Il 27 Gennaio 2004 rilascia testimonianza Emilia Cataluffi.
Questa la sua testimonianza: CATALUFFI Emilia testimonianza 27.01.04
Regione Carabinieri Umbria
Comando Provinciale di Perugia
Reparto Operativo – Nucleo Operativo
OGGETTO: Verbale di sommarie informazioni rese ai sensi dell’art.351 C.P.P.da: CATALUFFI Emilia, nata a Perugia il 20.06.1943, residente a Corciano (PG), Frazione San Mariano, Via Giolitti n.3, stato libero, impiegata. Telefono nr. XXXXXX, identificata mediante carta di identità n. AG6176462 rilasciata dal Comune di Perugia in data 09.07.2001.
L’anno 2004, addì 27 del mese di Gennaio, in Perugia, negli Uffici del Nucleo Operativo del Comando Provinciale Carabinieri, alle ore 17.05.
Avanti ai noi sottoscritti Ufficiali di Polizia Giudiziaria, Maresciallo A.s.U.P.S. Laurizi Vincenzo e Maresciallo Ord. Luca ROSSI appartenenti al reparto in intestazione, diamo atto che è qui presente la Sig.ra CATALUFFI Emilia, in oggetto generalizzata, la quale sentita in ordine alla delega di indagine orale della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Perugia – Sost. Proc. Dott. G. Mignini – per i fatti di cui al Proc. Pen. 17869/01 collegato con il Proc. Pen. 1277/2003 R.G.N.R. della Procura di Firenze, riferisce quanto segue:
DOMANDA: “Quale è la sua attività lavorativa attuale?”
RISPOSTA: “Dal 1961 lavoro presso il Comune di Perugia e da sempre sono impiegata presso l’Ufficio Anagrafe con la qualifica di Ufficiale d’Anagrafe.”
DOMANDA: “Cosa ricorda della vicenda della morte del Prof. Francesco Narducci?”.
RISPOSTA: “Preciso che conoscevo la famiglia della moglie di Francesco NARDUCCI. Ricordo che circa dieci giorni dopo la morte venne presso il mio ufficio un signore, che non conoscevo, tale Pasquini, che si qualificò come investigatore privato con tessera di riconoscimento. Lo stesso mi disse che stava effettuando una indagine sulla morte del Prof. NARDUCCI. Posso affermare che erano passati pochi giorni dalla morte del NARDUCCI poiché ricordo benissimo che ancora non mi era arrivata dal Comune di Magione l’incartamento relativo alla certificazione di morte. Rilasciai al PASQUINI i certificati anagrafici, stato di famiglia e quant’altro poteva interessargli anche in relazione alla famiglia SPAGNOLI, specificandogli che la famiglia NARDUCCI era originaria di Assisi e quindi, per gli accertamenti sul loro conto, si doveva rivolgere presso quel comune. Il PASQUINI mi fece anche delle domande sulle famiglie, sia quella dei NARDUCCI che quella degli SPAGNOLI. Ricordo che tornò da me altre due volte per ritirare la documentazione, compresa quella relativa alla morte che arrivò dopo qualche giorno. Dopo circa un mese il PASQUINI una sera mi telefonò a casa. Mi sorpresi di ciò e lui mi disse che doveva smettere l’indagine perché così gli era stato ordinato, senza dirmi da chi. Da quel momento non lo rividi più “” Sempre dopo pochi giorni dalla morte di NARDUCCI si presentò da me in ufficio un appartenente alla Questura di Perugia, del quale al momento non mi sovviene il nome.
L’Ufficio da atto che alle ore 18.10 intervengono il Dr. MIGNINI ed il Ten. MORRA.
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Questo appartenente alla Questura mi disse, e vidi, che aveva in mano un anonimo che riguardava la morte del Prof. NARDUCCI. Non lessi quell’anonimo che, tra l’altro, teneva in mano, ma vidi che era una lettera bianca scritta a mano su entrambi i lati. Questo, presumo, Ispettore della Questura di Perugia volle spontaneamente precisare che era pervenuto un anonimo e che per questo doveva fare le indagini sul NARDUCCI. L’Uomo era alto circa m.1,75, corporatura normale, in abiti civili e posso aggiungere, avendolo visto altre volte, che si trattava di un appartenente ai reparti investigativi perché l’ho sempre visto in borghese. Voglio precisare che, proprio a causa del mio lavoro di responsabile d’anagrafe, sono spesso a contatto con esponenti di tutte le Forze dell’Ordine. Nel casso specifico, e cioè trattandosi di un poliziotto della Questura di Perugia, si trattava in prevalenza di appartenente alla Mobile o alla DIGOS. Rilasciai, pertanto, la documentazione anagrafica richiesta. Dopo circa due o tre mesi, questa stessa persona, tornata all’ufficio Anagrafe per altri motivi, di fronte alla mia richiesta di come fosse andata a finire la vicenda relativa alla morte di NARDUCCI, lo stesso mi disse che: “”E’ TUTTO BLOCCATO, ORDINI SUOPERIORI”” facendo un gesto con la mano tale da farmi intendere che non poteva dirmi niente perché era tutto bloccato. La stessa cosa accadde anche successivamente con un appartenente all’Arma dei Carabinieri. Venne, credo un Maresciallo, del quale al momento non ricordo il nome, il quale venne da me per effettuare gli accertamenti anagrafici sul conto del NARDUCCI poiché stava effettuando una indagine sulla sua morte. A differenza del poliziotto, però, il Carabiniere mi chiese anche il certificato di morte del NARDUCCI oltre all”anagrafico completo del casato SPAGNOLI. Anche questo Maresciallo, che avevo visto altre volte in ufficio, vestiva sempre in borghese. A questo rappresentante dei Carabinieri chiesi testualmente: “”Ma voi ci credete al suicidio visto che state facendo anche voi l’indagine sulla morte di NARDUCCI?”” Non mi rispose e andò via. Dopo poco tempo lo stesso rivenne in ufficio per un altro accertamento. Allo stesso feci la stessa domanda, esclusivamente per una questione di curiosità, che avevo fatto al poliziotto circa l’esito delle indagini. Questi, lo ricordo perfettamente, mi rispose che le indagini erano state bloccate per un ordine superiore. Questo mi è rimasto impresso perché era il terzo che mi diceva la stessa cosa e mi sembrava strano che venissero bloccate delle indagini.””.
DOMANDA DEL TEN. MORRA: “Lei ha riferite che conosceva la famiglia SPAGNOLI. Ci dice come ha fatto la loro conoscenza?”
RISPOSTA: “Conoscevo la famiglia SPAGNOLI perché mia zia, CACCHI Emma, era stata la balia di Lino, Mariella, Maria Luisa e Gianni Spagnoli. Conoscevo in particolare Francesca che, dopo la morte del marito, mi disse che era dovuta andare via da Perugia perché era terrorizzata. Non mi chiarì completamente il motivo di questa sua paura, però mi disse, la Francesca, che aveva sempre avuto dei dubbi sulla morte del marito e che era convinta che era stato ammazzato. Questo aspetto venne confidato dalla Francesca anche a mia zia CACCHI Emma. Quest’ultima, oggi defunta da circa 10 anni, oltre a confermarmi che nella famiglia SPAGNOLi tutti pensavano ad un probabile omicidio e non ad un suicidio o ad una disgrazia, mi confidò che Francesca le diceva che Francesco rimaneva fuori di casa tutte le notti di luna piena. La zia Emma mi disse anche che Francesca le aveva detto che Francesco si
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comportava in modo strano sin dai primi tempi del matrimonio perché, come ho detto, si allontanava nelle notti di luna piena. Francesca le disse anche che il giorno della scomparsa Francesco era uscito precipitosamente dall’ospedale dopo una telefonata e che quel giorno stesso mandò dei fiori alla mamma con un biglietto con la scritta: “”MAMMA TI VOGLIO TANTO BENE””. La zia aggiunse anche che Francesca le aveva detto che il marito si era allontanato dall’ospedale con una macchina rossa.
DOMANDA DEL DR. MIGNINI: “Sua zia le parlò mai di una abitazione fiorentina di Francesco NARDUCCI?”
RISPOSTA: “Questo particolare me lo riferì mia madre dopo la morte del NARDUCCI. Mi disse che la sua famiglia aveva una villa a Firenze”.
DOMANDA DEL DR. MIGNINI: “Quali erano gli amici di Francesco?”
RISPOSTA: “C’erano Antonio Morelli, Maurizio CALISTI, Bruno BIAGIOTTI, Gianni BALSOTTI ed in particolare Alfredo BRIZIOLI il cui padre conosceva molto bene Ugo per via della comune appartenenza alla Massoneria”.
DOMANDA: “Ha altro da aggiungere o da modificare?” RISPOSTA: “Non ho altro da aggiungere o da modificare”.
Si dà atto che il presente verbale è redatto in forma riassuntiva secondo l’art.140 c.p.p.
Il Pubblico Ministero, rilevata l’esigenza che quanto riferito dalla persona informata non trapeli all’esterno, stante la delicatezza dell’indagine e la necessità di evitare che la divulgazione delle circostanze riferite dalla persona informata sui fatti pregiudichi le indagini
P.Q.M.
Visti gli articoli 329, terzo comma, lett. a) e b) e 391 quinquies p.p.
DISPONE
La segregazione del presente verbale fa divieto alla persona esaminata di comunicare i fatti e le circostanze oggetto dell’indagine di cui ha conoscenza, per la durata di legge.
AVVERTE
Conseguentemente la persona stessa che la divulgazione delle notizie riferite è penalmente sanzionata dall’art.379 bis c.p. inserito dall’art.21 della legge 07.12.2000 n.397.
Letto, confermato e sottoscritto alle ore 19.20 odierne.
IL PUBBLICO MINISTERO
(Dr. Giuliano Mignini Sost.)
Il Ten. Antonio MORRA
Il M.llo Vincenzo LAURIZI
Il M.llo Luca Rossi