Stralci della testimonianza di Nazzareno Moretti proprietario dell’agenzia di pompe funebri di Magione. La sua testimonianza si riferisce al trasporto del corpo di Narducci alla villa di San Feliciano.
Dichiarava: “ricordo che la salma era grossa, enorme, era tutta la persona sproporzionata“. Vedi Nota Finale Gides 4 aprile 2007 Pag. 25
Tra le altre dichiarazioni rese, il MORETTI Nazareno, nel verbale del 09.06.2005, chiarisce che fu proprio il Questore a salire a bordo del carro funebre e lo individuerà con esattezza dopo che, nel corso della sua deposizione, gli verranno mostrate alcune foto effigianti le persone presenti sul pontile di Sant’Arcangelo. Nel verbale, infatti, dichiara:
“….Quella mattina dopo il mio intervento al molo di Sant’Arcangelo insieme al mio amico CESARINI Pierto, ora defunto, il Questore di Perugia, presente anch’egli sul molo, mi ordinò di portare il cadavere direttamente a Perugia presso l’obitorio. Il Questore salì a bordo del mio carro funebre e quindi partimmo alla volta di Perugia. Giunti nel territorio di San Savino, una signora giovane che si trovava sul ciglio della strada, ci intimò di fermarci e, parlando con il Questore sentii dire dalla donna le testuali parole:” HA DETTO MIO SUOCERO CHE LA SALMA DOVE ESSERE PORTATA ALLA VILLA DI SAN FELICIANO”. Su indicazione dello stesso Questore in quanto io non conoscevo la strada per raggiungere la villa, arrivammo in San Feliciano nell’abitazione dei NARDUCCI. Ivi giunti il Questore mi disse che non dovevo fare altro e che dovevo solamente scaricare la salma in terra, in quanto sarebbe sopraggiunta un’altra impresa funebre che si sarebbe occupata delle altre incombenze. Infatti, con la collaborazione di altre persone che ora non ricordo, scaricammo la salma in un vano posto al piano seminterrato della villa togliendola dalla cassa da recupero e l’adagiammo a terra. Non ricordo le persone presenti al momento in cui arrivammo alla villa. Ricordo solamente che, poco dopo essere entrati nella villa, non vidi più il Questore. L’ufficio da atto che al Sig. MORETTI Nazzareno gli viene mostrata la foto in originale, in bianco e nero, raffigurante tre uomini di cui uno indossante abiti civili (giacca e cravatta) e gli altri due indossanti uniforme dell’Arma dei Carabinieri. Della foto, contrassegnata dietro con la sigla 9CDE, vengono estratte due fotocopie che verranno controfirmate dai verbalizzanti. Il Sig. MORETTI, dopo attento esame, dichiara: ” Vedendo la foto non posso precisare se una delle persone effigiate sia il Questore o meno in quanto sono trascorsi già molti anni. Posso però affermare che l’uomo che salì con me nel carro funebre e che mi disse essere il Questore di Perugia e amico di famiglia dei NARDUCCI, era vestito come l’uomo, in abito civile, raffigurato nella foto mostratami.” DOMANDA: Ci può spiegare le modalità con le quale il Questore volle salire con lei nel carro funebre? RISPOSTA: Ricordo perfettamente e ci metto la mano sul fuoco che, quando misi la bara sul mio carro funebre chiesi alle Autorità presenti il documento per il trasporto e il transito della salma. A quel punto si fece avanti l’uomo che disse di essere il Questore il quale dichiaro:” IO SONO IL QUESTORE, NON SI PREOCCUPI PER IL DOCUMENTO, TANTO SALGO IO CON LEI NEL CARRO FUNEBRE, IL SUO COLLABORATORE LO FACCIA ANDARE DA QUALCHE ALTRA PARTE”. Dissi al mio collaboratore, CESARINI Pietro, di andare con qualcun altro a casa in quanto io avrei provveduto da solo. Quando partimmo per andare verso l’obitorio, a Perugia, scambiai qualche parola con il Questore il quale mi disse di essere amico di famiglia del defunto.
Io ero tranquillo perchè con il Questore vicino a me, pensavo che tutto fosse a posto. Come sopra detto, durante il tragitto, incontrammo la signora che pronunciò le frasi già descritte. Una volta arrivati in villa accadde quello che ho già descritto prima, relativamente al Questore. Voglio aggiungere che quando il Questore mi disse che sarebbe arrivata un’altra impresa funebre, io rimasi perplesso perchè non era mai accaduto prima un fatto del genere e cioè quello di dovere cedere ad un’altra impresa un lavoro che avevo iniziato io. Scocciato per questa cosa provvidi a togliere il cadavere dalla mia bara ed adagiarlo a terra. Ricordo che la salma era grossa, enorme, era tutta la persona sproporzionata. Una volta appoggiato il cadavere a terra non feci altro che ricaricare la mia bara sul carro funebre ed andarmene via in velocità perchè, come detto prima, ero dispiaciuto per come ero stato trattato. Voi mi chiedete se in tutti gli anni della mia esperienza lavorativa mi sia mai capitato una cosa del genere ed io vi rispondo che in cinquanta anni non è mai successo di essere stato mandato via da un’altra ditta, per volere della famiglia del morto, dopo che avevo iniziato le procedure del caso…..” Vedi: Nota Carabinieri 27 giugno 2007 pag. 163/164
L’uomo che salì con me nel carro funebre e che mi disse essere il Questore di Perugia e amico di famiglia dei NARDUCCI, era vestito come l’uomo, in abito civile, raffigurato nella foto mostratami.
DOMANDA: Ci può spiegare le modalità con le quale il Questore volle salire con lei nel carro funebre?
(..) Ricordo perfettamente, e ci metto la mano sul fuoco, che quando misi la bara sul mio carro funebre chiesi alle Autorità presenti il documento per il trasporto e il transito della salma. A quel punto si fece avanti l’uomo che disse di essere il Questore il quale dichiarò:
“Io sono il Questore, non si preoccupi per il documento, tanto salgo io con lei nel carro funebre, il suo collaboratore lo faccia andare da qualche altra parte”. Dissi al mio collaboratore CESARINI PIETRO di andare a casa con qualcun altro in quanto io avrei provveduto da solo. Quando partimmo per andare verso l’obitorio, a Perugia, scambiai qualche parola con il Questore il quale mi disse di essere amico di famiglia del defunto.
Io ero tranquillo perché con il Questore vicino a me, pensavo che tutto fosse a posto.
Come sopra detto, durante il tragitto, incontrammo la signora che pronunciò le frasi già descritte. Una volta arrivati in villa accadde quello che ho già descritto prima, relativamente al Questore.
Voglio aggiungere che quando il Questore mi disse che sarebbe arrivata un’altra impresa funebre, io rimasi perplesso perché non era mai accaduto prima un fatto del genere e cioè quello di dovere cedere ad un’altra impresa un lavoro che avevo iniziato io.
Scocciato per questa cosa provvidi a togliere il cadavere dalla mia bara ed adagiarlo a terra. Ricordo che la salma era grossa, enorme, era tutta la persona sproporzionata.
Una volta appoggiato il cadavere a terra non feci altro che ricaricare la mia bara sul carro funebre ed andarmene via in velocità perché, come detto prima, ero dispiaciuto per come ero stato trattato. Voi mi chiedete se in tutti gli anni della mia esperienza lavorativa mi sia mai capitato una cosa del genere ed io vi rispondo che in cinquanta anni non è mai successo di essere stato mandato via da un’altra ditta, per volere della famiglia del morto, dopo che avevo iniziato le procedure del caso. Voi mi chiedete se a quel momento qualcuno mi pagò per il servizio da me comunque prestato ed io vi rispondo assolutamente no, non mi dissero nemmeno grazie. Nessuno mi salutò, neanche il Questore. Andai via seccato per come ero stato trattato.
DOMANDA: Sig. MORETTI prendiamo atto che lei rimase dispiaciuto per come erano andate le cose quella mattina. Come mai lei, comunque, si offrì successivamente di andare a curare le pratiche amministrative relative a quel morto?
(..) L’ho fatto per amicizia nei confronti di MORARELLI.
(..) Non mi ricordo se fu proprio lui, o persone della sua impresa, ad incaricarmi di sbrigare le pratiche amministrative al Comune di Magione. Come accade ancora oggi in qualche occasione ci scambiamo dei servizi del genere con altri colleghi di altre imprese.
DOMANDA: Quando lei arrivò alla villa dei NARDUCCI per depositare il cadavere si ricorda se c’era anche una donna?
(..) Non mi ricordo chi era presente quel giorno né tantomeno se c’era una donna.
DOMANDA: Lei ha aiutato MORARELLI a vestire il cadavere?
(..) Assolutamente no. Come sopra detto, dopo aver scaricato il cadavere alla villa ho ripreso la mia bara e sono ritornato a casa. Prima di allontanarmi dalla villa ho visto arrivare il MORARELLI, da solo, ed aveva una borsa in mano. Quando lo salutai per andarmene MORARELLI mi disse che stava per arrivare alla villa anche il suo collaboratore BARBETTA con il carro funebre e la nuova cassa. Al momento del mio allontanamento, sicuramente prima dell’ora di pranzo, il BARBETTA ancora non era arrivato. Voglio aggiungere che ancora oggi non mi riesco a spiegare come mi sia stato dato e da chi, il foglio ISTAT con il quale si va al Comune per le pratiche funerarie. Dico questo perché io in villa non ci sono più andato e non ho parlato con nessuno e, quindi, non comprendo chi mi abbia portato questo documento necessario per le pratiche funerarie. Aggiungo anche che non ricordo a chi consegnai detti documenti e se questi furono consegnati da me o dagli impiegati comunali. Voi mi chiedete se MORARELLI mi abbia detto quando chiuse la bara, ed io vi rispondo che non abbiamo mai parlato di questo e quindi non sono a conoscenza di quando fu chiusa (..). Vedi: Sentenza Micheli Pag. 268/269
la salma era “enorme”.
Notoriamente dimensione tipica dei messicani tenuti a mollo.
Gli italiani invece in acqua si restringono.
nessuna salma, a mollo per 5 giorni, si gonfia, anzi. E’ notorio che un corpo che permane in acqua ha un ritardo nei fenomeni putrefattivi e è notorio che tendono a sbiancare, non a scurire. Vanno incontro al fenomeno della saponificazione, che è irreversibile e non può assolutamente sfociare in una successiva mummificazione. Quindi un corpo che ha una taglia 48 dopo 5 giorni in acqua ha comunque una taglia 48. Ai messicani succede la stessa cosa, sbiancano, a meno che non siano gettati in acqua in uno stadio avanzato di putrefazione.
Saponificazione???
1)
La saponificazione:
Consiste nella formazione di adipocera, un sapone insolubile, di aspetto lardaceo e untuoso e di odore sgradevole, prodotto dalla combinazione dei grassi neutri dei tessuti con sali di calcio e di magnesio presenti nell’acqua o nel terriccio umido in cui si trova il cadavere.
E’ indispensabile l’assenza di aria.
Il processo inizia dal tessuto sottocutaneo, quindi si diffonde al tessuto adiposo periviscerale.
La saponificazione si rende evidente DOPO ALCUNE SETTIMANE E SI COMPLETA IN 12-18 MESI
[Fonte]:
http://www.asci-trento-fzappaterra.it/ASCI/medicina%20legale/tana.htm
E se non piace quella fonte e se ne vuole ufficialmente governativa governativa:
2)
Se la sommersione si protrae PER ALCUNI MESI può aversi la saponificazione per formazione di adipocera
[fonte]: http://www.salute.gov.it/portale/temi/documenti/usmaf/formazione2015/22_file.pdf
Salve
No è corretto, la mia fonte dice la stessa cosa.
“Il processo completo richiede qualche mese, cinque o sei per completarsi. La tendenza alla friabilità
indica un periodo trascorso maggiore, mentre una saponificazione parziale si ha anche in poche settimane.
Spesso gli arti e altre strutture si possono sgretolare, anche a causa di processi putrefattivi iniziati prima
della macerazione”
Ed infatti non vi era saponificazione, all’autopsia di 10 anni dopo viene trovato parzialmente mummificato che è incompatibile con la saponificazione.
Il corpo del pontile non possiamo sapere se ha avuto saponificazione o meno data che l’autopsia non è stata fatta, ma dato lo stato edematoso e putrefattivo avanzato esprimo forti dubbi che abbia avuto saponificazione.
La mia indicazione riguardava genericamente i corpi che permangono in acqua e che vanno in una direzione e non verso quella riscontrata nel corpo del pontile.