Il 13 novembre 2004 rilascia testimonianza Ugo Mancinelli.
Questo uno stralcio della testimonianza:
“Ricordo che la sera dell’8 ottobre 1985, che era una sera splendida, ero andato verso l’Isola Polvese per provare un gommone. Partii verso le 17,00. Era quasi l’imbrunire. Mi sono diretto dall’approdo di S. Feliciano fino alla punta più vicina dell’isola Polvese. Ho fiancheggiato poi la costa dell’isola che dà verso S. Feliciano, fino alla punta del Maciarone, senza spingermi oltre. Non c’era vento. Non vidi imbarcazioni da diporto. Non vidi, in particolare, l’imbarcazione del Narducci, che conoscevo perché vi avevo montato il motore. Debbo precisare che, dirigendomi verso l’isola, potevo vedere il castello, ma non vidi barche da diporto, che sono molto rare in quel periodo. Tornai dal Maciarone che era scuro, e mi diressi verso il pontile di S. Feliciano, che si trova davanti al monumento. Tornai a casa, cenai, e, dopo aver cenato, uscii, e andai al bar della piazzetta, dove la gente commentava che il prof. NARDUCCI non era rientrato dopo aver fatto una puntata al lago con l’imbarcazione. Mi pare di ricordare che ci fosse anche la luna piena. La barca del NARDUCCI era chiara e si vedeva bene di notte. Quando seppi che il NARDUCCI non era rientrato saranno state le 21,00 o poco prima. Di solito all’epoca cenavo verso le 20,00. Andai subito da Trovati per mettermi a sua disposizione nelle ricerche. Chiesi a TROVATI se la barca fosse stata ritrovata e mi rispose negativamente.
Ricordo che lì da TROVATI c’era il defunto prof. Alberto Ceccarelli, suocero di PierLucaa Narducci. Forse c’era anche qualche altra persona, ma non saprei ricordare chi. Non so neppure se il TROVATI e altri fossero stati già a ritrovare l’imbarcazione. So solo che ci dirigemmo verso il Maciarone, per andare dietro l’isola, ma non c’era nessuno. A quell’ora c’era il fagogno, una leggera brezza che spira da nord-ovest verso S. Feliciano. Costeggiammo tutta la sponda settentrionale dell’isola, andando al minimo, finché arrivammo all’altezza del castello che dà verso S. Arcangelo. Vedemmo la barca del NARDUCCI appoggiata sulle canne di fronte all’approdo del castello. La barca si trovava appoggiata su un’isoletta formata da canne. A quell’epoca il lago, in quel punto, sarà stato profondo un paio di metri circa. Accertai che la leva del cambio era in posizione folle, e che la chiave di accensione, inserita, era in posizione di spento. Ricordo di aver visto la barca in perfetto ordine. Ricordo di aver visto un paio di occhiali da sole e una scatola di cerini. Il professor CECCARELLI mi invitò a cercare attentamente se vi fossero medicinali, ma non li notai, come non notai pezzi di carta. Debbo precisare, però, che io osservai solo il cruscotto, e non tutta l’imbarcazione.
(..) Non vidi altre persone che si trovavano presso la barca del NARDUCCI. Conosco Piero Bricca, ma non ricordo di averlo visto quella sera. Non vidi neppure il prof. NARDUCCI né altre persone. Trainammo la barca fino al porticciolo di TROVATI e la lasciammo lì. Saranno state le 22,00. Poi me ne andai. Il cadavere fu ritrovato due o tre giorni dopo, non ricordo con precisione.” Vedi: Sentenza Micheli Pag. 200/201