Nell’occhio della verità. Fatti, contraffatti, detti e contraddetti

All’improvviso si aprì uno scenario sul Mostro di Firenze imperniato su un memoriale

Articolo di Roberto Fiasconaro

Domenica 15 luglio 2007

Firenze. La vita talvolta è strana: uno cerca la verità sul cosiddetto “Mostro di Firenze” e non leva un ragno dal buco. Si arrampica sugli specchi, scivola, risale, ma si ritrova sempre al punto di partenza. Fino a quando una sera di dicembre il telefono squilla, ma squilla a mezzanotte, e mi procura una certa ansia. Perché mia madre era grave all’ospedale. E invece è un tizio di Fidenza che si qualifica, nome e cognome, e mi racconta un fatto che per anni ha cercato invano di imporre in quanto autentico: “So che lei da anni indaga sul Mostro di Firenze. Io avrei una rivelazione da farle che è molto simile a quella fornita da una testimone, una certa Carminati, che per anni non è stata creduta anzi, l’hanno fatta passare per una deficiente”. Di cosa si tratta? “Il delitto dei due francesi non è avvenuto l’8 settembre 1985, ma il 7 alle ore 22,3O”. E lei come fa a saperlo? “All’epoca avevo 17 anni, e la sera del 7 settembre mi trovavo a cena con degli amici al ristotrante “La Baracchina” che si trova a un tiro di fucile dal luogo dove è stata uccisa la coppia francese Nadine Mauriot e Jean Kravechvili che si trovavano accampati proprio nella piazza. Noi li avevamo anche visti. Succede che sentiamo otto colpi in successione. In un primo momento abbiamo pensato a dei petardi oppure a dei fuochi d’artificio, visto che non lontanto c’era una festa popolare a Cerbaia.(Cerbaia era il luogo dove il 7 settembre aveva detto di trovarsi Pacciani, ndr). Siamo usciti di scatto. Tutti i clienti del locale si sono precipitati fuori ma era buio pesto e non abbiamo visto nè sentito nessuno. Ci colpì un particolare. Nella sala c’era un rappresentate di prodotti farmaceutici che stava cenando. Era un cliente abituale come lo ero io. Quel rappresentante pagò il conto e sparì per sempre. Non lo videro più”. Dopo due giorni apprendemmo che era stata uccisa una coppia dal Mostro. Ma non era stata uccisa la sera dell’8 settembre bensì il 7 alle 22,3O. Per vent’anni ho cercato invano di far capire che non mi sbagliavo”. Era una testimonianza, solo e nient’altro che una testimonianza come quella della Carminati. Certo un tassello importante, ma nulla di più. Passano dei giorni ed entro in contatto con un’amica di Pesaro che sta organizzando una grande festa sportiva. Mi chiede di cosa mi sto occupando e le spiego che sono sempre a caccia del Mostro e di Ylenia Carrisi. “Ah, ecco i tuoi grandi amori che non muoiono mai! Ma non pensi mai a distrarti?”. “Comunque guarda, ora ti do una mano, è una cosa che ho tenuta segreta per anni e che per ovvi motivi non sto qui a spiegarti. All’epoca dei delitti del Mostro, diciamo verso la fine, mi trovavo a Firenze dove conosco l’ex Capo della Sam, la squadra antimostro. Una persona straordinaria. Un personaggio incorruttibile. Questo uomo mi rivela che i delitti del Mostro erano commissionati da un mandante. Non fa il nome. Dice solo che Pacciani era una pedina. Quando vede che le indagini stanno seguendo un’altra pista, se ne va. O l’hanno mandato via. Non lo so. So che non poteva reggere una sceneggiata. Lui il nome ce l’aveva in tasca ma aveva le mani legate. (La signora mi ha fornito il nome e cognome dell’ex capo della Sam, ndr). La figura del “mandante” a cui non ho mai creduto quindi era vera. Esisteva. Quando Giuttari nel 2OO1 durante la trasmissione di Porta a Porta del 26 settembre 2OO1, imperniata sui delitti del Mostro di Firenze, a cui partecipai anch’io, disse che “cercava un mandante” aveva ragione. E aveva ragione anche la segretaria del Der Spiegel, Heidi, che mi raccontò di “una setta che commetteva dei delitti terribili”. E questa setta era formata da personaggi insospettabili e protetti. Tanto che chi li aveva denunciati per, fare giustizia sui due ragazzi tedeschi uccisi a Giogoli, nel camper, Horst Meyer e Uwe Rusch, era un tedesco che aveva speso un capitale in indagini private per trovare l’autore del duplice delitto. Ma scoprì che c’era un gruppo che aveva commesso anche altri delitti non solo quelle delle coppiette. Ma venne preso per pazzo. Allora prese a girare tutte le redazioni dei rotocalchi per raccontare questa incredile storia a cui però nessuno credeva. C’erano dei personaggi insospettabili e potenti che commettevano dei delitti terrifficanti. Ma questa volta il nodo gordiano sembrava sciogliersi a poco a poco. Anzi si era già in parte sciolto quando Diego Cugia, nel suo libro Un amore all’inferno, basato sulle testimonianze della vedova di Francesco Narducci, aveva ipotizzato che Narducci fosse rimasto vittima di un ingranaggio maledetto legato dei delitti del Mostro di Firenze. Ed infatti a pag. 1O1 cita Ferdinando Benedetti, storico e massone, che dice: “Le logge perugine sapevano che Francesco Narducci era coinvolto nei delitti del Mostro, ma decisero di non far trapelare nulla per evitare che fossero coinvolti tutti”. Come legare Narducci, a Pacciani, a Lotti, ai Vinci, al mandante di cui tuttora ignoro il nome ma che una persona sa perfettamente chi è e per questo motivo è stata allontanata? La chiave di volta, quella che apre lo scrigno dei segreti del Mostro, me la fornisce ancora una volta una donna, minuta, esile, sofferente, ma coraggiosa. Una donna che anche lei ha lottato anni e anni per far capire che c’era un gruppo maledetto che aveva un alfiere che affiancava Narducci, o Narducci affiancava questo alfiere nei delitti del Mostro. Questa donna, di cui possiamo anche fare il nome perchè mi ha affidato un memoriale, che per anni ha cercato invano di far capire agli inquirenti che lì ci stava scritta la verità, ma la verità si scontrava con personaggi potenti che la volevano occultare. E questa donna che si chiama Alberta Rossanna Bianchi e vive a Viareggio, si è battuta come una leonessa e non è una pazza. Perchè aveva elementi a iosa che portavano dritto al Mostro o a quello che era un servo del Mostro di Firenze. Il mandante occulto. Questa Rossanna, che non ha più fiato perchè denunciò tutto e tutti ancora nell’88, mi sembra, e poi nel’96, e poi ancora nel 2OO2 quando finalmente Giuttari e Mignigni le diedero ascolto, dopo che Gabriella Carlizzi, la scrittrice romana aveva infiochettato il tutto e sbattuto sul suo sito, una verità che era però parziale, e in quanto amica di Mignini e Giuttari nonchè collaboratrice aveva potuto fare da trait d’union con i magistrati. Cosa racconta questa Rossanna? Che “Nell’82 aveva conosciuto uno strano personaggio, un pittore, chiamato Morty, che dipingeva anche i delitti del Mostro di Firenze. E fin qui nulla di così strano. Un artista può avere una passione per l’horror. Ma non può dipingere un quadro in cui compare l’unico magistrato donna che indagava sul Mostro di Firenze, Silvia della Monica, con un seno staccato e la cassetta della posta. Perché questo fatto avviene realmennte dopo l’ultimo duplice delitto del 1985 quando il Mostro gratifica Silvia Della Monica di un lembo di seno di Nadine Mauriot, spedito per posta. Allora sorge spontanea una domanda: come faceva questo pittore a sapere con un anno di anticipo, essendo stato realizzato il quadro nel 1984, che questo fatto analogo sarebbe accaduto un anno dopo? E cosa ci facevano nella sua casa i monili appartenenti alle vittime? E gli oggetti appartenenti ai due ragazzi tedeschi uccisi? Perchè regala a Pacciani il quadro Il dottor Morte che era del pittore cileno Olivares. Poi Pacciani ci disegna sopra gli stivaletti neri che calzava sempre Morty. Perché questo pittore il 19 giugno del 1982, giorno del delitto Migliorini-Mainardi, inaugura una mostra con altri pittori, organizzata da Pier Mario Cioni a Scandicci, dal titolo Notte rossa? E perché partecipà all’exploit finale nel 1985 con una mostra al caffè Voltarie di Firenze? Una antologica sui delitti seriali? Perchè una medium di Milano, amica di quel rappresentante di farmaci, rilascia una intervista la quotidiano La Nazione firmato da Mario Cecchi, indicando perfino la casa dove vive il Mostro, rivelando cose increddibili sulla sua infanzia. Cioè vita, abitudini, realizzazioni, dimora di Morty? E nessuno si prende la briga di bussare alla porta di questo signore. Nonostante nella casa paterna ci sia una macchina per scrivere che ha un difetto alla e o alla r come compare nelle lettere che il Mostro aveva spedito ai giornali? Perchè Narducci partecipa a una sua mostra di quadri pochi mesi prima dell’ultimo duplice delitto? Dove andava in vacanza da giovane Morty? Andava in una casa a Signa di una zia dei Vinci. Dove lavorava anche Pacciani. Era la persona che seguiva Barbara Locci, il suo amante virtuale, evocato anche nel film di Cesare Ferrario Il Mostro in cui la Barbara Locci, attrice, diciamo così rivolgendosi a un giovane dice: “La finisci di seguirmi? Devi andare con le ragazze della tua età”. Per quella frase il regista ha avuto fastidi infiniti. Perchè si trattava chiaramente di un giovane e non di Stefano Mele o Francesco O Salvatore Vinci, un giovane inpotente, impegnato con le donne anziane che le procurava la madre castrante. E il padre di Morty chi era? Per carità, sorvoliamo, perchè se Francesco Narducci aveva alle spalle le logge massoniche questo era in una botte di ferro. Molto di più dei massoni. E infatti la brava e buona Rossanna nell’88 o 89 va dai Rontini a cui il Mostro aveva straziato la figlia nel delitto di Vicchio con questo memoriale che viene girato ai carabinieri. Ma questo materiale dà fastidio a tutti perfino ai Rontini. Perché? Perché la storia parte da lontano, da molto lontano, quando una matrice esoterica univa tutti questi personaggi. E dove ci scappa anche un morto. Un nipote dei Rontini. E infatti durante il funerale di Pia Rontini, una donna sente distitinamente, Pacciani che seduto in un bar di Vicchio dice: “Hanno avuto quello che si meritavano”. Riferendosi alla povera Pia e al fidanzato Claudio Stefanacci, uccisi dal Mostro. E allora aveva ragione l’ex Capo della Sam. Chi avrebbe mai potuto fare luce sul Mostro di Firenze se alle spalle c’erano personaggi potenti che coprivano e depistavano…

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15 Luglio 2007 Stampa: thrillermagazine.it – Nell’occhio della verità

Un pensiero su “15 Luglio 2007 Stampa: thrillermagazine.it – Nell’occhio della verità

  • 13 Giugno 2022 alle 01:32
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    Il Bertinelli le telefona a dicembre 2006, dopo 21 anni ? Ha mai verbalizzato la sua testimonianza prima ?

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