Il 23 Agosto 2005 rilascia testimonianza Jorge Alves Emilia Maria.
Questa la sua testimonianza: 23 8 2005 testimonianza Alves Jorge Emilia Maria
Questa la trascrizione della testimonianza:
“Giuseppe Jommi è una persona secondo me disturbata, anche se io non essendo un medico non posso fare una diagnosi. Posso dire che un episodio che adesso mi viene in mente e accaduto nel 1971 o 1972, mi trovavo a cena a Monteriggioni, in compagnia del Dr. Vigna, il quale telefonò alla sorella Roberta. Il Dr. Vigna riferì alla stessa che Giuseppe aveva avuto un incidente all’Isola d’Elba mentre si trovava in compagnia della moglie. L’impatto era stato talmente violento che Giuseppe uscì dal tetto della macchina. Io rividi lo Jommi dopo circa 5 o 6 giorni. In questo contesto lo Jommi continuava ad accusare dei mal di testa, io gli consigliai di farsi visitare ma lui lascio correre la cosa, fino a quando dopo circa un mese rimase paralizzato mi pare dal lato destro. Lo Jommi fu operato di urgenza in quanto nell’incidente si era formato al cervello un aneurisma che comprimeva il cervello stesso. Voglio precisare di essere a conoscenza che Giuseppe non sente dolore. Quando lo rividi dopo l’operazione lo stesso mi riferì che il Prof. Briani si era complimentato con lui per la perfezione del suo cervello. In un altro incidente successo successivamente fu sottoposto nuovamente a visita dal Prof. Briani il quale gli disse che aveva il cervello “in pappa”. Altro episodio che vorrei raccontare è accaduto nel 1981 o 1982. Lo Jommi era già sposato ed abitava a Bagno a Ripoli. Durante la giornata Beppe era stato a pranzo a casa mia, io abitavo in Lungarno della Zecca ed avevo un ingresso anche da via Tripoli nr. 35. Durane il pranzo lo Jommi aveva bevuto da solo, io sono astemia, un fiasco di vino da solo. Dopo aver pranzato lo stesso ricordo che effettuò una telefonata molto strana, in quanto non si capiva bene con chi parlasse, e immediatamente dopo mi disse che sarebbe dovuto andare via. Io rimasi molto meravigliata e lo feci anche presente a Giuseppe, il quale sapevo che aveva un appuntamento alle 17.00 al suo studio. Lui comunque se ne andò. Verso le ore 15.30/16.00, ricordo che ricevetti una telefonata da parte di Beppe, il quale con una voce molto strana mi chiese di andare a casa sua, ricordo che durante la telefonata in sottofondo sentii che vi era un uomo che parlava. Io comunque decisi di raggiungerlo a casa e con la mia macchina, arrivai a casa dello Jommi verso le 16.15, 16.30, suonai alla porta e la cosa stranissima e che lo Jommi venne ad aprirmi, completamente nudo, io rimasi molto sorpresa e lo dissi anche a lui, ma Beppe molto candidamente mi disse che aveva fatto una doccia, la cosa che mi colpì è che parlava atteggiando delle movenze femminili, sicuramente era ubriaco. Sono entrata all’interno della casa e sono andata a vedere in bagno se quello che mi aveva detto corrispondeva al vero, ma in bagno non vi erano tracce del fatto che lui avesse fatto la doccia. Poi lui si diresse verso la camera dove dormiva, lui dormiva in camere separate dalla moglie, e con mia sorpresa notai che il copriletto aveva una strisciata di sangue che partiva dal cuscino ed arrivava fino in fondo al letto. Ricordo che provai a toccare la macchia, ma era secca, domandai quindi allo JOMMI come mai vi era quella macchia di sangue e lui mi disse che si era fatto male ad un piede, ma io non notai nessuna ferita ai suoi piedi. Successivamente lui si addormentò pesantemente ed io rimasi chiusa in casa per circa tre o quattro ore, fino a che lui si svegliò e si decise ad aprirmi la porta ed io me ne andai, mentre lui rimase a casa. Ricordo che mi telefonò dopo qualche ora, domandandomi se avevo tolto una bottiglia di wiskey dalla sua macchina, io gli risposi di no e la telefonata finì. Vorrei ora raccontare un altro episodio che mi viene in mente al riguardo della casa dove abitava lo Jommi. Un altro episodio che vorrei citare e che mi viene in mente è il seguente: era il 1980 o il 1982, ed aspettavo che Jommi mi venisse a prendere a casa, ricordo che successivamente lui mi chiamò, dicendomi che avrebbe ritardato in quanto aveva del lavoro da fare in Ufficio. Io decisi di uscire ugualmente e di recarmi in via Strozzi nell’Ufficio di Giuseppe. Ivi giunta ricordo che riuscii a salire fino nello studio e sentì Beppe che parlava al telefono con qualcuno, con cui stava fissando un appuntamento vicino casa sua. Io affacciandomi nel suo studio notai che sulla scrivania aveva una copia del settimanale “LA PULCE” aperta ad una pagina. Ricordo che successivamente io me ne sono andata in quanto vedendomi lo Jommi andò su tutte le furie. Una volta scesa dallo studio mi recai immediatamente ad un edicola e comprai una copia della PULCE. Andando ad aprire alla stessa pagina, mi resi conto che vi erano tutti annuncia di uomini che cercavano altri uomini. Decisi quindi di appostarmi vicino casa dello Jommi, a Bagno a Ripoli e notai arrivare Giuseppe con la sua macchina, in compagnia di un uomo. Dopo averlo fatto scendere ed entrare in casa, io da sotto notai che dapprima Beppe e l’uomo andarono in cucina e successivamente si spostarono in camera da letto sono sicura della cosa in quanto io conoscevo la disposizione della casa. Dopo aver visto ciò mi allontanai. Ricordo che in un occasione, credo fosse gli anni 80, mi disse che una sua cliente di Perugia, tale Scopigni, voleva vendere un albergo a Perugia e Giuseppe mi disse di interessarmi alla cosa per mediare la vendita con un mio conoscente proprietario di numerosi alberghi in Italia. Non sono a conoscenza di altri frequentazioni perugine, anche perché lui non racconta mai niente di quello che fa, anzi vorrei precisare che quando lui dice che domani vedrà una persona, significa che ci sta andando in quel momento. Lo Jommi non ha mai avuto amicizie fisse a Firenze, in quanto va molto a periodi e più che altro il tutto è molto legato ad interessi. Fra le sue amicizie ricordo Michele Castelnuovo Tedesco, allora direttore della Fondiaria, che Jommi, mi diceva essere l’amante di sua moglie, mi diceva anche che un figlio sarebbe stato del Castelnuovo Tedesco. Altre amicizie erano tale Mammarella, credo professore di letteratura o storia all’Università Americana, anch’esso indicatomi dallo Jommi come amante della moglie. Ricordo che spesso mi diceva “ HA CAMBIATO”, per indicarmi che la moglie aveva un nuovo amante. Lui mi diceva che se ne accorgeva in quanto lui si accorgeva della moglie quando cambiava amante, dal modo in cui si vestiva e usciva. Aveva un amico fraterno che era l’avvocato Nicoloso, che lui era sovente chiamare con l’appellativo “I’ MERDA”. Questa Letizia di Milano, di cui mi chiedete, io l’ho conosciuta tramite lo Jommi, il quale conosceva sia lei che il marito. Di lei ricordo che era più vecchia di me, che abitava a Milano. Non ricordo altri particolari, posso solo dire che probabilmente potrei avere segnato il suo numero di telefono su qualche agenda, che mi riservo di controllare. Si, conosco Mario Spezi, in quanto ho letto un suo libro sulla vicenda del Mostro di Firenze, con la prefazione del Dr. Piero Vigna. L’ho anche conosciuto di persona e cioè credo fosse il 1990, quando scoprii che il fatto raccontatomi dalla Jommi l’8 settembre 1985, veniva scritto in questo libro dello Spezi in modo che poteva essere in relazione con gli omicidi del Mostro di Firenze. Lui venne a casa mia in via Jacopo da Diacceto nr. 40. Lui mi raccontò del discorso che quanto da me dichiarato era importantissimo in quanto la storia dell’omicidio io l’avevo saputa ancora prima che uscisse sulla stampa. Mi chiese anche informazioni sullo Jommi, tipo se avesse avuto un arma e se lo stesso avesse a che fare con la magia. Poi mi disse che avrebbe voluto farmi conoscere il Dr. Perugini. Dopo qualche tempo mi richiamò al telefono dicendomi che non se ne sarebbe fatto di niente in quanto il Mostro di Firenze era già stato individuato in un contadino che si trovava in carcere. Da quella volta non ho avuto più contatti con lo Spezi. Vorrei precisare che all’epoca del nostro incontro lo Spezi disse che tutto quello che io gli avevo raccontato lo avrebbe pubblicato in un articolo che mi fece anche leggere. Successivamente quando ci risentimmo, mi disse che l’articolo non glielo avevano fatto pubblicare. Ricordo anche che una volta il Dr. Canessa, nel periodo precedente al processo a Pacciani, lui riferì al mio avvocato che sarebbe stato il caso di non pubblicare nulla, in quanto poi sarei potuta essere in pericolo di vita, in quanto non aveva persone da metterle dietro le spalle per proteggerla. Il mio avvocato era Danilo Ammannato di Firenze. Rispetto all’episodio in cui mi disse che il mostro aveva ucciso un’altra coppia sono sicura che l’incontro con lo Jommi era avuto era il giorno 8 settembre 1985, erano le 19.00/19.20, era da poco finita la messa alla chiesa di piazza Santa Trinità ed io mi stavo recando a riprendere la macchina che avevo lasciato parcheggiata in piazza Davanzati. Ricordo che lo Jommi vestiva con un pantalone di colore beje ed una camicia azzurrina con le maniche arrotolate. Mi sono accorta che vicino alla mia macchina vi era anche quella di Beppe, era tutta sporca di terra ed era danneggiata ad un parafango, ricordo che all’interno vi era un vestito di lino da uomo color carta da zucchero. Io ricordo di essermi domandata di cosa ci facesse lì l’auto dello Jommi, in quanto era domenica, decisi di aspettare, dal momento che l’auto era tutta aperta ed io da qualche giorno non avevo più notizie di Beppe. Dopo qualche minuto ho visto arrivare lo Jommi, a passo molto lento che si appoggiò alla mia macchina. Io gli chiesi cosa ci facesse e lui dapprima mi disse che si trovava lì perché doveva fare una telefonata, io vedendolo strano gli dissi che non era stato al mare come mi aveva detto e gli chiesi dove fosse sparito per tanti giorni. E lui con tono lento mi disse solo che era stato in campagna, ma disse che non mi avrebbe detto dove. Poi disse “PER QUESTA NOTTE NON HO ALIBI….. IL MOSTRO HA COLPITO ANCORA NON L’HAI SAPUTO?……..” Il resto è stato da me già dettagliatamente raccontato in precedenti verbalizzazioni. Ribadisco che sono sicura del giorno in cui ho avuto tale incontro con lo Jommi. Voglio precisare che l’incontro con lo Jommi è durato circa mezzora, anche perché ricordo che io sono arrivata prima delle ore 20.00 al Ristorante da Cesare sul viale Spartaco Lavagnini, dove dovevo andare a mangiare. Al momento di salutarci lo Jommi mi disse che si sarebbe recato a Milano, dove si sarebbe trattenuto sino al mercoledì successivo, non mi disse ne dove sarebbe andato ne a fare cosa. Durante l’incontro la cosa che mi colpì e che era stranamente molto tranquillo, rispetto a come era invece nella norma in quel periodo. Vorrei precisare anche che lo Jommi era solito prendere analgesici, se ricordo bene prendeva pillole OPTALIDON con alcolici. Voglio aggiungere un’altra cosa che in questo momento mi viene in mente, e cioè sono a conoscenza che lo Jommi era solito girare a piedi di notte per la campagna, questo accadeva in particolare quando era ubriaco, e lo era talmente che in alcune occasioni, mi chiamava a casa, alle 5 o le 6 del mattino, dicendomi che si trovava in qualche posto e che si era scordato anche dove aveva lasciato la macchina. Io dovevo andare a prenderlo e con lui mettermi a cercare la sua macchina. E’ capitato che qualche volta si fosse addormentato all’aperto e veniva a casa mia tutto sporco di fango. Sono a conoscenza, che lo Jommi solitamente quando viene a Firenze, lascia la sua autovettura al posteggio dell’ospedale di Ponte a Niccheri, e da lì prende l’autobus alla fermata che si trova lì davanti per venire a Firenze. Voglio raccontare un episodio, per spiegare anche che tipo di clientela aveva lo Jommi: un giorno vidi uscire dallo studio di Giuseppe un uomo che si stava pettinando e chiesi chi fosse, Jommi mi riferì che era il marito della figlia dei Menarini, quelli della casa farmaceutica di cui Jommi era un legale, comunque mi raccontò che aveva curato le trattative per il rapimento del figlio da parte del padre. Lo Jommi ha frequentato San Casciano, almeno a suo dire in quanto vi si recava a trovare il suo amico Giorgio Lapi, avvocato che lavora insieme a lui e che abita da quelle parti. Con lui sapevo che lo Jommi, almeno da quello che mi diceva vi andava spesso in barca insieme. Anche quella volta che Letizia mi disse di aver incontrato lo Jommi all’Isola d’Elba, Giuseppe mi aveva raccontato di essere stato con lui in barca. Sono sicura che lo Jommi, anche se non me lo ha mai riferito, conosca il Dr. Ubaldo Nannucci, questa sicurezza me la da il fatto che lui conosce tutti o quasi i Magistrati Fiorentini, e il Dr. Nannucci è da molto tempo che si trova a Firenze. Inoltre come ho già raccontato nella verbalizzazione di ieri, è capitato che dal cervellone della Procura Circondariale, fosse sparito il precedente per ubriachezza per il quale era stato denunciato. Ma il rapporto più fraterno lo aveva con il Dr. Piero Vigna, al quale faceva visita spesso dicendo che ci andava a parlare quando si trovava in Questura. Secondo me ha usato Vigna per costruire la sua carriera. Negli anni 90, ho deciso di assumere un investigatore privato, di cui adesso non ricordo il nome, che aveva un agenzia a Firenze. Allo stesso detti l’incarico di andare a Perugia per prendere informazioni e su quanto era successo al medico di Perugia, deceduto al lago Trasimeno. Questo perché misi in relazione la morte di questo medico, e non ricordo come lo avevo saputo, con il medico di nome Francesco, che lo Jommi mi aveva rammentato nel 1982. In questo momento non ricordo proprio come avessi appreso della morte di detto medico, annegato al lago Trasimeno. Ricordo comunque che decisi di assumere l’investigatore e di mandarlo a Perugia. Ricordo solo che io dissi all’investigatore di recarsi a Perugia e di accertare se questa persona deceduta nel lago poteva essere collegata ai delitti del Mostro di Firenze. Dopo qualche giorno ricordo che l’Investigatore mi contattò telefonicamente e mi disse, che il medico in questione si chiamava Francesco Narducci, proveniva da una famiglia di medici, che era morto annegato nel lago Trasimeno, che era sposato con una della famiglia Spagnoli, con la quale si conosceva dall’infanzia, non era stata praticata l’autopsia, ma che non si poteva indagare su di lui perché qualcuno li aveva fermati, invitandoli a smettere le indagini. L’investigatore mi disse anche che un uomo sui 50 anni, il giorno del funerale aveva consegnato alla moglie un grosso mazzo di rose rosse. L’investigatore citò questo fatto come una cosa strana che aveva saputo.”
L’Ufficio da atto che la signora ALVES, consegna in fotocopia tre fogli e una busta, numerati dal nr. 1 al nr. 3 e siglati dall’interessata, riguardante le conclusioni della perizia psichiatrica da lei effettuata. Nr. 35 pagine numerate e siglate dall’interessata, riguardanti il procedimento contro Giuseppe Jommi, instaurato presso la Procura della Repubblica di Firenze.