Il 9 Maggio 2003 rilascia testimonianza la Dott.ssa Maria Antonietta Pelli, sentita in Perugia, presso la Procura, in Via Fiorenzo di Lorenzo n. 24/26, dinanzi al Pubblico Ministero Dr. Giuliano Mignini sost, assistito dal Cancelliere B3 Dott.ssa Daniela Severi.
Questa la testimonianza: Pelli Maria Antonietta testimonianza 09.05.2003
Questa la trascrizione:
Domanda: Lei conferma le precedenti dichiarazioni rese in data 06.04.2002 o ha qualcosa da precisare? Risposta: “Confermo tutto.” Domanda: Lei ha visto il cadavere di Francesco? Risposta: “No, non l’ho mai visto. Mi sono recata nella tardissima mattinata della domenica 13 ottobre, giorno in cui fu ripescato il cadavere, nella villa di S. Feliciano dove vi era molta gente, ma il prof. Ugo ci ricevette in giardino e non ci fece entrare in casa. Quindi, non vidi il cadavere. Non ricordo con precisione se mio marito mi accompagnò. Ricordo solo perfettamente che era domenica.” Domanda: Ha riconosciuto qualcuno dei presenti? Risposta: “Premetto di avere ancora il ricordo dell’irruenza che il prof. Ugo manifestò nel non volerci far vedere il cadavere e nel trattenerci in giardino. Io ricordo che chiesi di poter vedere il cadavere, ma il prof. Ugo mi disse che era meglio di no, in modo piuttosto brusco. Subito dopo, io me ne andai. Mi pare che non vi fosse nessuno dei miei colleghi; era presente invece Pier Luca, e mi pare che vi fosse anche Gianni Balsotti. Ricordo che quella mattina ero stata avvertita del ritrovamento del cadavere dal Prof. Potito D’Erpico docente della facoltà di odontoiatria dell’Università di Perugia, il quale mi chiamò verso le otto della mattina, dicendomi che era stato ritrovato un cadavere che poteva essere quello di Francesco. Io sistemai un pò le faccende di casa e poi partii per S. Feliciano. Ricordo anche che, quando scomparve Francesco, fu dato per scontato che fosse scomparso nel lago, e quando fu rinvenuto il cadavere, era normale che venisse ricollegato a Francesco. Io me ne tornai a casa e andai, poi, ai funerali. Ricordo che era un giorno caldissimo e che Francesco fu tumulato in una cappella che non era quella della famiglia Narducci, ma che apparteneva alla famiglia Servadio, ciò perchè la famiglia Narducci non disponeva , a quanto mi si disse, di una propria cappella. La bara fu poi portata nella cappella della famiglia Narducci solo qualche anno dopo. Quando il cadavere fu trasportato nella nuova cappella, nel 1989 se ben ricordo, fui invitata ad essere presente. Io comunque arrivai tardi, quando ormai la bara di Francesco veniva inserita nel loculo. Fra i presenti vi era il prof. Ugo che presenziava.” Domanda: Lei conosce la sig.ra Miriano in Moretti in, moglie dello psichiatra Prof. Ezio Moretti e ricorda se fosse presente a S. Feliciano il giorno in cui lei si recò per vedere il cadavere? Risposta: “Io conosco solo da poco Maria Teresa Miriano, perchè conosco bene sua figlia Patrizia Moretti, che frequento. Non posso quindi dire se, all’epoca, lei fosse presente nella villa di S. Feliciano, perchè, in quell’anno, io non la conoscevo ancora e quindi non potevo memorizzare la sua presenza.” Domanda: Lei sa se vi furono persone di sua conoscenza che si recarono a S. Feliciano il giorno successivo al ritrovamento del cadavere? Risposta: “Nessuno me lo ha detto e non so neppure se vi si siano recati i miei colleghi.” D: Lei può dire se Francesco Narducci si recò negli Stati Uniti nell’ultimo mese di vita? Risposta: ”Premetto che Francesco partecipò al suo primo consiglio di facoltà in un giorno infrasettimanale attorno alla metà del mese di settembre 1985, o poco prima o poco dopo il 15.1 consigli si svolgono infatti, in genere, sempre a metà di ogni mese. Ho indicato il settembre 1985, perchè quando Francesco scomparve, nell’ambiente si disse che non aveva fatto in tempo a partecipare ad un altro Consiglio di Facoltà. Ricordo che al consiglio di facoltà del mese di settembre partecipammo entrambi come nuovi docenti, ma, mentre per me, non era il primo consiglio, per Francesco, invece, era il primo, così mi sembra, perchè Francesco fu nominato idoneo al concorso nazionale di professore associato dal Ministero della Pubblica Istruzione durante l’estate del 1985, mentre io avevo avuto la nomina qualche mese prima. Quando si svolse il Consiglio di Facoltà a settembre, rimasi colpita dal fatto che Francesco indossasse un abito informale, fatto di maglietta LACOSTE blu e pantaloni blu, ciò in contrasto con l’austerità dell’ambiente e con lo stile degli abiti indossati dai docenti.” D: Dopo la nomina a idoneo, quale era la procedura prevista per l’effettiva presa di servizio delle funzioni di professore associato? R: “Premetto che la nomina era stata fatta dal Ministero. Dopo la nomina doveva intervenire la chiamata della facoltà locale che aveva richiesto la cattedra. La facoltà di Medicina provvedeva alla chiamata, invitando il docente al Consiglio di facoltà e ciò avveniva circa 10 giorni prima del Consiglio stesso a cui il nuovo docente era invitato. Credo, pertanto, che i primi di settembre Francesco doveva essere al corrente e tenersi disponibile per tale impegno. Per quanto ricordo, io arrivai al primo Consiglio di facoltà emozionantissima, tanto che avevo un “clazio all’occhio”” D: Quanto tempo passò, nel suo caso, fra la nomina del Ministero e la chiamata da parte della Facoltà? R: “Non ricordo con esattezza, ma mi sembra che passarono circa quattro mesi”. D: Ricorda se nel periodo in cui Francesco attendeva di partecipare al primo Consiglio di Facoltà, si assentò per alcuni giorni ? R: “Io ricordo solo che Francesco passò le vacanze estive al mare nel mese di luglio o agosto, ma in settembre 1985 non ricordo assolutamente periodi di prolungata assenza per più giorni, salvo i fine- settimana in cui non ci si vedeva.” D: Le chiedo in particolare se Francesco sia andato negli Stati Uniti agli inizi di settembre 1985? R: “Credo proprio di no. Mi pare che, in quel mese, Francesco rimase a Perugia a svolgere l’ordinario lavoro e a prepararsi per il congresso che si sarebbe tenuto a ottobre. Preciso di essere abbastanza certa del fatto che Francesco non si sia recato negli Stati Uniti nel settembre 1985, mi sembra proprio di no, perché, altrimenti, me ne sarei accorta. Certo, vi sono congressi brevi, nel senso che si può arrivare il sabato e tornare il mercoledì ed è passato tanto tempo, ma mi sarei accorta di una sua assenza. Lui andò in ferie in estate e mi pare che non si assentò più, tanto meno per viaggi all’estero, mi sembra proprio di no.“ Si da atto che la Dott.ssa Pelli, nel pronunciare queste frasi, scuote la testa in segno negativo. D: Lei Francesco lo vedeva tutti i giorni? R: “Salvo il fine settimana in cui non si lavorava, io lo vedevo quasi tutti i giorni.” D: E’ a conoscenza di possibili minacce poste in essere in danno della famiglia Narducci nel periodo successivo alla morte di Francesco? Sa se i familiari del morto, abbiano ricevuto oggetti strani durante la scomparsa, come una cravatta gialla? R: “No, nulla so”. D: E’ a conoscenza di possibili motivi per cui Francesco Narducci avesse potuto suicidarsi? R: “No, assolutamente no, anche perché, apparentemente, aveva tutto.” D: Quando vi parlaste per l’ultima volta e cosa vi diceste? R: “Sicuramente prima della mia partenza per il congresso di Capri nei primi giorni del mese di ottobre 1985. Gli unici problemi che mi riferì erano legati all’attività lavorativa e, in particolare, ai sui non facili rapporti che lui e non solo, avevano con il prof. Morelli, in particolare.” D: Sa se vi fossero rapporti sentimentali tra Francesco e l’infermiera Daniela Cappuccelli? R: ”So che c’era una storia tra loro.” D: Sa se il Narducci abbia partecipato talvolta ad incontri sessuali con più persone? R: ”Si diceva che Francesco andasse nella sua villa di San Feliciano con il prof. Morelli e una certa Paola Cecchetti. Almeno così ricordo che dicevano. La Cecchetti, una donna molto appariscente, è attualmente infermiera in anesteologia del Policlinico Monteluce. Voglio aggiungere che una mia amica Rosanna Giannoni recentemente, mi ha confidato un aspetto di Francesco che io non conoscevo vale a dire che talvolta si lasciava andare a scatti d’ira, nel corso dei quali perdeva il suo controllo.”