Il 25 Gennaio 2006 rilascia testimonianza Giovanni Battista Mancini.
Questa la testimonianza: Dr. MANCINI Giovanni Battista testimonianza 25.01.2006 con 63 cpp
Questo un estratto della testimonianza:
Domanda: Lei ha prestato servizio come guardia medica nell’ A.S.L. del Lago Trasimeno?
Risposta: Si, sono stato all’A.S.L. del Lago Trasimeno tra gli anni 1985/1986. Mi sono premurato di fare accertamenti e ho acquisito la documentazione da cui risulta che nei mesi di settembre, ottobre e novembre 1985 ho svolto l’attività di guardia medica all’A.S.L. del Lago Trasimeno. Ero in servizio sabato 12 ottobre dalle ore 14.00 alle 20.00 e domenica 13 ottobre 1985 dalle 08.00 alle 20.00.
Domanda: Lei è il genero della dr.ssa Maria Olivi?
Risposta: Si, ho sposato sua figlia Elisabetta Barbiera il 28.09.1985 e sono ritornato il 5 o 6 ottobre ma il primo turno di guardia medica, l’ho fatto il giorno 12.10.1985.
Domanda: Chi erano i suoi colleghi all’A.S.L del Lago Trasimeno?
Risposta: Non ricordo, l’unico che ricordo sono il dr. Mezzetti, che lavorava a Magione e ora che ricordo la dott.ssa Boldrini che lavorava all’A.S.L. del Trasimeno, sede di Passignano.
Domanda: Ricorda altri colleghi?
Risposta: No. (Si da atto che il dr. Mancini, appare esitante e in evidente imbarazzo.)
Domanda: Lei conosceva il dr. Francesco Narducci?
Risposta: Lo conoscevo solo di nome.
Domanda: Conosceva la dott.ssa Seppoloni e dott.ssa Mencuccini?
Risposta: No, non le conoscevo
Domanda: Avevate competenza per annegati sul Lago Trasimeno? (Si da atto che il dr. Mancini è particolarmente in imbarazzo.)
Risposta: A me personalmente non è stato mai detto cosa avrei dovuto fare.
Domanda: Non siete mai intervenuti per accertamenti di morte su cadaveri ripescati nel Lago?
Risposta: Si, ma non mi è mai capitato personalmente. (Si da atto che il dr. Mancini appare turbato fin quasi a piangere e continua a ripetere: “ la persona che hanno chiamato non me la ricordo”
Domanda: Lei quella domenica ha parlato con sua suocera?
Risposta: Forse, ma non me lo ricordo, non so chi me l’abbia detto, non so cosa ho detto.
Domanda: Come e da chi ha saputo della scomparsa del cadavere identificato per quello di Francesco Narducci?
Risposta: Non me lo ricordo.
Domanda: Le contesto che dalle indagini risulta che lei avvertì sua suocera, dott.ssa Maria Olivi del rinvenimento del cadavere del Narducci e che lo stesso era legato con dei pesi alle mani. Cosa mi dice in proposito?
Risposta: Non mi ricordo da chi mi venne detto qualcosa, non ricordo cosa mi fu detto e che cosa dissi a mia suocera né se le ho chiesto cosa avesse detto. (Si dà atto che il dr. Mancini, di tanto in tanto diventa rosso in viso e come lui stesso ammette e porta le mani congiunte al volto in più occasioni.
Lo stesso dichiara: “Questa situazione mi ha agitato. Poiché me lo chiede, le dico che ho saputo da mia cognata Caterina Barbieri che mia suocera aveva riferito a lei nell’interrogatorio che ero stato io ad informarla del rinvenimento del cadavere, mentre a me ha negato di aver fatto il mio nome al magistrato.
A questo punto visto l’art. 63 c.p.p. essendo emerso indizi di reità a carico del dr. Mancini poiché lo stesso ha negato circostanze riferite chiaramente da altre persone informate sui fatti, ha invocato la mancanza di ricordi anche sui propri colleghi all’A.S.L. e all’evidenza è apparso imbarazzato ed in crisi, fin quasi a piangere ed è quindi ipotizzabile il reato di cui all’art. 371 bis. C.P. commesso in Perugia in data odierna in danno del Ministero della Giustizia, interrompe l’esame e lo avverte che a seguito di tali dichiarazioni potranno essere svolte indagini nei suoi confronti. Lo invita anche a nominare un difensore di sua fiducia e che le precedenti dichiarazioni non potranno essere utilizzate nei suoi confronti.
Si dà atto che il Dr. Mancini, di sua iniziativa dichiara: “mia figlia è nata grazie all’intervento del prof. Ugo Narducci, che ha effettuato un parto cesareo a mia moglie. Effettivamente mia suocera era collega di lavoro e amica di Ugo Narducci.”