L’11 Luglio 2005 rilascia testimonianza il Dr. Mario Tonelli dinanzi al Pubblico Ministero Dr. Giuliano Mignini sost., assistito, per la redazione del presente verbale, dal Luogotenente Vincenzo Laurizi del R.O.N.O. Carabinieri di Perugia, ovvero dall’Uff. di PG Tenente Antonio Morra, Comandante del Nucleo Operativo CC. di Perugia.
Questo il verbale: Inf. Dr. TONELLI Mario 11.07.2005
Questa la trascrizione:
Domanda: ” Lei ha esercitato al reparto di Ginecologia dell’ospedale di Foligno?
Risposta: ” Sì, da oltre 30 anni, da quando ho lasciato l’attività, cioè dal dicembre 1994. In pratica, ho iniziato la mia attività nell’ospedale di Foligno dal 1958-1959, dapprima come aiuto incaricato, poi come aiuto di ruolo del reparto di Ginecologia di cui è stato primario il Prof. Ugo Narducci. Io sono diventato a mia volta primario, alla partenza di quest’ultimo, prima come incaricato, poi, di ruolo.
Domanda: ” Ha mai conosciuto il figlio del Prof. Ugo, Francesco Narducci?”
Risposta: “Sì, l’ho conosciuto e posso dire che il padre aveva quasi una venerazione per questo figlio, perché lo riteneva dotato di qualità eccelse. Capitava molto saltuariamente, in ospedale e veniva a salutare il padre. Ricordo che non si fermava in sala operatoria dalla quale non era attratto, come diceva il padre. Mi pare che sul conto di questo giovane, sin da prima della sua scomparsa, circolassero notizie che lo coinvolgevano nei fatti delittuosi attribuiti al “mostro di Firenze”. Io queste cose le ho lette sulla stampa. Ricordo che, un giorno, tornato a casa dal lavoro, mia moglie, De Curtis Ernestina, mi avvertì che aveva chiamato il Prof. Narducci e che l’aveva avvertito che suo figlio Francesco non si trovava da qualche giorno. Mi disse anche che il Prof. Ugo le aveva chiesto di interessarsi, presso di me, perché facessi qualcosa.
Ricordo che quel giorno il Prof. Ugo non era venuto in ospedale, così almeno mi sembra e, d’altra parte, se fosse venuto in ospedale mi avrebbe avvertito di persona e non avrebbe avuto la necessità di chiamare mia moglie. Mi recai a casa del Prof. Narducci e lo trovai insieme alla figlia. Ricordo che, ogni tanto, compariva quest’ultima e lui cercava di tranquillizzarla, invitandola a pregare. Ricordo che il Prof. Narducci mi chiese di aiutarlo a ricercare il figlio che, secondo lui, era scomparso al lago dove avevano trovato la barca vuota. Inoltre, non ricordo se in quella occasione o qualche tempo dopo, il Prof. Narducci mi disse che, il giorno della scomparsa, Francesco aveva bussato al citofono dell’appartamento dei genitori, aveva parlato con la madre e le aveva detto che non poteva salire perché aveva fretta, dovendo andare al Lago. Questa cosa io la ricordo con certezza. Proprio per questo motivo, avevano cercato il figlio al lago. Non ricordo se lo stesso giorno in cui andai a trovare il Prof. Narducci o il giorno dopo, mi recai al lago insieme all’altro collega Piatti. Ricordo che ci portammo al molo di San Feliciano dove fu ritrovato poi il cadavere. Nazario Piatti mi disse anche che tornammo alla darsena di San Feliciano, una volta trovato il cadavere, ma non c’era più nessuno. Io ho sentito dire che il cadavere del Narducci era stato trovato a San Feliciano, ma non ricordo se ci tornammo una seconda volta, dopo il ritrovamento dello stesso”
Domanda: ” Ha sentito fare delle considerazioni da qualcuno dopo la morte del Narducci su quest’ultimo e sulla sua scomparsa?”
Risposta: ” Ricordo che, qualche tempo dopo la sua morte, in occasione di un convegno di ginecologia che si svolse nel locali del “Giò” di Perugia, dove consumammo anche i pasti, o in un’altra occasione, non ricordo bene, un ginecologo di Viterbo che ha sempre esercitato a Perugia di cui non ricordo ora il nome, ma che conosce anche Nazario Piatti, mi confidò che Francesco Narducci era coinvolto nella vicenda del “mostro di Firenze”. Alla mia osservazione risentita che, prima di fare affermazioni del genere, bisognava pensarci, il collega, che appariva assolutamente sicuro di quello che diceva, mi disse che, da molto tempo ormai, Francesco Narducci era sempre seguito nei suoi spostamenti dalla Polizia di Perugia, come gli aveva riferito un amico poliziotto.
Lui aggiunse che era sicuro che il Narducci fosse sempre seguito dalla Polizia. Il collega era assolutamente certo di quello che diceva. Ricordo che, quando parlammo, eravamo soli, ma questo collega, a quanto mi sembra, questa cosa la diceva un po’ a tutti, senza preoccuparsi di nulla. Mi riservo di indicare il nome del collega che era libero professionista e lavorava molto, quando mi verrà in mente il suo nome. Ricordo anche che, quando ne aveva necessità, portava le clienti all’Ospedale di Foligno “
Questo uno stralcio della testimonianza:
“Ricordo che, qualche tempo dopo la sua morte, in occasione di un convegno di ginecologia che si svolse nel locali del ‘Giò’ di Perugia, dove consumammo anche i pasti, o in un’altra occasione, non ricordo bene, un ginecologo di Viterbo che ha sempre esercitato a Perugia di cui non ricordo ora il nome, ma che conosce anche NAZARIO PIATTI, mi confidò che Francesco Narducci era coinvolto nella vicenda del ‘mostro di Firenze’. Alla mia osservazione risentita che, prima di fare affermazioni del genere, bisognava pensarci, il collega, che appariva assolutamente sicuro di quello che diceva, mi disse che, da molto tempo ormai, FRANCESCO NARDUCCI era sempre seguito nei suoi spostamenti dalla Polizia di Perugia, come gli aveva riferito un amico poliziotto. Lui aggiunse che era sicuro che il NARDUCCI fosse sempre seguito dalla Polizia. Il collega era assolutamente certo di quello che diceva. Ricordo che, quando parlammo, eravamo soli, ma questo collega, a quanto mi sembra, questa cosa la diceva un po’ a tutti, senza preoccuparsi di nulla”.
Vedi: Sentenza Micheli Pag. 84 e 846