“Mostro di Firenze”: esumati anche i resti di Giancarlo Lotti
Nessun parente, come al funerale: anche questi come quelli di Pacciani destinati all’ossario comunale?
SAN CASCIANO – Un altro pezzo della storia sul “Mostro di Firenze” è terminato giovedì 3 dicembre, avvolto come la sua vicenda oscura nella nebbia mattutina delle prime ore di giovedì 3 dicembre.
Nel cimitero di San Casciano sono stati esumati i resti mortali di Giancarlo Lotti, morto a 62 anni il 30 marzo 2002 in un ospedale di Milano, ricoverato per un male incurabile.
Anche se tutto fa pensare che allo scadere del tempo, anche i resti di Lotti (come quelli di Pacciani) troveranno come ultima sistemazione la fossa comune.
D’altronde anche il giorno della sua sepoltura, al cimitero erano presenti solo il legale di Lotti, l’avvocato Stefano Bertini, alcuni cronisti e don Fabrizio Poli, l’allora parroco di Chiesanuova, che aveva ospitato Lotti per un certo periodo in una casa in Faltignano.
Giancarlo Lotti era stato un punto cardine al processo dei “compagni di merende”: fui lui a riferire, nel 1996, che la sera dell’omicidio dei francesi nella piazzola degli Scopeti, lui e Pucci si erano fermati proprio lì, tanto che gli inquirenti eseguirono un sopralluogo nella piazzola degli Scopeti insieme a Lotti e Pucci per i necessari riscontri.
Per questo Lotti viene posto sotto protezione, ottenendo i benefici della legge sui pentiti: nel riferire le scene dell’omicidio dei due francesi, affermò che Mario Vanni aveva tagliato la tenda, mentre Pacciani si era messo davanti all’ingresso per poi successivamente inseguire il ragazzo che aveva tentato di scapare nel mezzo al bosco.
Non solo: sempre Lotti dichiarava di avere assistito, senza essere visto, all’assassinio della coppia di Vicchio, opera di Pacciani e Vanni. E anche qui fa un sopralluogo con gli inquirenti.
Dichiara anche di avere assistito agli omicidi di Montespertoli e Giogoli, e a tale proposito Lotti scrive una lettera al pubblico ministero in cui sostiene cha la sera dell’assassinio dei due tedeschi a Giogoli, aveva sparato anche lui diversi colpi dopo che Pacciani gli aveva messo la pistola in mano per poi riprenderla e continuare a sparare.
Le confessioni di Lotti determineranno sia la sua condanna che quella di Vanni. Lotti che aveva interposto l’appello per l’eccessiva pena, non per i fatti contestatigli e da lui confessati, ottenne la riduzione da trenta a ventisei anni di reclusione.
Ancora oggi sono in molti a chiedersi se davvero Giancarlo Lotti abbia detto la verità sulla vicenda del “Mostro di Firenze”, tanto che nel mese di maggio 2015 arriva una novità: il regista Paolo Cochi, autore di documentari sulla vicenda, realizza un reportage proponendo a cinque esperti il materiale dell’omicidio avvenuto a Scopeti.
Ottenendo un risultato clamoroso: la data dell’omicidio potrebbe non essere quella della domenica ma del sabato sera.
Insomma il superteste Giancarlo Lotti mentì?. Se questo fosse vero, il caso andrebbe riaperto: ma chi oggi avrebbe il coraggio di farlo?
Chi ha conosciuto il Lotti, e sono in tanti, spesso tende a escludere nella maniera più assoluta che lui, assieme ai “compagni di merende”, possa essere arrivato a tanto.
di Antonio Taddei
“Mostro di Firenze”: esumati anche i resti di Giancarlo Lotti