare. Lui mi disse che preferiva parlarne a voce ma di fronte le mie insistenze mi disse che era un amico del prof. Narducci e che avrebbe voluto parlare con me di questa morte misteriosa. Io gli detti appuntamento qualche giorno dopo in clinica dove questi si presentò. L’uomo aveva un registratore al collo, sui 40/45 anni, di media statura e normale corporatura. Io gli dissi di non accendere il registratore e come era arrivato a me. Lui mi disse che era arrivato a me perché era un amico dell’ ultimo paziente a cui avevamo fatto l’esame, quell’esame interrotto dalla telefonata. Io gli chiesi come conoscesse Francesco e lui mi disse che lo aveva conosciuto in occasione di una gita all’estero e lo aveva ritenuto una persona speciale e la sua morte lo aveva turbato per cui voleva fare chiarezza svolgere indagini di persona. Parlammo circa dieci minuti, lui se ne andò dicendomi che se avesse avuto bisogno sarebbe tornato. Ciò avvenne un paio di mesi dopo la morte del Narducci perché la sua morte era ancora fresca. Il numero di telefono era di Firenze almeno così mi disse. “

Si sospende l’audizione alle 19.05 che riprende alle ore 19.45

Domanda: “Lei ha parlato con Morelli e Fammi di quanto successo? ”
Risposta: ” Non ne ho parlato perché a quei tempi non c’era tra noi alcuna confidenza”.
Domanda: ” Non ricorda i nomi delle persone che l’accompagnarono?
Risposta: “Non me lo ricordo. Recentemente ne ho parlato con un collega un certo Goffredo POMPEI che anche lui mi ha detto di essersi recato a visitare la salma del NARDUCCI, ma non gli ho chiesto che cosa avesse visto”.
Domanda: ” Per arrivare all’ingresso della casa si saliva o si scendeva?
Risposta: ” Mi sembra che fosse in leggera discesa”.
Domanda: ” II cadavere emanava cattivo odore?
Risposta: ” No. Non ho sentito alcun cattivo odore, ricordo anche che era freddo”.
Domanda: ” Può descrivere le persone che erano presenti?
Risposta: ” C’erano intorno alla bara 5 o 6 sedie e delle persone che nessuno di noi conosceva, in particolare non c’erano ne il Prof. Ugo ne il Prof. Pierluca NARDUCCI”.
Domanda: ” II cadavere aveva la cintura?
Risposta: ” Non ricordo”.
Domanda: ” Ricorda se gli occhi erano talmente gonfi da apparire come due fessure e se il cadavere aveva un aspetto negroide? Ricorda comunque se il cadavere fosse presentabile o meno?
Risposta: ” Non era un mostro che faceva orrore. Era comunque cianotico. Detti comunque un’occhiata distratta al cadavere convinto che comunque si trattasse del NARDUCCI perché così mi era stato detto”.
Domanda: ” II paziente a cui il NARDUCCI fece l’esame nella mattinata dell’otto ottobre, la conosceva?
Risposta: ” Non lo so, è possibile perché credo che fosse un paziente, io comunque non lo conoscevo. Non so comunque se l’uomo fosse ricoverato.
Domanda: All’epoca il suo nominativo era nell’elenco telefonico?
Risposta: ” Si “.

A questo punto alle ore 20.05 il Carabiniere Scelto Danilo PACIOTTI si allontana e prende il suo posto come assistente il V. Sov. Michele Natalini.

Domanda: ” Lei conosceva bene il pescatore che vide per primo il cadavere ripescato il 13 ottobre 1985?
Risposta: ” Si, come ho detto si trattava di un certo BUDELLI con il quale ci siamo frequentati per un certo periodo, poi un giorno venni a sapere dalla moglie o dal figlio che era morto nel lago Trasimeno in circostanze misteriose. Recatemi in anatomia patologica nel corso di un colloquio con il figlio questi mi esternò le sue perplessità su quella morte”.
Domanda: ” Ha rapporti con Ugo e Pierluca NARDUCCI?
Risposta: ” Mi capita di vedere in clinica Pierluca ma non abbiamo mai parlato della morte del fratello”.
Domanda: ” Conferma che non sentì cattivo odore quando vide la salma?”
Risposta: ” Non c’era cattivo odore”.
Domanda della Dottoressa REATTELLI: ” Di che colore era in volto il cadavere?”
Risposta: ” Era cianotico ma non nero”.
Domanda: ” Le chiedo ancora chi fossero le persone con cui si è recato a visitare la bara?”
Risposta: ” Non me lo ricordo si trattava comunque di 4 donne la cui età variava dai 25 ai 50 anni. Mi pare che alla guida vi fosse Bruna RASPA“.
Demanda del Dr. GIUTTARI: ” Che auto era quella con cui andaste a visitare la salma?”

Risposta: ” Era un auto piccola ma non piccolissima. Non ricordo di che colore fosse”.

A questo punto, alle ore 20.35 entra in stanza e assiste al verbale il Tenente Antonio Morra, Comandante del R.O.N.O. di Perugia.

Domanda: ” vuole precisare più in dettaglio i contatti avuti con il personaggio fiorentino?
Risposta: ” mi ricordo che era una persona grosso modo della mia età, di statura media e accento toscano. Comunque mi disse che era di Firenze anche perché mi diede il proprio numero del telefono oltre al cognome ed al nome. Questa persona mi sottopose ad un vero e proprio interrogatorio. In particolare mi chiese se il Prof. Narducci aveva dei problemi e se avesse avuto dei debiti di gioco. Mi pare che l’uomo chiamò dapprima mia moglie e poi, visto che non c’ero, mi richiamò la sera. Ribadisco che l’uomo aveva un registratore al collo e che al mio invito di chiuderlo mi assicurò di averlo spento. Nel salutarmi aggiunse che se avesse avuto bisogno di me mi avrebbe richiamato. L’uomo disse di fare delle investigazioni per conto suo e che quello non era il suo vero lavoro. L’uomo indossava un maglione color marrone a giro collo e mi pare che fosse moro ma con i capelli brizzolati a spazzola. Non sono a conoscenza se il personaggio fiorentino di cui sopra abbia contattato altre persone oltre me.
Domanda: “Ne parlo con la Raspa di questa visita?
Risposta: ” No, perché poco tempo dopo se ne andò in oncologia.

Si da atto che vengono mostrate al PIFEROTTI le foto di cui al sopralluogo del 25.11.2002.

La persona esaminata risponde: “non ho ricordi di questi locali. L’unica cosa che mi sembra di ricordare è la foto 02. Mi pare che entrando il camino fosse in fondo proprio davanti alla porta d’ingresso.

Si da atto che il presente verbale è stato redatto in forma riassuntiva, a norma dell’art 140 c.p.p. e chiuso alle ore_20,50

II Pubblico Ministero, rilevata l’esigenza che quanto riferito dalla persona informata non trapeli all’esterno, stante la delicatezza dell’indagine e la necessità di evitare che la divulgazione delle circostanze riferite dalla persona stessa pregiudichi le indagini;
PQM
Visto l’art. 391 quinquies c.p.p. e l’art. 329, comma terzo, lett. a) c.p.p.;
VIETA
alla persona esaminata di comunicare i fatti e le circostanze oggetto dell’indagine, di cui hanno conoscenza, per la durata di legge.
AVVERTE
conseguentemente che la persona stessa che la divulgazione delle notizie riferite è penalmente sanzionata dall’art 379 bis c.p., inserito dall’art 21 della 1. n. 397/2000.
L.C.S.
IL PUBBLICO MINISTERO
(Dr. Giuliano Mignini Sost.)

1 Aprile 2003 Testimonianza di Giuseppe Piferotti

Un pensiero su “1 Aprile 2003 Testimonianza di Giuseppe Piferotti

  • 24 Giugno 2024 alle 17:30
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    Peccato che non si sappia chi ha risposto al telefono quando hanno chiamato Narducci. Strano che non venga chiesto più insistentemente a Pifferotti. Io avrei cercato di capire in tutti i modi chi rispose al telefono

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