Muore e lascia tutta l’eredità per aiutare i bambini bisognosi
Pasquale Petrella
Paolo Poli, conosciuto al Bar Haiti come il Morino di Cafaggio, è morto a 80 anni. Senza eredi, il suo patrimonio viene gestito dalla Fondazione Poli pole
PRATO. Al Bar Haiti in piazza San Francesco, quello reso celebre dal libro di Rodolfo Betti, lo conoscevano come “il Morino di Cafaggio” e lo stesso scrittore gli dedica un po’ di spazio per narrare le sue gesta di giovane playboy, ma fra coloro che si trovava no a parlare di lui in maniera scherzosa non era difficile che sfuggisse la battuta «il Poli pole» che dal dialetto pratese potrebbe essere tradotto come: il Poli può fare tutto quello che vuole. Ed è proprio così che porta il nome la Fondazione nata – dopo la morte di Paolo Poli avvenuta ad ottanta anni e senza lasciare eredi – per gestire il suo patrimonio che è stato interamente destinato ad aiutare i bambini bisognosi di cure e di aiuto e per sviluppare la ricerca e la cura delle malattie oncologiche.
A parte un lascito alla sua fedele domestica che lo ha accudito negli ultimi anni, il resto dell’eredità per ora è andato a finanziare un progetto di cura oncologica con immunoterapia del Reparto Oncologico dell’ospedale Santo Stefano; da giugno scorso (e andrà avanti anche per il 2019) paga l’assunzione full time di una ostetrica per il Centro di aiuto alla vita di Prato; finanzia poi un progetto per realizzare una stanza d’ascolto per i ragazzi assistiti dall’associazione Pamat che segue i ragazzi vittime di violenze; e l’acquisto di strumenti di telecontrollo per i genitori con i propri ragazzi assistiti dall’associazione La forza del silenzio di Casal di Principe che assiste bambini autistici in strutture confiscate alla camorra.
L’interesse e la volontà di aiutare la ricerca e la cura dei malati oncologici, Paolo Poli lo ha voluto in onore ai suoi genitori, Ferdinando Poli e Cesarina Meoni. Mentre l’impegno preso per aiutare i bambini bisognosi lo ha deciso dopo un viaggio fatto con la Caritas Diocesana di Prato nell’orfanotrofio La Crèche a Betlemme.
Paolo Poli è nato durante la seconda guerra mondiale in una tipica famiglia pratese che lavorava stracci. Aiuta i genitori fino a 24 anni poi inizia a lavorare con la ditta Zani di Empoli con cui sviluppa le abilità di venditore di abiti non disdegnando neppure di fare il modello sulle pedane milanesi grazie alla sua prestanza fisica (quasi due metri di altezza) e ai suoi fini lineamenti. La sua frequentazione milanese lo porta a fare ulteriori esperienze con aziende lombarde finché incontra un sarto marchigiano: Eugenio Tombolini. Con lui instaura un sodalizio che permetterà all’azienda di sviluppare il lavoro sino ad internazionalizzarsi proprio attraverso Paolo Poli nel Sud America (principalmente in Brasile). E così dopo l’Italia, Poli scopre ed impara ad amare il Brasile e Rio de Janeiro diventa la sua città del cuore dopo Prato, dove trascorrerà lunghi periodi di vacanza e di lavoro. Una vita agiata ma sempre senza eccessi e così Paolo Poli ha potuto costruire un piccolo impero economico che oggi, grazie alla Fondazione Poli Pole dà tanti benefici a chi è meno fortunato e, in particolar modo, ai bambini bisognosi.