Il 28 Gennaio 2004 rilascia testimonianza Giuseppe Jommi rilasciata presso gli uffici del GIDES di Firenze.
Questo uno stralcio della testimonianza:
“Circa l’appartamento affittato alla madre di una delle vittime del Mostro, sia dalle verifiche fatte con mia moglie, sia dagli atti della conservatoria che mi mostrate, devo dire che esso era di proprietà di mia moglie e del fratello di lei Alessandro Pinori, che oggi vive a Genova. Ricordo in proposito che l’inquilina si chiamava Nencini Rina, vedova Cambi, e che dopo il delitto seppi da mia moglie che la vittima era la figlia di questa signora. L’affitto iniziò non nell’ottobre 1971, come da me comunicato al dottor Canessa, ma il 15.12.1963, come ho potuto rilevare da appunti trovati negli ultimi giorni, dopo aver ricevuto la convocazione odierna, e terminò nel 1979 quando, verosimilmente a seguito di una transazione chiudemmo la vertenza economica. L’inquilina però subì uno sfratto per morosità, a seguito del quale l’appartamento fu liberato con l’intervento della forza pubblica. Di questa questione io mi interessai solo per l’opposizione ad una sospensiva dello sfratto e per il recupero delle somme dovute dall’inquilina“.
Lo Jommi negava di aver conosciuto Francesco Narducci e di aver mai posseduto o utilizzato una autovettura Citroen, precisando:
“….anche se non posso escludere che qualche volta possa essere salito su un’auto di questo tipo perché son passati tanti anni… ma era di quelle Citroen che si sollevavano?… Sono portato ad escluderlo, ma non posso essere certo, anzi certissimo proprio perché sono trascorsi tantissimi anni dall’epoca che mi viene indicata e, cioè, come mi è stato fatto presente, i primi anni ottanta“.
Vedi Nota Finale Gides 4 aprile 2007 Pag. 120
“confermo il contenuto del verbale ma intendo fare alcune precisazioni. Già il giorno successivo alla mia deposizione ho fatto prevnire al Dr. Canessa una lettera con la quale, dopo una prima verifica nei miei atti, ho avuto modo di chiarire alcune circostanze, che mi erano state chieste. Anche su questi chiarimenti, però, intendo fare ulteriori precisazioni, che scaturiscono da più approfonditi controlli. Circa l’appartamento affittato alla madre di una delle vittime del Mostro, sia dalle mie verifiche fatte con mia moglie, sia dagli atti della conservatoria che mi mostrate, devo dire che esso era di proprietà di mia moglie e del fratello di lei Alessandro Pinori, che oggi vive a Genova. Ricordo in proposito che l’inquilina si chiamava Nencini Rina vedova Cambi e che dopo il dleitto seppi da mia moglie che la vittima era la figlia di questa signora. L’affitto iniziò non nell’ottobre 1971, come da me comunicato al dottor Canessa, ma il 15.12.1963, come ho potuto rilevare da appunti trovati negli ultimi giorni, dopo aver ricevuto la convocazione odierna, e terminò nel 1979 quando, verosimilmente a seguito di una transazione chiudemmo la vertenza economica. L’inquilina però subì uno sfratto per morosità, a seguito del quale l’appartamento fu liberato con l’intervento della forza pubblica. Di questa questione io mi interessai solo per l’opposizione ad una sospensiva dello sfratto e per il recupero delle somme dovute dall’inquilina. Circa i miei rapporti professionali con Perugia e, in particolare, a quello citato nel precedente verbale, chiarisco ancora meglio che a suo tempo fui interessato dal rag. Mario Cecchi di Siena, commercialista delle signore Stoppini, che vivevano a Siena e che erano rappresentati dall’avv. Bigi del Foro di Siena. Per quelle controversie, nel tempo, a partire all’incirca dalla prima metà degli anni 80 (la data precisa però è rilevabile dalla consultazione della pratica) venni diverse volte a Perugia, quasi sempre in compagnia dell’avv. Bigi. Le signore Stoppini, la madre è deceduta, erano proprietarie anche di un albergo ad Assisi, che già avevano venduto, e di altro a Firenze, vendutio anche questo, e che credo si chiamasse “La Fenice” e si trova in via Martelli. Ribadisco che le questioni riguardavo l’albergo Palace Bellavista di proprietà delle Stoppini e del fratello ing. Raffaele Stoppini e poi la società che possedeva detto albergo fu acquistata dalla società che a Firenze è proprietaria dell’Hotel “Villa Medici” in via il Prato. Per quanto riguarda la persona del Narducci di cui mi è stato ripetutamente chiesto quando sono stato ascoltato a Firenze e che, vedendolo nelle foto, non ho riconosciuto nella maniera più assoluta, voglio precisare che in passato sentii parlare di una persona scomparsa nel Trasi no in una notte in cui il lago era agitato. Preciso ancora meglio che lessi questa storia sui giornali l’epoca, ma non memorizzai né il nome della persona, né l’epoca. Circa l’auto Citroen di cui a Firenze mi è stato chiesto e di cui anche oggi mi viene richiesto, confermo di non aver mai posseduto, né utilizzato un’auto Citroen, anche se non posso escludere che qualche volta possa essere salito su un’auto di questo tipo perché son passati tanti anni. Spontaneamente domanda: ma era di quelle Citroen che si sollevavano? L’ufficio risponde affermativamente e dichiara: ” sono portato ad escluderlo, ma non posso essere certo, anzi certissimo proprio perché sono trascorsi tantissimi anni dal’epoca che mi viene indicata e, cioè, come mi è stato fatto presente, i primi anni ottanta.” Riguardo Jacchia confermo la precisazione di cui alla lettera inviata al dottor Canessa, con una precisazione che voglio fare: parlando con mia moglie successivamente alla mia deposizione ed alla lettera, questa mi fece presente che in effetti un certo dottor Jacchia abitava nello stesso immobile in cui abitava l’avv. Edison Giudice, nostro amico, che qualche volta ci aveva invitato a cena. Mia moglie mi fece altresì presente che a qualcheduna di tali cene era presente anche lo Jacchia e che questi una volta ci aveva invitato a cena a casa sua. Quando deposi a Firenze non ricordavo minimamente tutto ciò. A.D.R. l’immobile del mio amico avvocato, dove abitava anche Jacchia, si trova tra via dei Bardi e costa Scarpuccia, almeno così credo. Ricordo che vicino c’è un tabernacolo. Tornando allo Jacchia confermo quindi che non si tratta di quello omonimo da me conosciuto a “La Querce”, dove frequentai gli anni del ginnasio e liceo classico come convittore. Ricordo che tra i miei compagni c’era tale Aldo Fusi di origine triestina, che poi divenne medico condotto di Vicchio e che ora è in pensione, tale Donnini, fratello del notaio, Listri, giornalista ed mio grande amico e compagno di studi Piero Luigi Vigna…..”
Vedi: Nota Carabinieri 27 giugno 2007 pag. 330/331