Il 22 Agosto 2005 rilascia testimonianza Jorge Alves Emilia Maria.
Questa la sua testimonianza: 22 8 2005 testimonianza Alves Jorge Emilia Maria
Questa la trascrizione della testimonianza:
“Sono giunta in Italia nel 1958 e precisamente a Genova, dove sono rimasta alcuni giorni ospite da alcuni conoscenti. Successivamente mi sono trasferita a Firenze e se non ricordo male nel 1962 ho conosciuto l’avvocato Giuseppe Jommi, il quale lavorava presso lo studio dell’avvocato Roberto Baccani, ora deceduto. Nel 1963 sono nuovamente ritornata in Brasile in quanto la mia famiglia ha voluto che rientrassi in patria. Successivamente nel 1964/1965 sono ritornata nuovamente a Firenze e ho frequentato ancora lo Jommi, per poco tempo in quanto in quell’anno si è sposato, ed io ho troncato la mia relazione con lui. Giuseppe però non ha accettato che io troncassi la nostra relazione e quindi ha continuato a frequentarmi. Lo stesso infatti continuava a venire a prendermi a casa verso le ore 16.00 e con lui giravamo in auto sino alle ore 19.00 parlando. Preliminarmente, vorrei raccontarvi che sono a conoscenza che lo Jommi è alcolizzato infatti lo stesso beveva per darsi coraggio a fare le cose, è accaduto che io lo trovassi in studio, ubriaco fradicio, disteso a terra. Negli anni 80, ricordo che spesso pranzavamo insieme presso la trattoria “Da Tito” in via San Gallo, anche in queste occasioni lui beveva molto e successivamente quando mi riportava a casa ricordo che inveiva ogni qualvolta vedeva una coppia giovane in macchina. Giuseppe abbassava il vetro della macchina e iniziava ad offenderli anche in maniera pesante. Alla mia richiesta di spiegazioni lo stesso farfugliava che erano degli idioti, ma era sempre ubriaco. Altra cosa che ricordo, è che molti amici in comune che avevamo, e che frequentavamo separatamente, ma che frequentava anche la moglie di Giuseppe; che comunque è sempre stata a conoscenza della mia amicizia con il marito. Questi mi riferivano che spesso in pubblico la stessa sminuiva il consorte, asserendo che “non era un uomo”. Altro episodio che mi è capitato e che mi ha fatto stare male, fu quando al ristorante da Tito, Jommi mi infilò uno stuzzicadenti sul dorso della mano, subito però mi chiuse la ferita con la sua mano, impedendo al sangue sgorgare. Io per reazione versai il contenuto di un posacenere addosso a Giuseppe. Successivamente a questo episodio, lo Jommi, mentre ci trovavamo in casa mia, dove io avevo ricominciato a suonare il pianoforte, mi prese due dita della mano e tirandole indietro me le fratturò. Jommi si comportò in questo modo, ritengo perché fosse invidioso e forse anche perché, la sua parte femminile in quei frangenti era dominante. Ricordo anche che alcune nostre comuni conoscenti, a volte mi chiedevano se Jommi fosse un uomo virile. Preciso che queste donne, poi scoprivo che avevano avuto rapporti sessuali con Jommi, e che lo definivano impotente. Una volta ricordo che venne a casa mia a trovarmi, dopo che asseritamene era stato ad una cena con amici, la cosa strana fu che era completamente truccato in volto, tanto che dovetti lavargli il viso. Jommi era anche visibilmente ubriaco e dette come spiegazione il fatto che gli amici lo avevano truccato per divertimento. Nel 1980/1981, sono a conoscenza che Giuseppe Jommi frequentava spesso la città di Perugia, dove a suo dire aveva molti clienti.
A questo punto l’Ufficio da atto di dare lettura delle dichiarazioni rese in data 13 febbraio 2002 davanti al P.M. Dr. Paolo Canessa. La signora Alves, conferma quanto dichiarato, in quella data, precisando che il fatto che il Francesco gastroenterologo di Perugia, aveva saputo che insegnava ad Harvard, dalla madre dello stesso nel 1991 e che avrebbe dovuto partecipare ad un congresso molto importante. L’Ufficio da atto di mostrare alla teste nr. 6 riproduzioni fotografiche, numerate progressivamente dal nr. 1 al nr. 6, ritraenti un autovettura Citroen CX PALLAS. La Alves, dopo averle esaminate attentamente dichiara:
“ Io l’ho vista da sopra ed una sola volta, mi sembra che era verdolina, era chiara, non sono sicura che si tratti dello stesso modello di macchina, potrebbe anche essere quella, come, ripeto, io l’ho vista dalla finestra della mia casa al terzo piano, dovrei rivederla da sopra alla stessa altezza, sono comunque certa che fosse targata Perugia PG. Successivamente all’episodio in cui Jommi mi raccontò del suo amico medico di Perugia, bello e bravo, ricordo che sempre negli anni 80, in occasione di una conversazione con un amica di Milano, di nome Letizia, la stessa mi chiese notizie circa un uomo che insieme allo Jommi era andato a trovarla all’Isola d’Elba. La stessa ricordo che definì l’uomo che accompagnava Giuseppe come un uomo bellissimo, alto, biondo e con gli occhi chiari. Posso anche dire che lo Jommi frequenta l’Isola d’Elba, dove aveva un piccolo residence, in località Procchio. Il residence si chiama “NAPOLEON”. Vorrei precisare altri episodi, in cui mi sono trovata coinvolta, in relazione alle denunce da me presentata contro Giuseppe Jommi. Nei primi anni del 1990, io abitavo in via Jacopo da Diacceto nr. 40, e lo Jommi, una volta, mi entrò in casa, durante la mia assenza, portandomi via quasi tutti i miei documenti, dai quali risultava che io avevo consegnato al predetto tutti i mie soldi e anche delle lettere da lui scritte. Mi ricordo che della faccenda ne parlai con il Dr. Vigna, con il quale avevo una conoscenza di vecchia data, al quale raccontai l’accaduto e che il responsabile era sicuramente stato lo Jommi, ricordo che lo stesso mi disse: ”TU SEMPRE QUESTE COSE….. SE DEVI FARE QUALCOSA…. CERCATI UN AVVOCATO A BOLOGNA…. OPPURE A MILANO…….. O A ROMA”. Fu così che io mi rivolsi all’avvocato Zucconi o Zinconi di Bologna, il quale dopo aver letto le mie carte, telefonò a Firenze, credo a qualche studio di avvocati per sapere chi fosse questo Jommi. Ricordo che dopo la telefonata il legale cambiò atteggiamento nei miei confronti, tanto da dire che io non gli avevo consegnato nessun documento, nel contempo mi consigliò di fare due raccomandate della denuncia, non ricordo a chi, e mi consigliò di andare via da Firenze dopo aver fatto le raccomandate. E’ stato così che dopo circa un mese, riuscì a scrivere la denuncia che è stata depositata successivamente in Procura. Ricordo che la mia denuncia fu assegnata al Dr. Rinaldo Rosini, il quale mi fece sapere tramite il mio avvocato se fossi favorevole ad una perizia psichiatrica, io accettai e la effettuai da uno psichiatra nominato dalla procura. La perizia dimostrò le mie piene facoltà mentali. La mia denuncia fu quindi trasmessa al GIP Dr. Banci, il quale però la tenne ferma per un anno circa. Io mi decisi quindi ad andare a parlare con detto giudice. Ricordo che lo stesso mi disse che “loro non hanno voluto…….. Sa signora la giustizia è solo in cielo…..”. Nel frattempo io presentai numerosi ricorsi, e intanto la mia denuncia era stata trasmessa alla Procura Circondariale, dove io mi recai per vedere a che punto fosse la mia pratica. Ricordo che, chi si trovava in quell’Ufficio, dopo aver controllato al computer, disse che oltre alla mia denuncia risultava a carico dello JOMMI anche una guida in stato di ebbrezza. Dopo alcuni mesi sono ritornata nuovamente alla Procura Circondariale di Firenze e qui ho nuovamente chiesto informazioni sul mio procedimento, ma inspiegabilmente, a carico dello Jommi non risultava più la guida in stato di ebbrezza. Decisi quindi di andare a parlar con il Dr. Nannucci Procuratore, il quale sentito il mio racconto disse di non saperne niente, ma non mi sembrò sincero. Voglio precisare che in questo periodo io ho consegnato anche un esposto, dove mettevo in relazione lo Jommi Giuseppe con i Delitti del Mostro di Firenze. Lo consegnai direttamente in Procura e poi anche alla Polizia. Intanto la mia denuncia contro JOMMI, rimbalzava dalla Procura della Repubblica alla Procura Circondariale, tanto che decisi di chiedere un appuntamento con il Dr. Fleury. In tali incontri, che sono stati due, lo stesso mi disse chiaramente: “SENTA SIGNORA….. LO JOMMI NON PUO’ ESSERE PROCESSATO PENALEMENTE….”. io rimasi molto esterrefatta e feci presente al Magistrato che vi erano delle prove concrete, e lui mi rispose: “VALE PIU’ LA PAROLA DI LUI CHE LE PROVE CONCRETE…… INTENTI UNA CAUSA CIVILE!!!…….” Voglio aggiungere che io attualmente mi sento in pericolo, infatti abito in un appartamento di un privato al quale il Comune di Firenze paga l’affitto. Inspiegabilmente dal mese di dicembre il Comune ha smesso di pagare e in concomitanza a questo il Comune mi ha fatto sapere di volermi trasferire in un immobile dove si trovano tutte persone anziane “partite di testa”.
Si da atto che alle ore 18.20, il presente verbale viene interrotto in quanto la signora Alves si sente stanca ed affaticata, verrà riparto in data 23 agosto 2005 alle ore 14.00.