In seguito alla risposta del Dr. Segnini all’articolo di stamani mattina del Dr. Giuliano Mignini, che potete leggere qui, Il Dr. Mignini risponde ancora:

Gentile dr. Segnini, la sua risposta mi conferma quello che ho sempre detto. Lei ha una concezione tutta sua del processo penale e, soprattutto, della sua genesi e sono costretto a cercare di chiarirlo fermo restando che, di fronte a qualcuno che ha fatto il magistrato, lei ascolti con la volontà di capire quello che le sto dicendo del processo visto che lei non è assolutamente competente in materia giudiziaria come io non lo sono in ambito medico o ingegneristico. Per mia scelta culturale, mi interesso invece personalmente di storia, locale e non solo.
Detto questo e riservandomi di risponderle più dettagliatamente in seguito, io le rispondo subito sui tre punti che lei ha creduto di individuare come critici nelle indagini da me condotte.
Allora, cominciamo con la genesi delle indagini, un argomento di cui ho sentito parlare in relazione alle indagini da me condotte mentre generalmente si parla dell’esito dei processi.
L’inquirente deve partire da qualcosa che è la notizia di reato. C’è una notizia che può essere riferita dalla polizia giudiziaria, o appresa direttamente dal magistrato o emersa in altro procedimento e che da’ luogo ad un procedimento distinto.
Il magistrato non sa nulla di questa notizia. Può anche saperne dalle voci correnti che sono più o meno determinate ma, come tali, non valgono finche non siano confermate.
La notizia è all’inizio, più o meno circostanziata ma va verificata e le indagini servono a questo. E deve essere verificata perché in Italia vige il principio dell’obbligatorietà dell’azione penale.
E allora il magistrato fa le indagini che possono portare alla conferma della fondatezza della notizia o alla sua negazione.
Quando io dico che è indiscutibilmente indifendibile quello che è stato fatto sul pontile aggiungo che, per di più, non si trattava di bazzecole ma di una vicenda che, in ipotesi (per allora), c’era di mezzo la vicenda del Mostro di Firenze per la quale il Narducci era sospettato sin da prima della morte come riferito, tra gli altri, dall’App. CC. Pasquale Pierotti. L’isp. Napoleoni. presente sul pontile, è quello che aveva svolto indagini relative al Narducci sin dal delitto degli Scopeti.
Ho fatto le indagini e il procedimento principale, quello De Robertis, si è concluso con l’ordinanza irrevocabile che ha recepito integralmente l’assunto accusatorio. E questo provvedimento è rimasto in piedi a differenza di quello Micheli che è stato definitivamente travolto dalla Cassazione che ha salvato il capo sull’associazione solo per discutibili ragioni di opportunità ma aveva riconosciuto la fondatezza del mio ricorso anche sull’associazione. Poi i ritardi gravissimi, sottolineo gravissimi, verificatisi non certo per colpa mia hanno determinato la prescrizione di tutti i reati meno uno.
E allora ? Di che stiamo discutendo ?
Quanto all’aspetto linguistico e, aggiungo, storico, non ha alcuna rilevanza sulle telefonate Falso. Quanto all’Umbria, esisteva al tempo di Augusto ma non comprendeva Perugia che era una delle capitali dell’Etruria e andava, l’Umbria o Sexta Regio, da Assisi fino all’Adriatico. Comunque, a quanto ricordo, le voci delle telefonate erano tutte dell’Umbria orientale e, quella femminile, era piemontese ma i dialetti o parlate non seguono quasi mai i confini amministrativi odierni.
Passiamo alla competenza. Le assicuro che l’inquirente ed io nella fattispecie sono stato sempre animato dalla ricerca della verità che non è un’opinione.
Per questo, ho pagato, insieme all’amico Giuttari, un prezzo altissimo ma ne sono uscito vincitore e ora è in piedi una causa di responsabilità civile contro magistrati della Procura ma soprattutto del Tribunale di Firenze.
Chi non ha fatto il suo dovere, invece, non ha subito danni di sorta. Questa è una certa Italia.
Chi è competente, ha titolo per parlare di un certo argomento. Chi non lo è, non ha titolo giuridico.
La saluto.
Perugia 8 febbraio 2021

Giuliano Mignini
Il botta e risposta fra il Dr. Mignini e il Dr. Segnini

4 pensieri su “Il botta e risposta fra il Dr. Mignini e il Dr. Segnini

  • 13 Febbraio 2021 alle 11:05
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    Non sono mai riuscito a capire se i poteri forti siano più potenti della massoneria o dei servizi segreti (o addirittura di entrambi, oppure sia invece viceversa).
    Qualcuno, gentilmente, mi può aiutare nel ricostruire la scaletta del chi è più potente di chi (e delle specifiche che rendono l’appartenenza ad un gruppo rispetto ad un altro)?
    Grazie.

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    • 13 Febbraio 2021 alle 11:46
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      Mi spiace, non ne abbiamo assolutamente idea, anche perchè credo si mescolino gli uomini all’interno di ogni organismo statale, parastatale e extrastatale.

      Rispondi
  • 11 Maggio 2021 alle 23:33
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    Certo è che indagini e accertamenti già difficilissimi cmq permisero di smascherare -almeno per 4 dei duplici omicidi- il Vampa e i correi cdm, tra i quali è bene ricordare un reo confesso che non ha mai ritraratto-però può aver detto solo quanto riteneva opportuno rivelare- e un intercettato MV che conferma all’amico LN che P. Pacciani “faceva questi omicidi” da tanto tempo, “di molti anni”
    Poi Vanni aggiunge che (l’altro?) killer invece sarebbe tale Ulisse “s’è sentito alla televisione”, dice…
    -quello della lettera-foglietto?Solo i mani? MRP? Uno stivale “francese”? Un ignoto?
    Riguardo i poteri forti, logge ecc. sul caso mdF, basta leggere un po’ per capire che tanti sapevano inerti -se è vero che ne parlaronoo all’agape-ed altri in pratica ostacolarono il certosino lavoro degli inquirenti integerrimi (Canessa, Mignini e Giuttari su tutti).

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