Il 27 dicembre 2007 rilascia testimonianza Achille Sertoli dinanzi al P.M. e in presenza del suo avvocato.
” … nell’occasione costui aveva riferito: “Ho visto l’atto che mi è stato notificato e quali sono i reati ed i fatti in nel 1957. Ho poi conseguito la specializzazione in dermatologia ed immunologia nei primi anni sessanta. Nei primi anni dopo la laurea ho frequentato l’ospedale di Santa Maria Nuova a Firenze per poter conseguire la specializzazione. I miei genitori abitavano a Pistola ed io, per poter frequentare l’ospedale, ottenni dal Primario e dalla amministrazione una stanza con bagno dentro l’ospedale dove di fatto abitavo. In cambio io garantivo l’attività di medico di guardia nelle ore notturne e le domeniche. Tramite il primario cui si era rivolto il titolare della farmacia di San Casciano che era di proprietà del padre di Francesco Calamandrei, nei primi anni sessanta, cominciai a frequentare l’ambulatorio di quella farmacia una volta la settimana come dermatologo. Ricordo che instaurai un buon rapporto con il Dr. Calamandrei padre e conobbi cosi anche suo figlio Francesco che all’epoca era ancora studente ed era di qualche anno più giovane di me”. Il Sertoli precisava poi che in un primo momento aveva frequentato qualche anno della facoltà di farmacia e poi, poiché quella facoltà non gli piaceva, era passato alla facoltà di architettura. Ricordava che uno dei medici che frequentava gli ambulatori della farmacia che egli conobbe all’epoca era il dr. Zerini, che faceva il pediatra e che era parente della moglie del Calamandrei padre. Il Dr. Zerini era più grande di lui e di Francesco. Dopo un po’ divenne amico di Francesco Calamandrei, tanto che all’incirca all’epoca della alluvione a Firenze nel 1966 prese in affitto un appartamento dalle parti del Viale Machiavelli vicino al piazzale Galilei, proprio insieme a Francesco Calamandrei. Avevano una camera per uno e fu ben felice di condividere la Casa con il Calamandrei perché, avendo egli pochi soldi, venivano divise le Spese. Il Sertoli dichiarava che egli in genere andava a letto presto mentre il Calamandrei, che era ancora studente e aveva molti più soldi di lui, spesso tornava tardi la notte tanto che pensava che frequentasse night e facesse vita notturna. Ricordava che una mattina si accorse che il Calamandrei aveva portato a dormire una ragazza in casa perché la mattina la vide in bagno ma non sapeva dire chi fosse. Dichiarava di essere specialista in dermatologia ed allergologia e di non essersi mai occupato di malattie tropicale. Non ricordava di avere conosciuto alcun amico del Calamandrei e non aveva presente e non aveva presente l’avv. Corsi. Il Sertoli dichiarava di non aver mai frequentato prostitute insieme al Calamandrei né sapeva che lui ne frequentasse. Preso atto di alcuni stralci di intercettazione telefoniche, dei quali non conosceva l’esistenza e a contestazione circa il contenuto di una conversazione telefonica intrattenuta con la moglie il 30 luglio 2003, ore 15.42, nella quale costei, parlando dell’interrogatorio subito presso la polizia, lo informava di non aver detto niente a proposito della circostanza relativa al “Mago di San Casciano”, al che lui la zittiva, dichiarava che si trattava di una vicenda che riteneva di poter datare verso la fine degli anni 60 e, comunque, certamente prima di quando aveva conosciuto sua moglie. Erano a a cena a San Casciano, con Francesco Calamandrei e, probabilmente, suo zio Zerini, forse il Dottor Masi di San Casciano e qualche altro medico della zona, al massimo una decina di persone, di cui non ricordava al momento i nominativi e non erano presenti donne. Dopo cena, il Calamandrei propose di fare una scappata a casa di mago Indovino per una visita “a scopo canzonatorio”, tanto che all’arrivo a questa casa furono tirati dei sassi alle finestre per svegliare Indovino. Ricordava che, comunque, l’Indovino li fece entrare in quanto, come potè constatare dai saluti che si scambiavano, presumeva che i due si conoscessero. Il mago aveva una vestaglia variopinta ed un turbante a testa. Era presente un altro uomo che ritenne di poter qualificare come una sorta di aiutante. La visita non durò molto tempo e, comunque, Indovino volle di leggergli la mano. Quanto all’identità del mago, ricordava ancora, nonostante il tempo trascorso, che quella sera il Calamandrei aveva espressamente detto di “andare tutti dal Mago Indovino”. Circa le sue frequentazioni con il Calamandrei ricordava di avere fatto con lui un paio di gite una a Venezia, di un paio di giorni, con due ragazze di cui non conosceva il nome ed una al lago Trasimeno, ove si recarono una domenica insieme allo Zerini che portò un gommone con un carrello con il quale lo Zerini ed il Calamandrei fecero un giro nel lago mentre egli rimasi ad aspettarli ad un bar. Relativamente ad altra contestazione del contenuto di una conversazione telefonica avuta con suo cugino Luigi di Torino del 24 gennaio 2004, nel corso della quale il Sertoli diceva espressamente a suo cugino che “Calamandrei potrebbe anche essere un mandante, la mano sul fuoco al contrario non la metterei” precisava che si trattava di un discorso che effettivamente aveva fatto ma era una semplice sua deduzione, non fondata su elementi specifici, pensando unicamente al tipo di vita che, per quel che ne sapeva, faceva il Calamandrei. Essendogli espressamente contestato che dal tenore delle parole usate appariva una sua convinzione specifica sul punto il Sertoli ripeteva che si era trattato solo di un discorso telefonico fatto sulla base delle considerazioni che aveva appena fatto. Gli veniva mostrato l’album fotografico n. 4/2003 in atti, contenente numero 52 foto a colori. Riconosceva soltanto alle foto 33 e 34 Francesco Calamandrei ed alla foto 42 il noto Pietro Pacciani per averlo visto sul giornale ed in televisione.” Vedi 22 dicembre 2008 motivazioni sentenza Silvio De Luca processo a Francesco Calamandrei Pag: 105 106 107