Il 13 Dicembre 2004 rilascia testimonianza di Augusto De Megni.
Nella sua testimonianza resa presentandosi spontaneamente dinanzi al personale del G.I.De.S. di Firenze, dichiara:
“….Sono e mi chiamo Augusto De Megni, nato a Fabriano (AN) il 10.11.1923, res. a Perugia v. dei Filosofi n. 43 M. Mi presento spontaneamente perché ho letto l’articolo apparso su “Il Messaggero” del 10 dicembre 2004 in cui viene pubblicato un trafiletto, senza firma, che riporta brani virgolettati di dichiarazioni di Giancarla Sogaro e Massimo Spagnoli. Io non so dove siano state tratte queste dichiarazioni. Mi riservo, comunque, di presentare querela per diffamazione contro i responsabili, perché, secondo quello che viene riportato dal giornale, sarei stato io, all’epoca, a organizzarmi per “insabbiare” la vicenda “Narducci” e, soprattutto, per scongiurare l’autopsia, d’accordo con Ugo Narducci e il Questore Trio. Tali circostanze non corrispondono a verità, perché io ribadisco di avere invece consigliato a Ugo Narducci di far fare l’autopsia al cadavere del figlio e confermo in proposito quanto da me già dichiarato in altro procedimento penale. Ho ritenuto, pertanto, mio dovere presentarmi per ribadire la mia estraneità alla vicenda. Confermo, inoltre, quanto da me dichiarato recentemente in questa Procura al dott. Michele Giuttari. Al momento della scomparsa del figlio, Ugo Narducci era un massone della loggia “Bruno Bellucci”, del Grande Oriente d’Italia. A quell’epoca io ero Venerabile della loggia “Guardabassi” che era un po’ la loggia madre della Loggia “Bellucci”. Come ho già detto, verso la fine degli anni ’70, infatti, dalla Loggia “Guardabassi”, che era quella più numerosa esistente a Perugia, tanto che annoverava circa 350 membri, nacquero, per comodità organizzative, altre quattro logge, la “Bruno Bellucci”, la “Francesco Baracca”, la “Luca Mario Guerrizio” e la “Castellini”. La decisione di creare queste logge figlie della “Guardabassi”, fu adottata dietro suggerimento del Gran Maestro del G.O.I. (Grande Oriente d’Italia) Lino Salvini. Ugo Narducci andò nella loggia “Bellucci” perché era quella che raggruppava, prevalentemente, medici e docenti universitari e, comunque, persone amiche di Mario Bellucci. Quest’ultimo, che era figlio di Bruno Bellucci, fu il Venerabile della nuova loggia, intitolata a suo padre e il suo incarico fu, come al solito, triennale. Credo proprio, quindi, che, in occasione della scomparsa di Francesco Narducci, il Venerabile della loggia “Bellucci” fosse cambiato, ma non ricordo ora chi potesse essere. Sicuramente non era Mario Bellucci. “A.D.R.: “Nella loggia “Bellucci” c’erano sicuramente il rettore Giancarlo Dozza, Mario Tacconi, funzionario della Cassa di Risparmio, sicuramente il veterinario Mario Battistacci e altri che non ricordo. In tutto saranno stati una ventina. “A.D.R.:” All’epoca della scomparsa di Francesco Narducci, non ricoprivo incarichi a livello nazionale nel G.O.I. Nel 1986, invece, sarei divenuto Grande Oratore del Rito Scozzese. Nel 1988, sarei diventato Sovrano Gran Commendatore del Rito Scozzese. Al Rito Scozzese Antico ed Accettato aderiva anche Ugo Narducci, che credo che fosse un “quarto grado” del rito, cioè il minimo.” D:” Quando muore un massone, come viene vestito?”. R:” Con abiti normali, giacca e cravatta e con un collare corrispondente al grado, a meno che, in vita, non avesse optato per la cremazione.” D:” Le è mai capitato di vedere cadaveri con un telo ricoprente l’addome e i fianchi?” R:” No, mai. “ D:” Lei quando ha saputo della scomparsa di Francesco Narducci?” R:” Me lo disse Gianni Spagnoli, con cui sono amico da vecchia data, mi sembra il giorno dopo la scomparsa.” D:” Quando venne da lei Ugo Narducci e che cosa le disse in quei giorni ?” R:” Ricordo che Ugo Narducci venne da me nei giorni della scomparsa del figlio. Non ricordo con precisione quello che mi disse, ma sicuramente mi avrà chiesto di aiutarlo. Non ricordo se mi chiese di attivarmi per evitare l’autopsia al figlio che, comunque, doveva essere fatta d’ufficio.” D:” Lei conosce gli avvocati Antonio ed Alfredo Brizioli e sa quali fossero i rapporti degli stessi con la famiglia Narducci?”. R:” Conoscevo e conosco Antonio Brizioli che era amico di un gruppo di massoni socialisti che lo appoggiarono nelle elezioni per la Camera dei Deputati. Per la campagna elettorale, Antonio Brizioli fu finanziato dal G.O.I. A quanto ne so, però, Antonio Brizioli non fu iniziato in Massoneria. Il figlio non lo conosco, se non per averlo visto spesso sui giornali. Alfredo, comunque, era conosciuto in città per avere, tra l’altro, commesso furti, nelle abitazioni di amici di famiglia, insieme a Coletti, figlio di Carla Coen, ad un certo Antonelli, che ora fa il dentista e al ginecologo Gianni Balsotti. Ribadisco, comunque, che non mi sono attivato per evitare l’autopsia di Francesco Narducci. Espressi, anzi, l’opinione che sarebbe stato meglio farla, anche perché, se fosse stato accertato che Francesco era affetto da un male incurabile, sarebbe stato comprensibile il suicidio e questo sarebbe stato di conforto per la famiglia. In ogni caso, la decisione di fare l’autopsia spettava all’autorità giudiziaria e quindi al Procuratore Restivo, con cui avevo studiato insieme e che conoscevo molto bene e al dott. Centrone, di cui conoscevo il padre, colonnello Amedeo, che apparteneva al Grande Oriente d’Italia e, in particolare, alla loggia “Guardabassi”, dopo essere stato iniziato “all’orecchio” del Gran Maestro“ A.D.R.:” Circa i contrasti sorti tra le famiglie Spagnoli e Narducci dopo la morte di Francesco, mi è stato detto che sarebbero dipesi da un appartamento. Non ho approfondito, comunque, il punto. In teoria, appartenendo entrambi, cioè sia Ugo Narducci che Gianni Spagnoli alla stessa loggia, i loro contrasti avrebbero dovuto essere superati con l’intervento del Venerabile della Loggia. Non so però se questo sia successo, perché quello che si afferma in teoria viene spesso disatteso nella pratica. “ A.D.R:” Io ho lasciato la Massoneria nel 1994. ma, fino a quell’epoca, posso dire che non mi risultava affiliato Pier Luca Narducci né il questore Trio né il colonnello De Carlo. “ Nel 1985 esistevano forme coperte di appartenenza alla Massoneria?” R:” Fino al 1981 sono esistite iniziazioni di tipo assolutamente riservato fatte solo dal Gran Maestro che venivano chiamate “sulla spada” o “ all’orecchio”. In questi casi l’iniziato non era conosciuto dagli altri massoni, ma solo dal Gran Maestro del Grande Oriente, che trasmetteva l’informazione al successore. Si trattava per lo più di alti funzionari dello Stato, magistrati, ufficiali, docenti universitari che avevano necessità di una particolare riservatezza e per evitare che venissero aggrediti da mille “postulanti” che avrebbero chiesto loro raccomandazioni di ogni genere. Ciò non accadde più con l’avvento del G.M. Armando Corona che subentrò al generale Ennio Battelli e in conseguenza della vicenda “P2”. I massoni che erano stati iniziati “all’orecchio” dovettero, quindi, scegliere se passare in una loggia normale o essere collocati “in sonno” D:” Lei , quindi, non sarebbe stato a conoscenza di massoni già coperti che avevano optato per il collocamento “in sonno”? “. R:” Teoricamente no, ma in pratica accadeva che molti di questi “fratelli coperti” li avevo accompagnati io dal Gran Maestro ed ero, quindi, a conoscenza della loro affiliazione riservata. Di questi “fratelli coperti” ne conoscevo di fatto solo alcuni, quelli che avevo accompagnato io.” D: “ Si ricorda chi è stato condannato nel procedimento per il sequestro a scopo di estorsione di suo nipote Augusto ?” R.: “ Si trattava dei fratelli Goddi e di altri che non ricordo. A.D.R. : “ Non so di sequestri che abbiano coinvolto una certa contessa Guglielmi che, peraltro, non conoscevo”. Posso dire, comunque, che la mia parabola discendente iniziò proprio e precipitosamente con il sequestro del mio nipote Augusto e con le indagini del Procuratore Cordova. Voglio aggiungere che sarei disposto ad affrontare in un confronto Giancarla Sogaro e Massimo Spagnoli. ” Domanda: “ Le risulta che fossero molto amici Ugo Narducci e il Questore Trio ?”R. “Sì. Erano amici, buoni amici. Il Trio frequentava l’alta borghesia perugina e conosceva molte persone importanti….”
Vedi: Nota Carabinieri 27 giugno 2007 pag. 294/295/296/297