Il 3 Febbraio 2003 rilascia testimonianza Maria Elisabetta Narducci.
Questa la testimonianza: Narducci Maria Elisabetta 03.02.2003
Questa la trascrizione della testimonianza:
N. 17869/01 R. G. Mod. 44
Procura della Repubblica
presso il Tribunale di Perugia
(Perugia, Via Fiorenzo di Lorenzo n. 24/26, tel. n. 075/54491)
VERBALE DI ASSUNZIONE DI INFORMAZIONI
(art. 362 c.p.p.)
Il giorno 03.02.2003, alle ore 09.25 dinanzi al Pubblico Ministero Dr. Giuliano Mignini sost., alla presenza del Car. Sc. Danilo Paciotti della sezione di P.G. Carabinieri Sede, è comparsa la Sig.ra Maria Elisabetta Narducci, la quale, richiesta delle generalità, risponde: ” Sono Maria Elisabetta Narducci, nata a Foligno il 25.06.1959, residente in Perugia, Viale Roma nr. 74.”
Il Pubblico Ministero, visti gli artt. 197, 197 bis, 198, 199, 200, 201, 202 e 203 c.p.p., richiamati dall’art. 362 c.p.p. e ritenuto che non sussistono le ipotesi di cui agli artt. 197, 197 bis, 199, 200, 201, 202 e 203 c.p.p., ricorda alla persona informata sui fatti che ha l’obbligo di rispondere secondo verità alle domande che le saranno rivolte e di non tacere circostanze conosciute e la informa che le false informazioni al Pubblico Ministero sono punite a norma dell’art. 371 bis c.p.p.
Il Pubblico Ministero procede, quindi, a esaminare la persona informata sui fatti in ordine alle circostanze per cui è procedimento.
Domanda: Conferma quanto dichiarato in data 19.04.2002, 29.04.2002 e 19.06.2002 delle cui dichiarazioni si da lettura?
Risposta: “Confermo pienamente le dichiarazioni da me rese e di cui mi è stata data lettura.”
Domanda: Recentemente in data 11.01.2003, i suoi difensori, Alfredo e Antonio Brizioli, nonché i vostri C.T., in una conferenza stampa, l’avvocato Alfredo Brizioli ha spiegato che suo fratello Francesco avrebbe usato la “meperidina”, trovandosi in uno stato di depressione e il prof. Signorini, ha parlato di stress dovuto a particolari condizioni, tipo il difficile rapporto con la moglie, la mancanza di bambini, problemi all’interno della clinica ecc.; inoltre l’avvocato Brizioli Alfredo avrebbe detto che suo fratello non era quell’uomo bello, ricco e bionico che appariva dalla pubblicistica. Lei, nelle dichiarazioni, invece, riferisce che la vita di suo fratello era particolarmente tranquilla tanto da non dare spiegazioni sulla sua scomparsa. Cosa può dirmi in merito ?
R. ” Io non ho mai pensato ad un Francesco depresso. Non mi sono mai accorta di turbamenti nella sua vita. Francesco, per me, non è mai cambiato e d’altra parte io non lo vedevo frequentemente e anche se, per me, l’unica sua preoccupazione era quella di non avere figli, questo stato d’animo sapeva nasconderlo molto bene. Il mio rammarico è di non aver capito che mio fratello si trovasse coinvolto in un dramma tale da portarlo alla decisione di togliersi la vita.”
D. Quando ha capito queste cose.?
R. “Nel momento in cui ho saputo, dalla consulenza del prof. Pierucci e della prof.ssa Montagna, che mio fratello assumeva “meperidina”. Ciò mi ha fatto pensare che mio fratello assumesse questa sostanza perché depresso ma ignoro i motivi di questo stato. In altre parole, non so se questa ipotetica depressione fosse dovuta alla mancanza di figli, a problemi lavorativi, a difficoltà matrimoniali o ad altro. ”
D. Aveva buoni rapporti con Francesca Spagnoli? Se si, fino a quando?.
R. “I rapporti con Francesca, sono stati buoni, fino al momento successivo ai funerali, dopo di che i rapporti tra noi si sono interrotti.”
D. Il matrimonio tra suo fratello e Francesca come era andato?
R. “Per quanto ne so, era tutto tranquillo e non ho mai saputo di contrasti matrimoniali.”
D. E’ vero che alcuni mesi dopo la morte di Francesco, Michele Baratta la portò da un certo Stefano Capitanucci che abitava all’Elce e le chiese di farsi leggere le carte?.
R. “Michele Baratta, che allora era mio fidanzato, effettivamente mi portò dal Capitanucci, suo amico che non conoscevo. ”
A.D.R. “Andai dal Capitanucci con Michele un paio di volte e una volta anche a cena, così mi pare. Ricordo che conobbi anche la moglie e il figlio. Effettivamente mi furono lette le carte dal Capitanucci, ma non ricordo se su richiesta mia, di Michele o dello stesso Capitanucci.”
A.D.R. “Non ricordo l’esito della consultazione delle carte.”
A.D.R. “MI sembra che il Capitanucci, quella sera disse di appartenere agli alcolisti anonimi e di avere dei problemi di questo genere. ”
D. Siete mai andati con Capitanucci nella vostra villa di San Feliciano?
R. “Sì, ripensando meglio, rispetto a quando sono stata sentita, ricordo che ci recammo nella nostra villa di San Feliciano con Capitanucci e Michele Baratta. ”
Si dà atto che alle ore 10.15, sopraggiungono l’isp. Capo Furio Fantauzzi, che sostituisce il Carabiniere Scelto Paciotti Danilo, e l’assistente Capo Emili Salvatore della Squadra Mobile della Questura di Perugia.
Si dà atto che viene ripreso il verbale alle ore 10,25, interrotto alle ore 10,15.
Domanda: che cosa avete fatto nella villa?
Risposta: “ricordo che Capitanucci girava intorno alla villa perché diceva che doveva fare delle cose, ma non so cosa; io e Michele rimanemmo all’interno della casa, forse al piano inferiore. ”
A questo punto sopraggiunge, alle ore 10,25 il tenente Antonio Morra del R.O.N.O. CC di Perugia. Alle ore 10,28 viene interrotta la registrazione per dare lettura del verbale ai presenti. La registrazione viene ripresa alle ore 10,40 e si allontana il Carabiniere Scelto Paciotti Danilo.
Domanda: Capitanucci ha messo degli oggetti, o praticato riti di qualche tipo?
Risposta: “Non mi ricordo anche perché certe cose ho deciso di cancellarle dalla mia mente.”
Domanda: chi le disse di andare al lago?
Risposta: “credo che me lo chiese Capitanucci, quasi certamente; lo chiese perché parlava di influenze negative da parte della moglie, anche se era passato diverso tempo dalla morte di Francesco.”
Domanda: Perché Capitanucci svolse questo “rito” o comunque perché parlava di queste influenze negative?
Risposta: “io non ricordo con esattezza quanto disse Capitanucci perché ho rimosso tutti i ricordi riguardanti queste “attività”. Ricordo che lui diceva che effettivamente lui era morto ma non si sapeva il perché.”
Domanda: si ricorda se il Capitanucci alluse alla questione di Firenze, ossia ai duplici omicidi di Firenze?
Risposta: “no, non ricordo; quello che ricordo è esattamente quello che ho detto.”
A questo punto si allontana momentaneamente il Tenente Morra.
Domanda: si ricorda se lei ha messo dei chiodi di garofano o altro all’interno di una ciotolina?
Risposta: “no, non ricordo”.
Domanda: l’anello di Francesco, ossia la fede, a chi è stata data?
Risposta: “non lo so; forse ce l’ha mia madre. Mi ricordo che ci fu dato l’orologio, un pacchetto di sigarette, gli occhiali e forse i documenti.”
Domanda: chi ha dato gli abiti per la vestizione del cadavere e di che abiti si trattava?
Risposta: “Non lo so; non so se è stata Francesca a portarli, ma non ricordo.”
Domanda: circa il telo trovato indossato dal cadavere di Francesco, cosa può dire?
Risposta: “circa questo telo, posso dire che si tratta di un asciugamano del tipo che erano presenti allora nella nostra casa al lago, fatto di cotone, con una sorta di merletto sotto.”
Domanda: che disegno c’era in questo merletto?
Risposta: “non ricordo; ma sicuramente ce ne sono altri perché faceva parte di un gruppo di asciugamani. Se ricordo bene, questo asciugamano fu posto perché gli abiti non riuscivano a chiudersi bene.”
Domanda: chi vestì suo fratello?
Risposta: “Non lo so; sicuramente la ditta che si occupò dei funerali, chiese di poter usare questo asciugamano per coprire la parte che non si chiudeva.”
Domanda: chi le ha parlato del telo?
Risposta: “Non ricordo. Non so quali vestiti siano stati fatti indossare a mio fratello. Dell’asciugamano l’ho saputo quando c’è stato l’esame autoptico a Pavia.”
Domanda: circa l’anello, riesce a ricordare chi l’ha reso e chi l’ha ricevuto?
Risposta: “non lo so”.
Domanda: Sa se Francesca fosse presente sul pontile il giorno del ritrovamento del cadavere?
Risposta: “Non lo so.”
Si dà atto che il verbale viene chiuso alle ore 11,00.
Si dà atto che il presente verbale è stato redatto in forma riassuntiva, a norma dell’art. 140
c.p.p.
Il Pubblico Ministero, rilevata l’esigenza che quanto riferito dalla persona informata non trapeli all’esterno, stante la delicatezza dell’indagine e la necessità di evitare che la divulgazione delle circostanze riferite dalla persona stessa pregiudichi le indagini;
PQM
Visti gli artt. 391 quinquies e 329 c.p.p.
VIETA
alla persona esaminata di comunicare i fatti e le circostanze oggetto dell’indagine, di cui hanno conoscenza, per la durata di legge.
AVVERTE
conseguentemente che la persona stessa che la divulgazione delle notizie riferite è penalmente sanzionata dall’art. 379 bis c.p.p., inserito dall’art. 21 della l. n. 397/2000.
L.C.S.
IL PUBBLICO MINISTERO
(Dr. Giuliano Mignini sost.)
Alcuni stralci da documenti:
Dichiarava che alcuni mesi dopo la morte del fratello Michele Baratta (all’epoca suo fidanzato) l’aveva accompagnata da un certo Stefano Capitanucci per farsi leggere le carte.
Dal Gides 2 Marzo 2005 Nota riassuntiva Nr.133/05/GIDES Pag.122