Caso Antonello, riaperta l’inchiesta
TRIVIGNANO. Amici e collaboratori dello psicologo Maurizio Antonello, suicidatosi nel maggio 2003 nella sua casa di Trivignano, sono stati sentiti in questura a Firenze dal capo della squadra di investigatori che indaga da anni sul mostro di Firenze. Su delega della Procura di Perugia, gli investigatori hanno raccolto le testimonianze dell’avvocato veneziano Luciano Faraon e degli esponenti del Gruppo di ricerca e informazione psicoreligiosa, il professore Giuseppe Bisetto e don Antonio Contri sui collegamenti tra le ricerche dello psicologo e la setta della «Rosa rossa» entrata nell’indagine sugli omicidi di Firenze.
La morte di Antonello è stata archiviata dalla Procura di Venezia come un suicidio. Ma gli amici da anni insistono: «Maurizio non si è ucciso». Antonello viveva con la famiglia a Trivignano ed era considerato uno dei massimi esperti italiani di sette. Una attività che lo aveva portato ad infiltrarsi in gruppi religiosi, per salvare ragazzi e adulti, subendo anche minacce e figurando spesso come consulente in procedimenti giudiziari.
Ora il suo nome torna a collegarsi all’inchiesta delle Procure di Perugia e Firenze sul «Mostro di Firenze», dopo la scoperta di un nuovo filone d’indagine, quello sulla setta magico-esoterica denominata «La Rosa rossa». Una setta su cui Antonello avrebbe indagato. Proprio sull’attività di ricerca dello psicologo veneziano si concentrano ora le attenzioni degli investigatori. L’avvocato Faraon, il professor Bisetto e don Contri sono stati sentiti su questo a Firenze all’ottavo piano della caserma di via Gori da Michele Giuttari, a capo del pool che indaga sui fatti di Firenze. Sono molti i punti non chiari del suicidio del professionista, di cui si è occupata circa un mese fa anche la trasmissione «Maurizio Costanzo show», con un servizio in cui i dubbi di amici e familiari sono stati nuovamente esternati.
Antonello non avrebbe lasciato scritti o manifestato l’intenzione di togliersi la vita. Poi la posizione del corpo, rinvenuto sulle scale di casa con un braccio appoggiato ad una pila di documenti. Al collo una cintura spezzata (l’altro pezzo era attaccato alla ringhiera delle scale), che nessuno in famiglia avrebbe mai notato prima. E poi la misteriosa sparizione del diario di Antonello e l’incidente occorso al computer, che al momento della riaccensione è praticamente scoppiato. E ancora, la morte non sarebbe stata causata da soffocamento, come tutti si aspettavano, bensi da un infarto. Illazioni o dubbi concreti? Ora, alla luce dell’interesse dimostrato dagli investigatori toscani, c’è chi spera in nuove indagini. «Comunque vadano gli accertamenti decisi dalla procura di Perugia – spiega l’avvocato veneziano Luciano Faraon – bisogna riaprire l’inchiesta sulla morte di Maurizio, per indagare meglio su quello che gli è accaduto». Le procure toscane che hanno imboccato il nuovo filone di indagine sul «Mostro di Firenze», per individuare i mandanti degli efferati omicidi, hanno già avuto a che fare in passato con uno «strano» suicidio, quello del medico di Perugia Francesco Narducci trovato morto nel 1985 nel lago Trasimeno. Su questo caso le indagini sono già state riaperte. Sulla vicenda di Antonello gli accertamenti continuano. (m.ch.)