Il 29 aprile 2005 rilascia testimonianza il Maresciallo a riposo dell’Esercito Carlo Petrucci, collaboratore di Raniero Rossi, titolare di una nota Agenzia investigativa.

Questo uno stralcio della sua testimonianza:

“….Nel momento in cui io ho chiesto di cessare il servizio permanente nel febbraio 1990 alcune persone mi hanno consigliato, visto le mie attitudini, di rivolgermi al Sig. ROSSI Raniero, in quanto titolare dell’agenzia investigativa perugina più importante e più vecchia dell’epoca, ancora in attività. Dopo contatti telefonici mi recai in agenzia e conferii direttamente con il Sig. ROSSI il quale, la sera stessa, mi affiancò alla sua collaboratrice Nikka ANGIULI per un lavoro, soprattutto per imparare le tecniche di pedinamento. Successivamente entrò a far parte dello staff, in qualità di esterna, la signora Anna Maria Feligetti, dipendente dell’Ospedale Monteluce probabilmente nel ramo amministrativo, già abitante in Via della Pescara, la quale era in contatto con alcune persone, tutte appassionate di esoterismo, che facevano capo alla professoressa GATTO TROCCHI. La FELIGETTI e ROSSI erano soliti assentarsi per recarsi fuori Perugia per motivi che però non so indicare, in quanto noi eravamo all’oscuro delle sue indagini. In quel contesto seppi anche che la FELIGETTI era molto vicina ad un allora Maggiore del Carabinieri, che io vidi in volto e che non ricordo come si chiami, dall’aspetto distinto, alto mt. 1,78-180 circa, corporatura normale. Questo Ufficiale prestava servizio presso il Comando dei Carabinieri di Corso Cavour. Tale aspetto lo conosco per certo in quanto, in almeno un paio di occasioni, ho accompagnato una volta ROSSI, e un’altra volta la FELIGETTI; entrambi si recarono presso l’ufficio del Maggiore in Corso Cavour. Non sono in grado di stabilire l’entità del rapporto tra i tre. Nel 1990, dopo qualche mese di tirocinio all’interno dell’agenzia, il ROSSI, dopo un breefing serale con tutti gli appartenenti alla stessa, ci disse che l’indomani bisognava recarsi in Firenze e dove avrei dovuto accompagnarlo in qualità di autista. L’indomani venne a prendermi a Castiglione del Lago, intorno alle sette delle mattino e partimmo per Firenze. Durante il viaggio mi accennò il motivo della trasferta; mi disse appunto che doveva incontrarsi con il Sig. Rontini, padre di una delle vittime del “mostro di Firenze “. In quell’occasione mi rappresentò che forse vi era la possibilità di prendere un incarico dal Sig. RONTINI per fare luce sul delitto della figlia e del proprio fidanzato, ma non mi disse chi avesse voluto quell’incontro. Posso supporre che dietro ci fosse l’interessamento della Sig.ra FELIGETTI, anche perchè era quest’ultima che, come detto, si interessava di esoterismo vista anche la conoscenza con la GATTO TROCCHI. Andammo in un paesino in provincia di Firenze, vicino a Borgo San Lorenzo. Arrivati in questo paesino ROSSI, scendendo dall’autovettura, mi congedò dicendo di allontanarmi che mi avrebbe richiamato sul telefono cellulare che avevo in macchina. Ritornò dopo circa due o tre ore, verso mezzogiorno, ed era molto gasato. Ricordo che cominciò ad aprirsi un po perchè affermò che bisognava fare delle indagini chiedendomi se me la sentissi; avuto il mio assenso volle portarmi in un posto di campagna, distante circa dieci minuti da quel paesino. Ricordo che si trattava di uno slargo con una piccola montagnola dove sopra c’era una piccola croce di ferro semplice. Nel lasso di tempo che rimanemmo in quel posto, notammo che arrivarono con un’utilitaria, due persone anziane entrambe di sesso maschile i quali ci osservarono per circa quindici minuti prima di andarsene. Ricordo che ROSSI fece una battuta affermando che ci stavano già spiando. Dopo un po prendemmo la strada del ritorno e durante il tragitto ROSSI mi parlò di questa vicenda. In pratica mi disse che se avessimo fatto questa investigazione sarebbe stata una buona pubblicità per l’agenzia e, contemporaneamente, avremmo aiutato il padre della povera ragazza il quale, come riferitomi dal ROSSI, sapeva chi erano gli autori del delitto della figlia e del fidanzato, ma non aveva le prove. Sempre nel viaggio di ritorno ROSSI mi accennò il possibile collegamento tra questi fatti delittuosi e la morte del medico perugino rinvenuto nel lago Trasimeno, senza citarmi il cognome di quest’ultimo. Inoltre mi partecipò anche che la morte di questo medico era stata alquanto strana. Infatti tutti gli aspetti della vicenda vennero messi a tacere in quanto la famiglia d’origine del medico, era vicino alla Massoneria. Secondo il ROSSI questo medico era stato “suicidato” e, una parte importante nella copertura della vicenda, l’avrebbero avuta le logge massoniche e la Questura di Perugia. Sono a conoscenza di un’amicizia tra il ROSSI e l’allora Capo della Squadra Mobile, Dott. Speroni. Da allora nulla seppi in relazione a questa indagini che però non si fece e non ne so il motivo. Voglio specificare che a me non venne dato alcun incarico e non posso sapere se l’indagine sia stata affidata a qualcun altro anche se, in via logica, lo escludo. Voglio aggiungere di essere a conoscenza del fatto che ROSSI conoscesse parecchie persone importanti di Perugia tra cui: il Prof. Fabio DEAN, vecchio compagno di scuola, Fabio BAGLIONI ed altre personalità che al momento non ricordo. Ricordo però che era molto amico di un funzionario del Ministero degli Interni, tale MARRA, a dire del ROSSI, funzionario del S.I.S.D.E. a Roma e che abitava in Via della Gabbia nr. 11, al piano superiore dell’agenzia investigativa. Lo stesso aveva una figlia che studiava all’Università di Perugia e che, in caso di bisogno, anche economico, la ragazza si rivolgeva a Raniero ROSSI. Ricordo altresì che il Sig. MARRA aveva in uno un’autovettura Citroen CX di colore azzurro metallizzato o grigio metallizzato, non ricordo il numero di targa. Quello che ricordo, però, è che aveva il permesso per circolare nel centro storico, cosa che all’epoca non aveva nemmeno ROSSI che aveva l’ufficio a Via della Gabbia e parcheggiava in Piazza Piccinino. Qualche tempo dopo, fine 1990 inizio 1991, conobbi Luigi Napoleoni che venne nell’agenzia con sotto il braccio un’agenda. Chiese di parlare con il Sig. ROSSI, che nel frattempo era occupato. Quando ROSSI si liberò NAPOLEONI entrò nel suo ufficio e vi rimase circa mezz’ora. Quando poi NAPOLEONI Luigi se ne andò, ROSSI mi chiamò nel suo ufficio e mi mise al corrente dei motivi della visita. In particolare mi disse, riferendosi al NAPOLEONI, che aveva fatto piangere parecchia gente. Voglio riferire questa frase perchè non la dimenticherò mai. Il motivo per cui era venuto era per sollecitare un inserimento nell’agenzia del figlio Massimo NAPOLEONI per poter successivamente chiedere l’autorizzazione Prefettizia per svolgere autonomamente l’attività investigativa. ROSSI mi disse anche che NAPOLEONI, successivamente a quella volta, ritornò in agenzia per altre due o tre volte sempre, così come riferitomi dal ROSSI, per perorare l’ingresso del figlio in agenzia. Ci fu anche un altro episodio che ci vide protagonisti entrambi, io e Massimo NAPOLEONI, in occasione di un diverbio. Credo che la signora FELIGETTI, sia in grado di fornire ulteriori elementi sulla vicenda NARDUCCI o comunque tutto quello che si mosse intorno a questo caso….”

Vedi: Nota Carabinieri 27 giugno 2007 pag. 256/257/258

29 Aprile 2005 Testimonianza di Carlo Petrucci

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