Il 3 Novembre 2003 rilascia testimonianza Massimo Spagnoli. Fratello di Gianni Spagnoli e zio di Francesca Spagnoli.
Questo uno stralcio della testimonianza:
“In quei giorni io invitai ripetutamente mio fratello a chiedere l’autopsia del cadavere di Francesco, ma Gianni mi diceva sempre che era stata Francesca a non volerla, poi venni a sapere che vi era stato un “inguacchio” massonico. Preciso che, molti anni prima, dopo pressanti richieste di Augusto De Megni, entrai in una loggia massonica del grande Oriente, ma dopo aver partecipato ad una riunione, mi ritirai perché avevo capito che non faceva per me. Tra l’altro, in quella riunione, mi ritrovai con dei massoni di basso grado e non ebbi la minima conoscenza dei gradi superiori. Si trattava della loggia “Guardabassi”. Anche Ugo Narducci era un massone ma non credo di grado elevato. A quanto mi disse mia moglie e dei massoni di mia conoscenza, Ugo Narducci si rivolse ad Augusto De Megni, in occasione della morte del figlio, e questi interessò il Questore Trio, che sapevo essere massone, perché me lo avevano detto dei massoni di mia conoscenza. Trio, a quanto mi dissero, fece in modo di far chiudere rapidamente gli accertamenti, senza che venisse fatta l’autopsia. A quanto ne so, la magistratura fu tenuta all’oscuro della realtà della situazione e il Questore Trio si adoperò perché l’Autorità Giudiziaria considerasse la morte un fatto accidentale o un suicidio. Queste notizie me le ha riferite mia moglie ed erano date per scontate in città, in un certo ambiente sociale e specialmente in quello medico. Anche mio fratello mi disse queste cose. Si trattava di fatti che venivano dati per notori e non si parlava che di questo. Nonostante i miei reiterati tentativi, mio fratello non si decise a sporgere denuncia. Il motivo per cui Ugo non voleva l’autopsia del figlio veniva spiegato allora con la necessità di coprire il coinvolgimento di Francesco in una storia terribile, avvenuta a Firenze dove si diceva fosse stato scoperto, in un appartamento tenuto in locazione da Francesco, un repertorio di boccette con resti di cadavere. Poi tutto questo fu collegato ai delitti del cosiddetto “Mostro di Firenze”.” Vedi Nota Finale Gides 4 aprile 2007 Pag. 50/51 e Vedi: Nota Carabinieri 27 giugno 2007 pag. 284
“…. Io l’ho frequentato molto poco; per me, era un buon professionista perché dei miei amici che stavano poco bene ed hanno usufruito delle sue cure, ne hanno poi parlato bene. Ricordo che si diceva che lui avesse avuto qualche “giro”, nel senso che gli piacevano molto le donne. Non avevo, comunque, un gran rapporto con Francesco Narducci. Ricordo che avrò visto il Narducci a casa di mio fratello, presso l’abitazione che Gianni aveva al mare, due o tre volte. Mia moglie, che come tutte le donne, nota di più certi aspetti diceva che Francesco era strano e che non riusciva a capire come pochi mesi dopo il matrimonio, lui fosse partito per gli Stati Uniti, trattenendosi per lungo tempo. A questo proposito, c’era chi diceva che lui avesse un male incurabile e che vi si fosse recato per curarsi, chi diceva che si trattava di un corso di studi, chi non sapeva spiegarsi il motivo di questo viaggio. Ufficialmente, comunque, Francesco partì per motivi di studio. Ricordo anche che mia moglie mi disse che, secondo lei, Francesco aveva un giro di ragazze e lei stessa, prima del matrimonio lo vide, in auto, con una ragazza che non era Francesca. Che il marito di quest’ultima avesse avuto molte relazioni sentimentali era un fatto notorio. Si diceva anche che avesse relazioni con infermiere.” Domanda: ” Conosce il Professor Jacchia, detto “Giangi”, ortopedico fiorentino e sa se lo Jacchia conoscesse il Narducci?” Risposta: ” Conosco lo Jacchia che vidi a casa di mio fratello e che so essere amico da molto tempo della mia cognata, Bona Franchini. A questo proposito, ricordo che un giorno subì un incidente; se ben rammento, durante il periodo estivo, nei pressi di Porto Ercole, ma non ne sono sicuro, lo Jacchia ebbe un incidente e successivamente fu investito da un’auto che sopraggiungeva. Ciò mi è stato raccontato perché io non ho assistito all’episodio. Non so se Francesco conoscesse Jacchia; è possibile, ma non ne sono sicuro perché non ricordo se i periodi in cui Jacchia trascorreva le vacanze insieme fossero antecedenti o successivi al matrimonio di Francesca. Di Jacchia, so che ha avuto dei problemi giudiziari in materia sessuale e nella zona di Porto Ercole si diceva che fosse omosessuale.” Domanda: ” Quando è accaduto l’episodio dell’incidente?” Risposta: ” sicuramente ne è a conoscenza mia moglie.”
A questo punto si dà atto che lo Spagnoli chiama con il cellulare sua moglie e le chiede quando è accaduto l’incidente.
Prosegue lo Spagnoli: ” mia moglie Giancarla Sogaro, mi ha testé precisato che l’incidente avvenne nell’anno 1982 — 1983″. Domanda: ” All’epoca, cioè nel primo quinquennio degli anni ottanta, lei veniva spesso a Perugia? ” Risposta: ” Sì, generalmente venivo il fine settimana e mi fermavo nella mia abitazione oppure andavo da mio padre Aldo, che abitava a Prepo. Qualche volta incontravo da mio padre Francesco Narducci e mia nipote. A questo proposito, posso dire che i due mi sembravano andare d’accordo e mi sembravano contenti del loro matrimonio anche se non c’erano figli e di questo si doleva soprattutto mia nipote. Debbo dire che quest’ultima volle assolutamente sposare Francesco anche se mio fratello non era d’accordo, non so perché. Dopo molte insistenze, credo che fu il Professor Mario Bellucci ad adoperarsi per convincere mio fratello a non porre intralci a questo matrimonio e ciò si spiega con il fatto che il Professor Bellucci era ed è un caro amico di mio fratello. Tutti questi particolari mi sono stati riferiti da Gianni.” Domanda: ” Cosa ricorda dei giorni della scomparsa di Francesco Narducci e di quelli subito successivi al ritrovamento del cadavere del lago?” Risposta: ” Una cosa mi colpì e cioè che pochi giorni dopo la morte di Francesco, il Professor Giovanni Ceccarelli, padre della cognata di Francesco, che io conoscevo appena, mi confidò che non aveva mai visto un cadavere tanto gonfio. Ciò mi stupì perché Francesco era notoriamente longilineo. In quei giorni io invitai ripetutamente mio fratello a chiedere l’autopsia del cadavere di Francesco ma Gianni mi diceva sempre che era stata Francesca a non volerla, poi venni a sapere che vi era stato un “inguacchio” massonico. Preciso che, molti anni prima, dopo pressanti richieste di Augusto De Megni, entrai in una loggia massonica del Grande Oriente, ma dopo aver partecipato ad una riunione, mi ritirai perché avevo capito che non faceva per me. Tra l’altro, in quella riunione, mi ritrovai con dei massoni di basso grado e non ebbi la minima conoscenza dei gradi superiori. Si trattava della loggia “Guardabassi”. Anche Ugo Narducci era un massone ma non credo di grado elevato. A quanto mi disse mia moglie e dei massoni di mia conoscenza, Ugo Narducci si rivolse ad Augusto De Megni, in occasione della morte del figlio, e questi interessò il Questore Trio, che sapevo essere massone, perché me lo avevano detto dei massoni di mia conoscenza. Trio, a quanto mi dissero, fece in modo di far chiudere rapidamente gli accertamenti, senza che venne fatta l’autopsia. A quanto ne so, la magistratura fu tenta all’oscuro della realtà della situazione e il Questore Trio si adoperò perché l’autorità Giudiziaria considerasse la morte un fatto accidentale o un suicidio. Queste notizie me le ha riferite mia moglie ed erano date per scontate in città, in un certo ambiente sociale e specialmente in quello medico. Anche mio fratello mi disse queste cose. Si trattava di fatti che venivano dati per notori e non si parlava che di questo. Nonostante i miei reiterati tentativi, mio fratello non si decise a sporgere denuncia.” A.D.R. il motivo per cui Ugo non voleva l’autopsia del figlio veniva spiegato allora con la necessità di coprire il coinvolgimento di Francesco in una storia terribile, avvenuta a Firenze dove si diceva fosse stato scoperto, in un appartamento tenuto in locazione da Francesco, un repertorio di boccette con resti di cadavere. Poi tutto questo fu collegato ai delitti del cosiddetto ” mostro di Firenze”. Circa il comportamento di Ugo, una cosa che non so spiegarmi è l’incredibile voltafaccia dimostrato da quest’ultimo e da Pier Luca nei confronti di Francesca, ma in generale della famiglia Spagnoli. In pratica, sin dalla scomparsa di Francesco, tutta la famiglia Narducci assunse un atteggiamento di profonda ostilità e di chiusura nei confronti della famiglia Spagnoli, tanto che mi è stato riferito che Pierluca cacciò Francesca dalla chiesa, dove si teneva il trigesimo della morte di Francesco, dicendole che non apparteneva alla famiglia Narducci. Tra le altre stranezze della vicenda, debbo aggiungere che un mio caro amico, il Dr. Alessio Puletti, mi ha confidato che, all’epoca, una dottoressa di cui sapeva il nome, aveva fatto l’autopsia ad un cadavere pensando che si trattasse di quello di Francesco Narducci mentre invece si trattava del cadavere di un’altra persona. Ciò mi fu riferito dal Dr. Puletti all’epoca; non l’avevo mai detto a nessuno perché mi sembrava inopportuno raccontare particolari del genere. All’epoca, il Dr. Puletti mi disse, commentando l’accaduto: ” vedrai che casino viene fuori!” Ricordo che la madre di un medico, che attualmente ha la farmacia a Santa Lucia, mi disse anche che suo figlio, che era medico a gastroenterologia, aveva assistito. In quell’occasione, secondo quello che mi è stato riferito, il Narducci, dopo alla telefonata ricevuta da Francesco il giorno della scomparsa, in Ospedale la telefonata, interruppe improvvisamente una riunione importante di medici della gastroenterologia. Rimasero tutti meravigliati sia perché si trattava di una riunione molto importante a cui il Narducci doveva partecipare sia perché quest’ultimo se ne andò senza dire alcunché. Questa farmacista, madre del medico, mi disse allora che, probabilmente Francesco era stato chiamato da qualcuno dell’ambiente in cui era coinvolto, che gli chiedeva spiegazioni su qualche “sgarro” che gli veniva attribuito. Ciò mi fu riferito nel corso di una cena a casa della farmacista, a Monteluce, cena svoltasi poco tempo dopo la morte di Francesco. Con gli altri ospiti riflettemmo su queste notizie e concludemmo che Francesco era stato attirato al lago, dove avrebbe dovuto rispondere alle domande di questi suoi complici, dai quali sarebbe stato poi ucciso. Ripeto: la signora è titolare della farmacia della frazione di Santa Lucia e madre del medico che assistette alla telefonata. Domanda: ” quando è morto suo padre Aldo ? Comunque ricorda se fu ricoverato in ospedale e fu assistito da Francesco?” Si dà atto che lo Spagnoli telefona alla moglie e risponde: ” è morto il 31 dicembre 1991, come mi ha testé riferito mia moglie, e fu ricoverato circa due o tre anni prima del 1985, d’inverno. C’è stato anche un ricovero di mio padre verso il 1975 per depressione e, in quell’occasione, fu assistito da Francesco. E’ possibile che vi siano stati altri ricoveri di mio padre ma, sul momento, non ricordo quando….” Vedi: Nota Carabinieri 27 giugno 2007 pag. 284/285/286/287
Io invitai ripetutamente mio fratello a chiedere l’autopsia del cadavere di FRANCESCO ma GIANNI mi diceva sempre che era stata FRANCESCA a non volerla, poi venni a sapere che vi era stato un “inguacchio” massonico. Preciso che, molti anni prima, dopo pressanti richieste di AUGUSTO DE MEGNI, entrai in una loggia massonica del Grande Oriente, ma dopo aver partecipato ad una riunione, mi ritirai perché avevo capito che non faceva per me. Tra l’altro, in quella riunione, mi ritrovai con dei massoni di basso grado e non ebbi la minima conoscenza dei gradi superiori. Si trattava della loggia “Guardabassi”. Anche UGO NARDUCCI era un massone ma non credo di grado elevato. A quanto mi disse mia moglie e dei massoni di mia conoscenza, UGO NARDUCCI si rivolse ad AUGUSTO DE MEGNI, in occasione della morte del figlio, e questi interessò il Questore TRIO, che sapevo essere massone, perché me lo avevano detto dei massoni di mia conoscenza. TRIO, a quanto mi dissero, fece in modo di far chiudere rapidamente gli accertamenti, senza che venisse fatta l’autopsia. A quanto ne so, la magistratura fu tenuta all’oscuro della realtà della situazione e il Questore TRIO si adoperò perché l’Autorità Giudiziaria considerasse la morte un fatto accidentale o un suicidio. Queste notizie me le ha riferite mia moglie ed erano date per scontate in città, in un certo ambiente sociale e specialmente in quello medico. Anche mio fratello mi disse queste cose. Si trattava di fatti che venivano dati per notori e non si parlava che di questo. Nonostante i miei reiterati tentativi, mio fratello non si decise a sporgere denuncia.
(..) Il motivo per cui UGO non voleva l’autopsia del figlio veniva spiegato allora con la necessità di coprire il coinvolgimento di FRANCESCO in una storia terribile, avvenuta a Firenze dove si diceva fosse stato scoperto, in un appartamento tenuto in locazione da FRANCESCO, un repertorio di boccette con resti di cadavere. Poi tutto questo fu collegato ai delitti del cosiddetto “mostro di Firenze”. Circa il comportamento di UGO, una cosa che non so spiegarmi è l’incredibile voltafaccia dimostrato da quest’ultimo e da PIERLUCA nei confronti di FRANCESCA, ma in generale della famiglia SPAGNOLI. In pratica, sin dalla scomparsa di FRANCESCO, tutta la famiglia NARDUCCI assunse un atteggiamento di profonda ostilità e di chiusura nei confronti della famiglia SPAGNOLI, tanto che mi è stato riferito che PIERLUCA cacciò FRANCESCA dalla chiesa, dove si teneva il trigesimo della morte di FRANCESCO, dicendole che non apparteneva alla famiglia NARDUCCI. Tra le altre stranezze della vicenda, debbo aggiungere che un mio caro amico, il Dr. ALESSIO PULETTI, mi ha confidato che, all’epoca, una dottoressa di cui sapeva il nome, aveva fatto l’autopsia ad un cadavere pensando che si trattasse di quello di FRANCESCO NARDUCCI mentre invece si trattava del cadavere di un’altra persona. Ciò mi fu riferito dal Dr. PULETTI all’epoca; non l’avevo mai detto a nessuno perché mi sembrava inopportuno raccontare particolari del genere. All’epoca, il Dr. PULETTI mi disse, commentando l’accaduto: “vedrai che casino viene fuori!” Ricordo che la madre di un medico, che attualmente ha la farmacia a Santa Lucia, mi disse anche che suo figlio, che era medico a gastroenterologia, aveva assistito alla telefonata ricevuta da FRANCESCO il giorno della scomparsa, in Ospedale. In quell’occasione, secondo quello che mi è stato riferito, il NARDUCCI, dopo la telefonata, interruppe improvvisamente una riunione importante di medici della gastroenterologia. Rimasero tutti meravigliati sia perché si trattava di una riunione molto importante a cui il NARDUCCI doveva partecipare sia perché quest’ultimo se ne andò senza dire alcunché. Questa farmacistta, madre del medico, mi disse allora che, probabilmente, FRANCESCO era stato chiamato da qualcuno dell’ambiente in cui era coinvolto, che gli chiedeva spiegazioni su qualche “sgarro” che gli veniva attribuito. Ciò mi fu riferito nel corso di una cena a casa della farmacista, a Monteluce, cena svoltasi poco tempo dopo la morte di FRANCESCO. Con gli altri ospiti riflettemmo su queste notizie e concludemmo che FRANCESCO era stato attirato al lago, dove avrebbe dovuto rispondere alle domande di questi suoi complici, dai quali sarebbe stato poi ucciso. Vedi: Sentenza Micheli Pag. 27/28