Il 7 Giugno 2005 rilascia testimonianza Nazzareno Morarelli dell’impresa funebre “IFA Passeri” di Perugia.
Questo uno stralcio della sua testimonianza:
“Il Prof, Ugo, in compagnia ad altre persone che oggi non ricordo chi fossero, mi ha chiesto di chiudere la bara. Rifacendo i calcoli potrebbero essere state le ore 12,30-13,30 circa, non di più sicuramente, comunque non più tardi delle ore 14,00”. …e che non era stato mai portato al piano superiore.” Vedi Relazione Commissione Parlamentare
“….Ricordo che il giorno del rinvenimento della salma ritenuta appartenere al Prof. Narducci Francesco, che voi mi dite essere di domenica 13.10.1985, io mi trovavo presso il cimitero monumentale di Perugia intento a terminare un funerale. Ricordo che verso le ore 10,30-11,00 fui invitato presso il telefono della portineria del cimitero in quanto c’era mio padre, ora deceduto, che voleva parlarmi. Mi recai, quindi, al telefono ed appresi da mio padre che dovevo recarmi immediatamente presso la villa di San Feliciano della famiglia NARDUCCI, in quanto lì si trovava la salma del Prof. Francesco. Poichè non conoscevo l’esatta ubicazione della villa, ricordo che mio padre mi disse anche che dentro l’abitato di San Feliciano mi avrebbe aspettato Moretti Nazzareno, titolare dell’impresa funebre di Magione, il quale mi avrebbe condotto sul posto. Partii immediatamente con la mia auto personale Mercedes/190 e mi portai a San Feliciano. Ivi giunto, sulla strada principale dopo la piazza, incontrai il MORETTI che era in compagnia di altre due uomini che di conseguenza ci avrebbero aiutato a vestire il cadavere. Caricai le suddette persone e ci recammo, su indicazione del MORETTI, alla villa, dove giungemmo alle ore 11,30 circa. Appena giunti all’interno della stessa mi venne incontro il Prof. Ugo Narducci, padre di Francesco, il quale mi indicò il posto dove dovevo vestire il cadavere che era un salone seminterrato dell’immobile dove si giungeva dopo aver percorso una piccola discesa. Ricordo che il cadavere si trovava all’interno di una bara di legno sistemata ancora sul carro funebre del MORETTI Nazzareno.
L’ufficio da atto che al Sig. MORARELLI Nazareno gli viene mostrata una foto, che sarà firmata dai sottoscritti verbalizzanti, la cui copia è parte integrante del presente verbale, raffigurante alcune persone che trasportano una bara e lo stesso, dopo attento esame, risponde: ” Riconosco, nella foto mostratami, la bara che quel giorno era dentro il carro funebre del MORETTI Nazzareno” I.l Sig. MORARELLI Nazareno continua la sua deposizione: “Abbiamo scaricato la bara dal carro funebre, l’abbiamo adagiata sul pavimento del salone sopra descritto ed abbiamo tirato fuori il cadavere adagiandolo sul pavimento. Nelle operazioni di cui sopra, oltre al sottoscritto, c’era il MORETTI Nazzareno e le altre due persone che erano con lui che non conoscevo assolutamente. Il cadavere si presentava in pessime condizioni in quanto era tutto gonfio e nero, emanava fetore ed era quasi irriconoscibile. Ricordo che il volto era scuro, quasi negroide e, almeno mi sembra, dalla bocca fuoriusciva del sangue misto ad acqua.
L’ufficio da atto che alle ore 11,02 interviene il Tenente Antonio Morra, Comandante del Nucleo Operativo.
Il Sig. MORARELLI Nazareno continua il suo racconto: ” Il cadavere presentava all’altezza della pancia, sopra il pube, delle bolle tipo “grattacacia” che facevano fuoriuscire delle mucosa. Posso aggiungere che il volto era quasi irriconoscibile, con due labbra enormi . Debbo precisare che in occasione di una mia deposizione dinanzi al P.M. Dott. Giuliano Mignini, il Magistrato mi aveva chiesto se io o qualche mio collaboratore avessimo messo un asciugamano di lino sul ventre del cadavere. Facendo riferimento alle bolle sopra indicate, ripensandoci successivamente, può essere che sia stato chiesto un asciugamano a qualcuno e che, quindi, lo abbiamo adagiato sul ventre del cadavere prima di vestirlo per impedire che i pantaloni si sporcassero. Quello che ricordo adesso con precisione è la presenza di una donna, presumo di servizio, che andava avanti e indietro offrendoci la sua collaborazione per la vestizione del cadavere; dico di servizio perchè era una donna che si muoveva bene nella casa. Non ricordo assolutamente l’età e la fisionomia di questa donna, ma posso dire che non fosse appartenente alla famiglia NARDUCCI. Abbiamo iniziato a vestire il cadavere e sicuramente ricordo di aver tagliato qualche indumento, forse la camicia, per farlo entrare al cadavere vista la sua mole. Appena ultimata la vestizione MORETTI e gli altri due sono andati via salutandomi, allontanandosi con la bara che precedentemente custodiva il cadavere, mentre la salma l’abbiamo lasciata sul pavimento in attesa dell’arrivo dell’altra bara, che ci aveva ordinato il Prof. Ugo NARDUCCI e che doveva portare Gabriele Barbetta. Voi mi chiedete se il cadavere era messo nella posizione in cui qualsiasi persona avrebbe potuto vederlo stazionando in quei luoghi adiacenti al seminterrato ed io vi rispondo di si perchè il cadavere era adagiato in terra sopra ad un telo o una coperta e non è mai stato spostato da quel punto. Di questo ne sono assolutamente certo. Terminata la vestizione, provvidi a chiamare il BARBETTA e questi, dopo circa un’ ora, è arrivato con la nuova bara modello Panò. Voi mi chiedete come abbia fatto ad avvisare il BARBETTA ed io vi rispondo che l’ho chiamato con il telefono della villa del prof. NARDUCCI che si trovava al piano di sopra rispetto al seminterrato dove era stata appoggiata la salma, vestita e ricomposta. Ricordo perfettamente che riponemmo, assieme al BARBETTA, mio padre Renato e forse il papà di Gabriele BARBETTA, il cadavere nella bara nuova. Siccome il prof. Ugo NARDUCCI voleva vedere il cadavere come fosse stato sistemato nella bara, abbiamo portato al piano di sopra, e cioè allo stesso piano dov’era il telefono, per far vedere un ultima volta il cadavere il prof. Ugo. La bara è stata adagiata sopra ad un catafalco di nostra proprietà in una stanza che si collegava, attraverso una scala, al seminterrato, almeno così ricordo. Il Prof, Ugo, in compagnia ad altre persone che oggi non ricordo chi fossero, mi ha chiesto di chiudere la bara. Rifacendo i calcoli potrebbero essere state le ore 12,30-13,30 circa, non di più sicuramente, comunque non più tardi delle ore 14,00. A questo punto la bara è stata chiusa e questo la dico per una serie di motivi: il primo è dovuto al fatto che il cadavere emanava fetore e che quindi doveva essere chiuso visto che si trovava in un’abitazione, a tal punto posso anche dire che ricordo di un signore, lì presente, il quale affermò che per motivi igenici la bara andava chiusa; il secondo motivo era che, vista anche la mia esperienza, che era disumano e non normale che si lasciasse un copro in quelle condizioni con la bara aperta. Posso anche dire che si è ritenuto di chiuderla perchè il Magistrato aveva deciso di restituire la salma alla famiglia e quindi non vi era più alcuna ragione di tenerla aperta. Ricordo, quindi, che la bara venne sigillata da me e da BARBETTA Gabriele. Venne sigillata a fuoco con lo stagno e questo lo ricordo perfettamente e con certezza assoluta. Arrivai a casa e mangiammo solo io e mio padre atteso che eravamo intorno alle 15,00 e visto che i nostri familiari avevano già mangiato. Ricordo di essere ritornato alla villa per portare un mazzo di rose che erano state ordinate telefonicamente, non ricordo se dalla famiglia NARDUCCI stessa, ma è probabile che siano stati loro. Ad esserci stato nuovamente in villa ci sono stato, non ricordo se la stessa sera di domenica o il giorno successivo. Quando arrivai in villa c’era il Prof. Ugo e il Dott. Gianni Spagnoli e la bara l’ho trovata sempre nello luogo ove l’avevamo sistemata e non ricordo se sopra vi fossero dei fiori. Sono ritornato alla villa il giorno stesso in cui fu celebrato il funerale alla chiesa di Via dei Filosofi. Siamo andati alla villa a prendere la bara io, BARBETTA e due dipendenti di cui non ricordo i nomi. La bara si trovava sempre al solito posto. Voi mi chiedete se quando ho portato i fiori la bara fosse chiusa e le rispondo assolutamente di si; la bara era chiusa così come l’avevamo chiusa noi. DOMANDA: Signor MORARELLI è sicuro di non aver mai riaperto la bara dopo la domenica? RISPOSTA: La bara è stata chiusa la domenica, è stata sigillata con il fuoco e con lo stagno e non è stata riaperta ne da me e nè da BARBETTA. DOMANDA: Secondo lei è possibile che qualcuno abbia potuto riaprire quella bara e l’abbia potuta richiudere? RISPOSTA: Assolutamente no, l’avrei notato. DOMANDA: Quando dal seminterrato, la domenica, avete portato la bara al lato di sopra, chiudendola poco dopo con lo stagno a fuoco, l’avete messa, sistemandola su di un cavalletto, ricorda che la bara fosse chiusa e solo dopo lei è andato via? RISPOSTA: Lo ribadisco ancora una volta che la bara era chiusa. La parte interna,m ripeto, era sigillata a fuoco, poichè zincata, e la parte esterna in legno completamente chiusa in quanto il coperchio era stato avvitato con le viti. DOMANDA: Quando è ritornato alla villa per ben due volte nei giorni successivi, ha notato se la bara fosse stata riaperta? RISPOSTA: Da quello che ho visto io e ci posso mettere le mani sul fuoco, la bara non era stata riaperta. DOMANDA: Secondo lei, vista anche la sua esperienza, è possibile che quel cadavere con quello stato di decomposizione venga messo alla vista delle persone presenti per farlo onorare la salma? RISPOSTA: Umanamente assolutamente no, ritengo vista la mia esperienza e visto il fetore di quel cadavere, che sarebbe stata una cosa da matti, soprattutto se lo facciamo vedere il giorno dopo. Questo lo dico perchè la salma subisce un ulteriore processo di decomposizione. DOMANDA: Ha altro da aggiungere o da modificare su tutto quanto espresso in questo verbale? RISPOSTA: Non ho altro da aggiungere o modificare….” Vedi: Nota Carabinieri 27 giugno 2007 pag. 173/174/175/1976
“Ricordo, quindi, che la bara venne sigillata da me e da Gabriele Barbetta. Venne sigillata a fuoco con lo stagno e questo lo ricordo perfettamente e con certezza assoluta. Arrivai a casa e mangiammo solo io e mio padre attesto che eravamo intorno alle 15,00… Ricordo di essere ritornato alla villa per portare un mazzo di rose che erano state ordinate telefonicamente, non ricordo se dalla famiglia Narducci stessa, ma è probabile che siano stati loro. Ad esserci stato nuovamente in villa ci sono stato, non ricordo se la stessa sera di domenica o il giorno successivo. Quando arrivai in villa c’era il Prof. Ugo e il Dott. Gianni Spagnoli e la bara l’ho trovata sempre nello luogo ove l’avevamo sistemata e non ricordo se sopra vi fossero dei fiori. Sono ritornato alla villa il giorno stesso in cui fu celebrato il funerale alla chiesa di Via dei Filosofi. Siamo andati alla villa a prendere la bara io, Barbetta e due dipendenti di cui non ricordo i nomi. La bara si trovava sempre al solito posto. Voi mi chiedete se quando ho portato i fiori la bara fosse chiusa e le rispondo assolutamente di si; la bara era chiusa così come l’avevamo chiusa noi.”. Vedi: Sentenza Micheli Pag. 241
Il cadavere presentava all’altezza della pancia, sopra il pube, delle bolle tipo “grattacacia” che facevano fuoriuscire della mucosa. Posso aggiungere che il volto era quasi irriconoscibile, con due labbra enormi. Debbo precisare che in occasione di una mia deposizione (..) il Magistrato mi aveva chiesto se io o qualche mio collaboratore avessimo messo un asciugamano di lino sul ventre del cadavere. Facendo riferimento alle bolle sopra indicate, ripensandoci successivamente, può essere che sia stato chiesto un asciugamano a qualcuno e che, quindi, lo abbiamo adagiato sul ventre del cadavere prima di vestirlo per impedire che i pantaloni si sporcassero. Quello che ricordo adesso con precisione è la presenza di una donna, presumo di servizio, che andava avanti e indietro offrendoci la sua collaborazione per la vestizione del cadavere; dico di servizio perché era una donna che si muoveva bene nella casa. Non ricordo assolutamente l’età e la fisionomia di questa donna, ma posso dire che non fosse appartenente alla famiglia NARDUCCI. Abbiamo iniziato a vestire il cadavere e sicuramente ricordo di aver tagliato qualche indumento, forse la camicia, per farlo entrare al cadavere vista la sua mole.
Appena ultimata la vestizione MORETTI e gli altri due sono andati via salutandomi, allontanandosi con la bara che precedentemente custodiva il cadavere, mentre la salma l’abbiamo lasciata sul pavimento in attesa dell’arrivo dell’altra bara, che ci aveva ordinato il Prof. UGO NARDUCCI e che doveva portare BARBETTA GABRIELE. Voi mi chiedete se il cadavere era messo nella posizione in cui qualsiasi persona avrebbe potuto vederlo stazionando in quei luoghi adiacenti al seminterrato ed io vi rispondo di sì, perché il cadavere era adagiato in terra sopra ad un telo o una coperta e non è mai stato spostato da quel punto. Di questo ne sono assolutamente certo. Terminata la vestizione, provvidi a chiamare il BARBETTA e questi, dopo circa un’ ora, è arrivato con la nuova bara modello Panò (..). Ricordo perfettamente che riponemmo, assieme al BARBETTA, mio padre RENATO e forse il papà di GABRIELE BARBETTA, il cadavere nella bara nuova. Siccome il prof. UGO NARDUCCI voleva vedere il cadavere come fosse stato sistemato nella bara, lo abbiamo portato al piano di sopra, e cioè allo stesso piano dov’era il telefono, per far vedere un’ultima volta il cadavere al prof. UGO. La bara è stata adagiata sopra ad un catafalco di nostra proprietà in una stanza che si collegava, attraverso una scala, al seminterrato, almeno così ricordo. Il Prof. UGO, in compagnia ad altre persone che oggi non ricordo chi fossero, mi ha chiesto di chiudere la bara. Rifacendo i calcoli potrebbero essere state le ore 12,30-13,30 circa, non di più sicuramente, comunque non più tardi delle ore 14,00. A questo punto la bara è stata chiusa e questo la dico per una serie di motivi: il primo è dovuto al fatto che il cadavere emanava fetore e che quindi doveva essere chiuso visto che si trovava in un’abitazione, a tal punto posso anche dire che ricordo di un signore, lì presente, il quale affermò che per motivi igienici la bara andava chiusa; il secondo motivo era che, vista anche la mia esperienza, che era disumano e non normale che si lasciasse un corpo in quelle condizioni con la bara aperta. Posso anche dire che si è ritenuto di chiuderla perché il Magistrato aveva deciso di restituire la salma alla famiglia e quindi non vi era più alcuna ragione di tenerla aperta. Ricordo, quindi, che la bara venne sigillata da me e da BARBETTA GABRIELE. Venne sigillata a fuoco con lo stagno e questo lo ricordo perfettamente e con certezza assoluta. Arrivai a casa e mangiammo solo io e mio padre atteso che eravamo intorno alle 15,00 e visto che i nostri familiari avevano già mangiato.
Ricordo di essere ritornato alla villa per portare un mazzo di rose che erano state ordinate telefonicamente, non ricordo se dalla famiglia NARDUCCI stessa, ma è probabile che siano stati loro. Ad esserci stato nuovamente in villa ci sono stato, non ricordo se la stessa sera di domenica o il giorno successivo. Quando arrivai in villa c’era il Prof. UGO e il Dott. GIANNI SPAGNOLI e la bara l’ho trovata sempre nel luogo ove l’avevamo sistemata e non ricordo se sopra vi fossero dei fiori. Sono ritornato alla villa il giorno stesso in cui fu celebrato il funerale alla chiesa di Via dei Filosofi. Siamo andati alla villa a prendere la bara io, BARBETTA e due dipendenti di cui non ricordo i nomi. La bara si trovava sempre al solito posto. Voi mi chiedete se quando ho portato i fiori la bara fosse chiusa e le rispondo assolutamente di sì; la bara era chiusa così come l’avevamo chiusa noi.
DOMANDA: “Signor MORARELLI, è sicuro di non aver mai riaperto la bara dopo la domenica?”
(..) La bara è stata chiusa la domenica, è stata sigillata con il fuoco e con lo stagno e non è stata riaperta né da me e né da BARBETTA.
DOMANDA: “Secondo lei è possibile che qualcuno abbia potuto riaprire quella bara e l’abbia potuta richiudere?”
(..) Assolutamente no, l’avrei notato.
DOMANDA: “Quando dal seminterrato, la domenica, avete portato la bara al lato di sopra, chiudendola poco dopo con lo stagno a fuoco, l’avete messa, sistemandola su di un cavalletto, ricorda che la bara fosse chiusa e solo dopo lei è andato via?”
(..) Lo ribadisco ancora una volta che la bara era chiusa. La parte interna, ripeto, era sigillata a fuoco, poiché zincata, e la parte esterna in legno completamente chiusa in quanto il coperchio era stato avvitato con le viti.
DOMANDA: “Quando è ritornato alla villa per ben due volte nei giorni successivi, ha notato se la bara fosse stata riaperta?”
(..) Da quello che ho visto io e ci posso mettere le mani sul fuoco, la bara non era stata riaperta.
DOMANDA: “Secondo lei, vista anche la sua esperienza, è possibile che quel cadavere con quello stato di decomposizione venga messo alla vista delle persone presenti per far onorare la salma?”
(..) Umanamente assolutamente no, ritengo, vista la mia esperienza e visto il fetore di quel cadavere, che sarebbe stata una cosa da matti, soprattutto se lo facciamo vedere il giorno dopo. Questo lo dico perché la salma subisce un ulteriore processo di decomposizione. Vedi: Sentenza Micheli Pag. 265/266