Il 18 Gennaio 2006 rilascia testimonianza Mariella Bigerna Torcoli presso i Carabinieri del R.O.N.O. agli Uff.li di P.G. Cap. Antonio Morra e Luogotenente LAURIZI Vincenzo, rispettivamente Comandante ed addetto al Comando in epigrafe, con la presenza del Dr. ABBRITTI Paolo, Uditore giudiziario in tirocinio presso la Procura della Repubblica di Perugia. Viene sentita su delega orale del Dr. Giuliano Mignini in ordine ai Proc. Pen. nr. 8970/02 e 2782/05 della Procura della Repubblica di Perugia.
Si tratta di un’amica di Francesco Narducci.
Questo il verbale: S I BIGERNA TORCOLI Mariella 18 01 2006
Questa la trascrizione:
OGGETTO: Verbale di sommarie informazioni rese da BIGERNA TORCOLI Mariella, nata a Perugia l’8.07.1955, ivi residente alla Via F. Gregorovius, 30, nubile, imprenditrice. Tel. XXXXXX.
Il giorno 18 del mese di gennaio del 2006, in Perugia, alle ore 16,30, presso gli Uffici del Comando in intestazione. Noi sottoscritti Uff.li di P.G. Cap. Antonio Morra e Luogotenente LAURIZI Vincenzo, rispettivamente Comandante ed addetto al Comando in epigrafe, con la presenza del Dr. ABBRITTI Paolo, Uditore giudiziario in tirocinio presso la Procura della Repubblica di Perugia, diamo atto che è qui presente la Signora BIGERNA TORCOLI Mariella, identificata a mezzo di C.I. nr. AJ0068830, ril. dal Comune di Perugia il 20.01.2003, la quale viene sentita su delega orale del Dr. Giuliano Mignini in ordine ai Proc. Pen. nr. 8970/02 e 2782/05 della Procura della Repubblica di Perugia.
Domanda: Signora, risulta che lei abbia intrattenuto rapporti di amicizia con il defunto Prof. Francesco Narducci. Ci illustra le varie fasi di questa amicizia?
Risposta: Premetto che sono figlia di TORCOLI Alfeo, noto imprenditore perugino nel campo dell’edilizia e, quindi, ad inizio degli anni ’70, frequentato la c.d. ”Perugia bene”. Nella nostra “comitiva” c’erano: i figli della famiglia FAGIOLI, tra cui Aldo, NARDI Luciano, i RASIMELLI, i COLETTI, Vittoria GHINI e Francesco NARDUCCI e per poche volte BRIZIOLI Alfredo e altre persone che non ricordo. Conobbi Francesco NARDUCCI ad una di quelle feste che si organizzavano in quegli anni a cui partecipavano una o più comitive. Fin da subito Francesco, bel ragazzo, anzi molto bel ragazzo, ebbe nei miei confronti atteggiamenti assai fraterni. Uso questo termine perché, sebbene mi piacesse molto come persona, non provai per lui altro che una fortissima ed amicale affettuosità. Infatti di li a poco, e parlo del decennio ’70-’80, i nostri rapporti furono improntati ad una continua, fedele e vera amicizia. Mi trovo, a distanza di anni, a dover tracciare un profilo di questo mio caro amico perché è necessario che io vi dica quale intima sofferenza Francesco NARDUCCI ha, secondo me, sempre sofferto. Ragazzo taciturno, poco incline all’apertura verso altri amici e/o conoscenti, era caratterizzato da una forte ambiguità di fondo. Posso affermare abusando del termine, che Francesco era “tutti in una persona”. Era faticoso stargli dietro perché era come se non riuscisse a trovare pace, era come se non riuscisse a trovare la “sua via”. Mi parlò spesse volte dei rapporti con la sua famiglia, in particolare quelli con suo padre: non la sentiva sua, non si sentiva amato; era come se i familiari fossero un’entità distaccata. Era, secondo me, alla disperata ricerca d’amore; questo era il suo gruccio più volte confidatomi. In particolare, mi disse che suo padre attese anche le proprie indubbie capacità, pretendeva che emergesse nella professione in maniera repentina affinché potesse cedergli il testimone. Alcune volte Francesco fece anche un parallelo con la durezza di mio padre anche se riteneva che il suo fosse molto più in la in quanto alla esigenza che lui “arrivasse”. Un altro aspetto caratterizzante di Francesco, noto a tutto il gruppo, era una accesa instabilità che a volte egli manifestava: più volte sono stata spettatrice di attacchi di ira violentissimi di Francesco che, senza alcun motivo, iniziava a scagliare qualsiasi oggetto gli venisse alle mani, salvo poi ricomporsi come se nulla fosse successo. Devo dire che dopo qualche volta io ebbi il coraggio di chiedere a Francesco spiegazioni circa il suo comportamento assolutamente innaturale, egli ribadiva esternando il suo stupore circa quello che io gli raccontavo avesse fatto. Mi vengono un po in mente le crisi epilettiche che io ho potuto osservare da piccola allorquando una mia compagna di classe ne venisse colta. Anche quando gli parlavo del padre la sua reazione era molto sfuggente. Visto che me lo chiede, Capitano, preciso che sono state molte le volte che ho visto Francesco essere vittima di attacchi d’ira con violenza sugli oggetti; qualunque oggetto gli venisse alle mani veniva scagliato con forza. Voglio anche aggiungere che nel “gruppo” Francesco era un po’ temuto per questi scatti di violenza. Certamente, l’episodio in cui ho capito che Francesco avesse qualche problema, non altrimenti spiegabile se non sotto il profilo medico, almeno a mio parere, fu quello che riguardò una giovane conoscente del “gruppo”. Una sera ci recammo in un casale in località Bosco dove era stata organizzata una serata danzante. Eravamo persone semplici: si ballava, si mangiava qualcosa e si facevano molti giochi di società. Quella sera, che non dimenticherò mai e che ho presente come se fosse oggi, vidi Francesco allontanarsi con questa ragazza che era arrivata alla festa ospite si del gruppo, ma non ricordo chi la invitò. Era una giovane ragazza di cui non ricordo le fattezze, posso dire solo che eravamo coetanee. Dopo qualche tempo mi stavo recando in bagno e mi vidi arrivare incontro questa ragazza che era spaventatissima, tremava e balbettava, sembrava in preda al terrore. Le chiesi i motivi di questo suo stato terrorizzato, e lei mi rispose che Francesco, durante un approccio di tipo sessuale, aveva cercato di tagliuzzarla all’inguine. Rimasi stupefatta di questo e cercai di farmi spiegare meglio: in pratica mi raccontò che, durante l’approccio sessuale, lei effettuò del petting su tutte le parti del corpo di Francesco, chiaramente tale azione venne estesa anche ai genitali dell’uomo, penso con le mani, perché lei mi disse che cercò di stimolare l’erezione dell’uomo. Purtroppo, mi disse la ragazza, l’erezione non avvenne e ciò provocò grave irritazione in Francesco che allora si alzò dal divano o dalla sedia o da qualsiasi altro posto dove erano sistemati, e si recò verso gli indumenti perché, probabilmente, si erano spogliati. Francesco ritornò con un bisturi in mano e propose alla ragazza di farsi tagliare nell’inguine perché in questo modo avrebbe provato piacere e, quindi, avrebbe avuto l’erezione. A quel punto lei è riuscita a fuggire divincolandosi dalla stretta di Francesco che cercò di inseguirla bloccandosi subito dopo avendomi vista in compagnia della ragazza. Quest’ultima, ancora tremante, mi disse che non dovevo assolutamente rivelare ad alcuno quello che era successo, tra lei e Francesco, inducendomi a prometterglielo solennemente. Cosa che io ho fatto da sempre, fino a quando, trovandomi a parlare con una mia recente amica, FELIGETTI Anna Maria, non ho avuto modo di riferirlo. Aggiungo che io, ovviamente, dopo qualche giorno, chiesi spiegazioni a Francesco e lo stesso, in maniera molto brusca, mi disse che dovevo farmi gli affari miei. Preciso inoltre che in quell’occasione dissi a Francesco che il bisturi doveva conservarlo nella borsa da medico e non addosso nei vestiti e da questo particolare rammento che l’avvenimento successe quando lui era appena laureato. Aggiunse Francesco, ora che ricordo, alle mie rimostranze visto l’episodio atroce di cui si era reso protagonista, che in fondo le donne sono tutte “puttane” e quindi andavano trattate in quel modo. Aggiungo ancora che quando gli chiesi spiegazioni lui mi disse anche che, per eccitarsi, guardava films porno. Questo gli provocava grande piacere.
Posso collocare l’episodio, visto che me lo chiedete, tra gli anni 1975- 1978. Francesco, dopo l’episodio narrato, si allontanò dal gruppo e, dopo un po’ di tempo, forse negli anni 1979-1980, lo rividi con una ragazza di Foligno, minuta, bassina, ma molto dolce. Ricordo ancora l’enorme disuguaglianza d’altezza. Con questa ragazza mi disse di aver ritrovato una certa serenità e di trovarsi particolarmente bene. Ancora più avanti, dopo pochi mesi, Francesco mi raccontò che si sarebbe sposata con Francesca Spagnoli. Da quello che ho capito, non credo che lui amasse la Francesca, ma che gli volessi bene si. Un’altra cosa che ricordo con molta certezza è quella relativa al fatto che alcune persone, di cui non ricordo, sebbene mi sforzi, l’identità, mi dissero che Francesco NARDUCCI era indicato come “il mostro di Firenze”, ma questo molto prima che lui morisse. Sarà stato l’anno 1982 o 1983.
Lei mi chiede se sono assolutamente sicura di questo, e mi invita a ricordare i nomi di queste persone, ed io le rispondo che sono certa di questo indicare Francesco quale “mostro di Firenze”, prima della sua morte ma che non riesco a ricordare chi me lo disse. Ricordo soltanto che forse tale spunto venne dato da un articolo apparso su qualche giornale che parlava di un generico medico di Perugia sospettato quale “mostro di Firenze”. Ricordo che Francesco mi disse che si recava a Firenze per non meglio precisati studi. Ricordo anche che Francesco avesse un appartamento in Firenze, anche se non sono sicura al cento per cento. Un’altra cosa che mi confidò Francesco e, quando me lo disse ricordo che era particolarmente turbato, fu quella relativa alla sua appartenenza alla massoneria. Mi disse che era entrato perché in futuro gli avrebbe consentito di fare migliore carriera e che all’inizio gli avevano fatto intendere che la massoneria era una sorta di mutuo soccorso tra gli appartenenti e che ne poteva uscire in qualsiasi momento. Quando scoprì che questa loggia non era quello che lui pensava e volendone uscire, non gli venne concesso, lui affermò che aveva fatto, per questo, una sciocchezza. L’ultimo aspetto che voglio aggiungere è quello relativo alle frequentazioni di Francesco NARDUCCI con tale “GIANCARLO”, noto omosessuale perugino, ucciso nel 1991, e Raimondo MONCADA, anch’egli omosessuale. Francesco conosceva bene questi due, qualche volta l’ho accompagnato anch’io per farsi fare le carte e mi disse anche che entrambi praticassero la magia nera. Qualche volte Francesco ci ha anche condotti a delle feste in maschera a casa di “GIANCARLO”, in Via della Cupa. A Queste feste partecipavano circa 50-60 persone e la maggior parte di loro non toglieva mai la maschera e sembravano personaggi di alto rango provenienti dalla zona della capitale. Mi sembravano di alto rango perché avevano un distacco con le altre persone, sintomatico di persone che vogliono guardare “dall’alto in basso” le altre persone. Francesco era molto inserito anche con queste persone.
A questo punto l’ufficio da atto che alla signora BIGERNA TORCOLI Mariella le viene mostrata una copia a colori del fascicolo fotografico, parte integrante del presente verbale, in uso a questo Nucleo Operativo facente parte della nota nr. 60/215-4-2002 di Prot.llo datata 25.08.2003, già trasmessa all’A.G. nella persona del Dott. Giuliano Mignini, contenente nr. cinque foto di persone di sesso femminile. La signora, dopo un attento esame di tutte le foto dichiara:”
“Riconosco nelle foto nr. 2 e 5 delle figure femminili che io ritengo, ma non sono certa al cento per cento, di avere visto in una di quelle feste a casa di GIANCARLO.-
Si da atto che la foto nr. 2 corrisponde a GASPERINI Nella, nata ad Assisi il 27.04.1945, mentre la foto nr. 5 corrisponde a Serenella Pedini, nata a Cannara il 06.11.1957.
Il presente verbale viene riletto integralmente, confermato in ogni sua parte, sottoscritto e chiuso alle ore 19,50 odierne.
Questo uno stralcio della testimonianza:
“….Risposta: ” In alcuni momenti si isolava come se entrasse in un suo mondo interiore, dopo di che incominciava a scagliare qualsiasi oggetto che si trovasse fra le mani. Francesco ha frequentato la nostra comitiva due o tre volte, dopo di che, è stato allontanato a causa dei suoi comportamenti violenti ed iniziò a frequentare altre persone ma non so con chi. Ricordo che Francesco si vedeva con Alfredo Brizioli in altri ambienti. Francesco, dopo questi scatti d’ira, non ricordava affatto ciò che avesse fatto qualche istante prima. “ Domanda: ” Per quanto concerne l’episodio del casale in loc. Bosco, si ricorda chi organizzò la festa? ” Risposta: ” No, non mi ricordo chi organizzò questa festa. La ragazza che si appartò con Francesco non so chi sia, ma non era una della nostra comitiva. Di solito, nel nostro ambiente, non ci si appartava, nemmeno tra fidanzati. Il fatto che Francesco si fosse appartato subito con questa ragazza, mi ha fatto pensare che i due si conoscessero da prima. Non mi ricordo come fosse questa ragazza e non ricordo la sua inflessione dialettale. Io ho scoperto quello che era successo perché, andando al bagno, questa ragazza mi si è gettata addosso, chiedendomi aiuto e rivelandomi che Francesco, non riuscendo a provare l’erezione, le aveva proposto di farsi tagliare all’inguine con un bisturi che aveva preso e che portava con sé. Sono rimasta impressionata dal fatto che questa ragazza, pur non conoscendomi, mi avesse rivelato una cosa del genere. Ricordo che la ragazza piangeva e tremava ed io l’ho subito accompagnata all’esterno dove sono venuti a prenderla. Ho subito affrontato Francesco chiedendogli se fosse impazzito ma lui, in stato di nervosismo, mi ha risposto che dovevo farmi i fatti miei, cosa che non mi aveva mai detto. Fu in quell’occasione che io chiesi bruscamente a Francesco se fosse impotente ma lui non mi rispose. Dopo quell’episodio, non lo frequentai più. Poiché me lo chiede, le dico che, quando Francesco scomparve, mi trovavo all’estero, mi pare negli Stati Uniti. Venni, quindi, a sapere della sua scomparsa e della sua morte al mio ritorno, non ricordo quanto tempo dopo i fatti. Per quanto riguarda le confidenze sul fatto che Francesco fosse indicato come il “mostro di Firenze”, confermo che l’ho saputo molto prima che lui morisse. Non ricordo, però, chi me lo abbia detto, ma la notizia era diffusa a livello cittadino. Circa la sua appartenenza alla massoneria, confermo, anche in questo caso, quello che ho già detto e preciso che Francesco non mi disse in quale loggia fosse stato iniziato e chi frequentasse. Ricordo solo che Francesco era molto turbato perché non poteva uscire da quell’ambiente. Questa confidenza Francesco me la fece, grosso modo, nel 1975. Posso anche dire che Francesco è cambiato tanto da quando ha iniziato a frequentare Firenze. E’ divenuto ancora più sfuggente di prima. Fu Francesco che mi disse che aveva iniziato a frequentare Firenze, credo per motivi di studio. Francesco mi disse questa cosa, grosso modo nel periodo compreso tra il 1973 e il 1975. Mi ricordo che, spesso, quando lui mi invitava ad uscire ed io gli proponevo un giorno della settimana, generalmente il giovedì, il sabato o la domenica, lui mi diceva che non poteva perché era a Firenze. -// Domanda: ” Come ha conosciuto Anna Maria Feligetti ? “Risposta: “L’ho conosciuta circa un anno fa. Lei mi ha detto che era stata sentita dai Carabinieri nelle indagini sulla morte di Francesco Narducci e che si era interessata alla questione. Io, che avevo collaborato con lo studio investigativo di Raniero Rossi, fidandomi di Anna Maria, mi sono aperta con lei ed è stata la prima persona alla quale ho rivelato tutto quello che sapevo di Francesco Narducci. Confermo, inoltre, che Francesco frequentava i due omosessuali Giancarlo e Raimondo Moncada. Quando è stato ucciso Giancarlo, ho subito collegato il fatto alla vicenda Narducci. Confermo anche le feste che si svolgevano a casa di Giancarlo, in via della Cupa. Mi ci sono recata un paio di volte con Francesco. Era un ambiente molto strano, soprattutto perché i partecipanti portavano sempre la maschera e stavano per i fatti loro. Avevano, per così dire, la puzza sotto il naso. Poiché me lo chiede, le dico che non posso rivelare particolari della vicenda Narducci di cui sono venuta a conoscenza quando mi trovavo nella agenzia investigativa di Raniero Rossi perché mi ritengo vincolata dal segreto professionale. Raniero Rossi è morto ma l’agenzia è diretta dalla figlia Laura. …” Vedi: Nota Carabinieri 27 giugno 2007 pag. 335/336/337
“Ragazzo taciturno, poco incline all’apertura verso altri amici e/o conoscenti, era caratterizzato da una forte ambiguità di fondo. Posso affermare abusando del termine, che Francesco era “tutti in una persona”. Mi parlò spesse volte dei rapporti con la sua famiglia, in particolare quelli con suo padre: non la sentiva sua, non si sentiva amato; era come se i familiari fossero un’entità distaccata. Un altro aspetto caratterizzante di Francesco, noto a tutto il gruppo, era una accesa instabilità che a volte egli manifestava: più volte sono stata spettatrice di attacchi di ira violentissimi di Francesco che, senza alcun motivo, iniziava a scagliare qualsiasi oggetto gli venisse alle mani, salvo poi ricomporsi come se nulla fosse successo. Devo dire che dopo qualche volta io ebbi il coraggio di chiedere a Francesco spiegazioni circa il suo comportamento assolutamente innaturale, egli ribadiva esternando il suo stupore circa quello che io gli raccontavo avesse fatto. Mi vengono un po in mente le crisi epilettiche che io ho potuto osservare da piccola allorquando una mia compagna di classe ne venisse colta. Anche quando gli parlavo del padre la sua reazione era molto sfuggente. Visto che me lo chiede, Capitano, preciso che sono state molte le volte che ho visto Francesco essere vittima di attacchi d’ira con violenza sugli oggetti; qualunque oggetto gli venisse alle mani veniva scagliato con forza. Voglio anche aggiungere che nel “gruppo” Francesco era un po’ temuto per questi scatti di violenza. Certamente, l’episodio in cui ho capito che Francesco avesse qualche problema, non altrimenti spiegabile se non sotto il profilo medico, almeno a mio parere, fu quello che riguardò una giovane conoscente del “gruppo”. Una sera ci recammo in un casale in località Bosco dove era stata organizzata una serata danzante…. Quella sera, che non dimenticherò mai e che ho presente come se fosse oggi, vidi Francesco allontanarsi con questa ragazza che era arrivata alla festa ospite del gruppo, ma non ricordo chi la invitò. Era una giovane ragazza di cui non ricordo le fattezze, posso dire solo che eravamo coetanee. Dopo qualche tempo mi stavo recando in bagno e mi vidi arrivare incontro questa ragazza che era spaventatissima, tremava e balbettava, sembrava in preda al terrore. Le chiesi i motivi di questo suo stato terrorizzato, e lei mi rispose che Francesco, durante un approccio di tipo sessuale, aveva cercato di tagliuzzarla all’inguine. Rimasi stupefatta di questo e cercai di farmi spiegare meglio: in pratica mi raccontò che, durante l’approccio sessuale, lei effettuò del petting su tutte le parti del corpo di Francesco, chiaramente tale azione venne estesa anche ai genitali dell’uomo, penso con le mani, perché lei mi disse che cercò di stimolare l’erezione dell’uomo. Purtroppo, mi disse la ragazza, l’erezione non avvenne e ciò provocò grave irritazione in Francesco che allora si alzò dal divano o dalla sedia o da qualsiasi altro posto dove erano sistemati, e si recò verso gli indumenti perché, probabilmente, si erano spogliati. Francesco ritornò con un bisturi in mano e propose alla ragazza di farsi tagliare nell’inguine perché in questo modo avrebbe provato piacere e, quindi, avrebbe avuto l’erezione. A quel punto lei è riuscita a fuggire divincolandosi dalla stretta di Francesco che cercò di inseguirla bloccandosi subito dopo avendomi vista in compagnia della ragazza. Quest’ultima, ancora tremante, mi disse che non dovevo assolutamente rivelare ad alcuno quello che era successo, tra lei e Francesco, inducendomi a prometterglielo solennemente.” Vedi: Sentenza Micheli Pag. 46
“Un’altra cosa che mi confidò FRANCESCO e, quando me lo disse ricordo che era particolarmente turbato, fu quella relativa alla sua appartenenza alla massoneria. Mi disse che era entrato perché in futuro gli avrebbe consentito di fare migliore carriera e che all’inizio gli avevano fatto intendere che la massoneria era una sorta di mutuo soccorso tra gli appartenenti e che ne poteva uscire in qualsiasi momento. Quando scoprì che questa loggia non era quello che lui pensava e volendone uscire, non gli venne concesso, lui affermò che aveva fatto, per questo, una sciocchezza”. Vedi: Sentenza Micheli Pag. 25
“Un’altra cosa che ricordo con molta certezza è quella relativa al fatto che alcune persone, di cui non ricordo, sebbene mi sforzi, l’identità, mi dissero che FRANCESCO NARDUCCI era indicato come “il mostro di Firenze”, ma questo molto prima che lui morisse. Sarà stato l’anno 1982 o 1983. Lei mi chiede se sono assolutamente sicura di questo, e mi invita a ricordare i nomi di queste persone, ed io le rispondo che sono certa di questo indicare FRANCESCO quale “mostro di Firenze”, prima della sua morte ma che non riesco a ricordare chi me lo disse. Ricordo soltanto che forse tale spunto venne dato da un articolo apparso su qualche giornale che parlava di un generico medico di Perugia sospettato quale “mostro di Firenze”. Ricordo che FRANCESCO mi disse che si recava a Firenze per non meglio precisati studi. Ricordo anche che FRANCESCO avesse un appartamento in Firenze, anche se non sono sicura al cento per cento.” Vedi: Sentenza Micheli Pag. 38