Alla ricerca di simboli magici

PAVIA. Il panno di lino rinvenuto sul cadavere riesumato di Francesco Narducci, e custodito all’Istituto di medicina legale di Pavia, è oggetto di una perizia affidata a Massimo Introvigne. Finalità di tale accertamento è verificare se sul tessuto siano riscontrabili simboli in qualche modo riconducibili all’ambiente della massoneria o dell’occultismo. Introvigne, infatti, è direttore del «Cesnur», il Centro studi sulle nuove religioni ed è considerato uno dei massimi esperti italiani di sette esoteriche e sataniste. Questo elemento conferma la direzione imboccata dall’indagine sulla morte del professor Narducci. La Procura di Perugia, acquisiti gli elementi dell’autopsia condotta a Pavia dal professor Giovanni Pierucci, sta esplorando la possibilità che il gastroenterologo umbro, morto nel 1985, sia stato in realtà ucciso perchè in qualche modo a conoscenza di dettagli inerenti i delitti del mostro di Firenze. E poichè anche l’ultimo troncone delle indagini sui delitti del mostro punta all’ipotesi di mandanti accomunati dall’appartenenza a una setta, è inevitabile che anche gli accertamenti svolti a Perugia si muovano nella stessa direzione. Introvigne, del resto, aveva già partecipato a un vertice con gli investigatori coinvolti nei due casi. Il 17 ottobre 2002, a Perugia, incontrò il sostituto procuratore Giuliano Mignini (che coordina l’inchiesta sulla morte di Narducci) e il capo della squadra mobile di Firenze, Michele Giuttari (che da anni ormai si occupa dei duplici omicidi del nostro di Firenze).
Chi mostra grandi perplessità su eventuali risvolti «esoterici» nella morte di Francesco Narducci è l’avvocato Alfredo Brizioli, difensore del padre e del fratello del gastroenterologo. Il legale sostiene che il panno di lino altro non è che un asciugamano che nel 1985 venne messo sulle parti intime del cadavere nella pietosa opera di ricomposizione. A sostegno di questa tesi, ha portato altri cinque asciugamani identici a quello ritrovato nella bara e che facevano parte di un set da sei che si trovava nella casa di San Feliciano dei Narducci, sul lago Trasimeno. L’avvocato perugino presta scarsissima attendibilità all’ipotesi, seguita dalla Procura di Perugia, di una sostituzione di cadavere. Secondo uno dei filoni investigativi, infatti, il corpo ripescato dal Trasimeno il 13 ottobre del 1985 non sarebbe appartenuto al professor Narducci. Qualcuno lo avrebbe fatto ritrovare per celare la verità, ossia il fatto che Narducci era rimasto vittima di un omicidio e non di un incidente. Successivamente nella bara sarebbe stato collocato il corpo del medico. L’avvocato Brizioli giudica altamente improbabile che qualcuno abbia potuto avere la disponibilità di un cadavere per effettuare la sostituzione. In effetti si tratta di uno scenario da film horror, che solo le indagini della Procura di Perugia potranno confermare o smentire. Allo stesso tempo va ricordato che proprio a Firenze, negli ultimi giorni del giugno 2002, sei cadaveri subirono mutilazioni all’interno della camera mortuaria dell’ospedale di Careggi. Di quegli episodi si interessò lo stesso Giuttari, anche se poi l’indagine venne affidata al Gico della Guardia di Finanza. Si ipotizzò che le lesioni potessero essere state provocate da un topo. Ma gli episodi andarono a rafforzare le tesi di chi vedeva e vede uno sfondo esoterico dietro ai delitti del mostro.

Fabrizio Merli

https://ricerca.gelocal.it/laprovinciapavese/archivio/laprovinciapavese/2004/02/03/PC1PO_PC102.html?fbclid=IwAR0YJVH_hH7SekaKW2rxTQ3BsCysXEEnszbMnebckDvBSTbYLp-CzeQzK44

3 Febbraio 2004 Stampa: La Provincia Pavese – Alla ricerca di simboli magici
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