Il 5 luglio 2007 rilascia testimonianza Don Attilio Belladelli.
“Il racconto della Ciulli molto era preciso e perentorio” (riferendosi all’episodio avvenuto il 21 dicembre 2001 allorché la Ciulli allarmò le forze dell’Ordine in quanto riferì che a casa sua il marito e il dottor Vigna stavano coinvolgendo anche suo figlio Marco per andare a commettere il nono duplice omicidio in località Madonna del Sasso, Comune di Pontassieve). Don Belladelli continuava: “E io sono allarmatissimo. Perché? Perché il racconto della Ciulli era molto preciso e perentorio, nel racconto non c’era nessuna componente che denotasse in sé un qualche squilibrio. In altri termini, la donna parlava come un’agitata ma con la testa a posto. In particolare, non cadde mai in una qualche contraddizione, da farmi sospettare che la cosa fosse inventata, magari per darsi importanza, o comunque che lei fosse fuori di testa. Il fatto che la donna parlasse di un evento di quella stessa notte e il realismo con cui parlava, mi indussero a cercare un contatto immediato con le Forze dell’ordine, cosicché contattai telefonicamente il maresciallo Tagliaferri, che la conosceva bene”. Quest’ultimo faceva intervenire i colleghi della S.A.M., che stavano indagando sugli omicidi attribuiti al “Mostro” ed arrivarono quattro poliziotti, fra cui il mar. Frillici, già menzionato supra. Don Belladelli riferiva: “Poi, non basta, arriva un secondo gruppo di Carabinieri, più esperti, sopraggiunsero, in un numero che mi sembra di ricordare non fosse inferiore a quattro unità. Ricordo che in un primo momento conferirono con il Tagliaferri e poi tutti ad un medesimo tavolo vollero sentire il racconto da me, che mi era stato fatto dalla donna. Fu nel corso di questo racconto che uno dei Carabinieri, sentendo che questa donna si agitava molto, mi chiese nel dettaglio che tipo di movimenti costei faceva; a seguito delle indicazioni che io detti mi fu detto che in effetti si trattava di persona che loro conoscevano, perché aveva già fatto a loro questo tipo di rivelazioni. Devo dire con sincerità che fu solo in quel momento e a seguito di questa affermazione, che mi venne il sospetto che la donna potesse essere una persona con dei problemi mentali e che quindi parlava per esibizionismo o millanteria. Dalle affermazioni che io resi, non mi pare di ricordare che fu fatto un preciso verbale, come stiamo facendo in questo momento; probabilmente ciò si spiega con la ragione che il racconto si riferiva ad un evento così imminente che le Forze dell’Ordine furono prese dall’urgenza di apprestare i relativi controlli. Essendo i fatti tanto gravi era meglio secondo i CC svolgere gli opportuni accertamenti in merito. Io, per parte mia, tornai in parrocchia talmente colpito dalla cosa che mi raccolsi in preghiera, andando addirittura in chiesa, che riaprii per questo specifico scopo. Seguii con apprensione le cronache giornalistiche del giorno dopo, rimanendo rinfrancato dall’assenza di qualsiasi riferimento al racconto dalla Ciulli. Ricordo che addirittura aprii il televisore alle sei della mattina, per seguire i primi annunci di cronaca. Prendo atto nell’annotazione dei Carabinieri, oltre a quanto già riferito, si cita specificatamente un richiamo che la donna avrebbe fatto alla responsabilità del marito, nella vicenda da lei raccontata, nonché al coinvolgimento del figlio, causato dallo stesso marito. Il richiamo al figlio mi ha in effetti fatto venire in mente che la donna disse che si era indotta a parlare con me di questa vicenda proprio perché temeva il coinvolgimento del suo ambito familiare, in persona, appunto, del marito e del figlio. Quanto al fatto che la donna abbia dichiarato che vi era nel gruppo, a cui faceva riferimento anche un’implicazione di persone legate alle indagini e addirittura del Procuratore. Ora che lei mi dice che ciò risulta dall’annotazione di P.G., che io abbia parlato in questi termini al maresciallo Tagliaferri, devo dire… confermarglielo. Può darsi che questi richiami siano stati anzi proprio quelli che hanno contribuito a rendere ancora più impellente l’urgenza di parlarne con le Forze dell’Ordine”. Vedi 22 dicembre 2008 motivazioni sentenza Silvio De Luca processo a Francesco Calamandrei Pag: 162 163