Il 13 Aprile 2005 rilascia testimonianza il Dr. Alessandro Beccarini.
Questa la testimonianza: BECCARINI Alessandro testimonianza 13.04.05
Questo uno stralcio della testimonianza:
Cosa può riferire in ordine alla scomparsa e successiva morte del Prof. Francesco Narducci? E inoltre ha mai avuto modo di parlare con taluno di questa vicenda?
RISPOSTA: “Immediatamente dopo la scomparsa e la successiva morte del Prof. Francesco Narducci, mi trovai in compagnia di altri colleghi medici presso un ambulatorio della Clinica Chirurgica dell’Ospedale Monteluce ove stavo effettuando la specializzazione. Posso collocare il periodo tra una e 4 settimane al massimo dall’avvenuta scomparsa del medico in questione. Di questo ne sono assolutamente certo. A quella riunione erano presenti: il Prof. Cristiano Dominici ed altre persone che al momento non ricordo con nettezza, posso però dire che potrebbero essere state, in quanto facenti parte di questo gruppo, la Dr.ssa Paola Lepri, ora in servizio al Pronto Soccorso di Monteluce, il Dr. Marino Cordellini, in servizio all’Ospedale di Monteluce, il Dr. Reno Oddi, che attualmente presta servizio A San Severino Marche, il Dr. Donatello Severini, che attualmente presta servizio a Monteluce e la Dr.ssa Angela Lautner, che oggi si trova a Monaco di Baviera ove esercita la professione di medico. Per quanto riguarda quest’ultima devo dire che non era presente a quell’incontro ma ne parlai anche con ella successivamente. Così come ho fatto, nel corso degli anni, con alcuni amici e parenti, tra cui ricordo il Prof. Tarcisio Mezzetti, mia sorella Laura ed i miei genitori, oltre che con mia moglie Silvia Ravetllat Serra. Quel giorno iniziammo a parlare della vicenda di Francesco Narducci ed una persona, non ricordo bene chi fosse, ma poteva essere anche un infermiere, disse che il Narducci era scomparso, e questo mi fa pensare che forse il corpo non era stato ancora ritrovato, in quanto un ispettore della Polizia di Firenze che indagava sui delitti del “Mostro di Firenze” aveva effettuato una perquisizione in una villa non meglio precisata di Scandicci ed aveva trovato dei pezzi anatomici e, risalendo al proprietario, aveva scoperto che si trattava di una casa dei Narducci di Perugia. In particolare aggiunse che questo Ispettore appartenesse alla Massoneria ed in quanto tale, e in considerazione del fatto che il padre di Narducci era massone, avvertì, appunto, la famiglia in quanto il codice massonico prevedeva che uno scandalo del genere avrebbe potuto nuocere alla Massoneria stessa visto che il padre era un esponente e, per tale motivo, questo problema intervenuto doveva essere risolto, secondo le supposte regole massoniche, in due modi: con un suicidio o con un omicidio. Al momento, a tutti noi, sembrò una cosa sproporzionata. Voglio aggiungere che ultimamente, e mi riferisco all’anno 2004, ho avuto modo di incontrare il Colonnello Francesco Di Carlo, persona da me conosciuta, frequentata e stimata per motivi sportivi in quanto entrambi pratichiamo il golf. Era una giornata un po’ nuvolosa, probabilmente era autunno, stavamo giocando a golf e iniziai a raccontargli delle disavventure con la Magistratura che aveva subito un mio amico fisioterapista di Potenza. In pratica gli spiegai che la Magistratura lo aveva indagato, lo aveva arrestato salvo poi veder posizionarsi la sua innocenza sui fatti attribuitigli, dell’andamento dei processi me ne parlò, chiaramente, il mio amico. Per questo fatto, mi diceva il mio conoscente, aveva perso tutto. A questo punto il Colonnello Di Carlo mi disse che anche lui aveva dei problemi con la Magistratura relativi al fatto che anche lui si ritrovava indagato per un fatto di cui lui non riteneva avere alcun tipo di responsabilità in relazione alla vicenda Narducci. Continuò dicendo che lui non aveva fatto altro che obbedire ad un ordine dell’allora Questore di Perugia, anche lui presente al momento del ritrovamento del cadavere di Narducci Francesco. Affermò ancora che il Questore gli disse testualmente che l’autopsia non si doveva fare perché il cadavere apparteneva ad una famiglia importante, era stato riconosciuto e per tale motivo non si doveva fare l’autopsia. A quel punto, per chiarezza e per stima, volli dirgli una cosa: ”Guarda Francesco, per tua conoscenza sappi che subito dopo la scomparsa di Francesco Narducci in ambito ospedaliero si diffuse la notizia che Francesco Narducci fosse coinvolto nei delitti del “Mostro di Firenze” e che era intervenuta la Massoneria a favore della famiglia Narducci per evitare lo scandalo.” In pratica gli dissi esattamente quello che ho detto prima a voi. Aggiunsi anche che se ne voleva sapere di più poteva parlare con Cristiano Dominici che sicuramente era presente in una occasione in cui ne parlammo. Lui non mi rispose ed io, ovviamente rimasi silente. Tra me e me pensai che il Di Carlo non rispondesse perché la cosa narratami non aveva valenza e che quindi fosse falsa oppure che, se vera, ho pensato ad una sua eccessiva ingenuità.”