“Mostro di Firenze”: la genealogia genetica potrebbe chiudere il caso?
di Diego Terranova
(Un articolo dello scorso novembre su La Nazione) comunicava ai lettori che, da calzoni trovati nella tenda della coppia francese – Scopeti 1985 – ultima vittima del “mostro”, è stato estratto un DNA sconosciuto. Questo DNA, diceva l’articolo, è stato confrontato con quello dei sospettati dell’epoca, non trovando corrispondenza con nessuno di essi. Punto morto delle indagini quindi? Non proprio! Vediamo perché.
Chi scrive, l’anno scorso è stato relatore a un convegno a Reno (Nevada, USA) dell’International Association for Identification (Associazione Internazionale di Identificazione), dove ha presentato un programma per il confronto fra teschi rinvenuti e foto di scomparsi (programma che verrà usato dall’associazione mugellana “Gotica Toscana” nelle sue ricerche di salme di caduti in Russia); in questo convegno una sceriffa presentò una relazione molto interessante su come riuscirono ad arrivare all’identificazione del Golden State Killer, un serial killer che operava in California negli anni 70/80. Questo assassino è stato identificato grazie a una nuova efficacissima procedura scientifica: la genealogia genetica.
Vediamo come funziona. Recentemente anche in Italia sono comparse pubblicità alla televisione di ditte americane (23andMe, MyHeritage, Ancestry) che, dopo aver ricevuto per posta un po’ di saliva del cliente, ne estraggono il DNA e rimandano indietro, via email, un’analisi di, ad esempio: le varie etnie dalle quali si discende; eventuali malattie alle quali si potrebbe essere predisposti; nomi e mail di lontani parenti presenti nel database della ditta.
Per quanto riguarda la ricerca di parenti, però, è meglio richiedere i cosiddetti “raw data” (dati non elaborati): si tratta di un grosso file nel quale, con numeri e lettere, sono annotate le caratteristiche del DNA del richiedente; quest’ultimo potrà poi mandare i suoi raw data a Gedmatch, un servizio gratuito che contiene milioni di raw data. Gedmatch ricercherà i lontani parenti cercando raw data somiglianti a quello dell’utilizzatore del servizio.
E così è stato fatto dalla sceriffa del congresso e dal suo team: i laboratori californiani hanno preparato i raw data del DNA estratto dallo sperma lasciato dal serial killer sulle scene del crimine. Sono stati trovati due individui che risultavano cugini di secondo grado del criminale, ma non cugini fra loro; il passo successivo è stato trovare, con una ricerca di genetica tradizionale, tutti i cugini del primo e del secondo individuo. È risultato che uno era cugino del papà, l’altro della mamma di Joseph DeAngelo, ovvero il killer (un ex poliziotto). Joseph DeAngelo è stato solo il primo criminale smascherato, negli Stati Uniti, grazie alla genealogia genetica: attualmente questa tecnica sta risolvendo un numero rilevante di cold cases (casi irrisolti molto vecchi, ndr), a un ritmo veramente notevole.
Ma cosa si potrebbe fare, allora, qui in Italia, per il caso del mostro di Firenze?
Prima cosa da fare: predisporre i raw data del DNA trovato a Scopeti. Poi fare come fanno gli americani, cioè utilizzare il servizio Gedmatch? Forse, ma qui si potrebbe sollevare una forte obiezione: i raw data nel database di Gedmatch sono quasi tutti di americani, siamo sicuri di trovarne qualcuno simile a quello di Scopeti? È anche vero che, con l’emigrazione che c’è stata in passato, molti italiani hanno parenti in america, ma la cosa non è certa. Punto morto ancora una volta, allora? Non direi. Vediamo perché.
La comparazione di diversi raw data individua, con buona affidabilità, parentele fino ai cugini di 5° grado. Cosa significa che io e la persona X siamo cugini di 5° grado? Significa che due nostri trisnonni (nonni dei nonni) erano cugini di primo grado fra loro. È abbastanza evidente che il numero di persone che hanno fra loro un rapporto di parentela fino alla cuginanza di 5° grado è estremamente elevato (migliaia).
Partendo dal presupposto che il mostro fosse (o sia) un mugellano (questa è l’ipotesi di molti ricercatori del caso), un calcolo grossolano porta alla conclusione che, prendendo una cinquantina di mugellani a caso (non parenti fra loro), almeno uno risulterebbe, con elevata probabilità, parente del mostro: se poi i parenti rilevati fossero due, si potrebbe procedere come nel caso del Golden State Killer, individuando, con una ricerca di genealogia tradizionale, i genitori del mostro di Firenze! Se non si arrivasse a nulla si potrebbe procedere nello stesso modo con altre zone della provincia di Firenze e la prima sarebbe ovviamente Scandicci, visto che vogliamo trovare “Cicci”. Chi scrive si augura che gli inquirenti prendano in considerazione queste possibilità che offre la scienza, ma forse lo stanno già facendo.
* Diego Terranova è laureato in matematica alla Scuola Normale di Pisa, è professore di matematica e fisica in un liceo di Lodi e ha svolto attività di consulenza statistica per aziende ed enti pubblici. Si interessa al caso del “mostro” di Firenze fin dal 1981.
“Mostro di Firenze”: la genealogia genetica potrebbe chiudere il caso?