Mostro, l’ultimo colpo di scena: “Nel 1991 fu anticipato da una lettera anonima”
Il proiettile messo ad arte nell’orto di Pacciani? Le archiviazioni. Parla Paolo Cochi, uno dei massimi esperti
Antonio Taddei
SAN CASCIANO – Sembrava davvero che si apprestasse a finire la storia del mostro di Firenze, dopo che la Procura della Repubblica di Firenze ha chiuso le indagini sugli otto duplici omicidi con l’archiviazione dei due indagati, Giampiero Vigilanti, 89 anni, e Francesco Caccamo, 88 anni, per mancanza di prove sufficienti. Sarà comunque il gip a pronunciarsi sulla definitiva archiviazione.
Poi arriva la clamorosa notizia data da La Nazione di domenica 14 luglio riguardo ai segni sul proiettile calibro 22 Winchester serie H rinvenuto in un foro di un palo da vigna in cemento posto nell’orto della casa di Pietro Pacciani, in via Sonnino a Mercatale (era il 29 aprile 1992).
Questo fu ritenuto all’epoca compatibile con l’arma dei delitti del mostro. In realtà, come ha spiegato nella perizia sul proiettile il perito balistico della Procura di Firenze Paride Minervini, viene escluso che possa trattarsi di un proiettile identico a quelli usati dal mostro di Firenze.
Che non sia mai stato incamerato nella pistola; che le tracce sul bossolo non sono paragonabili alla pistola dei delitti, ma bensì quei “graffi” sarebbero stati incisi con qualche arnese. Il motivo? Incastrare il sospettato numero uno, Pietro Pacciani.
Il Gazzettino del Chianti prima di quest’ultima novità ha incontrato il reporter e documentarista Paolo Cochi, di passaggio a San Casciano, che sta portando a termine dopo l’ultimo libro “Mostro di Firenze. Al di là di ogni ragionevole dubbio” (Runa Editrice) un nuovo lavoro.
Lo abbiamo incontrato in uno dei luoghi che all’epoca era frequentato dai compagni di merende, “La Cantinetta del Nonno”, nel pieno centro storico di San Casciano.
Paolo Cochi: Vigilanti, il mostro e San Casciano
Paolo Cochi, sono passati 51 anni dal primo duplice omicidio del mostro, con l’archiviazione dei due ultimi indagati si può scrivere davvero la fine?
“Si sapeva che dagli elementi usciti sui giornali gli indizi non avevano nessun valore probatorio. Anzi, non erano nemmeno indizi, così come la “pista nera politica”. Dobbiamo tenere conto anche dell’età dei due indagati. Io credo sia un’indagine nata più per “puntellare” la vecchia indagine su Pacciani e i compagni di merende”.
Giampiero Vigilanti, ex legionario, possedeva due pistole Beretta che a suo dire sono state rubate nella sua abitazione nel 2013…
“L’indagine è stata utile perché ci ha detto che la pistola era sì una Beretta, ma Vigilanti l’ha acquistata nel 1984, quindi di che cosa stiamo parlando?”.
Lei sta lavorando a un’altra edizione ampliata del libro, che novità ci possiamo aspettare?
“Sto facendo una rivisitazione di atti precedenti e mi baso solo su tutto quello che hanno scritto coloro che hanno condotto le indagini”.
Il paese di San Casciano ha pagato caro, non solo per immagine, ma anche per fattori umani la vicenda mostro di Firenze.
“San Casciano è stato vittima di questa vicenda. Conosciamo bene la storia di Mario Vanni, di Francesco Calamandrei, Alberto Corsi e tante altre persone che negli atti si trovano ma non vengono, per fortuna, menzionate”
Troveremo dunque sul prossimo libro qualcosa d’inedito riguarda il paese di San Casciano?
“Sì una cosa interessante, ovvero un punto della vicenda Pacciani che non è stato mai chiarito: la famosa lettera che dal carcere spedisce a Mario Vanni e che Mario porta ad Angiolina Manni a Mercatale. Da un verbale di Vanni del ’90-’91 Vanni la fece vedere a una persona di San Casciano, che non era Alberto Corsi, ma un’altra persona del paese che però a me risulta non essere mai stata sentita. Mi sorprende molto questo fatto e su questo elemento ho cercato di fare un chiarimento”.
Paolo Cochi e il proiettile “fasullo” nel giardino di Pacciani
Non c’è stato il tempo di scrivere l’articolo che, il giorno dopo, arriva la clamorosa notizia della nuova perizia sul proiettile rinvenuto nell’orto di Pietro Pacciani. Raggiungiamo Paolo Cochi per telefono a Roma.
Cochi, lei che da sempre sostiene che Pacciani, Vanni e Lotti non c’entrassero nulla nella vicenda del mostro di Firenze, ecco l’ipotesi che il proiettile calibro 22 sia una prova artefatta contro Pacciani. Meravigliato?
“E’ incredibile, probabilmente si sta muovendo qualcosa di davvero interessante. A tale proposito vorrei ricordare che negli atti processuali del processo Pacciani c’era una lettera anonima spedita all’avvocato Pietro Fioravanti e al quotidiano La Nazione. Lettera del tutto inedita, che non è stata mai pubblicata e che ho trovato tra le carte dell’avvocato Rosario Bevacqua“.
Di cosa si tratta?
“Viene spedita il 18 novembre 1991, Pacciani era in carcere ed era stato appena sottoposto a indagine per i delitti del mostro di Firenze. Ecco il contenuto: “Attenzione, perché qualcuno vuole incastrare Pietro Pacciani, in particolar modo state attenti all’orto di Pacciani perché gli sarà interrato e invecchiato un oggetto facendo riferimento a un’arma”. Questo avviene cinque mesi prima della famosa maxi perquisizione”.
Insomma, misteri su misteri…
“A me è sembrato un fatto molto importante. Sarebbe interessante capire chi era qusto anonimo e come poteva, cinque mesi prima, sapere che nell’orto avrebbero ritrovato un pezzo di metallo invecchiato e interrato”.
Dunque adesso l’uscita del libro di settembre è slittata…
“Penso proprio di sì e chissà se stavolta sia la volta buona per arrivare al vero mostro di Firenze!”.
Sono davvero in tanti ad augurarselo, non solo i pochi parenti ancora viventi delle vittime del mostro, ma anche e soprattutto chi in questa vicenda è entrato senza avere nessuna colpa.
Mostro, l’ultimo colpo di scena: “Nel 1991 fu anticipato da una lettera anonima”