Il 19 aprile 2004 rilascia testimonianza spontanea Jacqueline Malvetu.

La Malvetu riferiva un episodio accadutole nel 1985. Spiegava che il giovedì precedente su Rai 3 aveva visto la trasmissione “Blu Notte” di Carlo Lucarelli sulla vicenda del Mostro di Firenze e aveva deciso di presentarsi spontaneamente per raccontare alcuni fatti che le erano accaduti alla fine del mese di agosto del 1985 quando si trovava in vacanza in Italia e precisamente a Firenze. Fatti, per i quali poi si era messa in contatto con la questura di Firenze e per i quali successivamente era stata verbalizzata a Firenze.

Raccontava che durante la permanenza a Firenze aveva piazzato la propria tenda, tipo igloo, nel campeggio sito nei pressi del piazzale Michelangelo rimanendovi solo pochi giorni poiché disturbata dalla musica ad alto volume di una discoteca che si trovava lì nei pressi. Quindi, aveva deciso di lasciare il campeggio e di cercare un nuovo posto, tranquillo, individuato in un boschetto di cipressi che si trova dietro all’Abbazia di San Miniato a Monte, dove aveva installato la tenda. Erano gli ultimi giorni del mese di agosto del 1985. La prima o la seconda notte aveva conosciuto uno studente egiziano col quale aveva trascorso la notte in tenda, e mentre si trovava da sola e stava dormendo fuori dalla tenda a causa del forte caldo si era accorta della presenza di due uomini che si erano avvicinati e che le stavano sfilando i pantaloni che aveva sotto la testa a mo’ di cuscino. I due, però, vestiti con jeans e robusti, accortisi di essere stati notati, si erano allontanati di corsa.

Lei comunque sul momento non aveva dato peso all’avvenimento. la notte successiva, intorno all’una, si trovava a dormire nel sacco a pelo sempre fuori dalla tenda e, svegliatasi all’improvviso, si era accorta della presenza di qualcuno che le aveva aperto la cerniera del sacco a pelo. Si era impaurita tanto che si era messa a gridare a squarciagola, mentre notava l’ombra di una persona che si stava allontanando camminando rasente al muro di cinta dell’Abbazia. Quindi, strisciando per terra aveva raggiunto la strada che costeggia il boschetto sperando che passasse qualche macchina per chiedere aiuto. Di lì a poco in effetti era transitata un’auto con due persone a bordo, che aveva fermato spiegando ai due uomini quello che le era accaduto. Gli sconosciuti le avevano detto di stare attenta perché c’erano dei criminali che uccidevano le coppiette [I due avevano usato il plurale e non avevano parlato di “Mostro”].

Descriveva quindi i due uomini: uno alto e piazzato, l’altro più magro e entrambi, di nazionalità italiana, di età di circa 45/50 anni. Raccontava ancora che i due l’avevano accompagnata con la loro auto a un bar, dove aveva consumato una bevanda calda e, nella circostanza, si erano offerti a ospitarla nella casa di quello più “tarchiato”, dove a suo dire c’era anche la moglie. Lei aveva accettato e in macchina dopo circa mezz’ora avevano raggiunto la casa.

Qui le avevano offerto una camera, che si presentava ben curata e arredata con mobili in stile rustico, tipico delle case di campagna. La mattina successiva, uscendo dalla camera, aveva attraversato un corridoio e si era ritrovata in una grande stanza, adibita a cucina, di forma rettangolare, dove forse c’era un camino e dove c’era appeso un cappello da bersagliere. Qui aveva incontrato una donna, italiana e alta quanto lei e uno dei due uomini che aveva incontrato la sera precedente, e cioè quello tarchiato, che l’aveva condotta sul retro della casa dove c’era un contadino che stava lavorando la terra.

Quando poi era uscita sul davanti della casa era sopraggiunta un’altra persona, di 30/35 anni, molto distinta, ben vestita con un completo scuro, che le era stato presentato come uno dell’università e che, forse, le aveva lasciato il proprio recapito telefonico. Nella stessa mattinata era stata riaccompagnata a Firenze da dove con l’autostop si era recata a Siena.

L’uomo “tarchiato”, prima di salutala, le aveva lasciato i propri recapiti telefonici e cioè 055.213437 e 055.216412 e lei molto tempo dopo aveva provato a chiamare quei due numeri di telefono, ma ad uno dei due le aveva risposto una donna che, scocciata, le aveva riferito che lì non abitava più nessuno. Poi non aveva più telefonato.

Vedi approfondimenti: 20 Dicembre 2004

Dal Gides 2 Marzo 2005 Nota riassuntiva Nr.133/05/GIDES Pag.31/41

Questo uno stralcio della testimonianza:

Alla fine di agosto 1985 mi trovavo a Firenze. In un boschetto di cipressi che si trova dietro l’Abbazia di San Miniato decisi di piazzare la mia tenda. Verso le 6 di mattina, mentre mi trovavo a dormire da sola al di fuori della tenda, in quanto faceva molto caldo, mi sono accorta di due uomini che si erano avvicinati a me e stavano tentando di sfilarmi i pantaloni che avevo messo sotto la testa per fare da cuscino. Gli stessi appena si accorsero che ero sveglia si allontanarono velocemente. La notte successiva al fatto che ho sopra descritto, intorno alle ore 01.00 io mi trovavo ancora una volta a dormire con il sacco a pelo fuori dalla tenda ed a questo punto, svegliandomi all’improvviso, mi accorsi della presenza di qualcuno che mi aveva aperto la lampo del sacco a pelo. Io ricordo di essermi impaurita moltissimo, tanto da iniziare a gridare a squarciagola, vedendo nel contempo un ombra che si allontanava rasente il muro di cinta dell’abbazia. Strisciando a terra arrivai fino alla strada, di lì a poco è transitata una macchina, forse di colore chiaro con due uomini a bordo. Fermata l’auto i due uomini mi dissero di stare attenta perché c’erano dei criminali che uccidevano le coppiette. I due uomini mi accompagnarono ad un bar e si offrirono di ospitarmi a casa di quello più tarchiato, dove a suo dire vi si trovava anche la moglie di questo. Io accettai ed in macchina ci siamo recati alla casa in questione. Viaggiammo circa mezz’ora. La mattina successiva mi sono svegliata e uscendo dalla camera, mi sono ritrovata in una stanza grande, adibita a cucina. L’arredamento era molto rustico, classico di una casa di campagna. Successivamente è arrivato uno dei due uomini che avevo visto la sera prima, quello alto e tarchiato, (…) poi sopraggiunse un’altra persona di 30/35 anni molto distinto e ben vestito. Ricordo di aver incontrato anche una donna italiana. Nella mattinata stessa sono stata riaccompagnata a Firenze.

Da accertamenti esperiti presso la società dei telefoni Telecom, i numeri forniti dalla Malvetu risultano intestati come segue: 055.213437 a Tosi Lionello, nato a Pescara il 20.06.1927, residente a Firenze, via Ghibellina nr. 109, presso cui è attestata l’utenza fin dal 19.09.1978; 055.216412 a Amministrazione Provinciale di Firenze, via Cavour nr. 1, Firenze dal mese di settembre 1996 (la Telecom ha comunicato che non è stato possibile risalire all’intestatario nell’anno 1985, ma si è riservata di svolgere ulteriori approfondimenti ancora non comunicati).

Vedi Nota Finale Gides 4 aprile 2007 Pag. 83

19 Aprile 2004 Testimonianza di Jacqueline Malvetu

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