Il 20 Aprile 2006 rilascia testimonianza il Dr. Filippo Ferri, capo della Mobile di Firenze.
Questo uno stralcio della testimonianza:
“Ho avuto contatti proprio in relazione a villa Bibbiani intorno al 17-18 febbraio corrente anno, più, credo il 17. Era il tardo pomeriggio e il collega Bernabei (La denunzia è stata presentata dapprima al Dr. Bernabei 24 febbraio 2006 che ha poi indirizzato “la fonte”, cioè lo Zaccaria a Ferri) mi chiamò sulla linea interna del mio ufficio, dicendomi che stava scendendo da me l’ex Ispettore Zaccaria per parlarmi di una vicenda delicata….. E così subito dopo si è presentato da me l’ex Ispettore Zaccaria che prima di allora avevo soltanto notato soprattutto nei corridoi della Questura e un paio di volte era venuto da me ma mai c’era stato un rapporto confidenziale. Voglio dire che era una conoscenza superficiale. Lo Zaccaria, che si presentò con un appunto in mano indirizzato al Dott. Bernabei mi disse che un suo confidente, al quale lui aveva dato un aiuto per la figlia, senza che lui l’avesse cercato, ma solo per sdebitarsi lo aveva contattato parlandogli di questa villa Bibbiani che si trova dopo Montelupo, asserendo che alcuni casolari di pertinenza di questa villa in passato erano stati frequentati da sardi tra cui da Mario Sale. Mi spiegò anche che questa villa all’epoca sarebbe stata nella disponibilità di tale Fenu Ferdinando o Francesco, mentre attualmente era di proprietà di un professore universitario di Pisa del quale mi disse il nome che credo fosse quello di Donati. Mi precisò che alcune parti diroccate di pertinenza della villa, erano tuttora saltuariamente frequentati da tale Antonio Vinci, figlio di Salvatore Vinci e nipote di Francesco Vinci. Mi aggiunse che probabilmente in questo luogo frequentato da Vinci Antonio e precisamente in una casa diroccata di fronte a un forno del pane che si trovava sotto un arco vi potevano essere occultate delle armi tra cui una calibro 22 e forse altri oggetti che potevano essere forse riferiti al famoso mostro di Firenze. Nell’occasione mi lasciò l’appunto e mi diede una foto di Vinci Antonio, in bianco e in nero, scattata in un momento presumibilmente di un suo arresto. Ricordo che mi disse anche che in questa villa c’era un giardiniere, che però era all’oscuro di questi fatti, che avrebbe potuto dare notizie sui luoghi nella disponibilità del Vinci Antonio orientando in questo modo alla perquisizione per le ricerche di armi e gli altri oggetti. Lo Zaccaria si dichiarò disponibile ad accompagnarmi sul posto per indicarmelo perché a suo dire era difficile da raggiungere; mi aveva anche precisato che il professore universitario era completamente estraneo a questi fatti. Poi il discorso si chiuse lì e non l’ho più sentito e visto. Dopo tre o quattro giorni, ho appreso le notizie dalla stampa che facevano riferimento a questa villa Bibbiani e alle perquisizioni a Spezi e all’ex. Ispettore Zaccaria (vedere 25 febbraio 2006). Nei giorni immediatamente successivi redassi una nota che portai personalmente al dott. Canessa per le determinazioni del caso.” Vedi: Sentenza Micheli Pag. 891/892
Così prosegue:
Questo avvenne prima che conoscessi dalla stampa la notizia della perquisizione.
Domanda: “Quando ha conosciuto l’ex poliziotto FERDINANDO ZACCARIA?”
(..) Come ho spiegato l’avevo visto nei corridoi della questura e poi l’avevo incontrato nel mio ufficio un paio di volte e in un’occasione alla cena per un collega, il dottor AGNELLO, che andava in pensione. Comunque durante il mio incarico di dirigente della squadra mobile di Firenze.
Domanda: “Si è offerto di accompagnare la polizia alla villa?”
(..) Sì. Come ho spiegato si è dichiarato di sua iniziativa e senza quindi che fossi io a chiederglielo, di accompagnarmi sul posto, perché a suo dire sarebbe stato difficile trovarlo perché anche lui aveva incontrato difficoltà nel verificare il posto.
Domanda: “Che cosa le disse esattamente di ANTONIO VINCI?”
(..) Mi disse che abitava a Prato, che faceva l’autotrasportatore per una ditta di mattonelle, che era il nipote prediletto di FRANCESCO VINCI e che, come potei capire dal discorso, era proprio lui che aveva la disponibilità del posto dove si sarebbero trovati occultati gli oggetti e dove saltuariamente ancora si recherebbe. E in questo senso il giardiniere secondo lui avrebbe potuto fornire informazioni importanti.
Domanda: “Di che tipo di armi esattamente le ha parlato lo ZACCARIA?”
(..) Nell’appunto si faceva riferimento solo ad armi generiche, però a voce mi ha specificato che si sarebbe potuta trovare una calibro 22 e al riguardo mi ha spiegato l’importanza della pistola in riferimento ai delitti del “mostro” anche in considerazione dell’arresto avvenuto per il delitto passionale di una donna uccisa dal marito e a dire dello ZACCARIA quell’arma sarebbe stata la stessa di quella utilizzata per i delitti del “mostro”.
Domanda: “ZACCARIA le ha parlato anche della possibilità di rinvenire scatolette?”
(..) Non posso escluderlo. Comunque quello che mi disse è che gli oggetti che si sarebbero potuti rinvenire potevano essere riferiti all’inchiesta sul “mostro di Firenze” o comunque sarebbero stati elementi probatori importanti.
Domanda: “Le ha detto o fatto capire che la perquisizione sarebbe potuta rientrare nella previsione di cui all’art. 41 T.U.L.P.S.?”
(..) Non posso escludere che mi abbia prospettato questa ipotesi, ma io ho capito che forse lui mirava a un’attività di polizia d’iniziativa e credo che non me l’abbia proposta espressamente perché ha capito dal mio discorso che non mi sarei mosso di iniziativa.
Vedi: Sentenza Micheli Pag. 910/911