Il 12 Ottobre 2005 rilascia testimonianza Valerio Pasquini.
Questa la testimonianza: PASQUINI Valerio testimonianza 12_10_2005
Questo uno stralcio della testimonianza:
“Nei giorni scorsi rimettendo a posto una stanza della mia abitazione ho ritrovato casualmente l’agenda in cui avevo scritto alcuni appunti che io ho scritto e relativi alle mie indagini private sul caso della morte del professor Francesco Narducci e ho deciso di presentarmi presso i vostri Uffici, ritenendo che quanto da me appuntato su tale agenda potesse servirvi per le indagini che state conducendo. L’agenda in questione ve la consegno spontaneamente, è di colore marrone in similpelle con marchio impresso della Cassa di Risparmio di Firenze, è relativa all’anno 1992, ma quanto trascritto inerente alle mie indagini è stato fatto nell’anno 1993. Voglio precisare che io ho iniziato a fare i miei accertamenti sul caso della morte del Narducci se non ricordo male il 5 febbraio 1993, andando personalmente a Perugia. Per prima cosa ho contattato le impiegate dell’ufficio anagrafe di quel comune, qui, come viene riportato anche nella prima pagina degli appunti, ho segnato il nome e cognome delle persone da me contattate e che risultano essere Emilia Cataluffi – tel. 075/5170271 e Alberati Silvana tel. 075/5773860. Queste due donne mi confermarono l’esistenza di sospetti sulla morte del Narducci, da parte dell’opinione pubblica. Le stesse poi mi riferirono altri particolari che ho annotato all’inizio della pagina del 6 febbraio. Più sotto, ho riportato alcune informazioni che mi furono date da PACIOLA Sandro, infermiere presso il reparto di gastroenterologia di Perugia già dal 1981 e che conosceva bene il Narducci Francesco. In fondo alla pagina ho scritto le informazioni relative al giorno in cui Narducci scomparve, informazioni ricevute da Paciosa Sandro e confermatemi in un secondo tempo anche da PIFFEROTTI Beppino, anche questo, all’epoca, infermiere nello stesso reparto. Dalla pagina datata 8 febbraio in poi, ho appuntato una serie di domande che nell’occasione avrei riproposto alle persone che avrei incontrate. Alla pagina del 13 febbraio ho riportato le seguenti parole: “si dice che lei (Francesca) aveva paura quando lui era fuori – si sarebbe confidata con i vicini di casa”. Con tale affermazione intendevo sottolineare che questo è scaturito da alcune confidenze, che purtroppo ora non ricordo esattamente, posso supporre che queste mi siano state fatte da una delle due inquiline dell’immobile abitato dal NARDUCCI Francesco, che ho contattato. Sempre nella stessa pagina mi pongo delle riflessioni da fare, in merito alla autopsia non effettuata. Nella pagina dell’14 febbraio ho scritto un appunto relativo alle confidenze fattemi dal Paciola, in merito all’esposizione e la successiva tumulazione della salma. In merito ricordo che lo stesso Paciola mi riferì particolari sulla esposizione, che non venne fatta in quanto la salma fu tenuta in uno scantinato della villa di San Feliciano e successivamente trasportata al cimitero senza l’usuale trasporto. Nella pagina successiva ho appuntato delle mie riflessioni sul defunto Narducci e sui vari collegamenti che poteva avere con le indagini che in quel periodo venivano effettuate all’ospedale di Ponte a Niccheri. Pagina datata 17 febbraio ho scritto a lapis “n.b. non farne menzione nel memoriale”. Preciso che avevo appreso dal personale del reparto che era stata effettuata dopo la morte di Francesco Narducci un perquisizione nella stanza del professore e che a farla erano stati agenti mandati dalla Procura di Firenze e mi venne fatto il nome del dr. Vigna o Fleury, informazioni che successivamente mi vennero confermate anche da Paciola Sandro e Pifferotti Beppino. Preciso che non ho voluto inserire volutamente queste informazioni in quanto davo la notizia per scontata. Preciso che per quanto riguarda le confidenze fattemi all’anagrafe, mi fu riferito che anche il Procuratore Vigna aveva fatto fare accertamenti in quell’ufficio, da personale in borghese. A termine della stessa pagina ricomincio a pormi delle domande. A pagina del 20 febbraio ho riportato una confidenza fattami dalla Cataluffi ed ho scritto: “Arriva telefonata all’Ispettore Napoleoni della Questura di PG di sospendere le indagini (da Roma) nel periodo del ritrovamento”. Per quanto riguarda questo appunto voglio precisare che tali informazioni non le avevo ritenute attendibili al 100%. Nelle pagine successive vi ho riportato altre mie considerazioni personali e date e riferimenti che io ho rilevato dai quotidiani dell’epoca, fino all’11.11.1990. Nella pagina del 26 febbraio ho annotato nominativi di due condomini di via Savonarola 31 C, alle quali mi sono rivolto per attingere informazioni. Una di queste, in particolare la signora De Maria mi diede due nominativi a cui mi sarei dovuto rivolgere per sapere più dettagli della vita del defunto Narducci, in tale occasione mi fece il nome di un amico di scuola di Francesco, dr. Capozzi, dentista ed ex amico di scuola del suddetto. Inoltre , la stessa mi fece il nome della signora Lorenzini, la quale sarebbe stata a conoscenza di eventuali giochi d’azzardo. Preciso che non ho mai parlato con le persone sopra menzionate. Voglio precisare che i miei appunti non corrispondono alle date riportate sull’agenda, ma corrisponde solo la data dell’inizio e cioè il 5 febbraio 2003.”
Si da atto che il signor Pasquini consegna due fogli dattiloscritti (puntualizzazioni); due fogli dattiloscritti (Narducci Francesco Maria di Ugo – nato a Perugia il /10/1949..) ed un foglio manoscritto, in quest’ultimo vi sono stati annotati alcuni nominativi che hanno fornito informazioni a Pasquini.
“Voglio precisare inoltre che il foglio che vi ho consegnato e che è intitolato “PUNTUALIZZAZIONI” è stato da me inviato a tre settimanali, prima della consegna del rapporto alla Procura della Repubblica di Firenze. Le motivazioni di tale iniziativa le ho allegate alla nota che inviai alla stampa e che vi ho consegnato.”