Il 5 Gennaio 2004 rilascia testimonianza Cesare Agabitini, ex guardiano dell’isola Polvese dal 1974 al 1998, lavorava assieme con Luigi Stefanelli. Viene sentito dal Pubblico Ministero Dr. Giuliano Mignini sost., assistito dal M.llo O. Luca Rossi, del RONO CC. di Perugia, presenti per esigenze investigative il V.Brig. Stafano Navarri, del RONO CC. di Perugia, l’Ispettore Furio FANTAUZZI e l’Assistente Maurizio Mion, della Squadra Mobile della Questura di Perugia.

Questa la testimonianza: 5.01.04 testimonianza Cesare AGABITINI

Questa la trascrizione della testimonianza:

N. 17869/01 R. G. Mod. 44

Procura della Repubblica presso il Tribunale di Perugia
(Perugia, Via Fiorenzo di Lorenzo n. 24/26, tel. n. 075/54491)
VERBALE DI ASSUNZIONE DI INFORMAZIONI
(art. 362 c.p.p.)

Il giorno 5 gennaio 2004, alle ore 16.00, in Perugia, c/o Procura, in Via Fiorenzo di Lorenzo n. 24/26, dinanzi al Pubblico Ministero Dr. Giuliano Mignini sost. (ufficio sito al terzo piano del palazzo), assistito dal M.llo O. Luca Rossi, del RONO CC. di Perugia, a norma dell’art. 373, sesto comma c.p.p., presenti, per esigenze investigative il V.Brig. Stafano Navarri, del RONO CC. di Perugia, l’Ispettore Furio FANTAUZZI e l’Assistente MION Maurizio, della Squadra Mobile della Questura di Perugia, è comparso AGABITINI Cesare, il quale, richiesto delle generalità, risponde: “

Sono e mi chiamo AGABTINI Cesare, nato a Magione (PG) il 16.12.1939. ivi residente, Frazione San Savino, Va Case Sparse n.54/A, coniugato, pensionato, ex guardiano dell’Isola Polvese.”.

Il Pubblico Ministero, visti gli artt. 197, 197 bis, 198, 199, 200, 201, 202 e 203 c.p.p., richiamati dall’art. 362 c.p.p. e ritenuto che non sussistono le ipotesi di cui agli artt. 197, 197 bis, 199, 200, 201, 202 e 203 c.p.p., ricorda alla persona informata sui fatti che ha l’obbligo di rispondere secondo
verità alle domande che le saranno rivolte e di non tacere circostanze conosciute e la informa che le
false informazioni al Pubblico Ministero sono punite a norma dell’art. 371 bis c.p.p.
Il Pubblico Ministero procede, quindi, a esaminare la persona informata sui fatti in ordine alle circostanze per cui è procedimento, collegato, ex art. 371 c.p.p., con quello n. 1277/03 R.G.N.R. 
Procura della Repubblica presso il Tribunale di Firenze

Domanda: “Conferma le dichiarazioni rese in data 7 maggio e 10 maggio 2002 di cui le viene data lettura?”

Risposta: “Confermo integralmente quanto ho già dichiarato il 5 e 10 Maggio 2002 e di cui mi è stata data lettura. Voglio aggiungere, però, dei particolari di cui mi sono ricordato negli ultimi tempi, e cioè che il Prof. Ugo Narducci venne nell’Isola Polvese la mattina seguente alla scomparsa del figlio, quando era ancora buio. Con lui c’erano il figlio Pier Luca e Peppino Trovati e forse il suocero dello scomparso, Gianni Spagnoli. Di quest’ultima persona non sono assolutamente certo ma mi sembra che ci fosse anche lui e comunque mi pare proprio che fossero in quattro. Non so con quale mezzo vennero, so soltanto che bussarono alla porta della mia abitazione all’isola e che ci dirigemmo verso il castello. La prima cosa che mi disse Ugo fu se avessi notato qualcosa di anormale nell’isola e nei dintorni della stessa. La domanda mi stupì anche perché queste persone si erano presentate a quell’ora, quando non era ancora giorno chiaro e senza alcun preavviso. Il prof. Ugo mi rivolse la domanda appena uscii all’esterno. Poi ci recammo verso il castello e durante il tragitto nessuno parlò. Giunti in prossimità di un recinto vicino al castello, il Prof. Ugo chiese a Trovati dove fosse stata rinvenuta la barca e Trovati indicò il canneto antistante il castello. A questo punto, il Prof. Ugo cominciò a chiamare a gran voce Francesco per più volte e ciò mi stupì perché la barca era stata trovata senza nessuno a bordo e non capivo dove poteva pensare di ritrovare il figlio. Poi i quattro se ne sono andati e non tornarono più nell’isola in quei giorni e comunque quella fu l’unica volta in cui li vidi nell’isola in quel periodo. La mattina del giorno successivo, cioè circa due giorni dopo la scomparsa del medico, è arrivato un battello della Provincia con a bordo appartenenti delle Forze dell’Ordine in borghese, forse carabinieri, tra cui il Maresciallo Bruni, allora Comandante della Stazione di Magione. Uno di questi, magro e abbastanza alto, con i capelli radi sulla fronte che sembrava comandare anche il Maresciallo Bruni, mi si presentò come questore o vice, non ricordo bene, e mi chiese cosa ne pensassi della persona scomparsa. Quando mi fece questa domanda eravamo soli io e lui perché gli altri erano indietro. Io gli risposi: “”Per me è sott’acqua“” e l’uomo osservò: “”Diciamo che è una persona scomparsa che non si ritrova””. Saranno state le nove della mattina ed io, visto un tale spiegamento di forze, mi chiesi se per caso il medico non fosse stato rapito. Aggiungo anche che da gente di San Feliciano ho saputo che tre o quattro giorni dopo la scomparsa del Narducci, Peppino Trovati, insieme al Prof. Ugo e a Giuliano Belardoni, collaboratore del Trovati, si sono recati nei pressi dell’Isola Maggiore per ricercare lo scomparso sulla base di indicazioni date da stregoni.

Domanda: ” Il cadavere allora riconosciuto per quello del NARDUCCI fu visto da persone di sua conoscenza? “

Risposta: ” Si. L’ha visto mio fratello e mio figlio Omar. L’hanno visto, però, per poche frazioni di secondo perché i Carabinieri l’hanno subito coperto”

Domanda: ” Ha mai sentito mettere in dubbio l’identità del cadavere ripescato? ”

Risposta: ” No, a quei tempi no. Posso solo dire che, per quella che è la mia esperienza, i cadaveri di annegati, riemersi dopo alcuni giorni, non sono molto diversi da come erano normalmente. Sono solo leggermente più gonfi del normale. Ricordo di un annegato nel mese di luglio – agosto di molti anni fa, rimasto in acqua cinque giorni e poi riemerso, che era tale e quale come da vivo, solo leggermente più gonfio, di circa due tre centimetri abbondanti nel ventre. Ho sentito anche dire che il cadavere ripescato nella zona di Sant’Arcangelo era leggermente sfrontato.”

A.D.R.: ” Riconosco nelle foto 24A-25, 23A-24, 22A-23 quelle raffiguranti l’imbarcazione del NARDUCCI che era di colore bianco. “

A.D.R.: ” L’abitazione in cui mi trovavo nell’Isola Polvese era a metà in direzione tra Sant’Arcangelo e San Feliciano e da lì non potevo vedere quello che accadeva nei pressi dell’isola, meno che meno potevo vedere la zona del Muciarone. Non ricordo di aver sentito nulla di strano in quella notte.”

Viene mostrato, a questo punto, l’album fotografico n.2/2003 del G.I.DE.S. e l’AGABITINI dichiara: “”Mi sembra di riconoscere la persona raffigurata nella foto n.0007 come quella di un uomo da me conosciuto ma non so dire chi sia. Riconosco benissimo la foto n.0008 che raffigura Pietro PACCIANI, la foto n.0009 che raffigura VANNI e quella n.0010 che raffigura un altro dei compagni di merende, quello che mi sembrava il più sprovveduto. Forse ho visto da qualche parte, ma non ne sono sicuro, la foto n.0019.

Si dà atto che la foto n.0007 corrisponde a quella di Gianni SPAGNOLI, mentre quella n.0019 è quella di POLI Paolo. Le foto n.0008, 0009 e 0010 raffigurano rispettivamente Pietro PACCIANI, Mario VANNI e Giancarlo LOTTI.

Domanda: “Ha mai sentito parlare del rinvenimento del cadavere del NARDUCCI con mani e piedi legati dietro alla schiena e con segni di percosse?”

Risposta: ” Non l’ho mai sentito dire nella maniera più assoluta. Ho sempre sentito dire che il cadavere ripescato a Sant’Arcangelo era molto brutto e gonfio, come ebbe a dirmi “Neno” Moretti “

Domanda: ” Lei conosceva, almeno di vista, Francesco NARDUCCI? “

Risposta: ” L’avrò incontrato due o tre volte ma non ero in grado di riconoscerlo.”

Domanda: ” Suo fratello Giuseppe, lo conosceva lo scomparso NARDUCCI Francesco?”

Risposta: ” Secondo me no, ma può darsi che l’abbia visto qualche volta nella darsena di Trovati.”

Domanda: ” Chi le disse che, la sera della scomparsa, Pierluca Narducci si recò nella Villa di San Feliciano ? “

Risposta: ” Premetto che Luigi Stefanelli, come ho detto, proprio il giorno dopo la scomparsa, mi disse di avere visto, il giorno prima, la lettera, lasciata dal Narducci, nella villa di San Feliciano, verso le 16,30, perché mi aveva chiesto di lasciare un’ora prima il lavoro e cioè alle 16 e, nel giro di mezz’ora, era arrivato a San Feliciano. Mi disse anche che con lui c’era anche la moglie Emma Magara che aveva anche lei visto la lettera. Sempre secondo il racconto dello Stefanelli, questi, recatosi a dormire, era stato avvisato dai figli della scomparsa del medico, verso le 23, si era, quindi, recato nella villa e aveva notato la scomparsa della lettera. Ricordando le dicerie, in voga nell’Isola, sin dal 1981 – ’82, circa il coinvolgimento del medico nella vicenda del “Mostro di Firenze”, lo Stefanelli commentò che, se avesse saputo che il Narducci non avrebbe fatto rientro nella villa dal lago, la lettera l’avrebbe conservata lui perché questo avrebbe permesso di svelare il mistero. Aggiungo anche che qualcuno, non ricordo chi, mi ha detto che il fratello dello scomparso, giunto nella Darsena di Trovati tra le 20 e le 21 del giorno della scomparsa, disse al Trovati che, prima di iniziare le ricerche nel lago, avrebbe fatto un salto nella villa perché poteva darsi che il fratello avesse fatto rientro nella villa in seguito a un guasto al motore dell’imbarcazione che poteva averlo costretto ad attraccare il natante in un altro punto del Lago, diverso dalla Darsena di Trovati. “

Domanda: ” Sa se nella villa vi fosse il telefono ?”

Risposta: ” Questo non lo so. “

5 Gennaio 2004 Testimonianza di Cesare Agabitini

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