«Vidi le lesioni sul corpo nel lago Ma mi dissero che dovevo tacere»
DAL NOSTRO INVIATO

FIRENZE — L’intreccio delle dichiarazioni raccolte negli ultimi due anni dai magistrati, rivela il ruolo di Francesco Narducci nell’indagine sul mostro di Firenze.28 settembre 2002, deposizione di Francesca Spagnoli, moglie del dottore: « . .. Mi sembra di ricordare che Francesco avesse una pistola che teneva in macchina per motivi di sicurezza, forse acquistata dopo il matrimonio… Non ho mai creduto alla disgrazia, ma ero convinta della buona fede di mio suocero e non ho mai voluto scatenare il putiferio, anche se mio padre insisteva per procedere a una qualunque attività per scoprire la verità perché non credeva a quanto era accaduto. Io ho sempre pensato che Francesco si fosse iniettato qualcosa per suicidarsi perché forse stava male. Non ho mai esternato con mio suocero le vere idee sulla morte di Francesco. Per evitare tutti i problemi possibili alla fine mi trasferii a Milano » .

10 maggio 2002, deposizione di Cesare Agabitini, conoscente della famiglia Narducci: « . .. A San Feliciano giravano voci su un medico perugino coinvolto nelle vicende del mostro di Firenze. le voci cominciarono a circolare tra il 1981 e il 1982… Qualche giorno dopo il ritrovamento del cadavere di Narducci incontrai l’appuntato che comandava la motovedetta dei carabinieri di Castiglione del Lago. Questi mi disse che quando giunse sul pontile con il cadavere, fece l’atto di slacciare il giubbotto di renna allo stesso, ma fu fermato dal professore Ugo Narducci ( il padre della vittima, n. d. r.) che gli intimò di non toccare in nessun modo il cadavere… Prima della morte di Narducci conobbi un infermiere dell’ospedale di Foligno. Questi mi disse che proprio a Foligno correva la voce che il mostro di Firenze fosse Francesco Narducci » .

25 marzo 2002, deposizione del maresciallo dei carabinieri Aurelio Piga: « Intervenni dopo il ritrovamento del cadavere del dottor Narducci. Quello che mi colpì fu la presenza di vistosi ematomi sul petto. Ebbi la netta impressione che quella persona avesse subito percosse. Mentre la dottoressa esaminava il corpo mormorai: ‘ Quelle sono lesioni’; ma qualcuno alle mie spalle mi intimò di stare zitto. Mi dissero che quella persona era il questore di Perugia » .

F. Sar.

24 Gennaio 2004 Stampa: Corriere della Sera – “Vidi le lesioni sul corpo nel lago Ma mi dissero che dovevo tacere”
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