Il 5 ottobre 2004 rilascia testimonianza il Prof. Ferruccio Farroni.

Questa la testimonianza: Ferruccio Farroni testimonianza 5.10.2004

Questa la trascrizione:

M i n i s t e r o degli I n t e r n i
D i p a r t i m e n t o della P. S.

Gruppo Investigativo Delitti Seriali Firenze – Perugia

OGGETTO: Verbale di ss.ii. ai sensi dell’art. 351 c.p.p. rese da: FARRONI Ferruccio, nato a Collazone (PG) il 27.05.1952 e ivi residente in Strada dell’Olmeto nr. 15, identificato a mezzo P.A. Cat B nr. PG2307270P, rilasciata dalla Prefettura di Perugia in data 9 agosto 1990.

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Il giorno 05 ottombre 2004 alle ore 10.20 in Perugia, presso gli uffici della Procura della Repubblica;
Avanti ai sottoscritti Uff./Ag.ti di P.G. Dr. Michele GIUTTARI, Responsabile dell’Ufficio, Ispettore Capo Michelangelo CASTELLI e Assistente Davide ARENA, tutti appartenenti all’Ufficio in intestazione, è presente il nominato in oggetto, il quale viene sentito in relazione ai
procedimenti penali nr. 17869/2001 R.G. mod. 44 e nr. 8970/02 Mod. 21.:

L’Ufficio da lettura del verbale di assunzione di informazioni rese dal Prof. FARRONI al P.M. di Perugia il giorno 18 aprile 2002.
Dopo la lettura il Professore dichiara: In linea di massima confermo le dichiarazioni, ma devo far presente in successivi interrogatori ho chiarito alcuni passaggi inesatti di questa prima deposizione. In particolare mi riferisco al fatto relativo alla vestizione del cadavere che, in questa prima deposizione viene dato atto che sarebbe stato vestito da me. Ciò in effetti non si è verificato perché io vidi il cadavere solamente sul pontile all’atto del ritrovamento nel lago Trasimeno ed in quella occasione mi sembrò estremamente gonfio tanto che mi venne in mente l’immagine dell’”uomo michelin”. In pratica era un cadavere irriconoscibile, ma comer poi ebbi modo di spiegare al P.M. lo riconobbi sulla base della situazione contingente e dell’abbigliamento che corrispondeva esattamente a quello indossato normalmente dal mio amico Francesco. E cioè scarpe tipo Timberland, maglietta Lacoste, pantaloni tipo jeans e giubbetto di pelle color naturale. Spiegai anche che, pur essendo medico, non avevo avuto nella mia esperienza professionale casi di cadaveri affogati e ripescati, se non per fotografia viste sui testi di medicina legale. Il cadavere, dopo quella occasione venne trasferito nella casa al lago della famiglia NARDUCCI ed io lo rividi nudo e sdraiato per terra, mentre lo stavano lavando, al piano terra della villetta. Anche in questa occasione potei notare le sproporzioni fisiche del cadavere ed in particolare l’addome molto rigonfio e che trasudava tanto che su di esso notai la presenza di un asciugamano chiaro. Poi non rividi più il cadavere, ma vidi solo la bara chiusa che fu portata via dalla villa.
Successivamente rividi la bara, naturalmente sempre chiusa, nella chiesa di via dei Filosofi, in occasione del funerale. Solo a distanza di tanti anni, e precisamente in occasione dei miei interrogatori, seppi che il cadavere era ritornato alla villa ed era stato esposto tanto che seppi che diverse persone della clinica tra cui il Prof. MORELLI si erano recati alla villa per vedere il cadavere. Su questo punto faccio presente di essere stato messo a confronto con il Prof. MORELLI.
Voglio ribadire anche in questa sede che a suo tempo più volte insistetti con il padre di Francesco affinchè venisse effettuata l’autopsia, e questo anche perché non riuscivo a trovare una spiegazione razionale alla morte di Francesco, chiaramente in quelle circostanze.
Domanda: Ci vuole dire chi era il mago presso cui lei si portò per avere notizie sulla sorte di Francesco NARDUCCI?
Risposta: Come ribadito in altri interrogatori non so chi fu a prendere l’appuntamento con questa persona, però ricordo bene che il fratello di Francesco Pierluca mi disse che dovevamo andare da questa persona a Monte Tezio e questo me lo disse due giorni prima del ritrovamento del cadavere. Fu così che insieme a Pierluca andai da questa persona, di sera
dopo cena. Non ricordo se andammo con la mia macchian o quella di Pierluca ma come ho detto ricordo bene che andammo solo io e Pierluca. Io non ricordo ne il nome di questa persona ne l’esatta ubicazione della sua casa e fu Pierluca invece che, conoscendo questi riferimenti, mi portò sul posto. Ricordo che era una casa isolata, o meglio una villetta con giardino. Ricordo che siamo entrati dentro con la macchina e che era tutto buio. Li trovammo questa persona, che vidi da solo e non capii se vivesse con altre persone, che comunque non ebbi modo di vedere. Era una persona anziana e cioè intorno ai 65 anni, alta 1.80/185, di corporatura robusta, di razza europea, probabilmente con capelli tirati indietro, viso pulito, nel senso che non aveva ne barba ne baffi, almeno dai miei ricordi, e ricordo bene che aveva un accento normale. Ebbi l’impressione che fosse un locale. Ebbi la sensazione che Pierluca lo conobbe personalmente in quell’occasione.
L’uomo ci fece accomodare in una specie di salotto e ricordo che l’arredo non era niente di particolare. Pierluca gli chiese di conoscere la sorte del fratello. Lui rispose di non essere più in grado di risolvere questi quesiti perché aveva da tempo smesso di esercitare e mi sembra di ricordare che abbia detto che avrebbe rivolto la domanda a un suo amico indiano e che ci avrebbe atteso l’indomani sera, a ventiquattro ore per darci la risposta ove possibile. Andammo via con questa intesa. La sera dopo ritonammo, sempre io e Pierluca NARDUCCI e l’uomo tirò fuori una carta del lago Trasimeno e ci disse: “PROBABILMENTE IL CADAVERE VERRA’ RIPESCATO IN QUESTO PUNTO” indicando la zona di San Feliciano. In questo momento mi ricordo che gli dissi: ”PERCHE’ FRANCESCO E’ MORTO?”. Mi rispose di non conoscere i motivi.
Andammo via e la mattina dopo mi chiamarono a casa, non ricordo chi, e mi avvisarono che nella zona di San Feliciano era stato ripescato un cadavere. Andai sul posto e come più volte ho riferito feci il riconoscimento su richiesta dei familiari di Francesco. Come ho già dichiarato il verbale lo fimai io e Antonio MORELLI. Non conoscevo il medico necroscopo e non lo vidi in quell’occasione ne successivamente. Dai giornali ho saputo che si tratta di una donna. Ricordo che per firmare il verbale andammo in una capanna di pescatori lì vicino e credo che il verbale ci fu fatto firmare dai Carabinieri. Devo precisare che in quel momento non avevo sentito ancora fare l’ipotesi che non sarebbe stata effettuata l’autopsia. In questo caso verosimilmente non avrei firmato.
Domanda: Ci può indicare in linea generale la strada fatta per arrivare alla casa del mago, dove lei si è recato nell’arco di ventiquattro ore ben due volte?
Risposta: Posso affermare che era notte, che non sono più tornato in quella zona ne di giorno ne di notte, posso dire solo che arrivati a Terzio abbiamo fastto circa un chilometro un chilometro e mezzo in salita e ricordo che salendo la villetta si trovava a sinistra, almeno così mi sembra.
Domanda: Sarebbe in grado facendo un ispezione di posti con la P.G. di orientarsi per indicare quella villetta?
Risposta: Possiamo provare, anche se non sono fiducioso perché non ci sono più tornato, come ho detto prima in quella zona e sono trascorsi tanti anni.
A questo punto alle ore 11.20 odierne il presente verbale viene interrotto per consentire l’espletamento dell’atto.
Fatto, letto, confermato e sottoscritto in data è luogo di cui sopra.
La parte Uff./Agenti di P.G.

5 Ottobre 2004 Testimonianza di Ferruccio Farroni

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