Questa di oggi è la risposta del Dr. Giuliano Mignini a questo articolo del Dr Segnini del 17 febbraio 2021, che rispondeva a questo articolo del Dr. Mignini del 8 febbraio 2021, che rispondeva a questo articolo del Dr. Segnini del 8 febbraio 2021, che rispondeva a questo articolo del Dr. Mignini dell’8 febbraio 2001, che era in risposta a questo articolo del Dr. Segnini del 6 febbraio 2021.

Caro dr. Segnini, lei aspetta le mie risposte alle sue “osservazioni” ed io, grazie alla collaborazione dell'”amico Blog” che mi ospita, provo a farle capire ciò che mi appare ovvio.

Le telefonate Narducci. Ecco la mancanza di competenza. Lei ha visto la consulenza svolta dal dr. Calzoni, nominato ausiliario di pg più o meno nella primavera del 2002 e, con molta disinvoltura, ha desunto che quelle fossero le uniche trascrizioni delle telefonate registrate e allora ha concluso che non potevo avere le registrazioni un anno prima quando ho aperto il procedimento. Ma le pare che avrei aperto il procedimento nell’ottobre 2001, utilizzando trascrizioni sopraggiunte solo nella primavera del 2002? E che di questo si sia “accorto” solo un tecnico informatico come lei ? E nulla abbia osservato il collega Canessa e tanti altri.

Mi segua. Io la informo di fatti, non di giudizi. L’estetista riceveva le telefonate minacciose (prima aveva anche subito danneggiamenti) e cominciò a registrarle su consiglio della Polizia, dapprima il Commissariato di Foligno poi la Squadra mobile di Perugia. La Polizia, dovendo subito informare il magistrato delle minacce, ha provveduto a operare una trascrizione urgente e sommaria delle registrazioni e a trasmetterle di volta in volta, nonché a fare le indagini. Mi trasmetteva anche le registrazioni che ho ascoltato più volte insieme ai poliziotti della Mobile. Quindi, le trascrizioni operate in via d’urgenza dalla Polizia furono fatte proprio nel 2001. Ad esse seguirono, nella primavera del 2002, le trascrizioni operate dal Consulente dr. Calzoni.

Poi c’è un “capitolo” dal contenuto caotico e pressoché incomprensibile in cui lei si perde, letteralmente, sui “telefonisti”. Il procedimento si è concluso definitivamente con la condanna patteggiata di Pietro Bini, un disoccupato di Foligno o Cannara che, secondo me, si è assunto la piena paternità delle telefonate, per chiudere la questione nella quale era rimasto coinvolto, diciamo, un poliziotto.
Sono rimasto sempre perplesso da questa storia, tutti lo sanno e, a un certo punto, mi sono concentrato sulle indagini collegate con Firenze e ho lasciato che le ultime udienze le trattasse una vice procuratrice onoraria.

Queste vicende erano solo alcune di quelle da me trattate e non potevo fare tutto, compresa la DDA e tutta la gran massa di procedimenti.

Lei non ha capito che la notitia criminis per l’apertura del procedimento 17869/01/44 furono le dichiarazioni del medico legale prof.ssa Francesca Barone che riferì delle lesioni di cui le parlò lo Zoppitelli, mi pare che si chiamasse così (che era sul pontile) a proposito del cadavere ripescato che, nel 2001, non dubitavamo coincidesse col Narducci.
E che il cadavere (dell’uomo ripescato) presentasse segni di lesioni lo dice anche l’appuntato dei carabinieri Aurelio Piga che tentò di richiamare l’attenzione dei presenti ma fu subito bloccato dal questore.

A questo si aggiunse infatti lo spettacolo scandaloso delle omissioni di accertamenti sul cadavere dello sconosciuto ripescato e sulla “direzione” delle operazioni da parte del questore Trio su cui lei è così indulgente. Quelle omissioni e, nel contempo, quello spiegamento di forze dirette da un questore (?!!?), lasciavano intendere una colossale operazione di occultamento, per evitare uno scandalo che avrebbe seppellito l”establishment” perugino, logge deviate comprese e lei forse non sa quanto sia estesa e profonda la presenza massonica a Perugia, specie negli anni ’80.

E, alla fine, l’ipotesi che le dichiarazioni della Barone mi avevano costretto a formulare, considerate insieme a tutte le altre risultanze, è stata puntualmente confermata dal giudice legittimato a farlo, la dott.ssa Marina De Robertis, l’unica che aveva il dovere di occuparsi della vicenda principale.

Lei parla di un “toscano” che era presente nelle telefonate. Io ho sentito solo una voce “appenninica” dell’area di Foligno e una “piemontese”. Di toscani in quelle telefonate neppure l’ombra. E se anche ci fosse stata e fosse stata trascurata che rilevanza avrebbe?

“Notitia criminis”. Perché, consapevole della sua incompetenza, lei si avventura in un terreno così “tecnico”? Io non la capisco proprio. La morte per suicidio del Narducci è stata un’elucubrazione del GUP ternano sabino, ma non c’era nulla da cui emergesse. La morte era stata ascritta ad “annegamento da probabile episodio sincopale”. Così era stata indotta a scrivere l’inesperta dottoressa Seppoloni. Lo ha riconosciuto lei stessa, ma per diagnosticare un annegamento ci vuole l’autopsia che scandalosamente non fu fatta. È stata fatta sedici anni dopo ed è venuto fuori non solo l’omicidio, grembiule “punitivo” compreso, ma anche il “doppio cadavere” e poi il resto. Lei cosa vuole ?

Di cosa stiamo parlando? Di Bini?

Il suo avvocato era quello che, a proposito del Narducci, lo diceva collegato a una “loggia coperta di finocchi fiorentini”, così diceva. È morto alcuni anni fa, forse suicidatosi. Credo che a lui sia stata fatta l’autopsia perché quello che è avvenuto il 13 ottobre 1985 nel pontile di S. Arcangelo del Trasimeno non ha eguali nella storia processuale almeno dell’Occidente.

Lei si perde. Parole su parole. Non coglie mai l’essenziale. L’importante è suscitare sospetti e discredito su chi ha lavorato.
Io sono andato all’essenziale e non dica che non ho risposto. Se lei non capisce quali siano gli aspetti essenziali di una vicenda, sono problemi suoi.
I processi si fanno per verificare la fondatezza di una notizia di reato che va verificata alla luce delle indagini che si fanno per questo.
A mia memoria c’è un solo caso di processo intentato senza notizia di reato, quello a carico mio e di Giuttari e si è visto che fine ha fatto.

Dica ai suoi lettori che, se vogliono, possono chiamare l’avvocato Michele Antognoni di Perugia o il sovrintendente a riposo Emili Salvatore che abita a Foligno. Sanno tutto della storia delle telefonate. Non come lei. Dato che su Google c’è il numero di cellulare dell’avvocato, 3476238858, glielo comunico. Lo chiami pure e gli chieda tutti i chiarimenti di cui ha bisogno.

Saluti.

Perugia 21 febbraio 2021. Giuliano Mignini

Continua il botta e risposta fra il Dr. Mignini e il Dr. Segnini
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7 pensieri su “Continua il botta e risposta fra il Dr. Mignini e il Dr. Segnini

  • 22 Febbraio 2021 alle 11:01
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    Eh si… dott. Segnini, tu continui a complicarti la vita avventurandoti in ambiti da dove non ne esci mai vivo; continui a snobbare Canali e Blog che sarebbero alla tua portata e la tua presunzione continua a farti fare autogol e passi falsi. Mah….

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    • 22 Febbraio 2021 alle 17:22
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      E quale sarebbe il passo falso, caro Piero, quello di cercare la verità oltre le favole a cui crede la gente come te?

      Rispondi
      • 22 Febbraio 2021 alle 21:43
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        Beh, più passo falso che quello di credere Lotti serial killer unico… No,veramente,abbiamo ormai la possibilità di sapere e di ascoltare (quasi) tutto sulla vicenda:l’intera storia processuale, documenti di ogni sorta, libri non se ne contano più, ora anche le dirette youtube e da questa nomenclatura sconfinata alcune certezze le possiamo trarre. Una è, senza ombra di dubbio, che Lotti non sapeva neanche di cosa stesse parlando!

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        • 23 Febbraio 2021 alle 04:05
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          Quando gli argomenti mancano, si vanno a cercare altrove. Questo è un indice della pochezza di chi scrive, e che di quella massa di documentazione legge soltanto quello che si confà alle sue convinzioni.

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  • 11 Aprile 2021 alle 00:05
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    Gli unici che sono stati vicini alla verità sono stati fermati. Mignini e giuttari.

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