Il 27 Giugno 2006 rilascia testimonianza il Dr. Giuseppe Mazzini, funzionario dell’Amministrazione Penitenziaria.
Questa la testimonianza: MAZZINI Dr. Giuseppe testimonianza 27.06.06
Questa la trascrizione:
Il giorno 27, il mese di giugno, dell’anno 2006, alle ore 09.50, in Perugia, c/o Procura, in Via Fiorenzo di Lorenzo n. 22/24, dinanzi ai Pubblici Ministeri Dr. Giuliano Mignini sost. (ufficio sito al terzo piano del palazzo) e Dr. Giuseppe Petrazzini sost., assistiti, per la redazione del presente verbale, dall’ App. CC. Danilo Paciotti, ex art. 373, sesto comma e 55, secondo comma c.p.p., a seguito di citazione verbale è comparso il sig. Dr. Giuseppe MAZZINI il quale, richiesto delle generalità, risponde: ” Sono e mi chiamo Giuseppe MAZZINI, nato a Perugia il 06.09.1958 ivi residente in via Oberdan nr. 50.“
I Pubblici Ministeri, visti gli artt. 197, 197 bis, 198, 199, 200, 201, 202 e 203 c.p.p., richiamati dall’art. 362 c.p.p. e ritenuto che non sussistono le ipotesi di cui agli artt. 197, 197 bis, 199, 200, 201, 202 e 203 c.p.p., ricorda alla persona informata sui fatti che ha l’obbligo di rispondere secondo verità alle domande che le saranno rivolte e di non tacere circostanze conosciute e la informa che le false informazioni al Pubblico Ministero sono punite a norma dell’art. 371 bis c.p.
I Pubblici Ministeri procedono, quindi, a esaminare la persona informata sui fatti in ordine alle circostanze per cui è procedimento, già collegato, ex art. 371 c.p.p., con quello n. 1277/03 R.G.N.R Mod. 21 della. Procura della Repubblica presso il Tribunale di Firenze.
Domanda: ” Lei che attività svolge? Sa se i suoi genitori conoscessero o meno il Dr. De Feo della Questura di Perugia “ ”
Risposta: ” Sono stato direttore del carcere di Torino Vallette, sino al luglio 1998 ed ora sono Direttore dell’Ufficio del personale del Provveditorato Regionale dell’Ammistrazione Penitenziaria dell’Umbria. Poiché me lo chiedete, vi dico che ho convissuto con i miei genitori in via Oberdan sino al 1993. I miei genitori conoscevano il dr. DE FEO che io non ho mai visto a casa degli stessi né ho mai incontrato. So, però, che, almeno due o tre volte, questi si sia recato dai miei genitori. La prima volta so che il dr. DE FEO venne a chiedere a mio padre di poter intercedere per evitare un suo trasferimento fuori Perugia. Poiché mio padre era molto restio in merito a questi interventi, a mia madre venne in mente di affidarsi ad un padre spirituale, che ella conosceva di un ministro dell’epoca, l’on. Scalfaro. Il De Feo venne, pertanto, a casa nostra una prima volta, per sollecitare l’intervento; alcuni giorni dopo, venne da noi per ringraziare i miei genitori per quello che avevano fatto per lui. Ciò avvenne lo stesso giorno o qualche giorno dopo il ritrovamento del cadavere di Francesco Narducci. Queste cose le venni a sapere qualche giorno dopo dai miei genitori. Io, all’epoca, lavoravo dalle 8.30 alle ore 14.30 e poi riprendevo dalle 15.30 alle 17.00 dal lunedì al venerdì. Come ho detto, qualche tempo dopo la prima visita, il dr. DE FEO, venne nuovamente a casa dei miei genitori per ringraziare mia madre dell’interessamento. Sono venuto a conoscenza di questa seconda visita, a casa dei miei genitori, mentre ero con loro a pranzo o, forse, meglio a cena. Fu mia madre che mi disse che il Dr. DE FEO si era scusato del ritardo ed aveva aggiunto, al momento di accomiatarsi dai miei, che si erano dovuti recare lo stesso giorno a fare un sopralluogo a casa di Francesco Narducci a Firenze e che era stata una brutta mattinata perché erano stati trovati reperti umani raccapriccianti. Mia madre aggiunse anche che il dr. DE FEO disse: “però che vuole, ormai lui si è tolto la vita, la famiglia ha già sofferto tanto, quindi non vorremmo dare clamore e rilievo alla situazione; preferiremmo che venisse steso un velo pietoso in rispetto del defunto e della famiglia”. Ricordo che, quando mia madre mi raccontò queste cose, era presente anche mio padre che appariva impressionato e addolorato di quello che aveva detto il DE FEO. Anche lui mi disse che sarebbe stato preferibile mantenere il massimo riserbo su quella vicenda. Noi tutti era però assolutamente certi che il Dr. DE FEO avesse tenuto fede a quelli che sono gli obblighi di un ufficiale di P.G., informando della vicenda l’autorità giudiziaria. Ho avuto con mio padre successivi colloqui sulla vicenda NARDUCCI e lui mi manifestava sempre il suo stupore su come un medico, che io credevo essere specialista in ginecologia, di una famiglia così conosciuta e stimata avesse potuto compiere certe efferatezze. Poi, quando sopraggiunsero le notizie sul coinvolgimento di Pietro Pacciani e dei “compagni di merenda”, lui cominciò a pensare che, forse, il dr. NARDUCCI non fosse il brutale esecutore, ma, in quanto ginecologo, complice degli assassini e detentore delle parti asportate delle vittime. Già all’epoca i reperti cui aveva alluso il Dr. DE FEO venivano attribuiti dai miei genitori agli omicidi del c.d. Mostro di Firenze, tanto che mio padre nel parlare diceva “ma come è possibile che il figlio del Dr. Narducci potesse essere il Mostro di Firenze ?”. Con mio padre avevo un rapporto di grande confidenza e, ripeto, lo vidi molto sorpreso e sgomento dalle notizie che aveva avuto. Mio padre non parlò con nessun altro di questa vicenda anche perché era molto riservato. Mio padre è scomparso il 14.03.2002. Come ho detto, ricordo anche che, quando venne fuori la vicenda Pacciani, riparlammo di quei fatti e la cosa lo consolò un po’, perché diceva che, forse, non era tutta colpa del Narducci. Davamo per certo che il dr. DE FEO avesse riportato a chi di dovere quanto aveva raccontato a noi. Poiché me lo chiedete, avevamo una domestica di nome BETTI Norma deceduta. Da quando è iniziata l’indagine del dr. Mignini, parlando con mia madre ci siamo detti “ma siamo sicuri che il dr. Mignini abbia in mano i dati di cui noi siamo a conoscenza”? Mia madre, allora, ha cercato di far sapere al Dr. Mignini i fatti di cui ho parlato, tramite Padre Vittore, Parroco della Parrocchia di San Filippo Neri. In data 15.12.2005 mia madre ha chiesto a questo Padre Vittore se avesse riferito la notizia al dr. Mignini e ne ha avuto risposta affermativa, ma siamo rimasti ancora in dubbio perché mia madre era convinta che le indagini di cui parlava la stampa non servissero a nulla e che la realtà fosse quella che loro avevano saputo dal DE FEO. Qualche giorno fa, incontrando il dr. Mignini in P.zza Matteotti, insieme a mia madre, ho deciso di informare direttamente il P.M. della vicenda e ho invitato mia madre a presentarsi in Procura per chiarire i fatti. Io sono tuttora convinto che il Dr. DE FEO abbia informato della scoperta chi di dovere ma, a questo punto, non ne sono assolutamente certo. Mia madre era convinta che queste cose gli inquirenti le conoscessero ed ha ritenuto di dare il proprio contributo all’accertamento dei fatti. ”
DOMANDA: “Quali sono le condizioni di salute di sua madre?”
RISPOSTA: “ Mia madre, oltre all’età avanzata, soffre di una grave ipertensione arteriosa che rende indispensabile l’assunzione di betabloccanti da lungo tempo. “
Si dà, altresì, atto che il presente verbale è stato redatto solo in forma riassuntiva, a norma e nel pieno rispetto degli artt. 140, secondo comma e 373 c.p.p., sia perché il contenuto dell’atto non presenta un alto grado di complessità e comunque può essere soltanto riassunto, nel rispetto delle condizioni di cui all’art. 140, secondo comma c.p.p., sia perché non risulta attualmente disponibile né lo strumento di riproduzione né l’ausiliario tecnico e la mancata riproduzione fonografica non implica alcuna conseguenza processuale (vds. Cass. Sez. II sent. n. 9663 dell’8.10.1992, cc. del 01°.07.1992, che riguarda addirittura il dibattimento; Cass. Sez. III, sent. n. 3348 del 29.01.2004, ud. Del 13.11.2003, rv 227492). A norma dell’art. 140, secondo comma c.p.p., lo stesso p. verbale dinanzi al giudice può essere redatto anche solo in forma riassuntiva e, a maggior ragione, può esserlo quello dinanzi al PM (vds. art. 373 c.p.p.).
Il verbale viene chiuso alle ore 11.30.
Copia dello stesso p. v. viene allegata al fascicolo n. 8970/2002 R.G.N.R Mod. 21, stante la sua rilevanza in ordine a tale procedimento.