Il 2 aprile 2003 rilascia testimonianza Cristina Pompei a seguito delle indagini svolte dall’Ispettore Luigi Napoleoni e raccolte in due note una del 30 settembre 1985 e l’altra dell’8 ottobre 1985 e in seguito alla testimonianza dello stesso Napoleoni del 28 Novembre 1985. Si tratta di indagini sviluppatesi in seguito al racconto della Pompei su una violenza carnale subita da Paolo Poli.

Questo il verbale: (Sul verbale è riportato il nome Pomei ma si tratta di un errore di battuta)

Questa la trascrizione:

Ricordo i fatti anche se sono passati tanti anni. In effetti ebbi una brutta esperienza con quel POLI ed i miei ricordi colloco l’episodio più nel mese di gennaio dell’84 che nel mese di giugno dello stesso anno, come riferito nella relazione dell’8 ottobre, perché ricordo che faceva freddo. In relazione alle mie dichiarazioni rese al P.M. voglio precisare qualche inesattezza che riscontro. La prima è che il PICCHI Franco non era il mio fidanzato. Si trattava di una persona da me conosciuta a Perugia a casa di amici, con cui ebbi una relazione, ma senza fidanzarmi. Capitò infatti che insieme ad alcuni miei amici di Firenze, mi recai da altri amici a Perugia, ove dormii una notte. A casa di questi amici di Perugia conobbi il PICCHI. Gli raccontai l’esperienza che avevo avuto a Firenze con il POLI e lui mi invitò a raccontare l’episodio a un suo amico che era Ispettore di Polizia alla Questura di Perugia. Fu così che conobbi l’Ispettore NAPOLEONI al quale raccontai tutto quello che mi era successo. Dopo quella occasione non rividi più l’Ispettore NAPOLEONI. La seconda inesattezza è che io mai dissi al PICCHI che non avrei voluto avere figli anche da sposata. Voglio precisare che quelli di Perugia non erano amici miei, ma delle persona che mi avevano portato in quella casa.

Domanda: Ci dice chi erano queste persone di Firenze?

Risposta: “Eravamo in tre o quattro, comunque con una macchina e ci recammo a Perugia o meglio fuori Perugia in una casa di campagna dove vi era una signora di 45 anni che forse dipingeva, viveva da sola. La mattina in questa casa venni il PICCHI che era amico di questa signora e fu così che ci conoscemmo. Con il PICCHI complessivamente ebbi una relazione durata due o tre mesi e in qualche fine settimana andavo a trovarlo in un monolocale che il PICCHI aveva fuori Perugia. Fu in uno di questi fine settimana che raccontai al PICCHI quanto mi era accaduto e lui mi portò da questo suo amico in questura a Perugia. Ora io non ricordo i nomi delle persone con cui andai a Perugia, forse c’era una persona di Firenze che guidava la macchina e due o tre ragazze di Prato. I nomi non li ricordo sia perché è passato tanto tempo e negli anni ho subito due interventi alla testa.

Domanda: A Perugia oltre alla signora della casa ha conosciuto altre persone?

Risposta: “Ho conosciuto solo i figli del PICCHI ed ho intravisto l’ex moglie dello stesso.

L’Ufficio da lettura del contenuto di nr. 6 fogli manoscritti.

Dichiara: “Circa il riferimento al sequestro di una ragazza americana o comunque straniera ricordo di averlo riferito al NAPOLEONI come fatto riferitomi dal POLI, non so se si trattava di un fatto vero o falso. Circa l’uccisione di una ragazza studentessa, ritrovata sotto un campo, io non l’ho mai detto, mentre i miei ricordi sono quelli relativi alla ragazza straniera o forse americana, come riferitomi dal POLI. Il mio nome, data di nascita, domicilio e numero di telefono annotati nello stesso foglio corrispondono esattamente ai miei dati e fui io a fornirli all’Ispettore NAPOLEONI. Non so chi sia il LUIGI amico di Franco, annotato nello stesso foglio che mi avete mostrato. Posso dire che io dall’Ispettore NAPOLEONI andai solamente in compagnia del PICCHI che di nome si chiamava Franco e non so dirvi se il Luigi possa essere quello che faceva insieme al PICCHI faceva i viaggi con il camion in toscana. Credo che portassero mangiare. Ricordo che una volta andai anche io con Franco ed il suo amico ed andammo a San Marino, ma io rimasi sul camion. Non so dire però cosa trasportassero. Circa il secondo appunto contenente i riferimenti alla discoteca ed alla descrizione fisica del POLI, si tratta di notizie che fornii all’Ispettore NAPOLEONI. L’unico particolare che non mi torna è il riferimento al possesso della casa al mare in Liguria, che io non potei dire perché non lo sapevo. Non riferii assolutamente le notizia di altro appunto, relative ad una persona carbonizzata. Non riferii neppure le notizia di altro appunto, dove sono indicati CAMPANARO Elio e Gabriella CALTABELLOTTA, i cui nomi non mi dicono nulla. Nulla mi dicono gli altri due appunti con riferimento al Mostro di Firenze ed al bar Jolli. Posso escludere di aver raccontato all’Ispettore NAPOLEONI le altre notizie appuntate e di cui mi avete dato lettura. Potrebbe essersi verificato che queste notizia siano state fornite all’Ispettore dal PICCHI Franco, mentre erano soli loro due, alla fine dell’incontro. Ricordo infatti che io uscii prima dalla stanza ed il PICCHI rimase da solo con l’Ispettore una decina di minuti o forse anche di più. Io pensai che il PICCHI stesse indugiando per salutare l’Ispettore, ma in effetti la sua permanenza da solo nella stanza dell’Ispettore si protrasse a lungo.

NdR: Gli appunti sottoposti alla signora Cristina Pompei sono evidentemente gli appunti di Napoleoni. La signora risponde pensando che siano appunti scritti da Napoleoni a  seguito del suo colloquio con lui, mentre invece sono appunti presi da Napoleoni durante le sue indagini.

Domanda: All’incontro con l’Ispettore NAPOLEONI ha presenziato qualcun altro?

Risposta: “Ho ricordo di un’altra persona che prendeva appunti mentre io parlavo, ma non ne sono sicura. Potrebbe esserci stato solo l’Ispettore NAPOLEONI che mentre parlavo prendeva appunti. Comunque ricordo che furono presi degli appunti di quello che io ho raccontato.

Domanda: Sa se il PICCHI aveva amici a Firenze o comunque frequentava Firenze?

Risposta: “Per quello che so io no. Posso dire soltanto che in quei due o tre mesi che siamo stati insieme, veniva a Prato a prendermi con la macchina e andavamo a Perugia nel suo monolocale. Anche a Prato non mi risultano amicizie del PICCHI.

Domanda: Con il PICCHI avete parlato dei delitti del Mostro di Firenze?

Risposta: “Dei delitti non ne abbiamo parlato, ma al PICCHI quando gli raccontai l’episodio di violenza, gli dissi che il POLI mi aveva detto che era lui il Mostro di Firenze. Sentendo ciò, il PICCHI mi invitò ad andare con lui dall’Ispettore NAPOLEONI, al quale raccontando l’episodio riferii anche l’affermazione sul mostro di Firenze fattami dal POLI.

Domanda: Indicò all’Ispettore NAPOLEONI la casa del POLI, dove aveva subito la violenza?

Risposta: “All’Ispettore NAPOLEONI dissi soltanto che si trattava di un appartamento al centro di Firenze, e che per arrivare a questo appartamento bisognava attraversare un ponte. Che ricordi io non feci nessun schizzo. Solo successivamente, credo in settembre o ottobre dello stesso anno fui chiamata a Firenze alla Procura dietro piazza della Signoria e lì richiesero notizie più precise sulla casa del POLI ed anche notizie sul Mostro di Firenze. Fui sentita da un magistrato e diedi le indicazioni per individuare la casa. Feci presente che il POLI non mi aveva detto che era il Mostro di Firenze, ma che lui era II Mostro.

Domanda: Ricorda qualche dettagli in più su il suo primo viaggio a Perugia?

Risposta: “Si andò a fare una girata, per stare un giorno ed una notte fuori, si ritornò il giorno dopo. La nostra destinazione fu la casa di campagna della signora che ho parlato e che ci ospitò, sia per mangiare che per dormire. Sicuramente si trattava di una amica di queste persone che si trovavano con me, e di cui non ricordo esattamente chi fossero. Ricordo solo che eravamo due o tre ragazze di Prato ed un uomo che guidava la macchina, che credo fosse di Firenze. Era l’uomo che era amico della signora di Perugia. Era una persona più grande di noi. Io all’epoca avevo 18 anni e questa persona poteva avere circa 35 anni, ricordo che aveva una macchina grossa e credo proprio “una di quelle che hanno un animale davanti” e cioè una jaguar. Era di media statura e quella fu la prima volta che io uscivo insieme a queste persone. Dopo quella volta non lo rividi più, ed è anche per questo che non ho un ricordo chiaro. Le ragazze che erano con me, non è che fossero vere amiche, ma quasi sicuramente le ho conosciute a Prato. Anche queste ragazze non le ho più riviste.

Domanda: Ci descrive la signora di Perugia?

Risposta: “Era una signora di media statura, non grassa, con capelli lunghi, non ricordo se castani o biondi e mi diede l’impressione che fosse una donna semplice. Da quello che vidi in quella casa viveva da sola. Questa signora aveva un rapporto confidenziale con l’uomo di Firenze che ci aveva portato sul posto; infatti li vidi parlare fra di loro, ma non so che tipo di discorsi facessero. Questa signora abitava tra il lago Trasimeno e Perugia. Dico questo perché superammo il lago, ma non Perugia, perché uscimmo prima di arrivare a Perugia. Ricordo che uscendo dalla superstrada per arrivare a questa casa camminammo circa quindici minuti mezzora percorrendo una strada di campagna. Si trattava di una casa isolata che si trovava alla fine di una salita. Ricordo che oltre alla sala da pranzo ci potevano essere tre o quattro camere da letto. Ho visto che dentro la casa vi erano alle pareti tanti quadri, ma non so se li avesse dipinti lei o li avesse acquistati. La casa era tutta su un piano.

Domanda: come conobbe il Poli?

Risposta: “Il Poli mi fu presentato da una certa Tamara che faceva la guardarobiera al Jaky’O a Firenze. Questa Tamara dopo l’episodio accadutomi andai a trovarla in discoteca e le dissi “chi mi hai presentato?”. Mi rispose facendomi capire che forse sapeva il tipo che era il Poli. Dopo non la rividi più.

Domanda: ha notato qualche particolare della casa del Poli che l’ha colpita?

Risposta: “quando entrai nell’appartamento rimasi subito terrorizzata perché notai che il Poli chiuse da dentro la porta d’ingresso con diverse serrature, tanto che poi quando cercai di aprire per fuggire mi riprese sempre buttandomi di nuovo sul letto. Ebbi una grande paura sia perché vidi che chiuse con tutte le serrature sia perché subito dopo cambiò l’espressione del suo viso, nel senso che aveva gli occhi rossi nella parte bianca. Mi sembrò proprio un’altra persona dopo che aveva chiuso la porta e mi impaurii! subito. Nella casa dopo un corridoio c’era una stanza grande con un letto e su un lato c’era la cucina, dove intravidi tanti coltelli appoggiati. Non notai nessun’altra cosa perché fui concentrata solo a fuggire da quel posto.

A.D.R. “l’uomo col Jaguar era amico di qualcuna delle ragazze con cui andai a Perugia, ma non so dire con chi. Ricordo che una di queste ragazze mi invitò ad andare con loro perché quell’uomo aveva un’amica a Perugia che ci avrebbe ospitato. In quella casa siamo arrivati nel pomeriggio tardo, più verso la sera, abbiamo cenato, dormito e l’indomani dopo la colazione siamo andati via tornando a Prato. Penso che forse l’uomo della macchina voleva incontrare la donna di Perugia e siamo andati per questo motivo. Dico questo perché in effetti non abbiamo visitato nessun posto, ne Perugia, ne il lago, ne altri luoghi, ma la nostra destinazione è stata solo quella casa.

A.D.R. “Il Picchi venne a casa della signora la mattina quando noi stavamo facendo la colazione e prima che tornassimo a Prato. La signora ce lo presentò come suo amico e in quella occasione ci scambiammo i numeri di telefono.

A.D.R. “non ebbi l’impressione che il Picchi fosse amico anche dell’uomo col Jaguar.

A.D.R. “quando mi misi col Picchi era un periodo caldo, forse giugno, luglio. Ricordo che andai anche in una piscina che si trovava vicino al monolocale del Picchi. Era una piscina che si trovava a pochi minuti di auto dalla casa e che si raggiungeva facendo una strada in salita. Non era comunque a Perugia. La casa si trovava a circa 15 minuti, mezz’ora da Perugia. Accanto alla piscina ricordo che c’era una specie di pub dove si ballava al chiuso. Ricordo che per raggiungere il monolocale bisognava passare il lago e dopo circa 15 minuti, 20 al massimo si arrivava. Non si passava però da Perugia.

A.D.R. “la ragazze con cui andai a Perugia le conobbi a Prato, ma non so dire dove, forse in un bar o in un negozio sempre nel centro di Prato. Non le vidi mai nelle discoteche di Firenze che frequentavo. In questi locali di solito andavo con mia sorella e col mio ex cognato, che fa il carabiniere ed all’epoca era in servizio a Firenze. Adesso non so se l’abbiano trasferito.

Domanda: raccontò al suo ex cognato carabiniere l’episodio del Poli?

Risposta: “non lo raccontai perché non mi andava di riferire cose personali. A Perugia fu diverso perché nel rapporto col Picchi questi si accorse che ero come bloccata ed alle sue domande gli raccontai tutto. Fu così ripeto che il Picchi mi portò dall’ispettore Napoleone.

A.D.R. “da quello che potei capire Picchi e Napoleone erano amici.

Spontaneamente dichiara: seppi da mia sorella che il Picchi era morto in un’isola all’estero secondo notizie riportate dalla stampa e che mia sorella aveva letto.

A.D.R. “non ho altro da dire.

Si da atto che al presente verbale vengono allegati gli atti sopra citati in numero di 13 fogli, firmati dalla Pompei e dai verbalizzanti.

2 Aprile 2003 Testimonianza di Cristina Pompei

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