Intervista a Francesco Bruno a cura di Fabio Biagini, pubblicata il 09 febbraio 2004

Mentre ci stavamo accordando per effettuare questa intervista, che avrebbe dovuto riguardare tutt’alto argomento, si è verificata un’incredibile coincidenza che potrebbe far pensare ad una ottima trovata pubblicitaria (se solo fosse stata voluta) quando invece altro non è che una coincidenza, appunto, del tutto fortuita: dopo molto tempo, infatti, si torna a parlare del Mostro di Firenze. A questo punto non posso esimermi dallo stravolgere la “scaletta” già preparata e chiederle qualcosa a riguardo. Innanzitutto, può spiegare quale è stato il suo ruolo nell’ambito del caso del cosiddetto “Mostro di Firenze”?
Il mio ruolo nell’inchiesta del Mostro di Firenze è un ruolo che è iniziato nel 1984, credo, all’epoca del penultimo delitto. Io allora ero un funzionario del SISDE e siccome questi delitti avevano provocato un grosso allarme sociale venni incaricato di analizzare questa vicenda: feci quindi delle indagini in base ai dati disponibili in quel momento e stesi un rapporto. Successivamente ci fu l’ultimo delitto a seguito del quale io ottenni ulteriori dati, ulteriori elementi e stesi un secondo rapporto. Questi rapporti furono poi illustrati al Direttore del Servizio, che allora era Parisi, il quale gli dedicò grande interesse e li mandò a Firenze. Dopo di che, da allora, non ho saputo più nulla e non me ne sono più occupato se non privatamente per l’interesse che, dal punto di vista criminologico, riveste il caso. Il Mostro di Firenze era, in fondo, il primo serial killer serio che agiva indisturbato in Italia e quindi ciò fece sì che lo seguissi con molta attenzione.
Questo avveniva nel 1984, ma poi lei passò nella vicenda da un atteggiamento super partes ad uno “di parte”, mutando il suo ruolo: sostanzialmente mentre prima, come facente parte del SISDE, aveva una funzione investigativa e quindi principalmente accusatoria, successivamente, in qualità di CTP, si collocò in una situazione opposta, difensiva appunto. Sto facendo riferimento alla sua partecipazione al processo Pacciani.
Sì, dieci anni dopo ci fu il processo a Pacciani. Nel frattempo, infatti, era stato individuato appunto Pacciani come possibile autore dei delitti (e per me capro espiatorio di questa vicenda): io mi resi conto che questo Pacciani non poteva avere niente a che fare con i delitti del Mostro e cercai di difenderlo pubblicamente sui giornali. Successivamente, quando ci fu il Processo a Pacciani io venni nominato dalla difesa come Consulente di Parte, mi occupai seriamente ed in prima persona della difesa di Pacciani e partecipai ai processi, non da solo, con grande impegno. Quindi abbiamo difeso Pacciani tecnicamente e con successo perché, mentre nel processo d’Assise Pacciani venne condannato, nel processo d’Appello venne assolto. Contemporaneamente, però, venne fuori la vicenda dei cosiddetti “Compagni di Merende”, nella quale, oltre a Pietro Pacciani, sono stati coinvolti Lotti e Vanni. Attualmente Pacciani e Lotti sono morti e sopravvive Vanni, successivamente condannato, nonostante la richiesta assolutoria della Pubblica Accusa, per aver partecipato ai delitti in qualità di esecutore. Quella sentenza, la sentenza di corte d’Appello che lo condannò, disse però che, a parere dei giudici, quei signori che erano stati condannati erano solo gli esecutori e che era necessario pensare ad un mandante: quindi si sollecitava la Polizia a cercare questi mandanti.
Ecco, ma secondo lei è verosimile tale ipotesi, ovvero che ci siano dei mandanti e degli esecutori?
No. Non è assolutamente verosimile perché i delitti del Mostro di Firenze sono dei delitti da serial killer “vero” che ha partecipato lui stesso all’esecuzione di tali delitti: non è pensabile che un serial killer faccia degli omicidi per altri visto egli prova un piacere fisico nel eseguire questi delitti. Sarebbe come se una persona che non può più fumare dicesse ad un’altra “fumati una sigaretta così io posso provare piacere…”
Senta, per quanto riguarda Francesco Calamandrei, il farmacista coinvolto recentemente nelle indagini, si è venuto a sapere che egli sarebbe stato già perquisito nel 1998, anche se non in qualità di indagato. Secondo lei, cosa può essere emerso di nuovo per spingere la Magistratura a riesaminare la sua posizione ed addirittura ad accusarlo?

Non so quali carte abbia la Magistratura, quali elementi abbia a disposizione, ne senso che, ovviamente, c’è un segreto a riguardo. Io ritengo, tuttavia, che già nel 1998 ci furono delle lettere anonime, ci furono delle voci di popolo che spinsero a fare quella perquisizione, quella perquisizione come anche altre: anche quella di Pacciani fu motivata da lettere anonime, che lo indicavano come il Mostro. Ci furono delle lettere che lo indicavano come possibile Mostro e subì delle perquisizioni già nell’85. Io, quindi, credo che i cittadini perquisiti nell’ambito dell’inchiesta sul Mostro di Firenze, a cominciare dagli anni ’70, siano stati tantissimi a Firenze e dintorni: le lettere anonime sono un brutto vizio e continuano ad esserci. Su questi signori probabilmente c’erano voci popolari, in quanto erano dediti a questioni esoteriche. Cosa è successo di nuovo non lo so; quello che io so con certezza è che la Squadra Mobile, come stimolata dalla sentenza della Corte d’Appello sui “compagni di merende”, ha incominciato a svolgere un’attività investigativa volta a scoprire il cosiddetto “secondo livello”, cioè quello dei mandanti, indirizzandosi finalmente su persone non del ceto sociale della tipologia di Pacciani e dei compagni di merende, ma su persone dotate di un alto livello culturale e sociale, avvicinandosi in questo senso a quello che io avevo già scritto vent’anni prima sia riguardo la presenza di possibili sette sataniche o esoteriche come humus in cui il Mostro poteva essere cresciuto, sia circa l’alto livello di ceto sociale del Mostro.

Quindi, in questo caso, sia Narducci che Calamandrei sono figure compatibili con quelle di “secondo livello” che si stanno cercando, sono vittime di dicerie di popolo, farebbero parte della cerchia che gravita intorno alle sette esoteriche e sono quindi due personaggi che ben si attagliano all’identikit che gli investigatori hanno fatto del Mostro: ma al di là del fatto che abbiano qualcosa a che fare con i delitti del Mostro di Firenze, lei ritiene che ci siano elementi tali da lasciar pensare che Calamandrei possa aver avuto qualcosa a che fare con la morte “misteriosa” di Narducci?
Del fatto che ci fosse un medico perugino che aveva delle caratteristiche tali da far pensare al Mostro, io lo so non so più da quanto tempo, credo da sempre, da quando il Mostro agiva, da quando se ne parlava molto più di oggi…
Ecco, da quanto mi sembra di capire, lei fa sempre una distinzione tra l’essere compatibili con l’identikit che è stato fatto del Mostro, come accade Narducci e Calamendrei, e l’essere effettivamente il Mostro di Firenze…
Esatto: questo signore, mi riferisco a Narducci, era sicuramente una persona che aveva un profilo assolutamente compatibile con quello del Mostro, perché su di lui c’erano delle voci popolari, molto diffuse ed insistenti, perché si dedicava a questioni esoteriche e sataniche, perché aveva evidentemente degli aspetti caratteriali congruenti, perché era medico e c’era questo pregiudizio che il Mostro fosse un medico (cosa sulla quale non concordo): in sostanza costui aveva molti aspetti che potevano far pensare al Mostro. Inoltre alla fine si è dimostrato anche che morì in modo misterioso e questa morte misteriosa ha reso queste voci che c’erano sul suo conto qualcosa di più importante.
A tal proposito, ultimamente, si parla di un ruolo della massoneria nella la morte di Narducci: Narducci sarebbe stato appunto coinvolto nei delitti del Mostro di Firenze ma, al momento della sua morte, la massoneria avrebbe deciso di non far trapelare nulla su questo suo coinvolgimento per evitare che venissero “tirati in ballo” altri personaggi legati al mondo massonico. Le ritiene che sia credibile un’ipotesi del genere anche indipendentemente dal fatto che Narducci avesse a che fare con il Mostro?
No, non è molto credibile. Perugia come tutti sanno, è un luogo in cui la massoneria è molto forte, dove ci sono molte logge con persone rispettabilissime che ne fanno. Probabilmente Narducci, come il padre e altri membri della famiglia, faceva parte di quest’associazione, se così la vogliamo chiamare, ma questo però non c’entra nulla. E’ come dire che Narducci aveva studiato all’Università di Perugia come il padre e come tanti altri. Quello che poi lui ha fatto penso sia assolutamente indipendente dalla massoneria. La massoneria può essere intervenuta riguardo alla questione che ultimamente si sta dibattendo, ovvero riguardo il fatto che venne impedita l’autopsia ne caso di Narducci.
Allora le chiedo questo: si è scoperto solo due anni fa che i rilievi vennero effettuati su un corpo che non era quello di Narducci in quanto il corpo di Narducci sarebbe stato trovato, ed occultato, il giorno dopo la sua sparizione (cioè l’8 ottobre) e non nella data in cui vennero effettuati i rilievi (ovvero il 13 ottobre); da ciò consegue l’ipotesi di un eventuale coinvolgimento di funzionari di Polizia nell’insabbiamento e, addirittura, nello scambio di cadaveri. A suo avviso è possibile che alle soglie del 2000 in un paese come l’Italia sia possibile che avvengano fatti come quello appena descritto?
Purtroppo la realtà supera spesso la fantasia, anche quella del giallista più scaltro…Quindi tutto è possibile e sicuramente è possibile che ci sia stato uno scambio di corpi. Ma io non credo che le cose siano andate così, possono essere andate anche in modo diverso. Evidentemente c’era qualcuno che non aveva interesse a che Narducci fosse sottoposto all’autopsia. Però chiunque fa il medico sa che molto spesso i parenti rifiutano che si faccia l’autopsia e quindi questa cosa non è una cosa così rara. Certo che poi si arrivi a violare la legge, a poter disporre di un atro cadavere…
In ogni caso non bisogna pensare che sia una cosa difficilissima: in qualsiasi obitorio si possono trovare dei cadaveri anche se tutto ciò sicuramente implica una serie di complicità su cui infatti, mi pare, si stanno movendo attivamente i responsabili dell’investigazioni sia a Perugia che a Firenze. Il problema, invece, è questo: è tutta questa misteriosità a far aleggiare la figura del Mostro. Probabilmente però è molto più credibile che tutto ciò non abbia nulla a che fare con queste cose, anche se è plausibile anche il contrario, ovvero che il Mostro effettivamente abbia a che fare con tutto ciò. Il problema vero, però, secondo me è capire oggi se il Mostro sia stato ucciso, come è possibile pensare, e quando, dove e perché…
A questo punto però mi viene spontaneo chiederle: se l’autopsia non è stata fatta sul corpo di Narducci, perché seppellire poi il “vero” cadavere di Narducci in modo tale che, al momento di riesumare il cadavere, come è avvenuto, ci si accorga palesemente che il corpo sul quale è stata fatta l’autopsia non è quello che appartiene alla vittima?
Il corpo è stato sostituito perchè si doveva fare un’autopsia e si doveva dare la certezza di una morte avvenuta per affogamento. Questa azione era finalizzata chiaramente a lasciare aperte le porte ad un’ipotesi diversa a quella dell’omicidio, facendo pensare invece ad un suicidio. Tuttavia, però, il fatto che si sia scoperto che il corpo seppellito sia quello di Narducci ci da la certezza, innanzitutto, che esista il cadavere di Narducci (che oggi sappiamo essere morto per omicidio) e che tale cadavere sia stato fatto sparire al momento dell’autopsia: tutto la vicenda comunque ci fa pensare che la sua colpa fosse quella di sapere qualcosa e di poter parlare.
Sempre a proposito di Narducci: sono emerse solo ultimamente alcune testimonianze che riferiscono di aver assistito al ritrovamento del vero cadavere di Narducci e riportano che tale cadavere avesse i polsi e le mani legate. Se così fosse d’avvero, non sarebbe un metodo un po’ grossolano per disfarsi di un cadavere da parte di un assassino accorto e ben organizzato come ha dimostrato di essere nel corso degli anni il Mostro di Firenze?
Le ipotesi sono due: Narducci sa troppo e quindi è il Mostro ad ucciderlo, oppure Narducci è il Mostro e qualcuno lo uccide perché a questo punto potrebbe essere eccessivamente pericoloso perché, diciamo, ha esagerato. Allora, non è facile dare una risposta a queste domande, anche se, volendo restare con i piedi per terra, dobbiamo semplicemente ipotizzare che Narducci fosse implicato in qualcosa di losco e che fosse stato ucciso da criminali comuni.
Si riporta sui giornali che uno dei difensori di Pacciani, Fioravanti, avrebbe rivelato che lo stesso Pacciani gli avrebbe detto che accusavano lui ingiustamente proprio perché sapevano che i veri colpevoli erano il farmacista ed il medico.

Pacciani, a differenza dei suoi accusatori, leggeva bene i giornali, e sapeva bene quello che succedeva intorno a lui: sapeva bene soprattutto ciò che avveniva nei dintorni di San Casciano ed aveva notizie su coloro che gravitavano intorno a San Casciano. Quindi lui disse semplicemente all’avvocato, come disse a me tante volte, “perché ce l’hanno con me quando invece hanno anche altre piste come, ad esempio, quella del farmacista e del medico di Perugia?”. Recentemente si sarebbe scoperto che l’ultima coppia uccisa dal Mostro si sarebbe trovata in Toscana per partecipare ad alcuni incontri esoterici e che sarebbe poi rimasta vittima di un rito satanico…I riti esoterici non si fanno solo a Firenze ed in Toscana e comunque quest’ipotesi deriverebbe da una delle tante testimonianze che esistono, Naturalmente ora viene seguita con attenzione perché adesso è emersa questa pista dei riti esoterici. Ma non abbiamo alcuna prova di questo: in ogni caso, l’ultimo delitto è un delitto anomalo rispetto agli altri ed è un delitto che può anche essere stato eseguito per scopi diversi, ad esempio per far credere che il mostro era ancora vivo e che colpiva ancora mentre, in realtà, il Mostro era già stato ucciso. Si possono fare anche altre ipotesi, però lo studio oggettivo del delitto ci porta a dire che è un delitto simile, se non uguale, a quelli compiuti in precedenza, e quindi non capisco perché questa volta sarebbero stati presi questi due ragazzi francesi per praticare riti satanici e le volte precedenti invece personaggi di Firenze che, invece, non erano coinvolti con le sette sataniche.

Le chiedo un ultimo parere riguardo due testimonianze emerse negli ultimi giorni: la prima fa sempre capo a Narducci e riguarda l’intercettazione di una minaccia rivolta da alcuni strozzini alla loro vittima in cui essi gli avrebbero detto “se non paghi ti facciamo fare la fine del medico del Trasimeno”.
E’ da qui che sono partiti gli investigatori e quindi mi pare che questo quadro sia un quadro diverso da quello delle sette sataniche, cioè sia un quadro che ha a che fare con criminali, strozzini personaggi che hanno a che fare con la criminalità comune, o almeno così mi pare.
La seconda testimonianza, che riguarderebbe sempre Narducci, ci riporterebbe invece come alcune persone avrebbero riferito che, recandosi a casa di Narducci per cause che esulano assolutamente dalle indagini, avrebbero trovato nel frigorifero della casa abitata proprio da Narducci dei reperti umani, dei feticci che egli avrebbe conservato, fatto che ovviamente lo indicherebbe come Mostro di Firenze.
Qui bisogna stare molto attenti a distinguere tra le testimonianze dirette e le voci popolari che girano. Una cosa è dire “il giono x, all’ora x ero presente in casa e c’erano dei reperti che ho trovato, non so, nel frigorifero”, un’altra cosa è dire “mi hanno detto che nel frigorifero del signor x ci fossero dei pezzi di carne umana”. In questo secondo caso, ovviamente, non abbiamo alcuna prova. O andiamo in loco e troviamo che ci sono tracce di questo tipo oppure queste testimonianze non ci dicono nulla, in effetti, di reale. Comunque che i reperti, i feticci che il Mostro di Firenze si portava via possono essere trovati io lo ritengo possibile, a meno che non siano stati distrutti da chi ha avuto la possibilità di uccidere il Mostro stesso. Il problema è capire che fine ha fatto il Mostro di Firenze e, se è morto, se è morto di morte naturale, ed allora i reperti si possono trovare, o se è stato ucciso per chiudere una storia di cui qualcuno era a conoscenza, ed allora, in questo secondo caso, non penso ci si potrà mai arrivare…
Vertici Network di Psicologia e Scienze Affini. Il sito web è attualmente off line
Recuperata su
9 Febbraio 2004 Stampa: vertici.it – Intervista a Francesco Bruno
Tag:                         

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *