Forteto, parla l’ex giudice «Mai mandato ragazzi là»

Piero Tony, presidente del Tribunale dei minori dal 1999 al 2006 : «A Firenze, il Forteto era la sfida dei cattolici di sinistra»

È andato in pensione con due anni di anticipo per dire «Non posso tacere», il fino a ieri magistrato Piero Tony e con il suo libro, bestseller già in ristampa, si è tirato addosso una prevista scarica di critiche, compresa quella che con un sorriso chiama «la fatwa» dell’Anm della Toscana. «Ma ho anche ricevuto le telefonate di tanti colleghi che mi hanno detto: dopo aver letto il tuo libro, mi sento meno solo. Questo è molto importante». Tra le critiche espresse o solo sussurrate c’è ne è una che gli brucia. Quella che, pur non avendo potuto tacere su tante cose che non vanno, non ha scritto una sola parola sulla scottante vicenda del Forteto, proprio lui che del Tribunale dei minori è stato presidente dal 1999 al 2006.

Perché, dottor Tony?

«Potrei risponderle dicendo che io non ho mai mandato un ragazzo lassù quando ero Presidente, ma non è questo il motivo per cui non ne ho parlato. È stato perché quando scrivevo il libro c’era un processo in corso e sarebbe stato estremamente scorretto farlo. Poi approfitto della sua domanda per precisare alcuni aspetti molto importanti che vanno chiariti se si vuole capire il rapporto Tribunale dei minori-Forteto o con qualsiasi altra organizzazione simile. In primo luogo non è il Presidente del Tribunale né un giudice singolo che decide se affidare un ragazzo a qualcuno. È un collegio interdisciplinare. C’è poi da sottolineare che i controlli su quelle strutture non li fa la magistratura, ma i servizi sociali e che i controlli sugli affidamenti la legge li demanda al giudice tutelare».

È certo però che, visto quello che il processo ha rivelato, qualcosa non ha funzionato.

«È evidente. Negli anni in cui ho presieduto il Tribunale dei minori non ho ricevuto una sola segnalazione negativa dai servizi sociali incaricati di controllare».

Ecco forse con quel che lei ha appena detto ci avviciniamo al nucleo del problema: il Forteto è sembrato per anni intoccabile, al di sopra di ogni sospetto, un monumento vivo e concreto degli ideali di una certa sinistra cattolica o, come alcuni preferiscono, dei cattocomunisti. Eppure già nel 1978 il suo guru Rodolfo Fiesoli era stato arrestato per abusi sessuali. E a riabilitarlo fu proprio il Tribunale dei Minori presieduto da un altro mito della cultura cattolica di sinistra, Giampaolo Meucci: lo stesso giorno in cui Fiesoli venne scarcerato, il magistrato gli mandò il primo bimbo down. Come fu possibile?

«Probabilmente fu possibile per l’imperare di quella cultura cattolica di sinistra, allora molto forte proprio a Firenze. Ma è anche altrettanto vero che Meucci e con lui buona parte dell’ opinione pubblica non credette mai che la verità processuale uscita da quella vicenda corrispondesse alla verità reale. Non che pensasse a un complotto, questo no, ma credo pensasse che l’arresto di Fiesoli dipendesse da enfatizzazioni politiche contrarie. Non è da sottovalutare che una parte delle imputazioni caddero nel tempo e che il primo processo davanti alla corte d’appello si concluse con una assoluzione. L’invio del ragazzo down a Fiesoli forse voleva significare questo».

Nel suo libro lei più volte ribadisce di essere un giudice di sinistra. Perché?

«Perché è così: sono e sono ritenuto di sinistra. È questo che ha dato risalto al pamphlet. Se fossi stato berlusconiano avrei avuto solo l’attenzione delle cose scontate. Ora io mi considero di sinistra, ma non milito in alcun partito. Sono sempre stato iscritto a Magistratura democratica e penso che critiche costruttive per migliorare il sistema giudiziario possano, e debbano venire, da tutte e due le parti. Per esempio, bisogna essere di destra o di sinistra per sostenere che è un’ingiustizia clamorosa che un pm possa presentare appello contro un’assoluzione? Bisogna essere di destra o di sinistra per sostenere che è un assurdo condannare qualcuno per “concorso esterno in associazione mafiosa”, visto, anche se sembrerà incredibile, che nel codice quel reato non c’è. Perché è così difficile essere obbiettivi? E, poi, vorrei aggiungere che ho ricevuto critiche, ma tutte generiche, quasi che il libro non fosse stato letto».

Da magistrato che come Procuratore generale si occupò del più popolare caso giudiziario italiano: il Mostro. Nel 1996, al processo di Appello, lei, che avrebbe dovuto sostenere l’accusa, inaspettatamente chiese e ottenne l’assoluzione di Pacciani. Ora ha appena pubblicato un libro di denuncia. Il presidente della corte d’appello che lo assolse, Francesco Ferri, si dimise dalla magistratura e pubblicò un libro di denuncia. L’avvocato dei «compagni di merende», Nino Filastò, scrisse un volume di denuncia. Il sottoscritto che aveva scritto un polemico libro inchiesta è stato arrestato. Che cosa accadde alla giustizia italiana con quei processi?

«Quello del Presidente Ferri sì che era un libro di denuncia. Al confronto il mio è un messale per bambini. Guardi, a pagina 113 faccio una piccola rivelazione e racconto di quando, passato ormai al Tribunale dei minori, vedevo che con clamore quotidiano continuavano a imperversare le indagini contro persone collegate alla pista Pacciani. Un giorno, disgustato dalla giornalata del mattino che chiamava in ballo altri indagati, scrissi all’allora Presidente della Repubblica Ciampi nella sua veste di Presidente del Csm, spiegandogli, da privato cittadino, in quanto ormai mi occupavo solo di minori, perché quanto alla pista Pacciani gli indizi di colpevolezza fossero pari a zero e dunque pari a quelli contro di me e contro tutti gli inquirenti intervenuti e chiedendogli di attivare un’inchiesta del Csm a verifica di quanto dicevo. Mi fu risposto velocemente che purtroppo l’ordinamento non prevedeva un’inchiesta simile. Eppure tutti i corollari della pista San Casciano svanirono in una bolla di sapone. Mi riferisco all’assoluzione piena del farmacista. Sentenza mai impugnata dalla Procura e all’indagine di Perugia su quel famoso medico».

https://corrierefiorentino.corriere.it/firenze/notizie/cronaca/15_giugno_26/forteto-parla-l-ex-giudice-mai-mandato-ragazzi-la-0feb70ce-1c04-11e5-8fc9-d0aba9664dab.shtml

26 Giugno 2015 Stampa: Corriere Fiorentino – Forteto, parla l’ex giudice “Mai mandato ragazzi là”
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