Il 26 agosto 2005 viene depositata una perizia psichiatrica redatta dal Prof. Giovanni Battista Traverso su Mariella Ciulli. Vedi 22 dicembre 2008 motivazioni sentenza Silvio De Luca processo a Francesco Calamandrei Pag: 129
La perizia è stata disposta in quanto gli inquirenti volevano sentire la Ciulli in incidente probatorio. Il GIP dispose quindi, all’atto dell’incidente probatorio, una perizia psichiatrica che potesse accertare se Mariella Ciulli fosse in grado di testimoniare.
Il Prof. Traverso nel suo elaborato fa riferimento ad una prima consulenza, redatta dalla dott.ssa Lucia Astore l’11 settembre 2001.
Il Prof. Traverso nel suo elaborato fa riferimento ad un parere redatto redatto dal prof. Adolfo Francia, consulente della difesa dell’odierno imputato, riportata anche nella successiva perizia del prof. Traverso, che parla di “pensiero frammentato e incoerente”, adoperando termini quasi simili a quelli poi utilizzati nella parte medico-legale conclusiva della perizia del professor Traverso. In tal caso il prof. Francia ha riferito di “una mente caratterizzata da una chiara patologia psicotica”, richiamandosi all’episodio riferito dalla Ciulli, risalente all’anno 1968, che si riferisce al primo duplice omicidio in località Castelletti, per il quale a suo tempo intervenne sentenza passata in giudicato della Corte d’Assise di Firenze che condannava l’unico imputato Mele, riportato a lungo e dettagliatamente nel memoriale redatto dalla Ciulli nell’anno 1991. Vedi 22 dicembre 2008 motivazioni sentenza Silvio De Luca processo a Francesco Calamandrei Pag: 131
Queste le cartelle cliniche della Ciulli esaminate dal Prof. Traverso:
1. Cartella Clinica del Centro di Salute Mentale Infanzia – Adolescenza Firenze/3 del novembre 1985;
2. Relazione Clinica del MOM infanzia Adolescenza Fi/3 del 15-5-2001;
3. Relazione Clinica del MOM Infanzia Adolescenza Fi/3 del 15-2 2005;
4.Cartella Clinica del Centro di Salute Mentale del Servizio Salute Mentale della USL di Firenze 10/B dal 22-5-92 al 2005;
5. Cartella Clinica del ricovero dal 30-7-92 al 3-8-92 c/o Unità Sanitaria Locale 10/D di Firenze;
6. Cartella Clinica di ricovero dal 16-10-92 al 30-10-92 c/o Ospedale Santa Maria Annunziata della USL 10/h;
7. Cartella Clinica di ricovero dal 5-7-96 al 25-7-96 c/o Casa di Cura “Villa dei Pini”;
8. Cartella Clinica di ricovero dal 30-7-96 al 16-8-96 c/o Casa di Cura “Villa dei Pini”;
9. Cartella Clinica di ricovero dal 29-3-99 al 11-5- 99 c/o Casa di Cura “Villa dei Pini”;
10. Cartella Clinica di ricovero dal 13-12-99 al 19-1-2000 c/o Casa di Cura “Villa dei Pini”;
11. Relazione Clinica del 9-5-01 della dr.ssa Zani dell’USL di Firenze
Nella perizia del prof. Traverso si analizzava il memoriale della Ciulli laddove si sosteneva, in particolare che costei si sarebbe trovata in loc. Castelletti la notte del 22 agosto 1968, insieme al Calamandrei, in occasione dell’episodio omicidiario, aggiungendo che il Calamandrei avrebbe preso la bicicletta, appoggiata ad un albero, per portare il bambino nella casa dei contadini. La Ciulli riferiva, altresì, che mentre avveniva ciò c’era anche un signore con un pesantissimo mantello nero e un cappello nero (si era in pieno agosto…) il quale stava passando lì anche lui con una bicicletta; e poi aggiungeva che in quella occasione lei era stata portata in una casa, nella quale, oltre al Calamandrei, vi era anche altra gente, fra cui tale Piero Magi (poi identificato dalla P.G. quale, all’epoca, giornalista del quotidiano “la Nazione” e successivo direttore responsabile) il quale, insieme al Calamandrei, l’avrebbe narcotizzata.
Nel memoriale, poi, si riferiva che il Calamandrei, sempre con la Ciulli, sarebbe tornato il pomeriggio del giorno successivo e, cioè, del 23 agosto e che la macchina era ancora lì, aggiungendo che non c’era nessuno, e che il Calamandrei sarebbe entrato nell’autovettura e avrebbe preso un beauty case, nel quale, secondo una successiva dichiarazione, si sarebbe trovata una pistola calibro 22 del “Mostro”. Secondo la perizia redatta dal prof. Traverso – pag. 51 della relazione – “alla lettura del memoriale ci si accorge subito che i concetti espressi sono slegati, sfilacciati, incoerenti” aggiungeva che “la paziente è cronicamente affetta da un disturbo delirante di tipo persecutorio; è una diagnosi che è stata formulata in vari modi dalle strutture che l’hanno avuta in cura; alcune hanno parlato di parafrenia, alcune di disturbo psicotico, alcune di disturbo della personalità paranoide, psicosi, eccetera; comunque sia, risulta evidente, sia dalla lunga storia clinica della paziente, sia dalla conclamata sintomatologia caratterizzata da un delirio megalomanico di persecuzione e di riferimento, incentrato sulla convinzione, anche questa delirante, che il marito sia depositario di segreti del cosiddetto “Mostro di Firenze”, al pari del dottor Vigna e di altri personaggi”. La C.T. del prof. Francia sul punto evidenziava: “Il nucleo fondamentale del delirio sta proprio in queste convinzioni che l’hanno indotta a sporgere denunce” – pag. 53 -“a chiedere perquisizioni domiciliari, a stilare memoriali; le accuse che ha ‘mosso al marito sono frutto di confabulazioni a cui cerca di dare un alone di veridicità attraverso fili associativi che non reggono all’esame della realtà. Il memoriale del marzo ’91 rappresenta, nella struttura narrativa, nella costruzione e nel linguaggio, una chiara manifestazione di patologia in atto; emergono allusioni, fatti indimostrati e indimostrabili, che non reggono all’esame della realtà, come l’episodio del dottor Canessa”. A pag. 125 della relazione Traverso si legge testualmente: “A proposito dei fatti immediatamente precedenti l’episodio dell’omicidio del ’68, la paziente afferma fra l’altro che quella sera sarebbe dovuta andare al cinema, dove c’era anche Paolo Canessa, che era al cinema ad aspettare di entrare insieme al Vannucci. La paziente poi aggiunge: “Eravamo amici, io e Paolo, amici da bambini, abitavamo vicini di casa e si giocava insieme”, fatto, peraltro, questo dell’amicizia con il dottor Canessa, almeno in assoluto, plausibile, come spesso plausibili sono i contenuti a struttura coerente e sistematizzata dei soggetti affetti da disturbo delirante, specie paranoico, anche se, nel caso specifico, assai improbabile”.
Il prof. Traverso, poi, elencava tutti i dati della documentazione medica, partendo dall’anno 1985, riportando il contenuto del diario clinico del Presidio di San Felice a Ema – pag. 58 della sua relazione – : “La situazione emotiva di Mariella è fortemente improntata in senso depressivo; tutto questo le fa apparire coloro che la circondano come nemici e quindi consiglio alla signora Ciulli di farsi aiutare farmacologicamente in questo momento così delicato e di rivolgersi pertanto ad uno psichiatra”.
Nel successivo mese di giugno dell’anno 1988, altra relazione, come emerge dal diario clinico del Presidio di San Felice a Ema, dalla quale si evince che: “Compaiono sempre più massicciamente pensieri legati alle vicende del “Mostro””. A tal proposito deve evidenziarsi che in quell’anno avvenne la prima denuncia della Ciulli, che provocava una perquisizione nell’abitazione del Calamandrei, effettuata dal colonnello Rotellini e dal maresciallo Di Meo, alla ricerca dell’arma e dei “feticci”, che la Ciulli riferiva essere contenuti nel freezer (sul punto la Ciulli si soffermerà anche a pag. 88 del memoriale) e se ne parlava anche nel primo libro dello scrittore Mario Spezi, essendo attribuiti a un ginecologo, tale prof. Gentile, il quale avrebbe inserito i feticci nel suo freezer. Nella citata relazione si affermava che “questo pensiero stia diventando una ossessione; le cose che dice di ricordare sono frammentarie, confuse”.
Altra relazione, contenuta nel diario clinico del Presidio di San Felice a Ema frequentato dalla Ciulli, redatta dalla Dott.ssa Adima Ringressi nel gennaio 1989 che recitava testualmente: “Mi ha riferito di avere avuto bisogno di andare a parlare alla S.A.M., Squadra Anti Mostro, perché i pensieri che le assillavano la mente potessero essere valutati e sperando che le potessero togliere quella idea fissa”. Sempre dal diario clinico del Presidio di San Felice a Ema nel successivo maggio 1990 si riferiva: “I pensieri di Mariella sono sempre più di tipo immaginativo; compare qualche idea delirante”, riportato a pag. 60 della relazione del prof. Traverso.
Ed, infine, nel giugno 1991 altra relazione evidenziava: “Mariella si è comunque finalmente decisa ad affrontare un po’ seriamente una cura farmacologica, è seguita dal Servizio di Psichiatria di Zona”. Occorre sottolineare come nell’anno 1991 vi erano state numerosissime denunce della Ciulli alla S.A.M. 47.
Infine, essendo divenuto di dominio pubblico che il Pacciani era stato iscritto nel registro degli indagati ed era uscito dal Carcere, quello stesso anno la Ciulli si era recata a far visita anche al Pacciani.
Il prof. Traverso riporta anche – pag. 81 della sua perizia – due certificazioni delle specialiste del Presidio di San Felice a Ema, vale a dire della dott.ssa Ringressi e della dott.ssa Chelazzi.
Prima ancora, vi era stata una certificazione della dott.ssa Zani, direttrice di un centro di psichiatria della A.S.L., che aveva sempre seguito la Ciulli sin dal 1991, secondo cui: “La signora Ciulli Mariella è seguita continuativamente dal nostro servizio, fino dal 1992, in seguito ad un primo ricovero in turno medico durante il quale fu già verificato, sulla base di alcune consulenze specialistiche, un disturbo delirante cronico, già in passato era stata in trattamento psicoterapico per disturbi comportamentali. Da quel primo ricovero la signora è in terapia con neurolettici e talvolta con cicli di antidepressivi. Anche nella famiglia di origine, soprattutto due fratelli, sono descritti con disturbi del carattere. Ha sempre lavorato con il padre, mostrando spesso atteggiamenti bizzarri e contraddittori, alla base dei quali è emerso un deliro megalomanico con temi persecutori che tuttora permangono aggravati”.
Estratto del certificato medico del 15.5.2001, redatto dalla dott.ssa Chiara Chelazzi: “La signora si è presentata al nostro servizio per problemi del figlio minore nel novembre dell’85. Nei colloqui emersero elementi che lasciarono pensare all’opportunità di un intervento psicoterapeutico, rivolto anche alla signora stessa…La signora aveva portato il figlio Marco, minore, perché pensava che lui avesse dei problemi da dover essere trattati con psicoterapia”. “Il sintomo iniziale più evidente era rappresentato da una sindrome D.A.P., Disturbo di Attacco Panico. Nel corso della terapia si andò via via sempre più manifestando disturbo di alterazione dell’affettività e del tono dell’umore, sia nel senso della depressione che nel senso dell’esaltazione. Col passare del tempo il pensiero della signora divenne ossessivamente rimuginativo, con spunti deliranti e persecutori”, adoperando quest’ultima espressione, identica a quella riportata nella C.T. del professor Francia : “che facevano pensare aduna psicosi schizo-affettiva di tipo depressivo. Fu così consigliato alla Ciulli di rivolgersi ad uno psichiatra per farsi sostenere anche farmacologicamente. La signora inizialmente accettò, ma dopo ci furono momenti di rifiuto di qualsiasi cura. Le sedute si diradarono fino ad interrompersi nell’anno ’92”.
Vi è poi la certificazione medica del 15 febbraio 2005, a firma della dott.ssa Adima Ringressi, ancora insieme alla dott.ssa Chelazzi, le quali riferivano: “Nel novembre del ’95, nel momento della presa in cura con sedute di psicoterapia, la signora Mariella Ciulli presentava sindrome di disturbo D.A.P. collegata a sentimenti di ansia e di separazione che la signora aveva sviluppato in relazione a vissuti problematici e ambivalenti nei confronti delle figure genitoriali. Cominciano a comparire modalità di pensiero di tipo rimuginativo collegato a forti stati d’ansia che, verso l’88-’89 assunse caratteristiche di pensiero ossessivo. Nel ’91 il pensiero della signora Ciulli virò in maniera fortemente patologica con la comparsa di deliri di persecuzione.
il prof. Traverso arrivava alle considerazioni medico-legali e alle conclusioni (pag. 117): “Dal punto di vista psicopatologico la Ciulli è affetta da lunga data da una sindrome delirante e allucinatoria crenica, sviluppatasi su una iniziale sintomatologia ansiosa, poi virata in un turbe francamente ossessivo con emergenza di spunti deliranti persecutori”. Nella successiva pag. 118 si riferiva: “La paziente sembra avere sperimentato elementi di grosso disagio psichico fin dalla prima infanzia”. “Nel diario clinico dell’ottobre dell’anno ’92” – pag. 120 – “la paziente data l’inizio dei suoi problemi nel 1979, quando, a seguito della morte per TBC di una sua amica, cominciò a sviluppare timori patologici, a soffrire di turbe psichiche e ,contemporaneamente al deterioramento del rapporto con il marito, a sviluppare il convincimento delirante del coinvolgimento del marito nella vicenda del “Mostro di Firenze””, A pag. 122: “Tutto questo che lei dice le fa apparire coloro che la circondano come nemici”. Poi più avanti si evidenziava: “appare come una grave malata cronica, caratterizzata innanzitutto da un certo apprezzabile deficit della sfera intellettiva, cognitiva, compromissione dell’attenzione, della memoria, etc.; a livello del contenuto del pensiero, soprattutto in riferimento al cosiddetto “Mostro di Firenze”, si evidenzia una costruzione delirante che ingloba, nella narrazione della paziente, non solo il marito ma anche e soprattutto si direbbe il dottor Vigna, nonché il padre della stessa ed altri personaggi” – pag. 124.
Le conclusioni del prof. Traverso erano le seguenti: “sull’idoneità o meno a Testimoniare, nessuna idoneità perché affetta da grave disturbo delirante cronico, che produce gravissimi difetti del giudizio e della critica e che induce in lei anche un apprezzabile, seppur non grave, decadimento mentale”.
Vedi 22 dicembre 2008 motivazioni sentenza Silvio De Luca processo a Francesco Calamandrei Pag: 133 134 135 136 137 138
Ultima conclusione sul quesito se l’insorgenza della malattia mentale, nel momento in cui veniva clinicamente visitata nel 2004-2005, fosse compatibile con una percezione originaria del reale non viziata e se vi fossero spazi della ciulli nel momento in cui costei non accusava il marito, ma lanciava accuse in varie direzioni – nella eventuale infermità mentale per esami e percezioni autentici, anche se parziali o a tratti”. Il prof. Traverso concludeva, circa la prima domanda, in relazione al Quesito secondario: “Si può rispondere affermativamente, in senso in via generale, ma per il Caso specifico Ciulli ritengo” – pag. 130 – “e il mio giudizio è Suffragato da dati oggettivi contenuti nell’amplissima documentazione medica esaminata, che il racconto che la paziente Ciulli fa dei fatti del ’68, tanto per fare un esempio, scaturisca e si sviluppi con buona probabilità da un’interpretazione distorta francamente patologica della realtà. Circa la seconda domanda si ritiene” – pag.131 -” di poter affermare che nella genesi e nella successiva elaborazione delle vicende narrate a terze persone, ovvero descritte nel memoriale, fossero già presenti elementi fortemente patologici legati allo sviluppo del disturbo delirante cronico dal quale anche attualmente ella risulta affetta, atti ad inficiare la sua realistica percezione ed un corretto esame di realtà degli anni ’88-’89-’90-’91 e seguito”.
Occorre ora esaminare le considerazioni che, nel contraddittorio delle parti, con l’intervento del Giudice delle indagini preliminari, il professor Traverso ha dato come spiegazione delle sue argomentazioni contenute nella relazione scritta. nel corso dell’esame del perito il Gip chiedeva di esplicare quali fossero i criteri che aveva adottato per arrivare alle sue conclusioni. A pagina 17 della trascrizione dell’incidente probatorio, dell’esame del perito, il prof. Traverso affermava: “Nel valutare le risultanze dei colloqui ho tenuto conto evidentemente e ho trasfuso nella mia relazione perché venisse dimostrato tutti gli atti… ho tenuto conto di tutti gli atti che mi sono stati consegnati e soprattutto dell’amplissima documentazione Medica, dato che una parte dei quesiti riguardava anche lo stato psichico anteriore della Signora e questa documentazione ritengo sia stata molto importante anche per fare una ricostruzione storica della malattia cronica, lungamente cronica, sofferta dalla signora”. Si proseguiva, a pag. 18: “La Ciulli è affetta da lunga data, il primo in turbe di tipo ossessivo e poi con emergenza di spunti deliranti persecutori che fecero pensare ad una psicosi schizo-affettiva”. Pag. 19: “Questa è una diagnosi che si rileva in alcune certificazioni, da quelle persone, da quei sanitari che videro quella signora diciamo in prima battuta”.. “adesso non c’è quella coerenza – pag. 21 – pur all’interno del delirio, che probabilmente era propria della situazione di alcuni anni fa. Abbiamo riscontrato questo disturbo delirante cronico, che io qui dico è insorto all’incirca una ventina di anni fa sulla base di una personalità premorbosa caratterizzata da tratti paranoidei, che sono sospettosità, diffidenza, rigidità, eccetera, e qui la documentazione medica ci è stata di grande aiuto” – pag. 23 – “e di capire che già allora, già moltissimi anni fa, le esperienze familiari erano state profondamente disturbate”, Pag. 26: “Oltre la documentazione nella genesi viene dato peso sia a fattori di tipo genetico-costituzionale, più latamente biologico e poi a fattori psicologici. Oltre la documentazione medica abbiamo tenuto conto anche di tutte le perizie e consulenze e quindi anche di tutta la documentazione psichiatrico-forense e medico-legale”, pag. 27. A domanda del Gip, il perito rispondeva a pag. 29: “Il problema della genesi: questo è abbastanza secondo me ben visibile nella documentazione medica che ho citato, in particolare diario clinico ottobre ‘92”. Pag. 30: “La paziente racconta di aver visto a casa una pistola e di aver pensato e di aver pensato che il marito fosse il custode dell’arma del “Mostro”. Il problema dell’aggancio fra la realtà e la patologia qui secondo me va considerato in modo molto particolare, nel senso che è una persona che a un certo punto della sua vita e sulla base di interpretazioni deliranti, anche se collegate a qualche elemento di realtà, non dimentichiamo che il paranoico sviluppa il proprio delirio anche a partire da elementi che possono avere anche un certo aggancio nella realtà, però poi interpreta questo fatto, che può essere un fatto del tutto banale, che non c’entra niente in realtà, e lo ingrandisce e lo sviluppa”. “Per esempio, ad un certo punto, sulla base del fatto della conoscenza di questa arma” – ancora pag. 30 – “comincia a maturare il dubbio che questa arma sia collegata a che il marito sia depositario dell’arma del “Mostro” e allora va, nella sua patologia, a tentare di ricostruire nelle esperienze passate, anche di molti anni precedenti, quello che potrebbe essere successo, quindi “- pag. 31 -” si costruisce retrospettivamente tutta la vicenda, ma io ritengo che, da questo punto di vista, se anche nello psicotico ci possono essere, ovviamente, degli aspetti del reale che vengono mantenuti, in questo specifico sviluppo patologico è un qualche cosa che ingloba nel delirio la ricostruzione, cioè non esiste un elemento di realtà. Che so, si parla del delitto del ’68 nel memoriale, che erano in macchina e che è successo tutta una serie di cose che sono successe, ma secondo me in realtà questa è tutta una sua ricostruzione”. Ancora: “In realtà questa è tutta una sua ricostruzione. lo ho pensato molto a fondo, ho valutato attentamente, dal punto di vista psichiatrico, gli elementi che avevamo posti dagli atti, che venivano posti dagli atti. Quella documentazione medica” – pag. 32 -“che è data di allora, attraverso qualche elemento di realtà che può di fatto essere presente nella sua storia, riguarda una sua ricostruzione; quando a lei si chiede di cosa andava a dire alla signora Sali Morella, dice “ricostruivo il 68″, cioè le viene il dubbio, ed il dubbio è alla base del delirio, l’idea ossessiva, la patologia psichiatrica comincia con il dubbio. Gli elementi che abbiamo avuto a disposizione non si riesce a pensare, a ricostruire, al fatto che sia davvero esistita quella sera, quei comportamenti, la pillola presa, la cartomante che ti dà la pillola sono tutti elementi che vengono anche nel delirio, il fatto che ad un certo momento pensava che nei bar” – pag. 33 – “somministrassero delle pillole che mettevano nel caffè e la signora, sulla base di alcuni elementi di un momento, ricostruisce una serie di situazioni che poi, evidentemente, è anche nel certificato, una serie di situazioni che leggeva sul giornale, perché era, come dire, alla ricerca di notizie; si è fatta accompagnare più volte dal marito della Sali sul luogo del presunto omicidio duplice del ’68, dico, è tutta una ricostruzione patologica, perché oggi, da matta, fra virgolette, da psicotica, cerca di ricostruire un qualche cosa, cioè non è che lo ricostruisce da sano, va alla ricerca di un’esperienza evidentemente avuta, ma nel suo sviluppo delirante; è tale il suo sviluppo delirante, che non riguarda la attualità. Lei va a ricostruire nel passato”- pag. 35 -“qualcosa che ha attinenza con quello che lei pensa in termini deliranti, quindi se lei pensa che il marito sia depositario dell’arma del “Mostro”, e quindi pensa che il marito sia il “Mostro di Firenze”, va alla ricerca della prova. Il delitto di Signa le fa ricostruire una ipotetica sera, voglio dire, non è che i posti e i luoghi non esistono, è chiaro che esiste una casa, che esiste un ponticello. Il documento memoriale è un documento molto confuso, io ho ascoltato la cassetta, anche se mancano alcune parti e non so perché. Lo stesso documento, a ben vedere, a ben esaminare, contiene delle situazioni di confusione e di dimostrazione di una patologia psichiatrica in evoluzione, ma già fortissimamente connotata, sostanzialmente una paranoia” – pag. 36. A quel punto il consulente del Pubblico Ministero introduceva un ulteriore argomento: il perito, per affermare che la Ciulli all’epoca era farneticane, delirante, ed inattendibile, aveva esaminato la Ciulli e quindi aveva tratto la conclusione secondo cui la Ciulli, essendo in quel momento delirante e farneticante, doveva esserlo anche all’epoca delle prime sue propalazioni, parlando del cosiddetto “effetto alone” – pag. 37. Il prof. Traverso rispondeva: “Circa l’effetto alone, cioè quello che vedo oggi dice va bene anche per allora, no, la amplissima documentazione medica che fa tutta la storia, permette di escluderlo. Esiste una elevata probabilità, la certezza è solo del delirante, che l’interpretazione clinica che stiamo dando, che è poi quella che da vent’anni danno i medici, gli psichiatri che l’avevano vista, sia di quel tipo, cioè sviluppo delirante, che è parte della interpretativa” – e a pag. 38 -“che non è ancora delirio; il “viraggio” si situa attorno all’88, in senso patologicamente grave e anche di spunto interpretativo, non solo di ossessione”. “Quindi situazione pre-psicotica in cui c’è ancora un certo controllo della realtà, ma quando questa situazione si perpetua per due-tre volte, allora questo dubbio diventa sempre più una situazione di irreale, si va a cercare la prova, cioè altri elementi che corroborino il dubbio;” – pag. 39 – “è questo lo sviluppo, che non è dall’oggi al domani, ma prende un certo tempo per diventare delirio”. “Prende un certo tempo per diventare delirio. In questa fase l’interpretatività è già patologica, ha tutte le caratteristiche della verosimiglianza”…”In questo caso, fortunatamente, abbiamo tutta una storia, i diari che ho citato… che ho citato sono estremamente importanti per la ricostruzione storica della malattia. Devo dire che da questo punto di vista esprimo piuttosto chiaramente il fatto che ho ben pochi dubbi. Poi, ovviamente, se vengono riscontrate prove oggettive”…”Ma proprio perché dall’85 ci sono diari clinici di sedute psico-terapeutiche” – pag. 44 -” di colloqui, dettagliatamente, quello che la signora riferiva, ci sono anche situazioni’ e quindi a pag. 46: “Del ’68, sembrerebbe che lei non conoscesse nemmeno il marito” invece si apprendeva che la Ciulli si era sposata nel ’69 e non nel ’70, e quindi nell’anno 1968 costei poteva aver effettivamente conosciuto il marito nel ’68.
Il prof. Traverso ha riferito che i dati obiettivi per ricostruire la storia della Ciulli erano i segmenti: annotazione colonnello Rotellini dell’88, perquisizione; interrogatorio della Ciulli da parte del dottor Canessa del 1991 circa il delitto del ’68; coinvolgimento del dott. Vigna, sempre dell’anno 1991, anno del memoriale. “Quando ho risposto al Giudice ” – prof. Traverso pag. 50 – “dicendo che il pericolo dell’effetto alone era il nucleo centrale da dirimere è stato, nella mia interpretazione, non solo tenuto conto ma in qualche modo esaminato e concluso rispetto alla documentazione fornitami”.
Vedi 22 dicembre 2008 motivazioni sentenza Silvio De Luca processo a Francesco Calamandrei Pag: 139 140 141 142
Questo uno stralcio sulle conclusioni:
“Ritengo, e il mio giudizio è suffragato da dati oggettivi contenuti nell’amplissima documentazione medica esaminata, che il racconto che la paziente fa dei fatti del 1968, tanto per fare un esempio, scaturisca e si sviluppi con buona probabilità da un’interpretazione distorta e francamente patologica della realtà… Circa la seconda domanda si ritiene di poter affermare che nella genesi e nella successiva elaborazione delle vicende narrate a terze persone, ovvero descritte nel memoriale, fossero già presenti elementi fortemente patologici legati allo sviluppo del disturbo delirante cronico del quale anche attualmente ella risultata affetta, atti ad inficiare la sua realistica percezione ed un corretto esame di realtà negli anni ‘88 ‘89 ‘90 ‘91 e seguito.“
“… sull’idoneità o meno a testimoniare, nessuna idoneità perché affetta da grave disturbo delirante cronico, che produce gravissimi difetti del giudizio e della critica e che induce in lei anche un apprezzabile, se pur non grave, decadimento mentale.“