Il 14 marzo 2006 rilascia testimonianza la Dott.ssa Daniela Seppoloni.

La dottoressa Seppoloni, interrogata quale persona indagata dal Procuratore Mignini, alla presenza del suo difensora di fiducia Avv.to Alessandro RICCI, risponde alle domande.

Questo uno stralcio della sua testimonianza:

“….DOMANDA: “ Lei ricorda di avere svolto la visita esterna sul cadavere ripescato nelle acque del Lago Trasimeno la mattina del 13.10.1985? Chi la chiamò per tale intervento?
RISPOSTA: “Premetto che all’epoca ero dipendente dell’USL del Trasimeno con sede in Panicale e quel giorno ero reperibile per interventi di sanità pubblica, tra cui le constatazioni di morte. Ricordo che i medici che si alternavano nei turni oltre a me c’era il dr. Giorgi e il dr. Marchettoni.
Poiché me lo chiede, le dico che la dott.ssa Mencuccini non era reperibile perché era la responsabile del distretto socio sanitario di Magione e svolgeva la sua attività solo in orario d’ufficio e cioè dalle 08.00 alle 14.00 dal lunedì al sabato. La domenica e nei giorni festivi vi era invece la reperibilità che veniva svolta da me e dagli altri due colleghi di cui ho parlato. Io ho il ricordo di essere intervenuta di pomeriggio ma, mi rendo conto che a distanza di molto tempo la mia memoria può essere fallace e che il cadavere fu ripescato quel giorno di mattina. Ricordo anche che era una giornata ventosa e grigia ma non sono del tutto sicura di questo mio ricordo.“

Si da atto che vengono mostrati alla dr.ssa Seppoloni i certificati di accertamento morte nr. 788 del giorno 14.10.1985 a firma della dott.ssa Luciana Menuccini e il nr. 786( 3-II-B) dello stesso giorno con diversa firma entrambi rilasciati dalla U.-S.L. del Trasimeno.

DOMANDA: “ Lei può dirmi se riconosce la firma apposta in calce al certificato nr. 786? “RISPOSTA: “ Non riesco a identificare l’autore della sottoscrizione. Posso escludere che si tratti della dott.ssa Mencuccini, del dr. Giorgi e del Dr. Marchettoni, cioè di quelli di cui le ho parlato in precedenza. Posso dire soltanto che negli otto comuni del lago Trasimeno, sono depositate le firme dei medici necroscopi abilitati a sottoscrivere i certificati di accertamento morte. Poiché me lo chiede, le dico che noto nel certificato nr. 786 una sbianchettatura con una dicitura sovrapposta. Non ho mai visto nella mia carriera cancellazioni di questo tipo in un certificato del genere. Quando c’era bisogno di fare una correzione, veniva tracciata una riga sopra l’espressione da cancellare in modo da rendere leggibile quanto era scritto, oppure veniva annullato e compilato un altro.“

Si da atto che vengono mostrate alla dr.ssa Seppoloni le foto 04.P1.4_4A, 10.P2.16A_17, 01.P4.31A_ 32, 02.P4.32A_33, 02.P5.20A_21. 03.P5.21A_22, 11.P1.1A_2, 11.P1.1A_2, 01.P4.31A_32;

DOMANDA: “ Si ricorda delle persone che vede raffigurate? Si ricorda delle condizioni del cadavere? Si ricorda della presenza della bara? Si ricorda di quanto accadde sul pontile e si ricorda chi le abbia dato disposizioni?“ RISPOSTA: “ Io venni chiamata dal centralino dell’ospedale di Castiglione del Lago nella mia casa di Perugia. Non ricordo a che ora venni chiamata. Prendo atto che si trattava di una giornata di sole con temperature abbastanza miti, visto che appaio vestita con abiti estivi. Riconosco grosso modo tutto quello che io vidi sul pontile quel giorno, anche se mi sembra che vi fosse più ressa attorno a me. Io dovevo redigere un semplice certificato di constatazione di morte per la quale bastano pochi minuti in quanto bisogna solo verificare i parametri vitali. Ricordo che vicino a me c’erano tre Vigili del Fuoco, anzi questi sopraggiunsero successivamente o comunque li notai in secondo momento. Mentre mi stavo accingendo a scrivere la constatazione di morte che viene di solito redatta su un ricettario bianco, qualcuno, nella folla che faceva ressa intorno a me, mi disse che dovevo procedere a effettuare anche l’ispezione cadaverica. Ricordo che era presente anche il dr. Alessandro Trippetti che al mio arrivo mi disse che si trattava del cadavere di Francesco Narducci, scomparso da alcuni giorni. Preciso che quando venni chiamata dal centralino, mi dissero semplicemente che era stato ritrovato un cadavere nel Lago Trasimeno. Appresi che si sarebbe trattato del dr. Francesco Narducci solo perché mi fu detto dal Dr. Alessandro Trippetti appena giunta sul pontile. Non ricordo con precisione chi mi disse di fare la visita esterna, ma rammento che il dr. Trippetti mi accompagnò da un signore non alto, abbastanza corpulento e vestito di scuro che si trovava li vicino presentandomelo come il Questore. Questi mi invitò a fare anche la visita esterna perché la famiglia era affranta dal dolore e voleva riavere subito il cadavere. Io feci presente che non avevo la competenza per fare la visita esterna e che avrebbero dovuto chiamare il medico legale, qualifica che io non avevo. Mi sentivo pressata però da tutta quella gente che mi metteva fretta e nel corso del mio intervento ed anche successivamente esclamavano che si trattava di una “profanazione di cadavere” mentre stavo eseguendo l’ispezione e dovevo necessariamente spostare il cadavare. Questo si presentava molto gonfio ed edematoso in tutto il corpo, scuro, con le labbra anch’esse gonfie. Il cadavere presentava una schiuma rosacea dalla bocca e forse anche dalle narici. Si sentiva odore tipico di lago e anche di pesce. Ricordo che il cadavere aveva un giubbotto scuro, dei pantaloni tipo jeans e mi sembra una maglietta non chiara che stento a riconoscere nella foto del cadavere che mi viene mostrata che per altro riconosco a grandi linee. Abbiamo dovuto tagliare con le forbici il giubbotto ed ho dovuto sollevare la maglietta sul petto senza però riuscire a scoprire la parte alta del torace perche la maglietta non poteva risalire più di tanto. Ho invece scoperto il collo abbassando la maglietta, non trovando nulla di anomalo. Il cadavere presentava però numerose macchie ipostatiche. I pantaloni siamo riusciti ad abbassarli non oltre due o tre dita sotto l’ombelico e alzarli poco sopra le ginocchia. L’abbiamo girato per esaminare il dorso ma non abbiamo potuto alzare la maglietta fino alla parte alta del dorso. Io continuavo a dire che quell’esame non era regolare perché non potevo visionare tutto il corpo, ma la pressione intorno a noi era molto forte e faceva leva sul dolore dei familiari che volevano riavere il corpo del loro congiunto. “ DOMANDA: “ Su quali elementi è stato indicato l’orario approssimativo della morte risalente a 110 ore prima? “ RISPOSTA: “Non so su quale base siano state indicate le 110 ore. Escludo di aver espresso io una valutazione di questo tipo. Forse nella confusione in cui siamo stati costretti ad operare sia io che il M.llo Bruni, qualcuno indicò quell’orario e forse è stato riportato incolpevolmente dal Maresciallo. Io sicuramente non l’ho detto. Abbiamo redatto il p.v. nella cooperativa dei pescatori di Sant’Arcangelo dove ci siamo dovuti spostare perché alla mia richiesta di portare il cadavere nell’obitorio di Castiglione del Lago o di Perugia, mi è stato detto che bisognava fare in fretta e fare tutto sul posto. Poiché me lo chiede, le dico che una volta fatto il verbale mi sono allontanata con la mia auto. C’era molta gente anche nello spiazzo antistante il pontile. Poiché me lo chiede, le dico che il giorno dopo ho parlato con il mio responsabile dr. Giorgi, di quanto era accaduto e, a sua richiesta, gli feci anche una relazione sull’episodio. Il dr. Giorgi infatti era rimasto sorpreso di quanto era avvenuto sul pontile. Aggiungo che feci presente al dr. Giorgi di mettermi in condizioni di poter svolgere la reperibilità, anche sotto il profilo della strumentazione anche perché non avevo neanche i guanti. Sull’orario della morte, posso dire che poteva essere morto da più o meno di 110 ore DOMANDA dell’Avv. RICCI: “ In relazione alla contestazione sub F, in ordine all’ art. 328 c.p., cosa risponde ?“RISPOSTA: “ Io feci presente più volte che era opportuno fare un accertamento medico legale, ma, vista la presenza di tante autorità che insistevano perché il cadavere venisse restituito alla famiglia, non ho insistito sul punto. Quanto alla causa di morte, mi era stato detto che si trattava del cadavere del prof. Narducci, scomparso da cinque giorni e, sulla base delle mie esperienze, poteva indicarsi quella causa di morte. Aggiungo che l’unico cadavere ripescato in un lago o in un fiume, visto nella mia vita, è stato quello dell’ottobre 1985. Non ne ho visti altri. Ricordo anche che io cercai se vi fossero tracce di farmaci, anche perché avevo sentito dire, nei giorni precedenti, che il Narducci faceva uso di queste sostanze. Sulla base di tutto questo, non ritenni di formalizzare una richiesta di accertamento autoptico.“ DOMANDA dell’Avv. Ricci: “In relazione alla contestazione sub B) e all’art. 378 c.p., cosa risponde ? “RISPOSTA: “Faccio presente che all’epoca dei fatti ad esclusione del prof. Pier Luca Narducci che conoscevo di vista, non conoscevo e non conosco tutt’ora gli atri soggetti indicati e precisamente Ugo Narducci, Francesco Trio, Francesco Di Carlo, Brizioli Alfredo, Giuseppe Trovati e Pennetti Pennella Adolfo. “Poiché me lo chiede, le dico che sin dai giorni immediatamente successivi al funerale mi è stato riferito da colleghi medici, soprattutto del Policlinico, che incontrai occasionalmente in quei giorni, che il Narducci fosse coinvolto nella vicenda del c.d. Mostro di Firenze…..” Vedi: Nota Carabinieri 27 giugno 2007 pag. 151 e Vedi: Sentenza Micheli Pag. 160/161/162

14 Marzo 2006 Testimonianza di Daniela Seppoloni

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