Il 28 Agosto 2006 rilascia testimonianza della Dott.ssa Rosalba Giannoni.

Invitata a fornire chiarimenti, rispetto alle sue dichiarazioni del 23 giugno 2003, su chi fosse il funzionario della Polizia di Stato da lei menzionato tre anni prima, la GIANNONI risponde:

Si trattava del dr. Luigi De Feo. Premetto che avevo conosciuto questo funzionario una sera, in casa di amici, qualche tempo prima della scomparsa di Francesco Narducci. L’avrò visto due o tre volte. Mi colpì la viva intelligenza e cultura di quest’uomo. Ricordo che mi manifestò un atteggiamento di simpatia e di feeling intellettivo ma non abbiamo approfondito il rapporto perché, a quel tempo, io ero volontaria alla Facoltà di Odontoiatria dell’Università di Siena, dove in precedenza avevo avuto uno studio odontoiatrico.
(..)
Qualche tempo dopo la scomparsa di FRANCESCO, ma non ricordo con precisione quando, il DE FEO mi chiamò di mattina mentre mi trovavo al lavoro, dopo le ore 10.00 all’incirca, dicendomi queste testuali parole: “Abbiamo trovato il tuo amico FRANCESCO NARDUCCI. Si tratta sicuramente di suicidio. E’ evidente che si sia suicidato. A tuo avviso, quali possono essere stati i motivi di questo suicidio? Vi erano delle ragioni per le quali si sarebbe potuto togliere la vita ?”. Io gli chiesi, invece, quando gli avrebbero fatto l’autopsia e lui rispose che la famiglia si opponeva e che, forse, non era necessaria perché il suicidio era chiaro. Dava la cosa per scontata. Allora io esclamai: “Ma come? Tanto bene per un suicidio, non si fa l’autopsia? E’ una cosa che io non ho mai visto!”. Forse il DE FEO mi ripeté che la famiglia si opponeva all’autopsia e poi, forse, aggiunse che semmai, la si sarebbe fatta in un altro luogo, diverso dall’obitorio. Io non ricordo come mai il DE FEO sapesse che il NARDUCCI fosse mio conoscente. Posso pensare che gliene avrò parlato, ma non ricordo. Ebbi la netta percezione che il DE FEO mi avesse fatto quella telefonata per avere informazioni da me circa le motivazioni del suicidio di FRANCESCO. Non riesco ancora a capire perché il dott. DE FEO mi abbia fatto  quella telefonata e non so quantificare il tempo che intercorse tra la conoscenza del DE FEO e quella telefonata che io percepii, come ho detto, come espressione di una attività di indagine svolta dalla Polizia di Stato e in particolare dal dr. DE FEO sulla morte del NARDUCCI. Si trattava di una domanda di tipo inquisitorio posta in maniera molto garbata. Poiché me lo chiede, le dico che si trattava di un giorno lavorativo e che in quel momento mi trovavo a Perugia, nel mio studio. Si trattava di un giorno dell’inizio di una settimana. Mi ricordo che erano i giorni delle ricerche di FRANCESCO, ma non ricordo con precisione che giorno fosse. Forse si trattava di un lunedì. Da quel giorno non ebbi più contatti con il dr. DE FEO.” Vedi: Sentenza Micheli Pag. 727/728

28 Agosto 2006 Testimonianza di Rosalba Giannoni

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