Il 9 Luglio 2007 viene interrogatorio Francesco Di Carlo con la presenza del suo legale.
Questo un riassunto dell’interrogatorio:
Nell’occasione, egli colloca intorno alle 08:30 del 13 ottobre 1985 il momento in cui gli pervenne, tramite centrale operativa, la notizia del rinvenimento del corpo del Narducci. Giunto sul posto con auto di servizio, ma non con l’autista PILURZI (né passando a prendere il Questore), era stato il maresciallo Bruni ad esibirgli la patente rinvenuta indosso all’uomo ripescato (senza che l’ufficiale la prendesse in mano, e dunque senza potersi rendere conto se fosse bagnata od asciutta), che risultava in effetti appartenere al medico scomparso: a quel punto, il DI CARLO aveva telefonato al magistrato di turno, informandolo del verosimile ritrovamento del cadavere di FRANCESCO NARDUCCI. Il Sostituto di turno gli aveva chiesto se fossero visibili segni di violenza, al che l’allora capitano aveva ribattuto che apparentemente non ve ne erano, ma si rendeva comunque necessario togliere gli indumenti che il defunto indossava per un esame più accurato: il dott. Centrone lo aveva allora invitato a reperire un medico che potesse effettuare la visita esterna, anticipandogli che – qualora nulla di sospetto fosse emerso – sarebbe stato possibile mettere la salma a disposizione dei familiari. Tornato dal BRUNI, il DI CARLO lo aveva reso edotto delle disposizioni del magistrato, ed era stato il maresciallo a farsi carico di trovare un medico disponibile per quelle incombenze, chiamando la USL competente (circostanza, questa, che ad avviso del dichiarante trovava conferma dal rilievo che la stessa dott.ssa Seppoloni, nel sottoscrivere gli atti dell’epoca, aveva segnalato di essere stata contattata dal centralino della USL intorno alle ore 09:00). In seguito, ad aggiornare il dott. CENTRONE dell’esito dell’ispezione effettuata era stato il dirigente della Squadra Mobile, nel frattempo intervenuto a sua volta: il colonnello ricorda altresì di essersi allontanato dal posto prima degli altri, dopo l’arrivo – nell’ordine – del carro funebre dell’impresa MORETTI e della dott.ssa SEPPOLONI, senza dunque assistere all’ispezione medesima. Sulla ragione dell’essersi portato sul pontile, il defunto imputato rappresenta di aver voluto presiedere di persona. Ciò perché il comandante della Stazione di Magione era quel giorno di riposo, e malgrado gli avesse effettivamente telefonato per impartirgli l’ordine di andare a Sant’Arcangelo si era comunque preso la briga di andare a controllare (anche perché durante la conversazione aveva anticipato al sottufficiale, per motivarlo a rispettare sollecitamente l’ordine, che anch’egli lo avrebbe raggiunto nel giro di pochi minuti). Dietro contestazione, ammette altresì la possibilità di averlo fatto per questioni di immagine, dato che la notizia della scomparsa del NARDUCCI aveva avuto un certo clamore.
Quanto ai successivi contatti con il maresciallo BRUNI, il DI CARLO ammette di averlo rivisto in occasione della festa del “Giacchio” ma di essersi limitato a scambiarci due parole (perché era stato il sottufficiale a venire a salutarlo), senza alcun riferimento alla vicenda NARDUCCI od alla ripresa delle indagini. Vedi: Sentenza Micheli Pag. 694/695