Il 9 Agosto 2004 rilascia testimonianza Angiola Caligiani dipendente dell’esercizio “Skipper”, in cui, all’epoca dei fatti, Alfredo Brizioli svolgeva funzioni di amministratore. Riporta dichiarazioni sull’attività di Brizioli nei giorni della scomparsa dell’amico Francesco Narducci.
Questo uno stralcio della testimonianza:
“Ricordo che un pomeriggio, sicuramente verso le ore 15,30 e le 16,00, venne da me, a negozio, trafelato, l’avvocato Alfredo Brizioli, chiedendomi una muta da sub della sua taglia e le pinne numero 42-43; io andai nel retro, ove vi era il magazzino e presi da uno scatolone la muta di colore nero e le pinne. In quest’occasione, il Brizioli, dopo avermi chiesto la muta e le pinne, fece presente che quel materiale gli serviva, perché doveva partecipare alle ricerche del suo amico Francesco Narducci al Lago Trasimeno, insieme ai pompieri, in quanto lo stesso non era rientrato ed era stata rinvenuta la sua barca vuota. Ricordo che, quando il Brizioli disse ad alta voce queste cose, erano presenti anche altri dipendenti dell’azienda. L’orario da me indicato, 15,30 – 16,00, lo ricordo perfettamente perché, poco dopo, verso le ore 17,00, sarebbe suonata la campana che segnava l’uscita del personale dalla fabbrica. Io detti al Brizioli quello che mi aveva chiesto e, per quanto riguarda la muta, una volta aperta la busta che la conservava sotto vuoto, l’avvocato la esaminò e disse che era la misura a lui adatta. Il Brizioli si allontanò, poi, di fretta con quello che gli avevo dato. Io ricordo che, nei giorni successivi, parlai spesso della scomparsa del medico con mia cugina Paola, sapendo che era in intimità con Gianni Spagnoli, suocero del Narducci. Qualche giorno dopo, se ben ricordo, il Lunedì mattina successivo, l’avvocato Brizioli mi riportò la muta e non le pinne; Ricordo che era un Lunedì, perché io mi trovavo al negozio per sistemare un campionario ed era un lavoro che eseguivo quando appunto il negozio era chiuso e questo accadeva nella mattinata del Lunedì. Quando il Brizioli mi riconsegnò la muta, il magazziniere presente, tale Massimo, oggi deceduto, gli chiese come fosse morto il Narducci, ed il Brizioli rispose: “ Non si sa”. Allora il magazziniere osservò che gli avrebbero fatto l’autopsia, ma il Brizioli, in modo deciso, troncò il discorso dicendo che l’autopsia non sarebbe stata fatta, perché il Narducci aveva lasciato una lettera nella casa del lago. Di questo sono assolutamente certa, tant’è vero che, a conferma, riparlando con mia cugina Paola della vicenda, questa mi confermò che il Narducci aveva lasciato una lettera sulla finestra della villa del lago, che la domestica aveva visto ma non toccato. Voglio precisare che, quando l’Avvocato Brizioli riportò la muta da sub, notai subito che la stessa era deformata nelle giunture dell’avambraccio e del ginocchio, in quanto, evidentemente, era stata indossata; dissi pertanto al Brizioli che non potevo vendere la muta come nuova e lui mi rispose di guardare il prezzo di vendita del listino sul quale avrebbe stabilito lo sconto da applicare“. “Domanda: ” sa se il Brizioli avesse un’ imbarcazione al lago?” Risposta: ” Mi sembra di ricordare di sì; per certo posso dire che Brizioli andava spesso al lago e non so se lì avesse un natante. Non escludo che l’avvocato si recasse nella villa del Narducci, vista la grande amicizia che c’era tra quest’ultimo e l’avvocato.” Vedi Nota Finale Gides 4 aprile 2007 Pag. 19 Vedi: Nota Carabinieri 27 giugno 2007 pag. 78/79