Il 7 ottobre 2006 rilascia testimonianza Agata Belardoni, moglie di Giuseppe Trovati, titolare della darsena dove Francesco Narducci si recò a prendere la sua barca l’8 ottobre.

Questa la testimonianza: Inf. BELARDONI AGATA 7.10.2006

Questa la trascrizione:

N. 2782/05 R.G.N.R. Mod. 21

Procura della Repubblica
presso il Tribunale di Perugia (Perugia, Via Fiorenzo di Lorenzo n. 22/24, tel. n. 075/54491)

VERBALE DI ASSUNZIONE DI INFORMAZIONI
(art. 362 c.p.p.)

Il giorno 07, il mese di ottobre, dell’anno 2006 alle ore 11,06, in Perugia, c/o Procura, in Via Fiorenzo di Lorenzo n. 22/24, dinanzi al Pubblico Ministero Dr. Giuliano Mignini sost. (ufficio sito al terzo piano del palazzo), assistito, per la redazione del presente verbale, dal M.A. GDF Stefano Iori, è comparso la sig.ra BELARDONI Agata la quale, richiesta delle generalità, risponde: “Sono e mi chiamo BELARDONI Agata nata a Magione (PG) il 12.04.1939 e ivi residente Fraz. San Feliciano via F.lli Papini n. 79 moglie di Giuseppe TROVATI: “ ————————————//

Il Pubblico Ministero, visti gli artt. 197, 197 bis, 198, 199, 200, 201, 202 e 203 c.p.p., richiamati dall’art. 362 c.p.p. e ritenuto che non sussistono le ipotesi di cui agli artt. 197, 197 bis, 199, 200, 201, 202 e 203 c.p.p., ricorda alla persona informata sui fatti che ha l’obbligo di rispondere secondo verità alle domande che le saranno rivolte e di non tacere circostanze conosciute e la informa che le false informazioni al Pubblico Ministero sono punite a norma dell’art. 371 bis c.p.- – – – – //
Si rileva che la facoltà di astensione dei prossimi congiunti non si applica ai procedimenti connessi.
Il Pubblico Ministero procede, quindi, a esaminare la persona informata sui fatti in ordine alle circostanze per cui è procedimento, già collegato, ex art. 371 c.p.p., con quello n. 1277/03 R.G.N.R Mod. 21 della. Procura della Repubblica presso il Tribunale di Firenze. – – – – -//

Domanda: ” Lei conosceva Francesco Narducci ? ”—————-//
 Risposta: ” Sì, conoscevo Francesco Narducci come anche il padre e i due fratelli. La madre non la vedevo frequentemente alla darsena. Ricordo che Francesco veniva con una certa frequenza quando era studente universitario e veniva spesso con degli amici che erano Sergio Rossetti, forse Bruno Biagiotti, Alfredo Brizioli, un certo Balsotti che è morto e Paolo Coletti. Poteva accadere che questi amici avessero una barca propria e uscissero con Narducci ognuno con la sua imbarcazione. Mi pare che avessero una loro imbarcazione Balsotti e Rossetti. Mi pare che era un Boston 15 se ben ricordo, lungo circa 4 metri e mezzo. Esternamente era di colore bianco. Mi pare che questa imbarcazione l’abbia poi acquistata Alfredo Brizioli o che lui l’abia venduta a loro, non so quando. Quello che posso dire è che, quando è morto il Narducci, la barca
era del Rossetti e dopo la morte del Narducci questi amici non sono più venuti. Poiché me lo chiede, le dico che il Prof. Ceccarelli, in quel periodo, non teneva barche da noi.
Probabilmente l’ha tenuta ma non so quando, da Ugo Mancinelli. A quanto ricordo, il Narducci, anche dopo il matrimonio, veniva anche in darsena il più delle volte con la moglie. Ciò accadeva d’estate e, generalmente, nei fine settimana ma accadeva anche che venisse in giorni lavorativi. Questa abitudine si è però via via diradata, tanto che, prima dell’8 ottobre 1985, data della scomparsa, era venuto solo circa due anni prima. La barca era usata molto poco e il più delle volte dal padre. Quando Narducci veniva con i suoi amici, facevano lo sci d’acqua e andavano verso il centro del lago tra le tre isole. Non so dove andasse il babbo. Il giorno della scomparsa, ricordo che il Narducci ci telefonò tra le 14,30 e le 15,00, perché mio marito stava riposandosi e questo accadeva intorno a quell’ora. Noi si pranzava intorno alle 13,00 – 13,15. Fra le 14,30 e le 15,00, telefonò, quindi, Francesco Narducci che mi disse: “Sono Francesco Narducci. Volevo sapere se la nostra barca è in acqua”. Io gli risposi: “Credo di sì. Adesso sento Peppe”.
Il Narducci appariva normale e, a quanto ricordo, non percepii un sottofondo di suoni o rumori. Chiesi a Peppe se la barca dei Narducci fosse in acqua e lui mi rispose di sì. Lo riferii al Narducci al telefono e lui mi disse: “Allora vengo”. Non ricordo con esattezza quanto tempo passò tra la telefonata e l’arrivo del Narducci. Mi pare che il Narducci arrivò verso le 15,30 e, quindi, passò poco più di una mezz’oretta. Poiché me lo chiede, le dico che per arrivare oggi in Procura, partendo dalla nostra darsena, ci abbiano messo una mezz’ora. Mi pare che il Narducci sia stata l’unica persona che uscì nel lago quel giorno. Non credo che qualcuno uscì dalla nostra darsena con la barca quella mattina. A quell’epoca, oltra alla nostra darsena, vi era quella di Ugo Mancinelli e la darsena dei pescatori e, mi pare, la darsena di Coni che è morto. Non so se il Coni avesse affittato la darsena in quel periodo, ma non sono sicura se i pescatori avessero, in quel periodo, una vera e propria darsena. Il Narducci arrivò in moto, non so se con il casco o meno. Aveva un giacchetto di pelle marrone. Mi sembra che sotto il giubbotto avesse qualcosa di scuro, in particolare di verde o marrone. Non ricordo se il giubbotto fosse o meno allacciato. Mi pare che i capelli fossero in ordine ma io non lo vidi arrivare ma lo vidi qualche attimo dopo. La moto era rossa. I pantaloni mi pare che fossero scuri ma, dalla posizione in cui mi trovavo, non lo vedevo interamente. Le scarpe non le vidi.
Quando mi vide, alzò gli occhi e mi salutò. Mi appariva del tutto normale e non notai nulla di strano nel suo comportamento. Io sono rientrata a casa e non ho più fatto caso al Narducci. Mio marito e Belardoni Giuliano, mio cugino, sono rimasti all’esterno, mentre io ero affaccendata in casa. Credo che le figlie fossero già uscite dopo pranzo. A una certa ora, verso le 16,00, io e mio mareito siamo andati a Magione, dal ragioniere che aveva lo studio prima della Stazione di Magione. Saremo arrivanti in una decina di minuti. Il Ragioniere si chiamava Gentili. Ricordo che, nello studio, vi era una ragazza che purtroppo è morta circa un anno fa. Usciti dal Gentili, dopo circa tre quarti d’ora, ci siamo portati in farmacia e siamo ritornati alla darsena intorno alle ore 17,00. Era ancora giorno pieno e il sole stava leggermente calando. A quanto ricordo, il sole stava calando ma io non ero in grado di vedere, dal punto dove mi trovavo, la linea dell’orizzonte. Era comunque ancora giorno. Il lago era assolutamente tranquillo e non c’era un alito di vento. Il lago era, quindi, assolutamente liscio. Appena arrivammo, mio
marito chiese a Giuliano Belardoni, che stava andandosene, se il Narducci fosse rientrato e lui gli disse di no. Mio marito ha cominciato a darsi da fare alla darsena, proseguendo il suo lavoro, mentre io andavo e venivo tra la casa e la darsena. Ricordo che la figlia più grande aveva il mal di gola e stava a casa all’ultimo piano, mentre la più piccola, forse, era ancora fuori. A quanto ricordo, non ricevemmo telefonate. Nel frattempo, si era fatto sera e c’era il crepuscolo. Mio marito allora ha cominciato a preoccuparsi e pensò in un primo tempo al fatto che il Narducci avesse finito il carburante. Ricordo che c’eravamo messi verso il lago, aspettando il rientro del medico, ma, quando vedemmo che questi non tornava e si era fatto buio, chiamammo il fratello.
Quando chiamammo il fratello, era l’imbrunire ma ormai vi era solo una leggera luce.
Era quasi buio. Mio marito ha chiamato Pier Luca Narducci a casa, dopo aver guardato il suo numero nell’elenco telefonico. Il numero lo feci io. Io non ho parlato con Pierluca, ci ha parlato solo mio marito e quindi ho sentito solo le parole di mio marito che diceva:” guarda Pierluca che tuo fratello è uscito e non è ancora rientrato.” Credo che gli abbia anche detto di andare a fare un giro e che lui sarebbe arrivato. Dopo un po’, arrivò mio genero Marco Menconi, non ricordo a che ora. Da quel momento, le cose hanno preso un ritmo incalzante. In un primo tempo, uscirono mio marito, non ricordo se da solo o con mio genero, poi è riuscito con mio genero. Ora ricordo che in entrambe le uscite, con mio marito, vi era anche mio genero. La prima volta tornarono quasi subito ma non so dove si siano recati. Quando ritornarono la prima volta, trovarono nella darsena Pierluca Narducci che era da solo. Nella darsena c’era solo lui in quel momento. Non ricordo quanto tempo dopo sono usciti la seconda volta. Mi pare che, quando uscirono per la seconda volta, ci fosse già qualcuno nella darsena. Non ricordo se quella sera cenammo, ma mi pare proprio di no. Verso le 22,00 arrivò nella darsena il Prof. Ceccarelli che uscì con Ugo Mancinelli che, mi pare, venne a prenderlo davanti alla nostra darsena. Io non ricordo se, all’arrivo di Ceccarelli, Pierluca fosse alla darsena o si fosse allontanato. Non ricordo però con precisione con chi fosse in barca mio marito la seconda volta. Questo non me lo ricordo. Io ricordo che la barca del Narducci, che evidentemente qualcunio aveva ritrovato, la vidi nella darsena, quasi sotto la gru, verso mezzanotte. In quel momento, era presente la moglie del Narducci con i suoi genitori. Mi pare che mio marito avesse avuto in dotazione dalle guardie del lago una ricetrasmittente con la quale lo avvertirono che era stata ritrovata la barca del Narducci vuota. Mio marito arrivò dopo un certo tempo, in quanto si era portato verso l’isola Maggiore. Nella barca del Narducci c’era un pacchetto di sigarette e non ricordo se ci fossero gli occhiali da sole che il Narducci non indossava quando lo vidi al lago.
Nella barca c’era la chiave d’accensione in posizione di spento. A quanto ricordo, la barca era pulitissima e asciutta all’interno ed era in condizioni normali. Non so chi abbia riportato la barca. Ho un flash nella memoria in cui vedo Alberto Ceccarelli che era nella darsena dopo essere andato a fare le ricerche. Non ricordo se quella sera vidi Andrea Ceccarelli. Successivamente, dopo mezzanotte, è arrivato il prof. Ugo Narducci che io ho però visto nella darsena ma non ho visto arrivare. E’ arrivato anche il questore Trio e l’Ispettore Napoleoni. Questi ultimi li ho visti insieme al Prof. Ugo. Non ricordo quando si andò a letto quella sera. Ricordo che, da allora in avanti, non si riusciva a vivere per la presenza continua delle forze dell’ordine e dei giornalisti. Nei giorni successivi sono iniziate in grande stile le ricerche. Ricordo che una delle prime sere, fummo svegliati verso le ore 23,00 dal Prof. Ugo che, in tono autoritario, ha chiesto a mio marito ad accompagnarlo insieme a Pierluca, ai vigili del fuoco e ai dei soldati di leva, così mi sembra, all’interno di Isola Maggiore perché una sensitiva gli aveva detto che il figlio era nascosto in quell’ isola. Non trovarono nulla e mio marito si arrabbiò. A quanto ricordo, il lago, in quei giorni, era più o meno sempre tranquillo. In quei giorni, Morelli era sempre al lago ed ho visto anche il dr. Angelo Ferdinandi. Ricordo che venivano un po’ tutti gli amici di Francesco ma no so essere più precisa. Poiché me lo chiede, le dico che a nord della nostra darsena vi era un tratto che veniva chiamato
spiaggetta perchè molti anni fa, vi era la sabbia e il lago era forse più basso. Quel tratto era di proprietà del cardiologo Dr. Mario Puletti. All’epoca, quella spiaggetta era piena di canne e di melma. Ricordo che il sabato 12 ottobre io e mia figlia andammo a Perugia ad un matrimonio. La mattina successiva io stavo nella darsena e mio marito era uscito con la barca per fare un girettino a San Feliciano. Saranno state le 09,00, quando Leonardo Raspati, che ha l’imbarcazione nella darsena, mi disse che forse avevano trovato il Narducci perché aveva visto molta animazione e aveva visto la pilotina dei carabinieri dirigersi verso Sant’Arcangelo. C’erano sempre gli elicotteri. Circa un quarto d’ora dopo, rientrò mio marito, quindi verso le ore 09,15 – 09,30 e mi disse che avevano ritrovato il Narducci. Non so dove sia andato mio marito, se sul pontile o se sia rimasto in barca. Mio marito sarà partito per il giretto in barca intorno a San Feliciano verso le 09,00 o un po’ prima. Io non so se lui ha visto effettivamente il cadavere o meno perché mio marito ha il terrore dei cadaveri e non può guardarli. Lui mi ha detto vagamente che avevano trovato il cadavere del Narducci che aveva un giacchino addosso, ma non so se questa cosa l’ha vista lui o glielo hanno detto. Io non lo so. Mio marito è rimasto nel vago. In particolare, mio marito non ha assolutamente descritto il cadavere. Mi ha solo detto che aveva un giacchetto addossso simile a quello con cui era partito e che lo stringeva ai polsi. A quanto ho capito, da quello che mi ha detto mio marito e conoscendolo, lui non ha osservato il cadavere perché ne sarebbe stato traumatizzato ma, forse, ha dato solo un’occhiata da lontano in direzione del cadavere stesso. Da vicino non lo ha assolutamente visto. Rimango sorpresa nel vedere il cadavere di cui alla foto 02.P4.32A-33 che mi viene mostrata anche perché il cadavere indossa una camicia bianca ed io ricordavo che il Narducci avesse qualcosa di scuro sotto il giubbotto. Rimango sconcertata alla vista di questa foto e di quella n. 08.P2.14A15, nella quale vedo che il cadavere è avvolto in un telo di plastica nel momento in cui viene issato sul pontile dalla pilotina dei Carabinieri e non capisco come mio marito possa averlo visto. Non lo so, questo non l’ho capito. Da quel momento, ci siamo disinteressati della cosa. Confermo comunque le dichiarazioni da me rese in precedenza con le precisazioni che ho fatto oggi. ”————————————————————–//

Si dà atto che vengo allegate copia delle foto sopra descritte.
Si dà, altresì, atto che il presente verbale è stato redatto in forma riassuntiva, a norma dell’art.
140 c.p.p. e chiuso alle ore 13,50.
L.C.S.
IL PUBBLICO MINISTERO
(Dr. Giuliano Mignini sost.)
Il M.A. GDf Stefano Iori

7 Ottobre 2006 Testimonianza di Agata Belardoni

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