Il 13 Agosto 2003 rilascia testimonianza Valerio Pasquini.
Riassunto della testimonianza: Valerio Pasquini, investigatore privato, per sua iniziativa ha redatto un memoriale sugli omicidi del MdF rispetto a Francesco Maria Narducci. Il memoriale è stato consegnato agli inquirenti la prima volta presso la Procura della Repubblica di Firenze nelle mani di Pier Luigi Vigna (vedi 3 Novembre 1993) che lo liquida dicendo “Non è il Narducci il MdF” (vedi 17 Marzo 2006).
Il Pasquini oggi consegna lo stesso memoriale: Valerio Pasquini dossier investigativo 28 ottobre 1993
In pratica il memoriale è uno studio personale dettato dalla curiosità sopraggiunta in occasione di un colloquio informale con Claudio Mazza il quale riferisce solo delle voci da cui si deduce che in Perugia si parlava di Narducci come il MdF. Il memoriale riporta informazioni su Narducci e la sua famiglia, sulle caratteristiche caratteriali del MdF ottenute da un colloquio con il Prof. Abraham. Vengono messe in evidenza i parallelismi fra il personaggio descritto da Abraham e il Narducci. Inoltre si evidenziano i mezzi, auto e moto, in uso al Narducci. Infine si indica possibili approfondimenti per escludere o confermare il coinvolgimento del Narducci. Investigazioni possibili rispetto ai mezzi ed i testimoni, della foto del Narducci ed i testimoni, la valutazione del suo gruppo sanguigno (che non ha ottenuto) rispetto al sangue sul fazzolettino trovato a Scopeti, e un approfondimento degli aspetti caratteriali del Narducci.
Nello stesso verbale il Pasquini approfondisce le investigazioni e descrive e cita le persone con cui ha parlato, sino all’infermiere che ricevette la telefonata che poi passata al Narducci, telefonata che lo induce ad andarsene e recarsi sul Lago Trasimeno con la sua barca.
Tramite l’ispettore Luigi Napoleoni che condusse le indagini su Narducci sotto il comando del Dott. Centrone, ma che il questore (???) era piuttosto interessato al caso e chiedeva di chiuderlo velocemente, addirittura alla richiesta di Napoleoni di fare sopralluoghi presso l’abitazione del Narducci il questore lo invitò a desistere.
Il Pasquini contattò anche il giornalista Mauro Avellini che si occupò della vicenda Narducci. Lo stesso Avellini raccontò che gli toccò desistere dall’inchiesta giornalistica perchè subì pressioni e minacce anonime e sapendo la potenza della famiglia Narducci e i suoi legami con la massoneria preferì tirarsi indietro.
Il Pasquini infine da comunicazione che la sua abitazione è in via di Giogoli a 200 metri in linea d’aria da dove sono stati uccisi i tedeschi e si meraviglia di non aver udito i colpi avendo sonno leggero e finestre aperte. Fa presente inoltre che nella zona venivano spesso date delle feste, soprattutto a villa La Sfacciata a cui partecipavano varie personalità, e presso la villa del gioielliere Brandimarte.